lunedì 30 aprile 2018

DA PIFFETTI A LADATTE

Manifattura di Meissen (modello di Christian Gottfried Jüchtzer)
La Venditrice di Amorini, 1790-1800
Biscuit, h. 49 cm, l. cm 53; p. cm 42
La Fondazione Accorsi-Ometto, dopo una serie di esposizioni dedicate alla pittura italiana, torna a proporre una mostra sulle arti decorative, incentrata sulle acquisizioni fatte per incrementare la collezione permanente del museo.
La rassegna, curata da Giulio Ometto (Presidente della Fondazione) e da Luca Mana (conservatore del Museo), consente di ammirare un centinaio di manufatti di arte decorativa tra gli oltre duecentocinquanta acquistati negli ultimi dieci anni: mobili, dipinti, miniature, orologi, argenti e oggetti montati.
Il Museo Accorsi-Ometto nasce con lo scopo di far conoscere al pubblico uno straordinario patrimonio di arredi e di opere. Oltre a salvaguardare l’arte del XVIII e XIX secolo, ha il compito di ampliare le proprie raccolte, mantenendo inalterato lo spirito collezionistico del fondatore, Pietro Accorsi. La lungimiranza di Accorsi e un'oculata amministrazione dei beni della Fondazione hanno permesso di mantenere un'assoluta autonomia finanziaria e di intenti. Grazie anche all'infaticabile operato e al profondo amore per l’antiquariato del Presidente negli ultimi dieci anni è stato possibile riportare a Torino importanti capolavori finiti all’estero.
Ebanista piemontese
Scrivania "mazzarina"
inizio del XVIII secolo (ante 1715?)
Legno e avorio, h. cm 65, l. cm 78,5, p. cm 42
L'interesse per l’arredamento settecentesco e il collezionismo sono due aspetti costitutivi del famoso "gusto Accorsi". Ne sono un esempio l’incantevole Venditrice di Amorini in biscuit di Meissen del 1790-1800; le miniature francesi che ritraggono elegantissimi gentiluomini e nobildonne del XIX secolo; gli oggetti montati dove le porcellane della manifattura di Vincennes, della dinastia Qing, della manifattura di Meissen, si avvicendano in un tripudio di bronzi dorati, scene galanti e delicate statuette.
Fra i mobili piemontesi del Settecento fanno mostra di sé il tavolino da centro di Pietro Piffetti, del 1750, con mensa ottagonale e tarsie in avorio colorato, dai sinuosi montanti e quattro volute unite al centro in un originalissimo piedistallo pensile; la scrivania "mazzarina", impiallacciata in legno e avorio, dell’inizio del XVIII secolo, destinata quasi sicuramente, viste le piccole dimensioni e la presenza del monogramma "VA", al principino Vittorio Amedeo Filippo di Savoia, prematuramente scomparso all’età di sedici anni; la pregevole consolle da muro del 1720-1730; infine il bel gruppo di quattro poltrone, della metà XVIII secolo, in legno intagliato e dorato, decorate da un rivestimento tessile a piccolo punto, raffigurante scenette all’orientale e realizzate certamente su modelli francesi.
Manifattura francese
Candeliere a tre luci
, metà del XVIII secolo
Porcellana cinese (dinastia Qing, era Kangxi, 1662-1722)
montata su bronzo dorato guarnito di fiori in porcellana di Vincennes
h. cm 40, l. cm 52, p. cm 23
Dalle aste internazionali provengono il raro ed elegante cofano-forte del Piffetti (1750-1770), acquistato da Sotheby's nel 2013; i tre gruppi in terracotta del Ladatte, acquisiti a Parigi nel 2014 e nel 2017; il candeliere in bronzo dorato, su modello di Juste-Aurèle Meissonier, ritornato a Torino dopo l'acquisto a Parigi nel 2016. Oggetti che, con i due ritratti di Giovanni Panealbo, raffiguranti Vittorio Amedeo III di Savoia e la figlia Maria Teresa, e con quello della principessina Maria Luisa Gabriella di Savoia di Louis Michel Van Loo, attestano il raffinato collezionismo e la nutrita committenza nel Regno sabaudo.
Pietro Piffetti (Torino, 1701-1777), nominato ebanista di corte nel 1731, lavorò per la corte sabauda per quarantasei anni, fino alla morte, con l’incarico di manutenzione del mobilio esistente e di esecuzione di nuovi arredi, realizzando opere per Palazzo Reale, la Reggia di Venaria, la Villa della Regina e Stupinigi.
Francesco Ladatte (Torino, 1706-1787), formatosi prima a Parigi e poi a Roma, dopo una brillante carriera accademica nella capitale francese, si trasferì definitivamente a Torino, dove fu nominato da Carlo Emanuele III "scultore in bronzo di Sua Maestà". Per casa Savoia realizzò numerose opere in bronzo, marmo, piombo, argento e terracotta, destinate al Palazzo Reale di Torino, alla cappella della Sindone e a Stupinigi, per la quale nel 1766 realizzò il celebre cervo. Collaborò con Pietro Piffetti e con Andrea Boucheron.
Louis-Michel van Loo (Tolone, 1707- Parigi, 1771)
Ritratto di Maria Luisa Gabriella di Savoia da bambina, 1733
Olio su tela, h. cm 89, l. cm 68
Louis-Michel Van Loo (1707, Tolone - 1771, Parigi), membro di un’estesa dinastia di pittori di origine olandese, fu allievo del padre, che seguì ovunque nelle sue peregrinazioni professionali, da Torino, a Roma e Parigi. Divenuto accademico, godette di una carriera privilegiata. Nel 1733 si fermò a Torino per servire la corte sabauda, ritraendo i principi e le principesse reali. Ritrattista alla corte di Spagna, dal 1736 al 1753, tornò a Parigi, dove divenne il pittore di Luigi XV. Nel 1765 subentrò allo zio come direttore dell’École royale des élèves protégés.
Giuseppe Maria Bonzanigo (Asti, 1745-Torino, 1820), proveniente da una famiglia di scultori e di costruttori d’organo, originaria del Canton Ticino, nel 1787 fu nominato da Vittorio Amedeo III "suo scultore in legno". Ottenuta la protezione del governatore del Piemonte, Camillo Borghese, e di tutta la corte napoleonica, durante la Restaurazione l’artista tornò a rivestire, sotto Vittorio Emanuele I, l’incarico di scultore regio.
La mostra affianca passione per l’arredamento, amore per il bello e recupero di opere d’arte dovuti ad un collezionista contemporaneo e offre una panoramica sugli oggetti e sugli artisti del Settecento altrettanto apprezzati e collezionati presso la corte sabauda.

DA PIFFETTI A LADATTE
Dieci anni di acquisizioni alla Fondazione Accorsi-Ometto

Dal 16 febbraio al 3 giugno 2018
Fondazione Accorsi - Ometto
Museo di Arti Decorative

Via Po, 55 - 10124 Torino
t. 011 837 688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it
www.fondazioneaccorsi-ometto.it

FRANK HORVAT. STORIA DI UN FOTOGRAFO

Cappello di Givenchy
1958
Fino al 20 maggio 2018 le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano FRANK HORVAT. STORIA DI UN FOTOGRAFO. La mostra antologica è curata da Horvat stesso e traccia il percorso di un maestro che ha segnato gli ultimi settant’anni di storia della fotografia.
Il grande interesse del lavoro di Horvat è insito nella ricchezza e nella varietà del suo percorso: cronista attento di realtà sconosciute in luoghi allora lontani, fotografo di moda che immerge le sue modelle nei fatti quotidiani, studioso sensibile alla storia dell’arte pronto a confrontarsi con la pittura e affascinato dalla scultura, indagatatore del rapporto fra uomo e natura nelle foto di paesaggi, autore di virtuosismi digitali e ricercatore dallo sguardo libero. Tutto questo viene narrato attraverso 210 immagini realizzate da Horvat, insieme a una trentina di esemplari firmati da Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau e altri, tratti dalla sua collezione privata, esposti al pubblico in anteprima assoluta.
Parigi. Scarpe e Tour Eiffel
1974
Fotografo difficilmente incasellabile, l'esposizione ripercorre l’intera carriera di Horvat attraverso una rappresentazione critica suddivisa in quindici ‘chiavi’ di lettura, tradotte in altrettante sezioni: Luce, Condizione umana, Tempo sospeso, Voyeur, Da occhio a occhio, Metafore, Fa pensare a..., Uno, Due, Molti, La vera donna, Fuori luogo, Cose, Foto fesse, Autoritratti, oltre a Vere somiglianze. "L’eclettismo - dice Horvat - non è sempre stato un vantaggio per me: alcuni hanno messo in dubbio la sincerità del mio impegno, altri hanno trovato che le mie foto erano poco ‘riconoscibili’, come se, dicevano, fossero state fatte da autori diversi. Questo mi ha spinto a ripercorrere la mia opera per cercarvi un denominatore comune. Ne ho trovati quindici e non solo uno, quindici in tutto il mio percorso e li ho chiamati ‘chiavi’".
Il racconto esplora ciò che sta dietro a ogni scatto: il rapporto col mondo dell’alta moda, di cui Horvat combatté gli stereotipi; il connubio tra le lezioni di fotografia e uno spiccato gusto per l’aneddotica; la trasversalità delle influenze sul suo linguaggio (da Caravaggio a Rembrandt per la luce, all’istante decisivo di Henri Cartier-Bresson, passando per l’amico Marc Riboud).
Londra. Autoritratto al Brick Lane Market
1955
La ricchissima raccolta personale di Horvat composta da alcune centinaia di immagini ad opera di amici, colleghi e giovani fotografi, riserva in alcuni casi vere e proprie icone della Storia della fotografia, come il celebre scatto di Jeff Widener con lo studente di fronte ai carri armati in piazza Tienanmen a Pechino, del 1989. Fra i nomi celebri, documentati nella sua collezione "non per passatempo ma piuttosto quale supporto del mio personale cammino", spiccano quelli di André Kertesz, Bill Brandt, Henri Cartier-Bresson, Eugene Smith, Brassai, Robert Doisneau, Edward Weston, Elliott Erwitt, Mario Giacomelli, Edouard Boubat, Irving Penn, Helmut Newton, Jacques-Henri Lartigue, Sebastiao Salgado, August Sander, Weegee.
Nell’arco di settant’anni, il tempo del suo iter professionale tuttora in corso, Horvat non smette di affrontare nuovi percorsi di visione senza mai ripetersi. Il suo lavoro è un confronto costante con gli sviluppi dell’arte e della fotografia, in rapporto dialettico con artefici di scatti che egli definisce "ottime domande" o "coraggiosi tentativi di risposta".
Derbyshire UK. Vecchia quercia
1977
Frank Horvat è nato nel 1928 a Opatjia (Abbazia, allora città italiana, oggi Croazia), attualmente vive in Francia. Ha viaggiato ovunque e parla correntemente quattro lingue.
Divenuto famoso per le sue fotografie di moda, pubblicate sulle maggiori testate fin dal 1950, si dedica anche alla scrittura e all’oleicoltura.
Nel 1988 ha pubblicato uno dei suoi libri più importanti, Entre vues, che raccoglie sue interviste rivolte a fotografi famosi come Edouard Boubat, Helmut Newton, Robert Doisneau, Don McCullin, Marc Riboud. Fin dal 1990 ha intrapreso un lavoro sperimentale con le nuove tecnologie, sostituendo nel 1998 il tradizionale equipaggiamento con una piccola macchina digitale che porta sempre con sé. Nel 2011 ha messo a punto una applicazione per iPad chiamata Horvatland. Malgrado l'esperienza acquisita, il medium prescelto non è mai dato in maniera assoluta, ma pone sempre il quesito di fondo: "ho proprio creduto, ogni volta che scattavo, che quel momento fosse degno di essere preservato? E voi, spettatori, credete davvero che il fluire del tempo sia stato sospeso?". Al pubblico l'ardua sentenza.

FRANK HORVAT. STORIA DI UN FOTOGRAFO
Moda, cronaca e vita nelle immagini della sua carriera e della sua collezione

Dal 28 febbraio al 20 maggio 2018
Musei Reali Torino - Sale Chiablese
Orario: lunedì 14-19; martedì - domenica 10-19 (ultimo ingresso alle 18).
Biglietteria presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1
Orario: dalle 8,30 alle 18.
Informazioni: +39 011 5211106; mr-to@beniculturali.it
www.museireali.beniculturali.it

I TESORI ESOTICI DEL DUCA

Maschere del poema epico Ramakien
(Il dio scimmia Hanuman)
XIX sec.
Thailandia, teatro classico Khon (XV sec.)





Il MAO Museo d’Arte Orientale, in collaborazione con il Polo Museale del Piemonte, ospita al piano nobile di Palazzo Mazzonis, nello spazio dedicato a piccole e preziose esposizioni, alcune tra le opere più significative della raccolta di manufatti asiatici del Castello di Agliè, attualmente in corso di studio e restauro con l’obiettivo di una futura presentazione museale nel castello stesso.
Nel Castello Ducale di Aglié è custodita una consistente collezione di oggetti provenienti principalmente da Cina, Giappone e Thailandia, raccolti per la gran parte da Tomaso di Savoia duca di Genova (1854-1931).
Il secondo duca di Savoia Genova, figlio di Ferdinando, fratello minore di Vittorio Emanuele II, studiò in Gran Bretagna e fu imbarcato come guardamarina a soli 17 anni. Compì numerosi viaggi per mare, tra cui la circumnavigazione del globo negli anni 1872-74 e il viaggio in Asia orientale del 1879-81, al comando della corvetta Vettor Pisani.
Ciotola con motivi di peonie
Cina, provincia di Jiangxi, fornaci di Jingdezhen
Dinastia Qing, Era Kangxi (1661-1722)
Porcellana dipinta in blu cobalto sotto vetrina
Gli oggetti portati, doni diplomatici e acquisti episodici, si possono collegare ad alcune tappe: Nanchino (Cina), Nara (Giappone), Birmania, Thailandia.
Tra i manufatti esposti vi è una maschera ottocentesca di Hanuman, il dio scimmia, personaggio del poema epico Ramakien, parte del repertorio teatrale classico thailandese risalente al XV secolo.
Il grande vaso del periodo Qing in porcellana craquelé decorata a smalti policromi, illustra invece l’episodio di Wu Zixu che solleva un pesante tripode a un incontro tra capi di stato, soggetto frequente nella letteratura e nel teatro popolari cinesi.
Kawanabe Kyōsai (1831-1889) e Kawabata Gyokushō (1842-1913)
Cortigiana con parasole e servitore
Giappone, Periodo Meiji, 1880 ca.
Carta, inchiostro e pigmenti
Il prezioso dipinto a quattro mani di Kawanabe Kyōsai (1831-1889) e Kawabata Gyokushō (1842-1913) raffigurante una cortigiana col suo servitore, è stato recentemente oggetto di un complesso intervento di recupero da parte dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro. La rapida pennellata e la limitata gamma dei colori permettono di annoverare questo dipinto tra i cosiddetti sekiga, opere estemporanee realizzate in modo improvvisato, sul momento. Si tratta forse di una commissione diretta del duca ai due autori durante uno shogakai, un incontro pubblico di pittura e calligrafia giapponese.
Da segnalare, oltre al nucleo principale, l'importante gruppo di oggetti thailandesi e cinesi raccolto da Giuseppe Canova, ingegnere italiano progettista della prima ferrovia da Bangkok a Phetchaburi, donato ad Aglié negli anni ‘50 del Novecento.

I TESORI ESOTICI DEL DUCA
Selezione di opere orientali dal Castello di Aglié

Dal 27 febbraio al 3 giugno 2018
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico, 11 - Torino
Orario: mar-ven 10 - 18; sab-dom 11 - 19; chiuso lunedì. La biglietteria chiude un'ora prima. L’ingresso alla mostra rientra nel biglietto del Museo.
Info: t. 011.4436927; mao@fondazionetorinomusei.it
www.maotorino.it

Castello di Agliè
Piazza Castello, 1 - Aglié (TO)
Orario: da martedì a domenica 8.30 alle 19.30. Ultimo ingresso 18. Lunedì chiuso.
Le visite si svolgono in gruppi di max 25 persone accompagnate dal personale del Castello.
Orari di partenza dei gruppi: 9, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18.
Biglietteria e prenotazioni: t. 0124 330102; pm-pie.aglie@beniculturali.it

mercoledì 25 aprile 2018

IL LIBRO CUORE DI VALENTINA


In occasione del "Maggio dei Libri", la Fondazione Tancredi di Barolo - MUSLI è lieta di ospitare la presentazione del nuovo volume della celebre serie per bambini "Valentina" di Angelo Petrosino, che uscirà il 30 aprile per Il Battello a Vapore.
La protagonista della serie, Valentina, è diventata "grande", è un’insegnante di scuola media e in questo libro ci racconta le sue giornate a scuola, scrivendo un diario, delle lettere e dei racconti che rievocano - attualizzandoli - gli episodi e le tematiche del libro Cuore di Edmondo De Amicis.
Attraverso una narrazione nella narrazione, Valentina si confronterà con etnie diverse, caratteri particolari e storie personali e racconterà, tra i vari episodi, anche la visita molto importante al MUSLI.
L’opera, che contribuisce a valorizzare le iniziative della Fondazione dedicate a Cuore e a De Amicis, è dedicata a Pompeo Vagliani, "anima e cuore del Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino, nel ricordo di Edmondo De Amicis".
Intervengono insieme all’autore, Raffaella Silipo («La Stampa»), Luciana Pasino e Pompeo Vagliani (Fondazione Tancredi di Barolo).

IL LIBRO CUORE DI VALENTINA

di Angelo Petrosino
Venerdì 4 maggio 2018, h 17.00
MUSLI - Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia
Via Corte d’Appello 20/C - Torino
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Per informazioni: 011 19784944 e 388 4746437; didattica@fondazionetancredidibarolo.com

sabato 21 aprile 2018

Libri / L'EREDITÀ DI VLADIMIR

Malachite, decoro del giardino con
personaggi ed alberi di pino.
Pechino, manifattura imperiale.
Scrive Gian Giorgio Massara nella prefazione al romanzo L'Eredità di Vladimir: "Anna Cremonte Pastorello di Cornour conquista il lettore dei suoi libri con notizie insolite, descrizioni di viaggi, memorie lontane che s'affacciano sul mutato panorama della nostra città evocando presenze e momenti di storia e di arte". Opinione condivisibile, poiché nell'ultima fatica editoriale della scrittrice si possono ravvisare numerosi riferimenti alla cultura intellettuale torinese del secolo scorso, esito della naturale assimilazione di un modo di pensare e di sentire ancora vivi nell'identità aristocratica del capoluogo piemontese.
Certo, il romanzo non manca di evidenziare il cambiamento epocale che ha plasmato i  contorni della città, costringendola a trasformarsi in poco più di un secolo da residenza sabauda, a capitale d'Italia, a metropoli industriale in seguito ai poderosi flussi migratori durante il boom economico; fino a incontrare ai giorni nostri una società multietnica di seconda e terza generazione, profondamente radicata nel tessuto sociale metropolitano, a tal punto da averne ridisegnato l'assetto, connotato da attività commerciali e da un melting pot di razze variamente sfaccettate. Tuttavia la trasformazione in atto non ha mutato l'essenza, l'innato fascino misterioso della città, annidato fra le righe del racconto come ordito di un tessuto d'antan.
Venditore di tè e di ciambelle.
Verbilki. Manifattura Franz Gardner.
Prima metà XIX sec.
L'intreccio si snoda a partire dal lascito di Vladìmir Ivanovic Zuev (1870 - 1968). Alla comparsa del testamento olografo, fra vicende alterne di personaggi vivacemente caratterizzati, compendio di vizi e virtù - a tratti incarnazione dello stereotipo torinese impresso nell'immaginario collettivo -, sono collegati gli episodi in cui si avvicendano i protagonisti del racconto. La trama consente al lettore di seguire con curiosità e apprensione le vicissitudini di Maria e Maddalena Mensio, figlie di Felice e Juliette d'Aubry Mensio, sorelle dell'unico erede maschio, Giuseppe, dirigente FIAT, sposato con Piera e padre di Adriana. Morto a Buenos Aires in seguito a un incidente aereo, lascia la famiglia e la figlia Rita nata dalla relazione con una donna argentina. Adottata dalle sorelle Mensio, 'Ritin', classe 1951, esempio di "giovanile entusiasmo e di passione sconfitta"1, farà il suo trionfale ingresso nell'età adulta sotto l'occhio vigile delle zie e del fido cane Tabui.
Bishamonten il dio del coraggio,
della potenza, protettore dei guerrieri,
guardiano dei cieli e dei templi.
I personaggi maschili appaiono lontani e idealizzati, dai modi scostanti come l'uomo "quasi bifolco"2 di gozzaniana memoria, ma proprio in ragione della loro urticante debolezza, autenticamente umani.
Padri e compagni latenti, dimenticati o perdonati, sono riscattati da un sentimento che tutto sublima, in un clima di velata ironia crepuscolare. L'ambiente domestico, la dimensione familiare cari alla signorina Felicita3, là come nel testo di Anna Cremonte, sono posti a baluardo dell'integrità morale dei protagonisti. Non vi è giudizio, la voce del narratore onnisciente presenta i fatti e talvolta si compiace delle brillanti schermaglie fra le due sorelle e i ruoli comprimari, tali da suscitare nel lettore un'amabile simpatia. E, di nuovo, il pensiero rievoca certe figure femminili "piene di compunzione" un po' retrò, tratteggiate con sottile cinismo dalla penna di Aldo Palazzeschi4.
Cristallo rosso rubino, decoro inciso alla mola in oro zecchino.
San Pietroburgo. Manifattura di Carl Fabergé.
Fine XIX sec.
Sul piano dell'ambientazione, il lettore si aggira per angoli e scorci ben noti ai torinesi: via Garibaldi, via Botero, lo storico Caffè del Bicerin, il Valentino. Con la stessa dovizia di aneddoti ripercorre le gesta avventurose di Vladimir, nei racconti di un passato brillante, trascorso nella taiga russa, alla corte dei Romanov, nei cenacoli artistici e intellettuali parigini. Uomo colto, risoltosi a prestare servizio come chauffeur a Zurigo e in Italia, complici le due sorelle, Vlad riscoprirà le proprie radici fra i compatrioti della comunità in Val Pellice, ivi terminando in letizia i suoi giorni.
Peculiarità della veste grafica è, come nelle precedenti pubblicazioni di Cremonte - Ferro e Fuoco; Tè, Caffè, Cioccolata in Tazza - il ricco apparato iconografico con una galleria di immagini del tesoro ereditato dalle Mensio: netsuke e snuff bottles dall'Estremo Oriente, statuine russe raffiguranti scene popolari e preziose uova Fabergé. Oggetti contesi, dispersi e in ultimo nobilitati dal finale a sorpresa.
Insomma, un testo confezionato da Anna Cremonte con la consueta cura e freschezza (illustrato in copertina da Giovanni Paulli), in risposta ai requisiti richiesti dall'Editore Daniela Piazza alla rosa selezionata di autori in catalogo, per i quali "scrivere e farsi leggere è un’irrinunciabile esigenza dell’anima".

1) Cesare Pavese in merito ai romanzi La bella estate, 1940; Il diavolo sulle colline, 1948; Tra donne sole, 1949.
2) G. GOZZANO, La signorina Felicita ovvero La felicità, in C. GHELLI (a cura di), Gozzano e i crepuscolari, Garzanti, Milano 1983,  p. 41.
3) Ibidem.
4) A. PALAZZESCHI, Le beghine, in GHELLI, Gozzano e i crepuscolari cit., p. 598.


Anna Cremonte Pastorello di Cornour
L'EREDITÀ DI VLADIMIR

Daniela Piazza Editore
ISBN 9788878892910
Data di Pubblicazione: 2017
Pagine: 224
Prezzo di copertina; 19,00 €

giovedì 19 aprile 2018

IL PENDOLO DEL CAOS

 
L’Istituto d’Istruzione Superiore Copernico-Luxemburg, la Biblioteca Civica "Dietrich Bonhoeffer" e il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino presentano IL PENDOLO DEL CAOS, mostra interattiva di divulgazione scientifica promossa dal Progetto Experimenta nell'ambito di un progetto condiviso di alternanza scuola-lavoro.
L’esposizione sarà visitabile fino al 7 giugno 2018 presso la Biblioteca Civica "Dietrich Bonhoeffer" a Torino.
L’obiettivo degli studenti coinvolti nella realizzazione dell'iniziativa è la divulgazione della teoria del caos attraverso l’installazione del modello interattivo e tramite attività di laboratorio. Seguendo il tracciato del pendolo sospeso su tre magneti disposti ai vertici di un triangolo equilatero si scopre che esso disegna un "attrattore strano", una figura scoperta dal metereologo Edward Lorenz negli anni Sessanta del secolo scorso. L'attrattore strano rientra nella geometria dei frattali, sviluppata dal matematico Benoit Mandelbrot.
La mostra è rivolta a tutte le fasce di pubblico, con particolare attenzione agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. I ragazzi delle classi 3H, 3I, 4H e 4L, con la collaborazione dei tutor dell’Istituto, del personale scientifico e della comunicazione del Museo Regionale di Scienze Naturali e il coordinamento del Progetto Experimenta, hanno curato l'allestimento, ideato i materiali promozionali sia nei canali tradizionali che digitali  e avranno inoltre il compito fondamentale di guidare il pubblico in questa esperienza.

IL PENDOLO DEL CAOS
Un exhibit itinerante del Progetto Experimenta

Dal 12 aprile al 7 giugno 2018
Biblioteca Civica "Dietrich Bonhoeffer"
Corso Corsica 55 - 10135 Torino
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 18. Ingresso libero.
Informazioni e prenotazioni scuole: t. 347 212344 dal lunedì al venerdì dalle 15,30 alle 18.

BEPPE CASINI. ACRYLIC GROOVES

F. Z. Memorial(particolare)
Acrilico su tela. cm 50 x 60
Prosegue, fino al 21 aprile, la mostra con I ritratti musicali di Beppe Casini, esposti presso la Galleria In Arco di Torino.
Più di cinquanta opere ad acrilico che l'artista viareggino ha selezionato da un repertorio di oltre seicento dipinti per festeggiare il 40° anniversario dello storico negozio di vinili d'importazione Rock&Folk con sede in via Bogino 4 a Torino, punto di riferimento per collezionisti di LP e rarità fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1978 per iniziativa di Franco Bertaccini, da un' idea del fratello Sergio, titolare della galleria.
Lou Reed
Acrilico su cartoncino, cm  35 x 45
Formatosi all'Istituto d'Arte di Lucca e presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, restauratore, cultore di musica e di fotografia, Casini coniuga tali passioni in lavori meticolosi e istintuali al tempo stesso.
Egli padroneggia il tratto e la stesura cromatica, grazie ad un sapere applicato con il rigore tecnico tipico delle arti corporative, conferendo un'intensa energia vitale ai personaggi e un solido equilibrio formale alla composizione. Guarda alla carica espressiva delle figure di Francis Bacon, all'espressionismo tedesco, ai corpi avviluppati nelle trame di Alberto Giacometti, ma prima di tutto alla tecnica eversiva di Giovanni Boldini, ritrattista di raro talento, definito dalla critica pittore protofuturista, collocato sulla sottile linea di demarcazione tra figurazione e astrattismo. Tutto questo, insieme alle ambientazioni surrealiste, costituisce l'impalcatura a sostegno di un'iconografia libera e originale.
Daevid Allen - Gong
Acrilico su tela, cm  120  x 80
Ma torniamo alla musica. Non occorre citare Kandinskij o Mondrian per andare a ricercare la ritmica nel segno brioso, per trovare dei rimandi sinestetici nelle campiture plastiche vibranti di colore. Nei volti di James Brown, di Jimy Hendrix, nelle icone del rock, nel suono graffiante del groove anni '70, si racchiude la quintessenza dello stile grafico e cromatico di Casini. Non solo, la sua ammirazione per i Maestri del Rinascimento, la conoscenza della loro indagine puntuale della realtà attraverso il disegno prospettico, la teoria delle ombre, il chiaroscuro, sono altrettanti capisaldi di un metodo che non lascia nulla al caso o alla pura gestualità. Riferimento al passato che, seppur evidente, non cede al facile manierismo.
Phill Lynott - Thin Lizzy
Acrilico su tela, cm 60 x 120
La pittura è per l'autore innanzitutto una necessità. A partire dall'idea, il quadro si costruisce nell'intelletto secondo codici prestabiliti e attraverso la mano si imprime nel suo supporto d'elezione: tela, legno o carta. Questo il manifesto poetico. A partire da immagini fotografiche, elaborate fino a diventare altro rispetto alla mera riproduzione realistica, prendono corpo i caratteri dei musicisti. Già consegnati alla storia quali leggende immortali dalla letteratura di settore, riacquistano ora quella scintilla vitale che li rende presenze tangibili nel ricordo del pittore e di milioni di altri fan che ancora ne rievocano il mito. Nascono così i "ritratti d'affezione", secondo la definizione datane da Vittore Baroni, critico musicale e autore del testo in catalogo, al quale si rimanda per i puntuali riferimenti biografici e discografici.
Alice Cooper
Acrilico su tela, cm 50 x 50
Frank Zappa, anche nell'irriverente versione in carta pesta, le composizioni con i Rolling Stones, David Bowie e le infinite varianti, tra graffito e pop, di altri nomi noti della scena musicale internazionale, talora effigiati sulle copertine realizzate per case discografiche, sono l'espressione di una ricerca pluriennale come consulente nel mondo della discografia e di una fattiva collaborazione ultradecennale con Rock&Folk.
L'acrilico, risolto da Beppe Casini in modi decisamente non convenzionali, trova perfetta consonanza nei soggetti: personalità anticonformiste, ribelli, trasgressive, eppure fedeli alla loro musa, ispiratrice di accordi irripetibili, rimasti nella memoria di intere generazioni, per sempre scolpiti nei solchi ruvidi di un universo in vinile.

ACRYLIC GROOVES
I ritratti musicali di Beppe Casini

Dal 17 al 21 aprile 2018
Galleria In Arco
Piazza Vittorio Veneto 1/3 - Torino
Orario: dal martedì al sabato 10,30 - 13 e 16 - 19,30
Tel./Fax +39 011 19665399
www.in-arco.com

lunedì 16 aprile 2018

NON SPARATE SUL POSTINO

La compagnia teatrale QuintAperta presenta lo spettacolo "Non sparate sul postino" (Post Horn Gallop) di Derek Benfield, traduzione di Maria Teresa Petruzzi, per la regia di Vito Giovanni Liuzzi.
La commedia di Derek Benfield si svolge in un castello nel quale il padrone di casa, bizzarro militare nostalgico in pensione, considera pericoloso ogni personaggio in divisa che si avvicini alla tenuta. Non si sottrae al ferreo controllo neanche il postino, considerato una spia straniera. La moglie del protagonista asseconda il consorte, la figlia è sposata ad un uomo ricercato da due loschi figuri usciti dal carcere e intenzionati a vendicarsi.
I nobili ospiti della dimora regale, in difficoltà finanziaria, sono obbligati ad aprire l'edificio al pubblico. Questa è la premessa per un susseguirsi di imprevedibili eventi...
Personaggi e interpreti: Elrood (Angelo Crosignani), Lady Elrood (Maria Teresa Morandi), Patricia (Elena Paoli), Chester (Alberto Giovannini), Ada (Paola Palombo), Bert (Giovanni Farris), Maggie (Maria Patania), Wedgwood (Giancarlo Poggioli), Capone (Giuseppe Marino), George Willis (Andrea Piccolo), Miss. Partridge (Maria Bonifacio).
La rappresentazione dell’opera è resa possibile grazie all'autorizzazione della MTP Concessionari Associati S.r.L. (Roma). Il ricavato dalle vendite dei biglietti sarà devoluto all'Associazione Nazionale Donne Operate al Seno - A.N.D.O.S. Onlus, Comitato di Torino.

"Non sparate sul postino"
(Post Horn Gallop)
Venerdì 20 Aprile 2018 - ore 21
Teatro Sant’Anna
Via Brione, 40 - Torino

PAOLO GENOVESE. LA PRIMAVERA GRANDE

 
Prosegue fino al 22 aprile 2018 la mostra
LA PRIMAVERA GRANDE
retrospettiva di
PAOLO GENOVESE
a cura di Luca Fiorentino e Valter Vesco.
L'esposizione, inaugurata il 7 aprile scorso, 
è ospitata nella suggestiva architettura della 
in via Cesare Battisti a Condove.
Le opere sono visitabili nei seguenti orari:
mercoledì e
domenica 22 aprile 10-12, venerdì 16-19, sabato 10-12 e 16-19. Ingresso libero.

giovedì 12 aprile 2018

FILIPPO DE PISIS

Natura morta con quadro di El Greco, 1926
Olio su cartone su tela, cm 67 x 52
La mostra in corso al MEF - Museo Ettore Fico di Torino, a cura di Elisa Camesasca, Paolo Campiglio, Maddalena Tibertelli de Pisis, col sostegno dell'Associazione per Filippo de Pisis, intende porre la pittura di Filippo de Pisis (Luigi Filippo Tibertelli. Ferrara, 1896 - Milano 1956) in relazione con le fonti pittoriche del presente e del passato.
Appassionato di storia e collezionismo d’arte, si iscrive alla Facoltà di Lettere all’Università di Bologna, dedica oltre trent'anni allo studio dei pittori della tradizione ferrarese, fra cui Lorenzo Costa e Francesco Francia e recupera il proprio antico lignaggio nel cognome decaduto dell’avo Filippo Tibertelli de Pisis.
Il suo tratto metafisico è debitore dei contemporanei de Chirico, Savinio e Carrà, mentre a Soutine, Toulouse-Lautrec deve l'affrancamento dalla lezione di Manet, a lungo ritenuto un modello.
La mostra, raduna circa 150 opere tra dipinti e disegni, nei quali de Pisis trasferisce i suoi interessi: la lirica, la botanica, le civiltà del passato, puntualmente sviluppati in apposite sezioni espositive.
La passione per la poesia è resa attraverso le raccolte di poesie. lo scambio epistolare e pittorico fra il 'poeta' de Pisis e il 'pittore' Eugnio Montale legati da reciproca stima.
Natura morta marina, 1927
Olio su cartone, cm 46 x 38
In mostra la grande tela Beccaccino (1932), proveniente dalla collezione di Montale, a seguito del dono che ne fece all'amico lo stesso de Pisis.
La natura è raffigurata nei fiori recisi (Dalie e gladioli, 1933; Il Paravento delle tre stagioni, 1941; La foglia nella tempesta, 1940), da una selezione raffinata di olî, acquerelli e da alcuni fogli dell’erbario giovanile che l’artista acquistò o realizzò personalmente e in seguito cedette all’Orto Botanico dell’Università di Padova. 
L’attenzione posta all’antico non esclude le avanguardie del Novecento, che egli ritiene nel 1916 tendenze contemporanee e propositive. È in contatto epistolare col dadaista Tristan Tzara, guarda al Futurismo di Depero e alla Metafisica degli esordi, nel 1917, in rapporto di sincera amicizia con Giorgio de Chirico, come attesta il ritratto giovanile realizzato da de Pisis gelosamente custodito fra le proprie carte dal pittore metafisico.
In molti casi egli celebra la storia passata e recente con solleciti omaggi a Michelangelo (1928), ai maestri del Rinascimento, oppure attraverso gli Studi, rapidamente tratteggiati nei vari musei che ha occasione di visitare in Italia e all'estero.
La sezione dedicata alla musica e all'opera lirica in particolare presenta una raccolta di libretti originali appartenuti al pittore, in dialogo con opere quali La perla. Omaggio alla Duse (1943) e Suonatore di flauto (1940).
Dalie, 1931
Olio su tela, cm 82 x 61
Luogo d'elezione è lo studio itinerante del Maestro, da lui chiamato anche 'camera melodrammatica', spazio multiforme, nel contempo wunderkammer, galleria antiquaria e garçonniere, dove realizza opere come Nudo maschile sdraiato (1931) e Nudo (1934) e dal quale provengono alcune tele del grottesco Pietro Della Vecchia, pittore del Seicento veneziano, di artisti minori del Settecento, oltre a vedute della prima metà dell'Ottocento.
Negli anni del regime fascista risiede a Parigi, ma torna in Italia per trascorrere le vacanze estive a Cortina o nel Tirolo. Nella sezione dedicata si ritrovano opere del gruppo degli Italiens de Paris e la cassetta da viaggio per il pappagallo  Cocò, che l’artista fece dipingere ai colleghi Campigli, Tosi e de Chirico.
Nell'area tematica sui luoghi dell'anima spiccano le vedute de La Torre Eiffel (1939), dei Boulevards e di Londra che, con le numerose vedute di Milano e di Venezia, immortalano i percorsi reali e interiori dell’artista.
Trasferitosi a Milano, distrutto lo studio nei bombardamenti del 1943, si stabilisce a Venezia dove resterà fino al 1948, anno in cui si presentano i primi sintomi della malattia.
Nell’ultimo periodo (1948-1953) l’aggravarsi delle condizioni di salute, i frequenti ricoveri, gli esami clinici, gli spostamenti da un ospedale all’altro limitano fortemente il lavoro di de Pisis: la sua pittura diviene sempre più rarefatta e presagio di una fine incombente (Natura morta con il calamaio, 1952; Rose bianche, 1951).

FILIPPO DE PISIS.
Eclettico connaisseur fra pittura, musica e poesia.

24 gennaio - 22 aprile 2018
MEF - Museo Ettore Fico
via Francesco Cigna 114, Torino
Orario: da mercoledì a venerdì ore 14 - 19; sabato e domenica ore 11 - 19
www.museofico.it

mercoledì 11 aprile 2018

FERENC PINTÉR. L’ILLUSTRATORE PERFETTO

Esecutivo per copertina di Cesare Pavese
Prima che il gallo canti
Oscar Mondadori, 1969
tempera su carta
cm 32,5 x 39,3
Terminerà il prossimo 22 aprile la mostra dedicata all'autore italo-ungherese, celebre soprattutto per le copertine dei romanzi Mondadori, casa editrice con la quale collabora per oltre trent'anni a partire dal 1960. La rassegna, ospitata negli spazi del MEF Outside a Torino, inaugurati il 3 ottobre 2017, conta circa 150 opere provenienti dalla collezione di Pietro Alligo, co-curatore dell'esposizione insieme ad Andrea Busto.
Estremamente variegato il panorama dei soggetti, da quelli politici, alla tragedia classica (Iliade. 2001), alla narrativa (Cesare Pavese, Racconti voll. I e II, La spiaggia, Paesi tuoi; Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi, Graham Greene, I commedianti), fino alla ritrattistica e alla serie di illustrazioni per il Decamerone, per Pinocchio e, infine, alla selezione di arcani maggiori (Il Bagatto, La Ruota, La Temperanza) realizzati per "I tarocchi dell'immaginario", editi da Lo Scarabeo nel 1991, campiti con stesure delicate di pigmento opaco, ciò nondimeno dalla grande forza iconografica.
Manifesto culturale
Amleto
tempera su carta
cm 47,5 x 68
Ferenc Pintér (Alassio 1931 - Milano 2008) è indubbiamente un grafico geniale, dal tratto incisivo, dallo sguardo arguto, e dallo stile unico, capace di coniugare nella varietà di linee il realismo rinascimentale, la sintesi chiaroscurale di Rembrandt e il drammatismo delle xilografie espressioniste mitteleuropee.
Capacità, questa, che ne fa un grafico pubblicitario sempre attuale, come dimostrano le campagne per il farmaco Sedibaina, o per il vasetto di yogurt (collocato dentro una gabbia bianca sulla superficie del foglio verde smeraldo, osservato con avidità da un gatto nero pronto a braccare la preda). Bozzetti pubblicitari che annoverano marchi importanti quali Martini (1956), Coca-Cola (anni '50), Euchessina (2005), dove il linguaggio visivo assume una forte valenza semantica, ancor più evidente nei diktat perentori dei manifesti politici per Solidarnosc e la Perestroika,  simboli di una fervente lotta al potere.
Copertina per Miller Wade
Max Thursday investigatore
omnibus gialli Mondadori, 1972
tempera su carta schoeller
cm 13 x 13
Le tavole originali sono realizzate magistralmente, quasi sempre a tempera su cartoncino con pennellate efficaci e rigorose, virate sui toni malinconici delle tinte pastello oppure su colori più vivaci, a seconda del soggetto rappresentato, per lo più giocato sul netto contrasto fra i non colori bianco e nero e la terna primaria variamente modulata. Nulla appare fuori luogo, neppure gli spazi vuoti, funzionali alla maggiore resa volumetrica degli elementi. Significativi a tale proposito risultano la copertina per il disco datato fine anni Cinquanta, Oscar Peterson Plays George Gershwin, il corpo nudo di A che punto è la notte di Fruttero & Lucentini (1981), l'inquietante manifesto contro i manicomi per dissidenti in URSS, risalente agli anni '80, e la psichedelica copertina del romanzo di Cornell Woolrich (William Irish), Vertigine. Funzionale alle ricostruzioni d'ambiente è anche il cromantismo dei primi piani verde prato e rosa carnicino de La capanna dello zio Tom, di Harriet Beecher Stowe, e della divisa ocra e rosa antico dell'esotico Le miniere di re Salomone, di Henry Rider Haggard, entrambi pubblicati per Oscar Grandi Romanzi Mondadori nel 1985.
Bozzetto per A che punto è la notte di Fruttero e Lucentini
Oscar Mondadori, 1981
tempera su cartoncino
cm 16,8 x 23,5
Si deve certamente alla storica casa editrice milanese la diffusione capillare del talento pittorico di Pintér, grazie anche all'edizione economica Oscar, in formato tascabile, trattato dall'autore con miniaturistica precisione. Si possono citare fra i numerosi titoli in catalogo La madre di Grazia Deledda; la collana "Guida alla lettura di"  Pirandello, Verga e Svevo (tempera e pennarello su carta, 1986), con eleganti silhouettes disposte nello spazio minimale, risolte a tecnica mista, in un perfetto connubio fra linea e colore, superfici iridate e vuoti neutri. Artista eclettico, Pintér eccelle anche nei ritratti: in mostra quelli di Jean Paul Belmondo, di Fausto Coppi, oltre all'effigie di politici, statisti ed eroi della Roma imperiale (I dodici Cesari. Dal mito alla realtà).
Il mio amico Maigret
tempera su cartoncino
cm 24,5 x 35,5
Dove tuttavia il suo genio si esprime in massimo grado sono le raffigurazioni del commissario Maigret di George Simenon, ispirati alla caratterizzazione di Gino Cervi per l'omonima serie tv. Veri e propri capolavori, summa di indagine psicologica e armonia compositiva, Maigret è solo (1980), Maigret e l'affare strip-tease, a penna e china su carta (1974),  Maigret e il libanese (1975), illustrazione dal rigoroso equilibrio, Maigret al convegno dei Terranova (1971), tempera su carta di giornale applicata su cartone - quest'ultime due nella versione rielaborata del 2002 - 2006 -, dimostrano al tempo stesso la profonda conoscenza del tema raffigurato e l'affinità peculiare con lo scrittore. È lo stesso Pintér a rivelarlo: "Ho cominciato a leggere Maigret quando ho fatto la prima copertina e poi li ho letti quasi tutti. (...) pochi come lui sanno raccontare una storia e dare un'anima ai personaggi utilizzando pochi elementi essenziali".
Ugualmente si può dire riguardo alla raffigurazione dell'investigatore Hercule Poirot, creato dalla fantasia di Agatha Christie, in cui, nuovamente, protagonista è l'accostamento sapiente di colori brillanti: blu Klein per il treno Orient Express, giallo oro per le piramidi egizie, per alcune fra le più celebri trame investigative intessute dall'autrice britannica.
Piramide
tempera su tela
cm 23,3 x 33
Nella commemorazione del decennale dalla morte, la mostra rappresenta un omaggio anche alle pubblicazioni postume, nella fattispecie Moby Dick (2002 - 2004), romanzo edito da Lo Scarabeo nel 2015, eseguito a tempera su garza applicata su cartone, per un effetto di ruvida consunzione in perfetta sintonia con lo spirito del racconto. Risultato della ricerca materica, meticolosa quanto le dettagliate ricostruzioni d'epoca, ricolme di dettagli e accessori riconducibili alla moda del tempo storico e alla disinvolta padronanza nel piegare il mezzo al fine. Anche nell'uso suggestivo del monocromo, congeniale al racconto ottocentesco L'uomo senza ombra di Adalbert Von Chamisso, edito da CartaCanta nel 2000, eccellente esempio di sintesi compositivo-narrativa.
Infine occorre soffermarsi sull'ultimo Pintér, dove la tempera è diluita alla stregua di un guazzo per illustrare Il gatto nero e I delitti della via Morgue di Edgar Allan Poe (2004 - 2005) o si dispiega in accostamenti e impaginazioni ardite negli episodi boccacceschi del Decamerone (2006 - 2007).
Non ultime, le tavole dedicate alle avventure di Pinocchio (fra le altre, Pinocchio riconosce Lucignolo trasformato in ciuco, Pinocchio e Lucignolo verso il Paese dei Balocchi, Pinocchio e il Grillo parlante, 2001 - 2005), costruite su un ductus rapido ed espressivo, destinate ad un pubblico trasversale, assorto in attonito rapimento davanti all' immaginifica produzione di uno fra i più grandi narratori della grafica italiana e internazionale.
Allestimento mostra

FERENC PINTÉR. L’ILLUSTRATORE PERFETTO
Dal 24 gennaio al 22 aprile 2018
MEF OUTSIDE
via Filippo Juvarra 13, Torino
Orario: da mercoledì a venerdì ore 14 - 19, sabato e domenica ore 11 - 19
www.museofico.it

READING CINDERELLA!

In occasione della manifestazione “Torino che Legge” promossa da Città di Torino e Forum del Libro, il MUSLI propone il laboratorio READING CINDERELLA! nel Percorso Libro del Museo per avvicinarsi in modo inusuale e divertente alla lettura della celebre fiaba di Cinderella in lingua inglese.
L’attività, destinata a bambini dai 6 anni in su, accompagna i partecipanti in un viaggio tra le pagine delle fiabe scritte e illustrate a fine Ottocento dall’artista inglese Walter Crane e propone una serie di giochi creativi che stimoleranno la curiosità e la capacità di osservazione dei giovani lettori.
Il laboratorio si ispira alla collana per bambini “Children’s Literature”, a cura di Carmen Concilio (Università di Torino) e Pompeo Vagliani, pubblicata da L'Artistica Editrice di Savigliano in collaborazione con la Fondazione Tancredi di Barolo – MUSLI.

READING CINDERELLA!
Domenica 22 aprile 2018 - h 16.00
MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia
Via Corte d’Appello 20/C - Torino
Il laboratorio è gratuito. L’ingresso al Museo è gratuito per i bambini. Per genitori e accompagnatori: 4.00 € (Percorso Libro) o 6.00 € (Percorso Libro + Percorso Scuola), gratuito per Possessori di Tessere Abbonamento Musei.
Info e prenotazioni: 011 19784944; 388 4746437; didattica@fondazionetancredidibarolo.com.