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Emil Orlik
Paesaggio con il monte Fuji
1908
Courtesy Daxer & Marschall Gallery, Monaco |
Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera arte europea. Un potente vento di rinnovamento, se non proprio un uragano, dall’Oriente investì modelli, consuetudini stratificate nei secoli, conducendo l’arte del Vecchio Continente verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.
La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe, arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che pochi anni addietro, nel 1853, si era aperto al resto del modo.
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Paul Gauguin
Fête Gloanec
1888
Orléans, Musée des Beaux-Arts |
Le prime xilografie si diffusero dapprincipio grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi venivano avvolti e impacchettati. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai o altre brillantissime stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grande Guerra, trasformandosi in un più generico culto dell’oriente nel corso degli anni '20 e '30 del Novecento.
La moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e destinata a durare almeno un altro cinquantennio coinvolse dapprima la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via sempre più forza con l’innesto delle culture Liberty e modernista sempre più attente ai valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.
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Louise Abbema
Japonaise et céramique
1885 circa
Amsterdam, collezione privata |
Il taglio che il curatore Francesco Parisi ha scelto per descrivere questa effervescente pagina della storia dell’arte europea e mondiale nella grande mostra
Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 - 1915 è decisamente originale mappando, per la prima volta, le tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento: dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.
Nelle quattro ampie sezioni in cui è dipanato il racconto, egli affianca originali e derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi evidenziano la profonda influenza.
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Anselmo Bucci
La giapponese (il Kimono)
1919
olio su tela
Courtesy Matteo Mapelli/ Galleria Antologia Monza |
Pittura e grafica, certo. Ma anche tutto il resto - dall’architettura, alle arti applicate, all’illustrazione, ai manifesti, agli arredi - a dar conto in modo organico di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa.
Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da una terra misteriosa e magica: dal debutto londinese del 1862, alle rassegne parigine del ’67 e’78, fino all’esposizione per il cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 ciascuna ispirò profondamente molti artisti delle nuove generazioni.
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Carl Moser
Pavone con quattro ciliegie
1929
Olio su tela |
Accanto ai capolavori di Paul Gauguin, Henri de Toulouse-Lautrec, Vincent van Gogh, Gustav Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si ammirano le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro
La raccolta delle zucche; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.
GIAPPONISMO
Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 - 1915
Palazzo Roverella
Via Laurenti 8/10, Rovigo
28 settembre 2019 - 26 gennaio 2020
Orario: da lunedì a venerdì dalle 9 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20
www.palazzoroverella.com