Bernardo Canal (Venezia 1664- 1744) Venezia, entrata del Canal Grande con Punta della Dogana e Santa Maria della Salute, 1737 Olio su tela, cm 65x85 Collezione privata |
A quasi un secolo di distanza dalla prima esposizione dedicata al Settecento veneziano, intitolata “Il Settecento Italiano” e allestita a Venezia nel 1929 – cui lo stesso Pietro Accorsi diede un rilevante contributo – la Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio al mito della Serenissima con la mostra VENEZIA NEL SETTECENTO. Una città cosmopolita e il suo tempo, curata da Laura Facchin, Massimiliano Ferrario e Luca Mana.
Bartolomeo Nazzari (Clusone, 1699 - Milano, 1758) La macchia di cioccolata, metà del XVIII secolo Olio su tela, cm 61x50 Parigi, collezione privata. Courtesy Cabinet Turquin |
La produzione artistica veneziana del XVIII secolo è associata al concetto di “prodotto di lusso”, tanto nei campi della pittura e della scultura quanto in quelli delle arti decorative: l’ebanisteria, i tessuti, i merletti di Burano e i vetri di Murano.
Non meno brillanti sono gli esiti della musica e del teatro. La Venezia del Settecento conta ben diciassette teatri, oltre a sale da concerto, locali pubblici e privati detti “ridotti”, ove si esibisce l’orchestra tutta femminile diretta da Antonio Vivaldi.
Legatura di commissione dogale Venezia, seconda metà del XVIII secolo Argento sbalzato e parzialmente dorato, cm 24x17 Collezione privata |
Nel 1797, in seguito agli accordi di Campoformio, si conclude la millenaria storia della Serenissima Repubblica di San Marco: Napoleone, cedendo la città e buona parte dei territori di terraferma all’Austria, ne segna la fine.
Nove aree tematiche, sviluppate negli spazi espositivi del Museo e lungo le sale dedicate alla collezione permanente, ripercorrono la parabola storico-culturale della città illustrandone gli aspetti più affascinanti e curiosi.
Rosalba Carriera (Venezia, 1673- 1757) Ritratto di giovane gentildonna, circa 1720 Pastello su carta applicato su tela, cm 61x45,5 Collezione privata. Courtesy Robilant+Voena |
Molti sono i capolavori esposti: dalle grandi tele a soggetto sacro e mitologico di Giambattista Tiepolo, ai ritratti a pastello di Rosalba Carriera alle vedute di Carlevarjis, Canaletto e Marieschi.
La descrizione dettagliata della vita pubblica, con il Carnevale e la festa della Sensa (Ascensione), si contrappone alle intime vedute di interni dei Longhi.
Ovunque, traspare il lusso raffinato secondo la moda dell’ epoca. Estetica e funzione si compenetrano tanto negli arredi delle dimore gentilizie, quanto negli oggetti liturgici del ghetto ebraico. Ne sono un esempio i preziosi esemplari in argento sbalzato o la tavola imbandita con stoviglie in argento, bicchieri in vetro di Murano e con le famose ceramiche realizzate nella manifattura fondata dal modenese Geminiano Cozzi.
Giorgio de Chirico (Volo, Grecia, 1888 -Roma 1978) Venezia, Palazzo Ducale, 1955 Olio su cartone applicato su tela, cm 50x60 Collezione privata. Courtesy Galleria Bottegantica, Milano |
Il mito di Venezia sopravvive al declino economico-politico seguitando a ispirare i viaggiatori del Grand Tour, le atmosfere preromantiche di Francesco Guardi, le vedute terse di Giuseppe Bernardino Bison, il luminismo impressionista di Giuseppe Ponga. Il suo fascino sospeso sull’acqua seduce attraverso i secoli generazioni di artisti e letterati: Goethe, Foscolo, Canova, Whistler, Monet, Kokoschka, i pittori futuristi, gli esponenti dei movimenti d’avanguardia e oltre, fino ai giorni nostri. Molti sono i volti di Venezia. Fluttuante miraggio fra realismo magico e incanto metafisico, Giorgio De Chirico sigilla il profilo glorioso della Serenissima, mostrandola al pubblico come Araba Fenice risorta dalle proprie ceneri.
VENEZIA NEL SETTECENTO
Una città cosmopolita e il suo tempo
Dal 20 aprile al 3 settembre 2023
Museo di Arti Decorative Accorsi - Ometto
Via Po, 55 - 10124 Torino
Orario: martedì, mercoledì e venerdì 10-18; giovedì 10-20; sabato, domenica e festivi 10-19. La biglietteria chiude mezz’ora prima. Lunedì chiuso.
Per informazioni: t. 011 837688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it