mercoledì 20 novembre 2024

GIORGIO DE CHIRICO: 1924

Cavalli Antichi
Giorgio de Chirico
Cavalli Antichi, 1927
Olio su tela, 32,5x45 cm
Collezione privata
© Giorgio de Chirico by SIAE 2024
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto dedica, fino al 2 marzo 2025, una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra GIORGIO DE CHIRICO: 1924, curata da Victoria Noel-Johnson, evidenzia l’importanza del pittore nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, analizzando il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco)
Giorgio de Chirico
L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922
Olio su tela, 77x99 cm
Farsettiarte, Prato
© Giorgio de Chirico by SIAE 2024
Ad oltre 70 opere fra dipinti e disegni è affiancata una ventina di ritratti fotografici di artisti, poeti e scrittori surrealisti, realizzati da Man Ray e Lee Miller, oltre all'inedito carteggio de Chirico - Breton (1921-1925), ove, nella lettera del 1924, l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica del Maestro nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con questi alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala: tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline.
Ulisse (Autoritratto)
Giorgio de Chirico
Ulisse (Autoritratto), 1924
Tempera su tela, 92x71 cm
Collezione privata
© Giorgio de Chirico by SIAE 2024
Il rapporto con il gruppo dei Surrealisti si inasprì rapidamente nel corso del 1925, giungendo alla rottura definitiva nel 1926. In quell'occasione Breton dichiarò pubblicamente che de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918, a causa del suo improvviso rivolgimento dal 1919 ai modelli e ai maestri del Classicismo (risalgono a questo periodo Lucrezia, 1921 circa, Autoritratto con la madre, 1922, Autoritratto, 1925).
In realtà l’eccellenza tecnica e intellettuale di de Chirico espressa in soggetti innovativi quali Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologi e Trofei presenti in mostra, insieme al Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928), dimostra l’effettiva infondatezza dell’affermazione di Breton.
Combattimento di gladiatori (Fin de combat)
Giorgio de Chirico
Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927
Olio su tela, 90x70 cm
Collezione privata
© Giorgio de Chirico by SIAE 2024
Piuttosto, si può considerare “metafisica continua” la costante evoluzione del primo periodo illustrata da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o raffigurata in La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove l’atmosfera fantastica ed enigmatica si popola di oggetti accostati in maniera apparentemente casuale. Sempre in continuità col primo periodo il dipinto Facitori di Trofei (1926-1928) presenta elementi degli esordi: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi- manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”.
Ancora, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Facitori di Trofei
Giorgio de Chirico
Facitori di Trofei, 1925-1928 circa
Olio su tela, 90x71 cm
Casa Museo Boschi Di Stefano, Milano
© Giorgio de Chirico by SIAE 2024
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, l'avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino) del 1923, e Ulisse (Autoritratto) del 1924, entrambi esposti in mostra. Il catalogo bilingue (italiano/inglese) Silvana Editoriale con testi inediti di studiosi internazionali, oltre 100 riproduzioni a colori, e una cospicua selezione di documentazione archivistica, costituisce una fonte autorevole in merito alla conflittualità tra la critica surrealista e le opere degli anni Venti di de Chirico, episodio significativo nella retorica di avanguardia del Novecento.

GIORGIO DE CHIRICO: 1924
Fino al 2 marzo 2025
Fondazione Accorsi-Ometto
V. Po, 55 - 10124 Torino
T. 011 837 688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it
fondazioneaccorsi-ometto.it


giovedì 14 novembre 2024

IL PAESAGGIO DA MIGLIARA A PELLIZZA DA VOLPEDO

Pianura lombarda
Filippo Carcano 
Pianura lombarda , 1887 circa
olio su tela, 135 x 242 cm 
Collezione privata 
La città di Novara, con oltre centomila abitanti, ha mostrato negli ultimi anni la sua spiccata vocazione culturale, oltre al notevole sviluppo economico, grazie al contributo di investitori internazionali e all'apporto di professionalità - ingegneri, fisici, chimici - di Paesi esteri. Tale intervento ha generato ricadute positive sulla qualità di vita della cittadinanza e il rilancio del comparto turismo e spettacolo, offrendo maggiori occasioni di svago e un ricco palinsesto di eventi.
Luoghi privilegiati dell’offerta culturale della città sono, fra gli altri, il teatro Coccia, Palazzo Bellini - sede della Banca Popolare di Novara, prezioso scrigno cinquecentesco aperto al pubblico in occasione delle giornate FAI, reduce dall'ottimo riscontro ottenuto nella Settimana della Cultura del MiBAC - e il Castello, fortezza del XIII sec. che fra ampliamenti (significativi gli interventi ad opera di Ludovico il Moro) e differenti destinazioni d’uso, ha ospitato le carceri dalla dominazione napoleonica fino al 1973.
Il Naviglio a ponte San Marco
Giovanni Segantini 
Il Naviglio a ponte San Marco, 1880
olio su tela, 76 x 52,5 cm 
Collezione privata 
Dopo un complesso restauro a partire dagli anni Ottanta, ancora in corso per quanto pertiene le mura e il cortile, l’edificio nella centrale piazza Martiri della Libertà è stato restituito alla comunità, divenendo museo e polo multifunzionale, attirando con la mostra “Boldini, De Nittis et les italiens de Paris”, inaugurata lo scorso anno, oltre 70 mila visitatori.
Come la precedente, anche la mostra PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo, in corso fino al 6 aprile è a cura di Elisabetta Chiodini, dell'Associazione METS - Percorsi d’Arte, dal 2018 ad oggi artefice con la Fondazione museale di un interessante itinerario dedicato alla pittura dell’Ottocento, secolo cruciale per la ‘fioritura’ in chiave moderna della città.
La prima neve
Mosè Bianchi 
La prima neve , 1890
olio su tavola, 49,5 x 73,4 cm
Collezione privata
L'esposizione, focalizzata quest'anno sulla pittura di paesaggio, si deve a prestiti privati e pubblici, non ultimo il Lago del Mucrone di Lorenzo Delleani, parte dell’ampio patrimonio confluito in accordo con gli istituti di credito del territorio in Banca BPN per essere da questa conservato e valorizzato.
Circa 70 le opere in mostra, che vede protagonisti fra gli altri Migliara, Canella (vedutisti a Milano e Venezia), artisti stranieri quali Théodore Rousseau appartenente al gruppo dei Barbisonniers; il portoghese Alfredo d'Andrade e Serafino De Avendaño, della Scuola di Rivara; i pittori en plein air Fontanesi, Carcano e Delleani; i divisionisti Fornara, Segantini e Longoni gravitanti nell'orbita novarese, polo nevralgico fra Piemonte, Lombardia, Liguria e Svizzera.
La Clementina
Giuseppe Pellizza da Volpedo 
La Clementina , 1906- 1907 circa
olio su tela, 50 x 80 cm 
Collezione privata 
36 artisti, 73 opere, 9 sezioni. Sono i numeri di un percorso cronologico che si snoda nella natura delle Prealpi, in montagna, nel contesto urbano dei navigli, lungo nove decenni - convenzionalmente compresi fra il 1821 (Marco Gozzi, Ponte di Crevola sulla strada del Sempione) e il 1915 (Angelo Morbelli, Alba domenicale) - in un’epoca di mutamenti e di radicale rinnovamento della pittura paesistica.
In apertura, Pianura Lombarda (opera in collezione privata, pressoché inedita al grande pubblico) rivela la tecnica innovativa di Filippo Carcano: l'uso di pennelli periscopici, per vedere il soggetto a distanza e la “coltella coi denti” condotta sul colore fresco per ottenere un fitto tratteggio parallelo, ripreso in seguito dai divisionisti.
La mostra fa parte di un percorso di celebrazione e approfondimento della figura di Pellizza, che ha avuto inizio a Volpedo con la rassegna Il fascino della natura. Paesaggi ritrovati di Pellizza da Volpedo, allestita presso lo studio del pittore dal 17 agosto al 15 settembre 2024.
Alba domenicale
Angelo Morbelli 
Alba domenicale , 1915
olio su tela, 78 x 132 cm 
Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi 
Proprio a tale itinerario “Pellizziano” è dedicata l’ultima sala della mostra di Novara che ospita anche La Clementina (1906-1907), dipinto a olio su tela che non si vedeva dalla Biennale di Venezia del 1909.    
Il progetto proseguirà nel 2025 con l’uscita nelle sale del docufilm Pellizza Pittore da Volpedo con Fabrizio Bentivoglio diretto da Francesco Fei, prodotto da METS e Apnea Film.
Completa lo scenario un ciclo di conferenze organizzato dal Circolo dei Lettori di Torino, che nel Castello novarese ha una propria sede distaccata. Presieduti dagli autori dei testi in catalogo, dai membri del comitato scientifico, o da storici dell'arte coinvolti a vario titolo nel progetto espositivo, gli incontri si terranno a partire dal mese di gennaio col seguente calendario: 16/1 (Elena Lissoni), 30/1 (Virginia Bertone), 13/2 (Elisabetta Chiodini), 27/2 (Niccolò D’Agati), 13/3 (Aurora Scotti).

PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo
Fino al 6 aprile 2025
Castello di Novara
Piazza Martiri della Libertà 3
Orario: martedì - domenica 10 - 19 (ultimo ingresso ore 18). Lunedì chiuso
T. 0321 1855421
www.metsarte.it

giovedì 7 novembre 2024

BERTHE MORISOT ALLA GAM DI TORINO

Donna con ventaglio (Al ballo)
Berthe Morisot 
Donna con ventaglio (Al ballo) 
1875 
Olio su tela 
Parigi, musée Marmottan Monet,
don Eugène et Victorine Donop de Monchy, 1940
lnv. 4020
È dedicata all’unica donna tra i fondatori dell'Impressionismo la mostra BERTHE MORISOT. PITTRICE IMPRESSIONISTA, nell'ambito delle celebrazioni internazionali per i 150 anni del movimento francese, fino al 9 marzo 2025 alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. L’allestimento, a cura della storica e critica d’arte, Maria Teresa Benedetti e di Giulia Perin, consulente per gallerie italiane ed internazionali, accoglie anche un display, dal titolo L’INTRUSO, realizzato da Stefano Arienti (Asola, MN 1961) all’interno di un progetto concepito da Chiara Bertola, Direttrice del Museo, che rivisita i dipinti di Morisot con materiali differenti, utilizza elementi olfattivi, nastri di stoffa in raso e organza, carte da parati, oggetti d’epoca per offrire al pubblico un insolito percorso di visita.
Caffé Concerto
Stefano Arienti
Caffé Concerto
(da Édouard Manet)
2024
Cera pongo su poster montato su pannello 
Ph. Perottino
Grande interprete della Nouvelle Peinture, Berthe Morisot (Bourges, 14 gennaio 1841 -  Parigi, 2 marzo 1895) ha partecipato a sette delle otto mostre impressioniste che si sono tenute dal 1874 al 1886 (unica assenza nel 1879 per la nascita della figlia Julie). Dopo un periodo di formazione a Parigi, nel 1868 Morisot conosce Édouard Manet, il più importante artista del suo tempo, con il quale instaura una profonda amicizia e relazione professionale. I due artisti si influenzano a vicenda nello stile e Manet la sceglie anche come musa per alcuni dei suoi dipinti. Qualche anno dopo, nel 1874, Berthe sposa Eugène Manet, fratello di Édouard, entrando di diritto nella famiglia.
Eugène Manet all’isola di Wight
Berthe Morisot
Eugène Manet all’isola di Wight 
1875 
Olio su tela
Parigi, musée Marmottan Monet
legs Annie Rouart, 1993. lnv. 6029

La selezione di circa 50 opere, tra celebri dipinti, disegni e incisioni, giunge da collezioni private e prestigiosi enti pubblici tra cui, oltre al Musée Marmottan Monet di Parigi (istituzione che vanta la più grande raccolta di opere di Berthe Morisot, da cui proviene Eugène Manet all’isola di Wight realizzato dalla pittrice durante il viaggio di nozze in Inghilterra nel 1875), il Musée d'Orsay di Parigi (Su una panchina al bois de Boulogne, 1894), il Musée des Beaux-Arts di Pau (la grande tela Pasie che cuce nel giardino, 1881-82), il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid (Pastorella nuda sdraiata, 1891), il Musée d'Ixelles di Bruxelles (La bambina con la bambola o l'interno del cottage, 1886) e l’Institut National d'Histoire de l'Art (INHA) di Parigi.
Il ciliegio
Berthe Morisot 
Il ciliegio 
1891 
Olio su tela 
Parigi, musée Marmottan Monet
legs Annie Rouart, 1993. lnv. 6020
Il percorso si sviluppa in quattro sezioni tematiche dedicate ai principali soggetti protagonisti della produzione di Morisot: la sfera familiare, i ritratti femminili colti in situazioni di intimità o nel brillio della vita sociale, luoghi all’aperto con un focus su paesaggi e giardini e figure nel verde. L’esposizione è anche un’importante occasione per scoprire straordinarie opere dell’artista meno conosciute provenienti da collezioni private come La ciotola del latte (1890), in origine di proprietà di Claude Monet, primo detentore dell’opera, esposto per la prima volta in Italia e venduto in un’asta Sotheby’s a maggio 2022 per più di un milione di euro, a dimostrazione del crescente valore di mercato attribuito ai dipinti dell’autrice.
Ritratto di Julie
Berthe Morisot 
Ritratto di Julie 
c. 1888 
Pastello su carta 
Private collection LGR Brussel 
L’interesse per il percorso artistico di Berthe Morisot è confermato dalla mostra Impression, Morisot curata da Marianne Mathieu, fino al 23 febbraio 2025 a Palazzo Ducale di Genova, visitabile con ingresso ridotto su presentazione del biglietto dell’esposizione torinese. Infine, il catalogo BERTHE MORISOT. Pittrice impressionista edito da 24 ORE Cultura, che accompagna la rassegna con i saggi delle curatrici, i contributi di Sylvie Patry, massima esperta internazionale dell’artista e di Sylvie Carlier, Direttrice delle Collezioni del Musée Marmottan Monet di Parigi, prosegue l'indagine intorno all’utilizzo della luce in paesaggi e giardini, frequente cornice alle figure umane, soprattutto femminili. Di rilievo anche le opere su carta, realizzate nel corso di tutta la carriera. Acquerelli, pastelli e disegni non sono creazioni isolate dal resto dell'opera di Morisot ed il loro studio permette di comprenderne meglio il metodo di lavoro e l’evoluzione stilistica. Ė lei stessa a scrivere nei suoi diari: “Questa eterna distinzione del disegno e del colore è puerile, poiché il colore non è che un’espressione della forma”.

BERTHE MORISOT. Pittrice impressionista

Fino al 9 marzo 2025
GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino 
Via Magenta, 31 - Torino 
Orario: Martedì - domenica dalle 10 alle 18. Lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
www.gamtorino.it

mercoledì 6 novembre 2024

BLAKE E LA SUA EPOCA

Il Corpo di Abele Trovato da Adamo ed Eva
William Blake  
Il Corpo di Abele Trovato da Adamo ed Eva, 1826 ca.
inchiostro, tempera e oro su mogano 
Photo©Tate
Dopo il successo riscosso nel 2022 con John Constable. Paesaggi dell'anima e nel 2023 con Turner. Paesaggi della Mitologia, la Reggia di Venaria ospita fino al 2 febbraio 2025 nelle Sale delle Arti la mostra di un altro celebre artista britannico, William Blake, chiudendo così la trilogia delle esposizioni dedicate ai principali esponenti dell’arte romantica inglese grazie alla prestigiosa collaborazione del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con la Tate UK.
La mostra, curata dalla storica dell’arte Alice Insley - British Art 1730-1850 Curator della Tate UK - è intitolata BLAKE E LA SUA EPOCA. Viaggi nel tempo del sogno e presenta una significativa selezione di 112 opere provenienti dalla famosa istituzione museale inglese.
Scena dal Faust di Goethe
Theodor von Holst 
Scena dal Faust di Goethe, 1834
olio su tela 
Photo©Tate
William Blake (1757-1827) è un personaggio di spicco dell'arte e della letteratura inglese. Ignorato quando era in vita, le sue opere visionarie in pittura, stampa e acquerello hanno ispirato intere generazioni di artisti. Ogni sezione tematica è incentrata su una diversa dimensione dell'immaginazione poliedrica dell’autore: INCANTESIMI, CREATURE FANTASTICHE, ORRORE E PERICOLO, IL GOTICO, UNO SGUARDO ROMANTICO AL PASSATO, SATANA E GLI INFERI.
L'immaginazione romantica emerse in Gran Bretagna dall'umiliante sconfitta nelle guerre d’indipendenza americane, dalle onde d'urto delle rivoluzioni francese e haitiana degli anni '90 del Settecento, dalle difficoltà delle lunghe guerre con la Francia, da anni di disordini politici e sociali in patria e dal rapido ritmo dello sviluppo tecnologico e industriale.
La Sepoltura
William Blake 
La Sepoltura, 1805 ca.
inchiostro e acquerello su carta
Photo©Tate
Questo portò ad abbracciare la poetica del sublime: soggetti sconvolgenti, persino inquietanti, capaci di suscitare una vasta gamma di risonanze emotive. Nell'opera di Blake ciò si esprime attraverso corpi contorti e conturbanti, tra i suoi contemporanei proliferano i temi più cupi della prigionia, della follia, dell'orrore, del pericolo e della malattia, così come le immagini drammatiche della natura.
Alla fine del XVIII secolo abbondavano le immagini del soprannaturale e del fantastico, del sorprendente e del mostruoso. In un mondo in cui gli ideali illuministici e il progresso erano sempre più messi in discussione, gli artisti si rivolsero alle apparizioni, alle streghe e ai mostri della letteratura e del folklore, alle creature di Shakespeare e della tragedia greca, mettendo a nudo i vizi della società contemporanea. 
La caduta degli angeli ribelli
Edward Dayes 
La caduta degli angeli ribelli, 1798
acquerello, gouache, inchiostro e oro su carta
Photo©Tate 
Artisti come Blake e Heinrich Füssli diedero nuova vita immaginativa al regno delle fate e degli spiriti, in composizioni popolate da personaggi femminili seducenti e incantevoli 
La fascinazione per il glorioso passato britannico condusse a riscoprire le lingue celtiche e nordiche, il folklore, l'arte e l'architettura (ricalcandone le tecniche), assurti a simbolo di resistenza e di sfida in un clima di rinnovato orgoglio nazionale. 
Giovane apprendista incisore Blake disegna tombe nell’Abbazia di Westminster, in seguito il gotico diverrà centrale nella sua visione artistica, rappresentando un’arte spirituale e viva. Il Medioevo ha stimolato l’immaginazione di artisti e scrittori come nessun’altra epoca passata (si pensi ai Preraffaelliti e alla lezione di J. Ruskin): dallo studio ravvicinato delle chiese gotiche all’esplorazione delle qualità evocative di antiche rovine e castelli, fu interpretato in molti modi in continuità con la tradizione.
La forma spirituale di Pitt che guida Behemoth
William Blake  
La forma spirituale di Pitt che guida Behemoth, 1805 ca.
tempera e oro su tela
Photo©Tate
Le catastrofi, il terrore e i traumi bellici degli anni 1790 e 1800 sembravano, in antitesi, inaugurare una nuova era. Gli artisti diedero espressione visiva al senso di apocalisse imminente, Blake trascorse gli ultimi anni della sua vita a raffigurare i tormenti dei gironi infernali danteschi. Questo scenario infernale ed altre 12 opere emblematiche sono state rielaborate in esclusiva per la mostra nell’installazione video William Blake: Re-Imagined Visions dello studio di animazione Blinkink, regia di Sam Gainsborough e colonna sonora di Aphex Twin.
La proiezione presenta, tra gli altri, il dipinto di Blake La forma spirituale di Pitt che guida Behemoth esposto in mostra, concepito come monumento pubblico, mai realizzato, di circa 30 metri, altezza "consona alla grandezza della nazione". L’ex primo ministro britannico William Pitt, comandante delle bestie bibliche, è al centro di una visione apocalittica della guerra: un’immagine quanto mai attuale che invita a riflettere sulle dinamiche del potere e le conseguenti ricadute nelle differenti epoche storiche.

BLAKE E LA SUA EPOCA
Viaggi nel tempo del sogno
Fino al 2 febbraio 2025
Reggia di Venaria, Sale delle Arti - II piano
Piazza della Repubblica, 4 - 10078 Venaria Reale (TO)
Orario: da martedì a venerdì dalle ore 9.30 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle ore 9.30 alle 18.30. Lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni festivi). Gli ingressi chiudono 1 ora prima rispetto agli orari indicati.:
Tel. +39 011 4992300
lavenaria.it

TOLKIEN. UOMO, PROFESSORE, AUTORE

Per i settant’anni dalla pubblicazione de Il Signore degli Anelli la Reggia di Venaria, complesso monumentale alle porte di Torino, ospita fino al 16 febbraio 2025 la grande mostra dedicata a John Ronald Reuel Tolkien, creatore della celebre epopea della Terra di Mezzo che ha plasmato un nuovo immaginario, fonte di ispirazione del mondo musicale (citato da Beatles e Rolling Stones) e lo ha reso uno degli autori più letti del pianeta.
Dopo le grandi mostre allestite a Oxford (2018), Parigi (2020) e Milwaukee (2022) che hanno esaltato particolari aspetti delle opere letterarie, l'antologica alla Reggia di Venaria TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore - a cura di Oronzo Cilli e la co-curatela e l’organizzazione di Alessandro Nicosia - consente di scoprire le varie sfaccettature della sua vita: fervente cattolico, padre e amico, accademico, autore di saggi e pubblicazioni ancora oggi fondamentali nello studio della letteratura in antico e medio inglese.
Un articolato percorso espositivo suddiviso in tre sezioni - L’UOMO, IL PROFESSORE, L’AUTORE - traccia il profilo del romanziere, linguista e filologo, Professore di Oxford, tra manoscritti autografi, lettere, memorabilia, fotografie e opere d’arte nate dalle visioni letterarie descritte nei Racconti incompiuti, Il Silmarillion, Le avventure di Tom Bombadil, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.
La sezione conclusiva del progetto espositivo, racconta l’eredità dello scrittore che ha rappresentato un caposaldo unico del genere letterario fantasy, creatore di una "titanica cosmogonia" oggetto di adattamenti cinematografici vecchi e nuovi, dal film d’animazione di Ralph Bakshi, alla trilogia de Il Signore degli Anelli del regista Peter Jackson capace di rappresentare sul grande schermo una delle saghe più ambiziose e popolari della letteratura mondiale conquistando 17 premi Oscar.
Particolare rilevanza viene data infine anche al suo rapporto con l’Italia: «Sono innamorato dell'italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo» si legge in una sua lettera, e nella rassegna non mancano le testimonianze del viaggio a Venezia e Assisi nel 1955; così come i tanti contatti, diretti e indiretti, con studiosi e intellettuali del nostro Paese.
I contenuti della mostra sono ampiamente documentati nel catalogo edito da Skira, cui hanno collaborato Adriano Monti Buzzetti Colella, Giuseppe Pezzini, Emma Giammattei, Francesco Nepitello, Chiara Bertoglio, Gianluca Comastri, padre Guglielmo Spirito, Fabio Celoni, Davide Martini, Roberta Tosi, Salvatore Santangelo, Stefano Giuliano, Claudio Mattia Serafin, Gianfranco de Turris, Paolo Paron e Domenico Dimichino. 
Promossa dal Ministero della Cultura con la partecipazione dell’Università di Oxford, realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare con l’Associazione Culturale Costruire Cultura, TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore è la più importante retrospettiva del suo genere in Italia per spettacolarità, dimensioni, materiali inediti esposti e autorevolezza delle istituzioni internazionali coinvolte. Dopo lo straordinario successo delle rassegne di Roma e Napoli, il viaggio proseguirà a Catania (Palazzo della Cultura, inizio marzo 2025 - 30 luglio 2025) per finire l’itineranza a Trieste (Salone degli Incanti, inizio settembre 2025 - 10 gennaio 2026), con l’obiettivo condiviso di incentivare la partecipazione di tutti alla vita artistica, e non solo, del Paese.

TOLKIEN
Uomo, Professore, Autore

Dal 19 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025
Reggia di Venaria, Sale delle Arti - I piano
Piazza della Repubblica, 4 - 10078 Venaria Reale (TO)
Orario: da martedì a venerdì dalle ore 9.30 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle ore 9.30 alle 18.30. Lunedì: giorno di chiusura (tranne eventuali giorni festivi). Gli ingressi chiudono 1 ora prima rispetto agli orari indicati.
Tel. +39 011 4992300
www.lavenaria.it
www.residenzeralisabaude.com

martedì 5 novembre 2024

MARIO MERZ E LA LEGGEREZZA DELLA FAVOLA

Senza titolo, 1989
Senza titolo
1989
Struttura in tubolare di acciaio, rete metallica, pane
Ø 300 cm
La Fondazione Merz presenta, fino a domenica 2 febbraio 2024, la seconda parte della mostra Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola dedicata a MARIO MERZ, in occasione del centenario della nascita dell’artista il 1° gennaio 2025, negli spazi della Fondazione a Torino in via Limone 24. L’esposizione presenta una selezione di lavori tra installazioni, igloo, tavoli, tele e opere su carta. Alle opere già presenti nel primo allestimento, per questa nuova fase si aggiungono tre altre opere imponenti in termini di contenuto e di misura. La frase che dà il titolo all’esposizione è stata estrapolata da uno scritto di Mario Merz e si ricollega alla necessità di guardare alla natura e allo scorrere del tempo per raggiungere il senso di leggerezza concettuale che si ritrova nel nucleo di opere presentate.
L’horizont de lumière traverse notre verticale du jour, 1995
L’horizont de lumière traverse notre verticale du jour
1995
Struttura metallica, vetro, neon, vino, miele
132 x 216 x 118 cm
Photo Renato Ghiazza
All’atmosfera onirica e delicata che ha pervaso fino a oggi l’ambiente espositivo irradiato dai riflessi dorati emanati dall’igloo Senza titolo (foglie d’oro) (1997), dalla cera del tavolo Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia (1985), esposta per la prima volta in Europa, dalla trasparenza dei vasi di L’horizont de lumière traverse notre vertical du jour (1995) oltre che dalle opere alle pareti già presenti in mostra, si affaccia un dominante controcanto, dovuto all’installazione di due altri igloo del 1989 e del 2002 e un imponente lavoro pittorico, Geco in casa (1983), una lunga tela di oltre 10 metri, pensata dall'autore non come elemento decorativo, ma come presenza animata, per cui: "È la tela che diventa geco e viceversa, si arrampicano entrambi sul muro.” (Mario Merz)
Geco in casa, 1983
Geco in casa
1983
Tecnica mista su tela
140x1050 cm
L’igloo Senza titolo, soprannominato igloo del pane, è stato realizzato per l’esposizione personale dell’artista al Solomon R. Guggenheim Museum a New York nel settembre 1989. Sulla rete metallica tesa sulla struttura, di 3 metri di diametro, si rincorrono in successione serrata delle forme di pane che ricoprono interamente la curvatura dell’igloo. Il secondo igloo, più recente, Senza titolo (2002) ha un diametro di 5 metri e la struttura è ricoperta di lastre di pietre rosa provenienti da una cava argentina. I materiali si adattano e riproducono la convessità dell’igloo, siano essi malleabili come nel caso del pane o della paraffina o siano rigidi come nel caso della pietra, mantenendo salde le specificità simboliche e poetiche intrinseche dell’iconico modello. 
Quattro tavole in forma di foglie di magnolia, 1985
Quattro tavole in forma di foglie di magnolia
1985
(particolare)
cera d’api e tecnica mista su 16 tavoli in acciaio saldato
74 x 1989 x 152 cm
Collezione Gian Enzo Sperone
Photo Renato Ghiazza
Il primo volume, dedicato agli igloo, del catalogo Mario Merz. Igloo, edito da hopefulmonster - presentato il 28 ottobre scorso nella giornata inaugurale della mostra - è frutto dell’esaustiva ricerca condotta dalla storica dell’arte Maddalena Disch. Introdotte da un testo di Beatrice Merz le opere sono corredate ognuna da una scheda analitica storica e biografica coadiuvata da accurati riferimenti bibliografici e da un esauriente repertorio fotografico. Il volume, nelle edizioni inglese e italiana, include testi dell’artista e interviste ed è costituito da 560 pagine e 350 immagini. Il video-documentario Che fare? / MARIO MERZ di Roberto Cuzzillo, permette un ulteriore approfondimento intorno alla figura di Mario Merz con una selezione di interviste d'epoca, accompagnate da immagini di mostre passate e recenti.
Senza titolo, 2002
Senza titolo
2002
Struttura in tubolare di acciaio, pietre, morsetti
 Ø 500 cm
Fundación Proa, Buenos Aires, 2002
Photo Ana Cambre / Marcelo Setton

Il filmato esplora il significato dell'Igloo per Merz e offre una riflessione su cosa significasse essere artisti a quell’epoca. Attraverso le sue parole e le sue opere, emergono le sfide e le innovazioni di quegli anni, che hanno plasmato il panorama artistico moderno. 
A concludere la mostra, le giornate di martedì 14 e mercoledì 15 gennaio 2025 saranno dedicate a incontri, convegni e vari momenti aperti al pubblico dedicati alla personalità di Mario Merz, negli spazi della Fondazione a Torino.

MARIO MERZ.
Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola

Fino al 2 febbraio 2025
Fondazione Merz
Via Limone, 24 - 10141 Torino 
Orario: martedì - domenica 11-19. Lunedì chiuso 
Tel. + 39 011 19719437; info@fondazionemerz.org
www.fondazionemerz.org

lunedì 28 ottobre 2024

MOSTRA DI PITTURA TRA 800 E 900

A. TAVERNIER
A. TAVERNIER
Baite in montagna
37x28 cm
Basterebbe il focus su Lorenzo Delleani per confermare la qualità dell'annuale rassegna che la Galleria Fogliato - in via Mazzini 9 a Torino - dedica alla pittura piemontese Tra Ottocento e Novecento, giunta ormai all’ottantesima edizione.
La mostra propone 115 dipinti di 51 artisti, provenienti da collezioni private, fra cui il capolavoro Abbeveraggio, esteso olio su tela di Carlo Pittara (Torino 1835 - Rivara (TO) 1891) esposto alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1884 e Sul lago di Ginevra, opera che riflette la personalità antiaccademica di Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 - Torino 1882), interessata alle nebulose atmosfere romantiche di matrice inglese e alla figurazione "sur le motif” appresa in ambiente parigino.
E. REYCEND
E. REYCEND
Verso il tramonto
32,5x24 cm
La Galleria Fratelli Fogliato, fondata da Luigi Fogliato nel 1919, poi trasmessa ai figli Luigi ed Eugenio, è attualmente condotta dai rispettivi figli Carlo Alberto e Alessandro, dinastia che oggi prosegue con le figlie dei titolari Serena e Francesca. Tra passato, presente e futuro, l’attività continua ad essere un punto di riferimento nella compravendita di opere d’arte di pregio, specie di area piemontese, forte dell'esperienza - si potrebbe definire artigianale - ereditata dai padri, basata sull'analisi diretta dell’opera, per stabilire con certezza i parametri di autenticità e scartare, per contro, le numerose imitazioni immesse sul mercato.
V. CAVALLERI
V. CAVALLERI
Panni stesi
44x32,5 cm
È il caso dei paesaggi di Lorenzo Delleani (Pollonera (BI), 17 gennaio 1800 - Torino, 11 novembre 1908), - Salendo la mulattiera da Oropa al lago del Mucrone, Pranzo campagnolo, Cavalli al pascolo, Covone, Stradina tra le case, fra i nove esposti - certamente mai eseguiti su tela, ma piuttosto su tavole di pioppo di piccole dimensioni (25x37 cm) fino al 1886 e di misura standard (31x46 cm) dal 1886 al 1908. La tesi è suffragata dai testi biografici sull’autore, i quali riferiscono di «assicelle» in legno destinate a esposizioni torinesi più «domestiche», come quelle del Circolo degli Artisti e della Società degli Acquarellisti e Pastellisti, nata nel 1892, della quale lo stesso Delleani fu presidente -, adottate fin dal 1881, quando decise di abbandonare i temi di storia per dedicarsi esclusivamente alla produzione paesistica.¹
P.C. GILARDI
P.C. GILARDI
Le stampe osé
35,5x45,7 cm
I soggetti sono i prediletti dalla Scuola di Rivara, esemplificati dalla quiete pastorale di Serenità estiva, dello spagnolo Serafino De Avendaño (Vigo 1838 - Valladolid 1916), da Enrico Reycend (Torino 1855 - 1928), il più impressionista fra i piemontesi, autore di Barche sulla spiaggia, Verso il tramonto, originali vedute per lo più del litorale ligure, dalla stesura a “trapunto” sul tipico supporto in cartone francese, del tutto simile al rapido dettato di Sisley.
Ma il paesaggismo piemontese, naturale o urbano - peculiari gli scorci puntuali di Follini (Mercato a Muzzano biellese), il Meriggio sul Po a Torino di Ghisolfi, i mercati di Chivasso e Pont Canavese, condotti con generose pennellate materiche da Alessandro Lupo -, accolto con favore dagli storici M. Bernardi, R. Longhi, A. Dragone, autori di circostanziati saggi critici sull’argomento, non si esaurisce nel confronto con i maestri d’oltralpe - Corot, i Barbizonniers, Courbet - che i viaggi all'estero e le esposizioni internazionali posero in feconda dialettica con i pittori nostrani.
C. MAGGI
C. MAGGI
Tramonto al Monginevro
60x49,5 cm
A completare il milieu subalpino partecipano anche gustose scene di genere: il verismo di Giuseppe Gheduzzi (Il piccolo artigiano, La bottega del vasaio), l'innocente malizia dei tre vetusti osservatori innanzi a Le stampe osé di Pier Celestino Gilardi, autore anche dei Lavori alla chiesetta, saggio di religiosità vernacolare affine al Benedicite di Italo Mus, al successivo Funerale a Monasterolo di Lanzo di Carlo Musso, portatore dei «valori plastici» del Novecento, o all’evocativo Tramonto al Monginevro di Cesare Maggi. Comparto iconografico cui si assommano gli interni borghesi di Giani e Cavalleri, le figure virili in costume, piccoli oli su cartoncino di G.B. Quadrone e l'infanzia ritratta da Carpanetto, Irolli e Paoletti.
A. PASINI
A. PASINI
Caccia al falco
47x33 cm
In conclusione, non mancano nel panorama artistico fra Otto e Novecento esemplari dal sapore esotico, altrove immaginario tipicamente borghese, “luogo di introspezione sentimentale, di fuga interiore, di estetizzante liberazione dal volgare e dal comune”², presente nell’”atmosfera orientaleggiante della città lagunare” di Follini e Santoro, ma soprattutto nella vasta produzione orientalista di Alberto Pasini, inviato per conto del governo francese in Persia, Turchia, Siria, Arabia ed Egitto a documentare, in modo analogo a quanto fecero i savants al seguito di Napoleone, usi e costumi dei paesi islamici, per tornare a dipingere a fine carriera i dintorni familiari di Cavoretto, frazione alle pendici della collina torinese. Un viaggio pittorico, quello proposto in Galleria, che a partire dalle vedute locali estende i propri confini geografici ad una meta ideale colma di attese, suggestioni e aspettative adempiute.

1) G.L. MARINI (a cura di), Dizionario dei pittori piemontesi dell’Ottocento, AdArte, Torino 2013, alla voce «DELLEANI, Lorenzo», p. 216.
2) R. BOSSAGLIA, Prefazione, in V. BOTTERI CARDOSO, Pasini, SAGEP Editrice, Genova 1991, p. 10.

Elenco pittori presenti: A. Abrate, L. Ajmone, V. Avondo, S. Bicchi, C. Biscarra, L. Bistolfi, G. Boetto, F. Bosso, C. Bossoli, G. Buscaglione, L. Calderini, M. Calderini, G.B. Carpanetto , V. Cavalleri, D. Cosola, L. Delleani, G. Depetris, S. De Avendaño, A. Falchetti, G. Falchetti, C. Follini, R. Fontana, A. Fontanesi, C. Gheduzzi, G. Gheduzzi, E. Ghisolfi, G. Giani, P.C. Gilardi, V. Irolli, A. Lupo, C. Maggi, C. Merlo, I. Mus, C. Musso, M. Olivero, A.G. Paoletti, A. Pasini, C. Pittara, G. Piumati, C. Pollonera, G.B. Quadrone, A. Raffele, E. Reycend, G.L. Righini, L. Roda, A. Rolla, G. Sacheri, R. Santoro, G. Sobrile, A. Tavernier, F. Vellan.

TRA 800 E 900
Fino al 9 novembre 2024

Galleria Fratelli Fogliato
Via Mazzini 9 - 10123 Torino
Orario: da martedì a sabato 10,30-12,30 / 16-19.
Tel. 011887733
http://www.galleriafogliatotorino.com

martedì 22 ottobre 2024

UNA CASA PER I CLOCHARD

Betta Casale
Angela BETTA CASALE 
ClocharDomus, ovvero offrire una dimora temporanea a chi non la possiede. È questo, almeno in senso figurato, l’intento delle opere esposte in Galleria Umberto I a Torino fino al 3 novembre 2024.
Luogo emblematico, di compresenze multietniche è situato nel cuore del più grande mercato d’Europa contrassegnato da interventi d’autore (il Palatinum dell’archistar Massimiliano Fuksas, Amare le differenze, luce d’artista di Michelangelo Pistoletto), sede di attività commerciali, attualmente al centro di un imponente piano di recupero urbanistico e sociale. Punto di riferimento mondano del centro storico torinese, nell’isolato Santa Croce incluso nel perimetro del Quadrilatero Romano, l’architettura eclettica della Galleria ottocentesca intitolata al secondo re d’Italia, apre uno squarcio sugli invisibili, sul popolo relegato agli angoli marginali della società.
Moriondo
Luigia MORIONDO
Il progetto è promosso dal Caus (Centro Arti Umoristiche e Satiriche) coordinato dal suo presidente Raffaele Palma - curatore, insegnante di calligrafia, ex docente di discipline umoristiche nel Corso di Laurea in Pedagogia della Facoltà di Magistero -, non nuovo a questo genere di iniziative (si ricordano tre precedenti edizioni fra il 2021 e il 2023). Quarantatré gli artisti coinvolti, invitati a ritrarre dal vero uno stile di vita spesso condensato in pochi oggetti consunti, vestigia di un passato non di rado glorioso, raso al suolo dalle avversità della vita.
Ne risulta un affresco sfaccettato, uno sguardo sensibile rivolto all’umanità ferita, atterrita dall’improvviso precipitare degli eventi; ne risulta una riflessione sulla precarietà dell’esistenza e sull’effimera utilità dei beni materiali.
Nava
Nicoletta NAVA
Molti sono i nomi noti, artisti con una longeva carriera espositiva all’attivo, che per l’occasione hanno accantonato la propria tecnica d’elezione o il genere pittorico indagato abitualmente (si pensi, ad esempio, ai boschi di Vinicio Perugia) per comporre nuovi scenari, spazi simbolici (Masoero, Viale, Vignolo), fotogrammi neorealisti (Moriondo, Origlia) di un habitat borderline ridotto all’essenziale (Betta Casale, Fava), piegato alle esigenze dei bisogni primari. Soggetti ispirati dal docile sguardo di un compagno di vita (De Maria, Mantilaro, Riccardi), di un fedele amico a quattro zampe (Alluto, Guasti, Lo Bue, Waser), oppure rievocati nel dimesso cumulo di stracci, vecchi indumenti abbandonati (Lavagna, Picciolini) o accatastati con cura dal loro proprietario (Cravero, Nava, Pallotta), nella tenace convinzione di tornare presto alla normalità. 
Vignolo
Idana VIGNOLO 
La rassegna, diffusa sotto le volte in vetro e metallo della manica centrale e dei bracci laterali della Galleria, risuona come appello corale per dar voce agli ultimi, in stridente contrasto con le animate conversazioni di avventori intenti a degustare bevande e aperitivi, talora indifferenti al racconto che si dipana sulle loro teste, assiepati nei dehors di locali urbani alternativi e ricercati. Perché la città sussiste anche di contrasti a tinte forti. Tutto vi trova spazio, lo sguardo indifferente, ma anche l’ostinata missione di un esercito di volontari in favore dei più deboli. Segnatamente, Porta Palazzo ospita il maggior numero di attività caritative dedicate agli homeless: Sermig, Cottolengo, Asilo Notturno Umberto I, Polo alimentare Barolo, Caritas, RePoPP, ecc., impegnate ad accogliere ogni giorno parte dei circa 2.500 bisognosi censiti nel territorio metropolitano.
Sciavolino
Enzo SCIAVOLINO
Realizzate ad acrilico su telo in PVC di dimensioni 1 x 1 m, colte dal vero a distanza più o meno ravvicinata nel rispetto della dignità umana e delle leggi prossemiche - gli autori si sono appostati di preferenza su marciapiedi, sulle panchine dei giardini o in fila alle mense del povero -, le opere si avvalgono delle figure retoriche più congeniali al linguaggio visivo: metafora (Massarotto, Negro, Laurenti), allegoria (Leocata, Luciani, Sciavolino), sineddoche (Donorà, Clemente) in cui il singolo dettaglio rimanda in modo efficace ad un significato più ampio.
Icone oggettive, inclusive - termine quanto mai ricorrente in questo preciso momento storico - a titolo di monito ricordano, a ridosso dell’inverno e degli eccessi consumistici delle prossime festività, che la solitudine non conosce differenze di censo, che anche nel più intoccabile degli individui si annida una parte negletta della nostra identità.

Espongono: A. Alluto, C. Barbero, A. Betta Casale, F. Clemente, Pi. Cravero, C. De Maria, F. Donorà, G. Fava, R. Giani, C. Guasti, G. Laurenti, S. Lavagna, P. Leocata, R. M. Lo Bue, S. Luciani, S. Magri, V. Mantilaro, A. Mapelli, R. Masoero, L. Massarotto, G. Mavilia, L. Moriondo, N. Nava , F. Negro, M.A. Onida, A. Origlia, C. Pallotta, R. Palma, V. Perugia, F. Picciolini, S. Piovano, F. Riccardi, E. Riehle, M. Sandrone, E. Sciavolino, M. T. Spinnler, L. Storero,  P. Tarasco, M. Tardon, M. Toma, S. Viale, I. Vignolo,W. Waser.

ClocharDomus
Fino al 3 novembre 2024. 
Galleria Umberto I
Piazza della Repubblica (Porta Palazzo) - Torino
Orario: dal lunedì al sabato dalle ore 7,30 alle 23,30; domenica dalle 9,30 alle 20. Ingresso gratuito.
Per informazioni: Caus - Centro Arti Umoristiche e Satiriche - info@caus.it; http://www.caus.it

giovedì 10 ottobre 2024

PRESENZE AL VALENTINO

Gian Giorgio Massara 

Virus: zona rossa
Claudio Giacone
Virus: zona rossa - cattura
Tecnica mista, cm 50x80
334 autori sono presenti nella 182ª rassegna d’arte della Promotrice delle Belle Arti, il sodalizio fondato nel 1842 da Cesare della Chiesa di Benevello - Presidente attuale Giovanni Prelle Forneris, curatore Angelo Mistrangelo, allestimento di Orietta Lorenzini.
Una rassegna che abbraccia numerosi temi, dai “messaggi” raccolti da Claudio Giacone (Covid), da Michele Racco (Gaza e una sofferta Maternità) sino a Cristiana Cassai che dipinge dei Bidoni abbandonati.
Ma sono i fiori amati da Vincenzo Polastri, Enrica Berardi, Amalia Passaro a riportare serenità.
Deus sive natura
Amalia Passaro
Deus sive natura
Acrilico su carta Canson, cm 50x70
Nel campo della scultura si segnala la figura di Rossana (Sergio Unia), costruttivi sono i grovigli ferrosi di Flavia Forlin in Rhiannon, quindi il saldo guerriero che emerge dalla pietra di Piero Ducato. E meditano sula scultura Mariell Guglielminetti e Gaetano Usciatta.
Una piacevole confusione di forme e colori è dovuta a Francesco Raga mentre Gabriella Malfatti propone un fantastico paesaggio composto da grotte.
Le vedute e le figure sono numerose. È Franco Inz a lasciarci un raccolto scorcio del Roero, Roberto Davico crea un borgo di case silenti, Delio Meinardi s’ispira al caratteristico torrione difensivo di Serralunga; ma sono Giorgio Cestari a immortalare la dannunziana Tamerice ed Ezio Sarà a isolare una porta fra nuvole e filari.
Snowboard (olimpiade)
Sergio Unia
Snowboard (olimpiade)
Bronzo, h cm 51
La modella della buona tradizione accademica è ripresa da Elsa Mantovani, il valore della Paternità s’imprime nei pannelli - di grigio velati - di Emanuela Capasso mentre Alessandro Ghione e Alessandro Fioraso dipingono rispettivamente un volto dall’intenso sguardo e un’estetica giovane donna.
L’intenso sguardo di una Ragazza creola nell’opera di Lino Baldassa, la veduta torinese di Franco Tomatis e il sereno Relax di Santina Barbera concludono una bella Esposizione per lo più legata ai sempre attuali temi della figurazione.

sabato 5 ottobre 2024

XXIX FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

Ordalie
Chrystèle Khodr
Ordalie
© Marie Clauzade
Il Festival delle Colline Torinesi - Torino Creazione Contemporanea - la storica rassegna teatrale sin dalla sua nascita ideata e diretta da Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti - torna dal 12 ottobre al 10 novembre 2024, con 7 prime, 6 produzioni, 15 spettacoli, 28 giorni di programmazione e 52 recite.
Giunto alla XXIX edizione, il Festival è organizzato da TPE – Teatro Astra e realizzato in partnership con la Fondazione Merz, in collaborazione con il Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e Torinodanza Festival, la Fondazione Piemonte dal Vivo , la Lavanderia a Vapore e il Museo Nazionale del Cinema.
Inaugurano il cartellone la performance in prima nazionale La luz de un lago della compagnia El Conde de Torrefiel e il focus sul regista Romeo Castellucci.
Coinvolto nell’attuale sanguinoso conflitto, il Libano è per il secondo anno consecutivo Paese ospite della rassegna. Dopo Rabih Mrouè e Lina Majdalanie, Raed Yassin, Souhaib Ayoub è ora la volta di Chrystèle Khodr, artista proprio di Beirut, alle prese con la storia del suo Paese e con echi ibseniani nello spettacolo Ordalie.
Il risveglio
Pippo Delbono
Il risveglio
Ph Luca Del Pia
Conflitto e migrazioni sono al centro di Thebes: a Global Civil War di Pantelis Flatsousis e il monologo Hannah dedicato a Hannah Arendt interpretato da Francesca Cutolo su drammaturgia di Sergio Ariotti. Al futuro distopico di Fahrenheit 451 descritto da Ray Bradbury nel 1953, fa riferimento il rogo hitleriano del 10 maggio 1933, con più di 20.000 volumi bruciati, descritto in Il fuoco era la cura di Sotterraneo.
Allude alle migrazioni dall’Africa nonché alle polveri che raggiungono le nostre coste la coreografia di Sahara della regista Claudia Castellucci per la Compagnia di ballo Mòra.
È dedicata all’eclettico Pippo Delbono, ligure di Varazze, cittadino del mondo, la monografia d’artista, con gli spettacoli Il risveglio e La Notte, un concerto dell’autore e alcuni suoi film scelti dal Museo del Cinema.
Sahara
Claudia Castellucci
Sahara 
Una dura relazione tra sorelle rispecchia la violenza del mondo, in Elogio della vita a rovescio della coreana Han Kang, spettacolo interpretato da Giulia Scotti, diretto da Daria Deflorian.
Rimandi letterari a Italo Calvino suggeriscono a Giovanni Ortoleva una regia per la performance di Valentina Picello, intitolata Pagina; mentre dalla Salomè di Wilde, madalena reversa trae visionaria ispirazione per una coreografia interpretata da Gloria Dorliguzzo.
La sezione dedicata al teatro emergente costituisce un percorso di ricerca ispirato alle opere di Antonin Artaud: la rappresentazione di Stefania Tansini sovverte il rapporto spaziale tra pubblico e interpreti; la Piccola Compagnia della Magnolia in condivisione con la Stagione TST esplora con Cenci_rinascimento contemporaneo uno dei testi simbolo del cosiddetto 'teatro della crudeltà'. L’arte e la morte (da una conferenza tenuta alla Sorbona nel 1928) e il testo giovanile L’ombelico dei limbi esplorano l’identità, la follia, i demoni della vita di Artaud.
Thebes: a Global Civil War
Pantelis Flatsousis
Thebes: a Global Civil War
© Konstantinos Zilos
In collaborazione con Torinodanza il festival propone spettacoli più “drammaturgici”, altri più performativi, altri infine, e non pochi, più legati alla danza, come quelli citati di Stefania Tansini e madalena reversa e quello condiviso proprio con Torinodanza di Euripide Laskaridis, Lapis Lazuli o con marcata importanza della musica.
Come ogni anno al festival si affiancano appuntamenti collaterali in alcuni luoghi simbolo della cultura Torinese: dal Circolo dei Lettori al Palazzo della Radio, dal Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema a Palazzo Scaglia di Verrua che ospita la sede di hopefulmonster editore.
Il festival conferma la collaborazione con il Liceo Vittorio Alfieri e il supporto di Blog Dams a cura di un gruppo di studenti del corso di Armando Petrini del DAMS di Torino. Inaugura invece quest’anno Radio 900, un progetto di podcast sul teatro del ‘900 ideato da Marco Zaccarelli e Radio Lab in collaborazione con l’Università di Torino e il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino.