venerdì 27 gennaio 2017

BRUEGHEL. CAPOLAVORI DELL'ARTE FIAMMINGA

Pieter Brueghel il Vecchio e bottega
La Resurrezione, 1563 ca.
Olio su tavola, 107x 73,8 cm
Collezione privata - Belgio
L’ottavo appuntamento della mostra itinerante dedicata alla dinastia dei Brueghel, a cura di Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider, Direttore del Paderborn Städtische Galerie in der Reithalle, dopo Como, Tel Aviv, Roma, Breslavia, Parigi, Paderborn e Bologna, approda nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria.
115 capolavori celebrano una delle più grandi e fortunate botteghe pittoriche delle Fiandre, attive tra il XVI e il XVII secolo che, a partire dal geniale capostipite Pieter Brughel il Vecchio, attraverso tre generazioni hanno creato uno stile riconosciuto come vero e proprio “marchio di fabbrica”.
Loro opere, come quelle di altri artisti fiamminghi, entrarono a far parte della collezione del principe Eugenio di Savoia e attualmente sono conservate alla Galleria Sabauda di Torino.
Il percorso espositivo è articolato in sette aree tematiche - Il giudizio morale, tra salvezza e condanna; La natura regina; Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno; Storie di viaggiatori e mercanti; Le allegorie, racconti delle meraviglie; Splendore e vanità della vita silente; La danza degli ultimi - descritte puntualmente dal commento critico in audioguida, per un racconto immersivo che indaga l'universo iconografico e intellettuale degli autori.
Pieter Brueghel il Giovane
Le sette opere di misericordia, 1616
Olio su tavola, 44x57,5 cm
Collezione privata - Belgio
Innovatore nella rappresentazione dei temi biblici Pieter Brueghel il Vecchio è noto per le raffigurazioni caricaturali e ironiche del mondo popolare. Così avviene anche nel dipinto Le sette opere di misericordia (1616-18 circa) di Pieter Brueghel il Giovane, quasi un contraltare de I Sette peccati capitali di Hieronymus Bosch (1500 - 1515). Il soggetto è ripreso da un'opera paterna, il quale non a caso fu soprannominato 'il secondo Bosch'. Scrive Andrea Wandschneider: «Già Karel van Mander nel suo celebre Schilder-Boeck (Libro della pittura), pubblicato ad Haarlem nel 1604, riferiva a proposito di Pieter il Vecchio: "Aveva lavorato molto sulle orme di Hieronymus Bosch e dipinse anche numerosi quadri spettrali e scene umoristiche tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Pier den Droll’ [Pietro l’ironico]"».
Hieronymus Bosch
I sette peccati capitali, 1500 - 1515
Olio su tavola, 86,5x56 cm
Geneva Fine Arts Foundation - Ginevra
Nelle rappresentazioni di episodi del Nuovo Testamento attualizzati nei costumi e nelle ambientazioni è la natura, forte e vigorosa, a sovrastare l’uomo spesso succube e sottomesso, in adesione ai principi protestanti e calvinisti diffusi dei Paesi Bassi del Nord (attuale Olanda). Altresì, Pieter Brueghel, spirito individualista seguace della filosofia stoica, mostra di conoscere i fondali alpestri e la pittura rinascimentale, osservati durante il viaggio in Italia fra il 1552 e il 1556.
Alle geografie d'invenzione, accuratamente ricostruite in studio, fanno riscontro incisioni a soggetto navale o etico quali l’avidità, il peccato, l’onestà, l’ipocrisia, la cupidigia, che grazie alla collaborazione con editori e stampatori importanti (in particolare Hieronymus Cock, Frans Huys e Pieter van der Heyden) contribuiscono ad acrescerne la fama su scala internazionale.
Jan Brueghel il Vecchio
Paesaggio fluviale con bagnanti, 1595-1600 ca.
Olio su rame, 17x22 cm
Collezione privata
Anche Jan Brueghel il Giovane, figlio di Jan il Vecchio e nipote di Pieter, si trova in Italia per lo stesso viaggio di formazione che il nonno e il padre fecero prima di lui.
Quando è costretto a tornare ad Anversa nel 1625 a causa della morte del padre, con l’aiuto di Peter Paul Rubens (in mostra il dipinto Tre ninfe con cornucopia, 1617 ca.), amico di famiglia, si prende carico della bottega paterna e delle oltre seicento opere, tra disegni e dipinti incompiuti solo da ultimare, ed inizia così la fortunata carriera, aiutato nell’impresa da pittori amici del padre come Frans Francken, Joos de Momper, Hendrick van Balen. A lui appartengono alcune scene di vita mercantile, tracciate rapidamente ad inchiostro bruno, che denotano una città in ascesa, dedita ai commerci, alla navigazione e al mecenatismo.
Ambrosius Brueghel
Vaso con tulipani e dalie, 1645 – 1650 ca.
Olio su tavola, 24,5x14,5 cm
Collezione privata - Amsterdam
Miti pagani, allegorie della pace, della guerra, dei quattro elementi, dell’amore, si alternano a scene prosaiche che racchiudono spesso richiami alla caducità della vita. Ne sono un esempio i bevitori e il fumo di pipa nell'olio su tavola Contadini in una taverna (1655-1660 ca.) di David Teniers il Giovane - tra i più grandi narratori del mondo contadino, sposo di Anna, sorella di Jan il Giovane. Oppure nelle teorie di fiori, simbolo di vanitas e transitorietà delle cose terrene, genere in cui primeggiò Jan Brueghel il Vecchio, nel quale si cimentarono anche Ambrosius, fratello di Jan il Giovane e il figlio di quest'ultimo Jan Pieter, valenti esecutori di allegorie e nature morte, nello “stile brueghel”. Per passare infine alla narrazione concreta, volgare, di scene nuziali, dove la carnalità grottesca dei contadini piegati dalla fatica del vivere, ubriachi, mendicanti, sembra quasi farsi beffe del visitatore, riportandolo bruscamente alla propria condizione di immanente precarietà.
Pieter Brueghel il Giovane
Danza nuziale all'aperto, 1610 ca.
Olio su tavola, 74,2x94 cm
Collezione privata - U.S.A.
Dopo Pieter Brueghel il Giovane, che ripercorse il successo paterno, Jan Brueghel il Vecchio, detto anche 'dei Velluti' per la straordinaria perfezione pittorica, padre di Jan Brueghel il Giovane e nonno di Abraham Brueghel (specializzato in nature morte), la parabola artistica della famiglia può dirsi conclusa.
Annota Sergio Gaddi: «L’ultimo esponente della dinastia è Abraham, che rimane in Italia dopo il tradizionale viaggio, stabilendosi a Napoli, il cui stile si distacca dalla tradizione familiare per diventare materico, meno calcolato e più viscerale. Ed è significativo che il suo soprannome sia 'il fracassoso', un aggettivo molto lontano da quel 'dei velluti' che aveva accompagnato il nonno, e che chiude l'epopea della grande famiglia Brueghel prima dei nuovi linguaggi del XVIII secolo».

BRUEGHEL. CAPOLAVORI DELL'ARTE FIAMMINGA
21 settembre 2016 - 19 febbraio 2017
Reggia di Venaria - Torino
Orario: da martedì a venerdì ore 9-17; sabato, domenica e festivi dalle ore 9-19.30. Lunedì chiuso
Informazioni e prenotazioni: t. +39 011 4992333
#BrueghelTorino
www.lavenaria.it
Servizio navetta GTT

lunedì 23 gennaio 2017

TOULOUSE-LAUTREC. LA BELLE ÉPOQUE

Henri de Toulouse-Lautrec
Divan Japonais, 1893
Color Lithography, 80,8x60,8 cm
© Herakleidon Museum, Athens - Greece
Circa 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene, tra cui litografie a colori, manifesti pubblicitari, disegni a  matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali celebrano l’aristocratico e bizzarro visconte Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 24 novembre 1864 - Malromé, 9 settembre 1901).
A cura di Stefano Zuffi, la mostra TOULOUSE-LAUTREC. LA BELLE ÉPOQUE si compone di 10 sezioni tematiche: le prime quattro dedicate alle Notti parigine, seguite da I cavalli, I disegni, dalla settima e ottava sezione di approfondimento su Le collaborazioni editoriali, per terminare Con gli amici intellettuali, e “L’amore è un’altra cosa”, descrizione sensibile quanto impietosa delle donne che abitualmente incontrava nelle maison closes vicine all’Opéra e alla Borsa di Parigi.
Henri de Toulouse-Lautrec
Femme au Tub, Elles, 1896
Lithography (#18/100), 40x52,5 cm
© Herakleidon Museum, Athens - Greece
"Henri de Toulouse-Lautrec, [...] dopo i primi tentativi alla maniera impressionista, approdò a un suo stile personale che denota un rapporto intimo ma non vincolante con Degas", rileva John Rewald nel suo celebre saggio sulla pittura impressionista¹. Ciò è particolarmente vero per il fraseggio satirico con cui irride la grossolana mondanità del ceto borghese, sostituito alla "sovrana malinconia" -così la definisce Vittorio Sgarbi- delle danzatrici e dei personaggi ritratti dal suo elusivo predecessore. Di quest'ultimo, grandemente ammirato, conserva piuttosto la profondità di osservazione e l'interesse per gli effetti drammatici della luce, soprattutto elettrica, conquista della modernità in uso nei teatri e nei cabaret, ampiamente descritti da Lautrec, fruitore vorace di balletti e spettacoli teatrali.
Henri de Toulouse-Lautrec
Jane Avril (Before Letters), 1893
Color Lithography, 124x91,5 cm
© Herakleidon Museum, Athens - Greece
La vita del pittore fu breve e segnata dalla malattia, la picnodisostosi, patologia ossea che -occorre sottolineare- mutò il destino di un altro geniale artista francese, il musicista jazz Michel Petrucciani (1962-1999). Entrambi fecero degli eccessi la loro ragion d'essere, seppero trasformare la propria invalidità in una prorompente vitalità creativa, alimentata dal riposo forzato e dalle numerose convalescenze trascorse a disegnare e a suonare il pianoforte; prolungati periodi di studio che ne fecero alfine due virtuosi nelle rispettive discipline artistiche. Digressioni a parte, Lautrec diventa grazie alla geniale immediatezza del tratto, ambito cronista del proprio tempo: la Belle Époque.
Henri de Toulouse-Lautrec
Aristide Bruant, dans son Cabaret (Before Letters), 1893
Color Lithography, 127,3x95 cm
© Herakleidon Museum, Athens - Greece
Rutilante di luci, di suoni, di colori, la cultura fin de siècle si imprime sulle litografie raffiguranti Aristide Bruant (Aristide Bruant, dans son Cabaret, 1893), Jane Avril (1893), sorta di musa ispiratrice, le ballerine di can-can (La Troupe de Mademoiselle Églantine, 1896) e il mondo parigino dei caffè concerto.
Per lui il connubio arte-vita è indissolubile: sono numerosissimi i disegni di cavalli -i più amati, dopo le donne-, di amici e familiari, sempre indagati con acume caricaturale. Segue meticolosamente la stampa di copertine e prodotti editoriali, pubblica vignette satiriche sulle riviste "Le Rire" e "Escarmouche". Continuamente in bilico tra i disordini di una vita bohémienne e le istanze del milieu aristocratico e intellettuale, Lautrec mise a nudo il volto immorale della società a lui contemporanea, senza intenti moralistici.
Henri de Toulouse-Lautrec
La Troupe de Mademoiselle Églantine, 1896
Color Lithography, 61,7x80,4 cm
© Herakleidon Museum, Athens - Greece
Fu questa libertà di lunguaggio a suscitare interesse fra le nuove generazioni di artisti. "Picasso, pittore fortemente influenzato da Lautrec", nei primi anni di formazione ne studiò le opere, eposte presso la galleria del mecenate Ambroise Vollard².
Gauguin ebbe a dire, poco prima della sua morte e all'indomani della scomparsa di Lautrec: "Davanti al cavalletto il pittore non è schiavo né del passato né del presente, né della natura né del suo vicino. È se stesso, ancora se stesso, sempre se stesso"³. Epilogo dell'avventura impressionista e prologo del movimento post-impressionista, tale espressione fa di Henri de Toulouse-Lautrec un eroe decadente e la chiave di volta di una ricerca formale e concettuale che condurrà di lì a breve alla dirompente rivoluzione avanguardista del primo Novecento.

¹ J. Rewald, La storia dell'Impressionismo, Mondadori, Milano 2001, p.486
² Id, p.495
³ Id, p.502

TOULOUSE-LAUTREC. LA BELLE ÉPOQUE

Dal 22 ottobre 2016 al 5 marzo 2017
Palazzo Chiablese
Piazzetta Reale, Torino
Orari: lunedì 14.30 - 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 - 19.30
giovedì 9.30 - 22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Info e prenotazioni: tel. +39 011.024301
www.mostratoulouselautrec.it

martedì 17 gennaio 2017

PALCOSCENICO DANZA

ATERBALLETTO
Rain Dogs (cor. Johan Inger)
Foto Alfredo Anceschi
Andrà in scena dal 26 gennaio al 6 maggio PALCOSCENICO DANZA 2017, la stagione dedicata all’arte coreutica inserita all’interno del cartellone di Fondazione TPE, con la direzione artistica di Paolo Mohovich. L’apertura della rassegna è affidata a un importante ritorno sul palcoscenico del Teatro Astra di Torino: Aterballetto, la più importante compagnia di produzione italiana di danza, diretta da Cristina Bozzolini.
Per PALCOSCENICO DANZA andranno in scena in una sola serata: L’Eco dell’Acqua di Philippe Kratz, giovane coreografo nato in seno ad Aterballetto; 14’20’’ del grande Jiří Kylián e Rain Dogs, di Johan Inger, coreografo recentemente insignito del Benois de la Danse, “premio Oscar” della danza internazionale.
ATERBALLETTO
L'eco dell'acqua (cor. Philippe Kratz)
 Foto Alfredo Anceschi
Altri otto appuntamenti, sei dei quali in prima nazionale, compongono il resto del programma, distribuito tra il Teatro Astra, la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani e la Lavanderia a Vapore di Collegno. Ospite speciale, il 22 e 23 marzo, l’ensemble del Balletto del Teatro Nazionale di Saarbrücken. I tre assoli di Marta Reig Torres, Cristiana Casadio e Jone San Martin costituiranno l’evento speciale Dance Ladies del 18 febbraio. Dalla Spagna la Thomas Noone Dance prodotta dal Mercat de Les Flors presenta Medea il 21 e 22 aprile, cui si aggiungerà in apertura della seconda serata di replica, in collaborazione con Interplay/MosaicoDanza, Sosterrò le ragioni della leggerezza, breve formato a firma Francesca Cola.
Il 9 febbraio Agorà Coaching Project si esibirà su coreografie di Paolo Mohovich, Michele Merola e Gustavo Ramìrez Sansano, mentre il 5 e 6 maggio C.ie Zerogrammi presenta INRI uno dei primi successi della compagnia, sul rapporto fra identità e fede.
AGORÀ COACHING PROJECT
Over the Skin (cor. Enrico Morelli)
Foto Tiziano Ghidorsi
Come tutti gli anni lo spettacolo di Eko Dance International Project (2 e 3 marzo) è ideato appositamente per PALCOSCENICO DANZA in una serata composta da pezzi brevi, quasi tutti in prima assoluta, creati per i talentuosi giovani della compagnia da coreografi affermati. Oltre a Paolo Mohovich, Simona Ficosecco, Alessio di Stefano, Massimilano Volpini e delle cubane Laura Domingo e Sandra Ramy (artiste del Progetto di scambio coreografico Italia-Cuba CUBITA, a cura di Elisa Guzzo), figurerà il giovane Diego Tortelli premiato nell'ambito dell'iniziativa MADE 4 YOU, creata da Paolo Mohovich e Pompea Santoro.
THOMAS NOONE DANCE
Medea
L'8 aprile i vincitori del bando internazionale Permutazioni ideato da C.ie Zerogrammi, progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo e Università degli Studi di Torino, si esibiranno insieme ad opere di video-danza premiate al festival spagnolo FIVER.
Sono previsti inoltre incontri aperti al pubblico, masterclass e laboratori rivolti a professionisti e allievi di scuole di danza per tutta la durata della rassegna. Informazioni e iscrizioni: relazioniesterne@fondazionetpe.it; t. 0115119409.
Info: Teatro Astra, Via Rosolino Pilo 6 - Torino. Dal martedì al sabato h 16-19;  t. 0115634352.
Infopiemonte,  Piazza Castello 165 (ingresso via Garibaldi) - Torino. Tutti i giorni h 9-18.
www.fondazionetpe.it

martedì 10 gennaio 2017

IL TACCUINO DI VIAGGIO SECONDO STEFANO FARAVELLI

CARTA DEL VIAGGIO DELLA PIROCORVETTA MAGENTA
Nell’ambito del ciclo di incontri, organizzati dal Museo Regionale di Scienze Naturali in occasione del 150° anniversario del viaggio della pirocorvetta Magenta (1866-2016), giovedì 19 gennaio alle ore 17,30, presso Palazzo Lascaris in via V. Alfieri 15, si terrà l’incontro dal titolo: Arche di carta. Dal “carnet de voyage” al taccuino naturalistico, a cura di Stefano Faravelli, artista esploratore e maestro indiscusso del carnet di viaggio.
PIROCORVETTA MAGENTA DURANTE IL VIAGGIO
I carnet de voyage di Stefano Faravelli nascono da incontri fatati con paesi e città del destino, come Cina, Egitto, Marocco, Turchia, Giappone, India, Mali, Madagascar.
Ispirandosi alle grandi esplorazioni scientifiche dell’Ottocento, Faravelli descrive con matite e acquerelli la prodigiosa bellezza della natura e la varietà dei luoghi che incontra nei suoi viaggi e con la sua arte riesce a tradurre in emozioni le forme, i comportamenti e i colori che osserva.
UN'ILLUSTRAZIONE DAL CARNET DE VOYAGE DI STEFANO FARAVELLI
I suoi taccuini di viaggio sono stati esposti in diverse città, fra cui Londra, Roma, New York, Parigi, Istanbul, Gerusalemme. Di recente pubblicazione Verde stupore (EDT), un viaggio nella foresta pluviale del Madagascar.
L'ultimo lavoro, ancora inedito e tema  della conferenza, è il frutto di un mese  di navigazione tra i canali della Terra del Fuoco, tra l'Isla Navarino e Capo Horn in cui l’artista ha disegnato costellazioni mai viste, meduse antartiche, alghe oceaniche tra le cui chiome danzano foche, pinguini e oche regali.

VIAGGI INTORNO ALLA MAGENTA
Arche di carta. Dal “carnet de voyage” al taccuino naturalistico
A cura di Stefano Faravelli
Giovedì 19 gennaio 2017 - ore 17,30
Palazzo Lascaris
Via Vittorio Alfieri 15 - Torino
Ingresso libero
#ViaggiodellaMagenta