Il percorso comincia con il "ritorno all’antico" di Giorgio de Chirico (emblematico l' Autoritratto in veste di demiurgo-artista nel mistero del proprio atelier), perseguito a Parigi secondo uno stile personalissimo intriso di reminiscenze dell’antica Grecia e frammenti di reperti archeologici, che sfocia nella tematica dei gladiatori e nei nudi femminili monumentali con chiari riferimenti ai soggetti di Renoir.
Alberto Savinio accosta al mondo borghese la scultura classica ed elabora un universo fantastico in paesaggi immaginari caratterizzati da elementi geometrici fluttuanti nell’aria come giocattoli. Indirizzato a personalità del mondo culturale e artistico è il genere del ritratto, sviluppato dall’artista a cavallo tra gli anni Venti e Trenta. Dal 1930, nelle ibridazioni tra corpi umani e teste di animali, Savinio ripropone la dimensione metamorfica tra realtà e valori cosmici, tra umano e sovrumano.
La figura femminile è sempre al centro delle opere di Massimo Campigli e i riferimenti a modelli etruschi e rupestri si ritrovano nelle spiagge animate da fanciulle in costume private di ogni connotazione fisiognomica per diventare allegorie della speranza, dell’armonia, dell’eternità della vita.
Filippo de Pisis e la sua pittura frammentaria - "a zampa di mosca", come ingegnosamente la definiva Eugenio Montale - si trovano nella quarta sezione. Nelle nature morte, nei paesaggi veloci e scattanti si alternano la luminosità del colore e l’uso sapiente dei neri e dei grigi, degli azzurri polverosi, svolti in narrazioni spesso audaci e neometafisiche.
Nella pittura di Gino Severini, tra il 1928 e il 1929, i personaggi della Commedia dell’arte, Pulcinella, Colombina e Arlecchino, diventano protagonisti di temi amorosi, musicali e poetici. Maschera e resti archeologici sono talora dipinti su vetro, tecnica desunta da antiche iconografie e da tecniche romane "minori". Entro i confini di una scatola architettonicamente perfetta, si articola una maternità, tema caro all’autore, di levigata e austera purezza formale.
La mostra si conclude con Mario Tozzi. A partire dal 1924 l’artista si propone di divulgare la conoscenza in Francia dell’arte italiana. Egli sostiene l’universalismo dello "spirito italiano" nel più vasto orizzonte di una rigenerata "rinascita classica" dell’arte moderna. Tra il 1929 e il 1930 l’universo di Tozzi si popola di figure archetipiche culminate in anatomie morfologicamente classiche, plasmate in busti cilindrici, in teste ovoidali, costruite con una materia argillosa e orchestrate in scenari silenziosi di conciliazione tra antico e moderno, concreto e astratto.
PARIGI ERA VIVA.
DE CHIRICO, SAVINIO E LES ITALIENS DE PARIS (1928-1933)
21 ottobre 2021 - 30 gennaio 2022
Museo di Arti Decorative Accorsi - Ometto
V. Po, 55 - 10124 Torino
Orario: martedì, mercoledì e venerdì 10 - 18; giovedì 10 - 21; sabato, domenica e festivi 10 - 19. La biglietteria chiude mezz’ora prima. Lunedì chiuso
Per informazioni: t. 011 837 688 int. 3, info@fondazioneaccorsi-ometto.it
fondazioneaccorsi-ometto.it