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MARISA MICCA Raccolta della frutta, 1960 Smalto a gran fuoco 70 x 50 cm |
Laudato si', mi' Signore,
per frate focu,
per lo quale enallumini la nocte,
et ello è bello et iocundo
et robustoso et forte.(San Francesco, Cantico delle creature)
Incentrata sulla figura carismatica di Idro Colombi e su un cospicuo numero di opere di Marisa Micca, con le presenze di Miranda Bestazzi, Olga Boveri Colombi, Nella Gamba Piacenza, Carla Gentile, Mara Saroglia, la mostra GLI SMALTI A TORINO E LA STAGIONE DI MARISA MICCA, ospite della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, fino al 19 novembre 2021, offre un'interessante panoramica sulla preziosa arte dello smalto praticata con esiti originali per oltre un ventennio dalla Comunità Artistica fondata nel 1952 da Idro Colombi (1900-1974) nella storica sede di via Cavour, 14 a Torino, luogo di fervente sperimentazione "a metà tra il cenobio e la bottega di un antico maestro" (A. Dragone).
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IDRO COLOMBI Ritratto di Olga Boveri Colombi, 1930 Olio su tela 60x41 cm
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La preparazione degli smalti "a gran fuoco", spesso collegiale (in tal caso il risultato finale è contraddistinto dalla firma "Siringa di Pan"), prevedeva, come nelle antiche corporazioni, l'uso di cartoni appositamente preparati dalla Comunità in funzione delle proprietà fisiche delle materie prime utilizzate: a cominciare da sabbia di silice (50%), carbonato di sodio, potassa, piombo, cotti a 1400°C e mescolati agli ossidi coloranti per ottenere la "fritta", pasta vitrea macinata poi unita agli ossidi metallici (cobalto per il blu, rame per il rosso, stagno per il bianco, ecc.) portati alla temperatura di circa 900°C per raggiungere la vetrificazione su oggetti e lastre in rame, argento e oro (1). Diffusa fin dal III millennio a.C. in Persia e in Mesopotamia, tale procedura è innovata dagli artigiani-artisti coniugando le tradizionali tecniche di smaltatura champlevé o cloisonné a zone traslucide (celebre lo stile guilloché, magistralmente impiegato dall'orafo russo Karl Fabergé) per effetti cromatici di rara intensità.
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NELLA GAMBA PIACENZA Stazione di Torino Porta Nuova Smalto su rame e argento 14 x 25 cm
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Il riferimento ad una pratica artigianale tramandata nei secoli da artieri sapienti costituisce altresì il dato fondante nel lavoro di ciascun componente del gruppo torinese. Dai primi ritrovamenti nella tomba di Tutankhamon, alle paste vitree del popolo fenicio, alla fascinazione per la manifattura bizantina subita durante il regno carolingio, fino alle celeberrime uova ideate da Fabergé per la Corte Imperiale Zarista fra XIX e XX secolo, un vasto repertorio di soluzioni si compenetra nella concreta quanto raffinata manualità di Idro Colombi e degli allievi.
Per non citare che un esempio, i tondi champlevé di ambito limosino incastonati nel duecentesco cofano appartenuto al cardinale Guala Bicchieri, conservato nelle collezioni di Palazzo Madama, sono certamente noti a Marisa Micca, quando realizza la pala tonda in rame raffigurante l'Arcangelo Michele, ieratica effigie modulata su toni smeraldo, celesti e turchesi circoscritti entro alveoli in lamina d'argento.
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MARISA MICCA Arcangelo Michele pala tonda lamina d'argento su supporto di rame smaltato a gran fuoco diametro 41 cm |
L'immagine del Santo non rappresenta un unicum nella produzione di Marisa Micca (1922-2007), ma affianca altre opere di soggetto religioso: il Volto di Madonna, la salita di Gesù Al Calvario, la Danza degli spiriti beati, Il virgulto di Jesse, l'Ecce Homo. Non mancano altresì soggetti prosaici, ugualmente pervasi da un'aura poetica: l'iterazione di motivi curvilinei calati nell' abisso lunare di Silenzio blu, gli echi chagalliani ad illuminare le Case di ringhiera a Torino o, ancora, il dettato pavesiano fra le geometrie di Neve alla stazione (Torino Porta Susa). Di grande pregio risultano anche i piatti: quadrati nella soluzione proposta da Marisa Micca, con sbalzi in argento per Mara Saroglia, rettangolare quello di Carla Gentile, decorati con figure di pavoni da Olga Boveri Colombi. Accanto agli oggetti d'uso compaiono le nature morte su lastra di rame di Miranda Bestazzi e l'eterea Stazione di Torino Porta Nuova, smalto su rame e argento realizzato da Nella Gamba Piacenza, oltre agli autoritratti giovanili dipinti ad olio dalla stessa Micca e da Idro Colombi.
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MIRANDA BESTAZZI Natura morta con numeri Smalto su rame
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S'impone in tutta la rassegna la forte componente spirituale vissuta da Marisa Micca nel privato e nella ricerca artistica intesa come veicolo di valori morali sublimati in un esercizio etico della professione. I suoi insegnamenti, volti ad "elevare il pensiero e il sentimento dell'uomo" rappresentano il legato fecondo consegnato ad una generazione di pittori, allievi e colleghi che oggi la ricordano con affetto riconoscente.
Afferma Filippo Franchetti: "L'arte concettuale può indurre a pensare che [per dichiararsi artisti] basti avere un'idea geniale, Marisa Micca mi ha fatto capire che per realizzare l'opera servono anche mani robuste" che sappiano dominare la materia. Franchetti, ultimo allievo del 'professore' (così veniva rispettosamente designato Idro Colombi da coloro che ne frequentavano lo studio) dalla seconda metà degli anni Sessanta sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1974, prosegue la collaborazione con Marisa Micca fino al 2007. A lui si deve la collezione prestata per l'occasione alla Biblioteca e, con essa, la trasmissione ai posteri della memoria storica della Comunità Artistica.
1) A.
Cremonte Pastorello di Cornour, Smalti tra arte e storia. Preziose testimonianze nei secoli, Daniela Piazza Editore, Torino 2018.
GLI SMALTI A TORINO E LA STAGIONE DI MARISA MICCA
28 ottobre - 30 novembre 2021
Biblioteca Nazionale Universtaria
Piazza Carlo Alberto, 3 - Torino
Orario: lunedì-venerdì 10-16
Per informazioni: t. 011 8101111; info@abnut.it