lunedì 28 febbraio 2022

IL MITO DI VENEZIA. DA HAYEZ ALLA BIENNALE

Federico Moja
Il viatico. Veduta delle Zattere a Venezia (
1884)
effetto di notte
olio su tela, 120 x 160 cm

La città di Novara celebra i 1600 anni della fondazione di Venezia, tradizionalmente fissata al 25 marzo del 421, con la mostra IL MITO DI VENEZIA. DA HAYEZ ALLA BIENNALE, curata da Elisabetta Chiodini, nell'ambito delle manifestazioni legate alla grande esposizione VENETIA 1600. Nascite e rinascite in corso a Palazzo Ducale.

Fino al 18 aprile 2022 settanta opere divise in otto sale del Castello Visconteo di Novara raccontano il mito della città lagunare, partendo da Hayez attraverso una selezione di opere - spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private - dei più noti artisti italiani. Nella prima sala dedicata alla pittura di storia, considerato il "genere" più nobile, campeggiano quattro importanti lavori di Francesco Hayez (1791-1882), tra cui Ritratto di Gentildonna (1835) e l’imponente Prete Orlando da Parma inviato di Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del sinodo romano (1857), accanto ad opere di Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1801-1870), artisti di rilievo nonché figure chiave nella formazione di autori della generazione successiva, anch’essi presenti in mostra, quali Marino Pompeo Molmenti (1819-1894) e Antonio Zona (1814-1892).

Francesco Hayez
Ritratto femminile (1835)
olio su tela, 91 x 72 cm

La seconda sala è dedicata agli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: Ippolito Caffi (1809-1866), Giuseppe Canella (1788-1847), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come "pittore paesista e fotografo". Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero. Tra loro si ricordano Gugliemo Ciardi (1842-1917), Giacomo Favretto (1849-1887), Luigi Nono (1850-1918), Alessandro Milesi (1856-1945) ed Ettore Tito (1859-1941).

Giuseppe Canella
Veduta della Riva degli Schiavoni in Venezia (1834)
olio su tela, 63 x 83 cm

Proprio a Guglielmo Ciardi è dedicata la terza sala con dodici opere, in una sorta di piccola esposizione monografica, per documentarne l’evoluzione dagli anni sessanta dell’Ottocento fino ai primi anni novanta. Sua la magnifica Veduta della laguna veneziana (1882) e altre tele ambientate nei dintorni di Venezia come il dipinto a olio Mercato a Badoere (1873 circa).
Nelle sale a seguire, centrali sono la vita quotidiana, gli affetti, la famiglia e la "pittura del vero". Il mondo del lavoro si anima di contadini, lavandaie, raccoglitrici di riso, venditori di animali, sagre e mercati, come La raccolta del riso nelle terre del basso veronese (1878) di Giacomo Favretto; il malinconico paesaggio Verso sera presso Polcenigo (Friuli) (1873) di Luigi Nono; Lavandaie sul Garda (1888) di Ettore Tito. Alcune tele, inoltre, ritraggono gli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento.

Guglielmo Ciardi
Mercato a Badoere (1873 circa)
olio su tela, 67 x 100 cm

La settima sala, interamente dedicata a Luigi Nono, offre un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum: oltre alle redazioni del 1881 e del 1883, grandi tele condotte ad olio, sono esposti studi, disegni ed altri significativi termini di confronto, come Le due madri del 1886.
Giunti alla fine degli anni novanta dell’Ottocento e ai primi del Novecento, l’ottava e ultima sezione presenta tele di ampio respiro degli artisti passati in rassegna, dove già si manifesta il rinnovamento apportato dai numerosi pittori stranieri presenti alle mostre Biennali Internazionali d’Arte. Spiccano Il Bucintoro (1902-1903 circa) di Guglielmo Ciardi; Visione antica (1901) di Cesare Laurenti; Luglio (1894) e Biancheria al vento (1901 circa) di Ettore Tito. Un percorso, dunque, che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana negli anni cruciali a ridosso degli innovativi fermenti culturali del XX secolo.

IL MITO DI VENEZIA
da Hayez alla Biennale

Fino al 18 aprile 2022
Castello Visconteo Sforzesco
Piazza Martiri della Libertà, 3 - Novara
Orari: martedì - domenica 10-19. La biglietteria chiude alle 18.
Informazioni e visite guidate: t. 0321.394059; info@turismonovara.it (da lunedì a venerdì 9-13/13.30-17.30, sabato e domenica 9.30-13 / 13.30-17.30
www.metsarte.com

giovedì 24 febbraio 2022

IL VIAGGIO DI CARLO LEVI IN ITALIA

Carlo Levi
I fratelli (dal ciclo Cristo si è fermato a Eboli)
olio su tela, cm 92 x 72,5
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino


Con 30 dipinti realizzati da Carlo Levi tra il 1923 e il 1973 la mostra CARLO LEVI. VIAGGIO IN ITALIA: LUOGHI E VOLTIallestita negli spazi della Wunderkammer della GAM a Torino, si focalizza sulla geografia complessiva dell’esistenza dell’artista, tra Nord e Sud dell’Italia. Sono opere che, a centoventi anni dalla nascita, rimarcano i diversi sviluppi stilistici della sua ricerca: partito giovanissimo da una pittura fortemente ‘oggettiva’, per poi orientarsi su una rappresentazione più espressionista, e infine intonarsi, nel secondo dopoguerra, a un moderno realismo. La scelta dei curatori Elena Loewenthal e Luca Beatrice mette a fuoco due degli aspetti che meglio caratterizzano l’arte figurativa di Levi, il ritratto e il paesaggio, ordinando il percorso con 11 dipinti provenienti dalla Fondazione Carlo Levi di Roma, 8 opere attinte dal patrimonio della GAM, oltre che dalla Pinacoteca Carlo Levi di Aliano (MT) e da collezioni private.
Carlo Levi
Ritratto di Carlo Mollino, 1938 ca
olio su tela, cm. 46x38
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris

Nella vasta produzione pittorica di Carlo Levi (29 novembre 1902 - 4 gennaio 1975) il ritratto è una delle tematiche più frequenti e il significato teorico è stato analizzato dal pittore in una serie numerosa di scritti. Sono realizzati principalmente in ambito familiare, ma spesso i suoi modelli appartengono a illustri personalità della cultura e della politica italiana e straniera.
Tra le 25 opere di Carlo Levi custodite dalla GAM, realizzate tra il 1923 ed il 1953, giunte in museo anche grazie alla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris che ha contribuito con 16 acquisizioni,  si è scelto di inserire importanti ritratti, come Edoardo Persico che legge del 1928, che ritrae il critico d'arte napoletano vestito con un impermeabile, il volto pallido sotto la bombetta nera, a testimonianza della duratura amicizia tra Levi e questo intellettuale e animatore culturale, molto vicino alle aspirazioni dei pittori che formarono il gruppo dei "Sei di Torino".

Carlo Levi
Amanti nella terra, 1973
olio su tela, cm 49,5 x 70
Fondazione Carlo Levi, Roma

Molto intensi sono anche l’enigmatico Ritratto di Carlo Mollino e il piccolo e familiare autoritratto Il letto (A letto), scelto alla Biennale di Venezia già nel 1930, che si distingue per la sintesi compositiva dei piani contrapposti. Non fa parte dei ritratti ma è opera di grande rilievo I fratelli (dal ciclo Cristo si è fermato a Eboli), anch’esso acquistato alla Biennale di Venezia del 1954.
Dalla Fondazione Carlo Levi di Roma, istituita per volontà testamentaria dell’artista e volta a tutelare, valorizzare e promuovere l’opera letteraria e pittorica del maestro, provengono una serie di preziosi paesaggi naturali e vedute urbane, l’altro tema costante nella produzione figurativa di Levi che, dal 1926 al 1974, realizza una serie numerosa di dipinti dedicati alle città o alle realtà con cui ha i più intensi rapporti affettivi e culturali: Torino, Alassio, Parigi, la Lucania e Roma. Si tratta di La casa Bombardata del 1942 o Tetti di Roma del 1951 e del Lungomare realizzato ad Alassio nel 1928 fino ad arrivare a Gli amanti della terra del 1973, dove quasi sfondo e figure non si distinguono più l’uno dall’altro.

Carlo Levi
Lungomare, 1928
olio su tela, cm 46 x 38
Fondazione Carlo Levi (in comodato al Comune di Alassio)

La mostra, inserita all’interno di un articolato ciclo di incontri, riflessioni e approfondimenti dal titolo "Tutta la vita è lontano", ha visto coinvolte varie istituzioni culturali torinesi (Fondazione Circolo dei lettoriCAMERA - Centro Italiano per la FotografiaMuseo Nazionale del Cinema) e nazionali (Museo Lanfranchi e Centro Carlo Levi di Matera, Fondazione Carlo Levi di Roma, Comune di Aliano e altri)  -, con l'intento di "restituire" al presente la complessa figura di un intellettuale, pittore, scrittore, giornalista, protagonista della vita culturale e sociale per buona parte del Novecento italiano, negli ultimi decenni quasi del tutto ignorata. La rassegna include fino al 28 febbraio l'esposizione La Lucania nelle fotografie di Mario Carbone per Carlo Levi (in via Bogino 9 a Torino), a documentazione del viaggio compiuto da Levi in Basilicata nel 1960 in occasione del centenario dell'Unità d'Italia. A corredo delle fotografie, sono esposti alcuni oggetti appartenuti al pittore, gentilmente concessi dal comune di Aliano.

Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, raccoglie tutte le riproduzioni delle opere in mostra e saggi critici dei curatori, con una prefazione di Riccardo Passoni, Direttore della GAM.

CARLO LEVI
VIAGGIO IN ITALIA: LUOGHI E VOLTI

10 febbraio - 8 maggio 2022
Wunderkammer
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Via Magenta, 31 - 10128 Torino
Orari di apertura: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica: 10 - 18. Giovedì: 13 - 21. Chiuso il lunedì.  La biglietteria chiude un’ora prima.

venerdì 18 febbraio 2022

IL RITORNO DI CARLO LEVI A TORINO

Particolare del telero Lucania '61

Fra le molte iniziative per  il 120° genetliaco di Carlo Levi, di sicuro interesse risulta la mostra, in corso fino al 12 marzo 2022 alla Fondazione Amendola di Torino, IL RITORNO DI CARLO LEVI A TORINO, a cura di Pino Mantovani e Luca Motto.
Non è, a dire il vero, il primo e unico omaggio che la Fondazione, in collaborazione con l'Associazione Lucana in Piemonte, tributa all'intellettuale torinese, uomo del secolo breve, che si spese senza riserve fra militanza politica, l'esercizio della professione medica in terra di confino, l'impegno sociale, l'indole filantropica e, soprattutto, si mantenne fedele alla propria vocazione pittorica per tutta la vita.
Dopo la recente esposizione dedicata alle opere dell'esilio lucano e all'imponente telero Lucania '61 commessogli da Mario Soldati, direttore scientifico delle manifestazioni per il primo centenario dell'Unità d'Italia, riprodotto in scala reale e collocato dal 2006 presso la Sala Amendola - Levi  in via Tollegno 52 a Torino, la Fondazione ospita ora circa 40 ritratti, lungo un arco temporale che ben illustra la parabola umana e artistica di Carlo Levi (Torino 1902 - Roma 1975).

Leone Ginzburg con le mani rosse
1933
olio su tela
61x50 cm

Complesso e non facilmente incasellabile, il corpus di opere esprime l'intento, più volte dichiarato dall'autore di rispecchiarsi nei soggetti, sia che lo stile risenta di echi casoratiani, negli anni, brevi ma incisivi, della sua appartenenza al Gruppo dei Sei di Torino (1929-1932), sia che si concretizzi in volti dalle geometrie cezanniane. Sia, ancora, che i monumentali pannelli commemorativi (3,20 m x 18,50 m) in morte del "fratellastro" Rocco Scotellaro condividano l'epos di Diego Rivera e dei muralisti messicani, come avverrà un decennio dopo con I funerali di Togliatti dipinti dall'amico Guttuso (in posa con la moglie Mimise nel doppio ritratto del 1952, in eposizione).
I volti paiono dissolversi in ampie campiture, agglutinarsi in brevi tocchi espressionisti in perenne scambio dialettico con l'ambiente, la luce, i pensieri e l'agire (il suo dipingere rasentava non di rado l'automatismo). Siano i soggetti compagni di militanza antifascista (Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Nello Rosselli), ovvero appartengano alla sfera familiare (il padre Ercole, la madre Annetta Treves, lo zio Emanuel Segre), ne risulta un affresco corale, fra resoconto diaristico e giornalismo d'inchiesta, di un'epoca storica dalle vicende amare e travagliate.

Ritratto di Vittorio Foa
1934
olio su tela
44x36 cm

Studi approfonditi e un'ampia letteratura hanno permesso negli ultimi anni di ricostruire e mettere in luce i molti insegnamenti tramandati negli scritti e nei dipinti di Levi saggista, politico, giornalista e pittore. Di questi, alcuni estratti sono commentati nel catalogo con testi critici di Pino Mantovani, Norberto Bobbio, Cesare Pianciola, Filippo Benfante, Luca Motto e Stefano Levi della Torre. Alla pubblicazione fa seguito un fitto calendario di dibattiti e incontri per tutta la durata della mostra: il 24  febbraio 2022 alle ore 17.30, La formazione etico-politica di Carlo Levi nella Torino di Gobetti e  Gramsci, sviluppi tra gli anni Venti e Trenta, incontri e rilanci nel dopoguerra, con Cesare Pianciola e Giovanni De Luna; il 4 marzo 2022 alle ore 71.30, dibattito sul film Lucus a lucendo. A proposito di Carlo Levi di Enrico Masi e Alessandra Lancelotti (Italia/2019, 78’), intervengono Raffaele Benfante, Stefano Levi della Torre e Pietro Polito.

Nello Rosselli
1929
olio su tela
51x36 cm

Presieduta da Prospero Cerabona, emigrato lucano, egli stesso fiero emblema di riscatto contadino, impegnato nella promozione e integrazione dei conterranei fin dal suo arrivo in Piemonte nel 1958, la Fondazione Amendola, da lui istituita a Torino nel 1982, con sede nel quartiere di Barriera di Milano, rappresenta un punto di riferimento e di aggregazione per la cittadinanza, con un vasto programma di attività culturali e didattiche in sinergia, talora, con istituzioni del territorio nazionale.
La rassegna risponde ai principi statutari dell'Associazione Lucana in Piemonte "Carlo Levi", costituita poco dopo la morte del poeta e scrittore per volontà dei tanti emigrati lucani presenti in Piemonte e nel capoluogo per favorirne il gemellaggio con la Basilicata. Quasi un inverarsi del diritto «legittimo» di esistere, scolpito nei volti e nei luoghi del romanzo Cristo si è fermato a Eboli, compreso nell'intima sostanza di quel "torinese del Sud", le cui spoglie volle fossero tumulate ad Aliano.

I VOLTI DEL '900 NEI RITRATTI DI CARLO LEVI
Fino al 12 marzo 2022
Fondazione Giorgio Amendola - Associazione Lucana in Piemonte "Carlo Levi"
Via Tollegno, 52 - Torino
Orario: lunedì - venerdì 10-12,30, 15,30-19; sabato 10-12,30. Domenica e visite guidate su prenotazione.
t. 0112482970; info@fondazioneamendola.it
www.fondazioneamendola.it

mercoledì 16 febbraio 2022

A BRA RIAPRE LA SCUOLA DI PACE

La Scuola di pace "Toni Lucci" di Bra riprende la sua attività di divulgazione e promozione culturale con un variegato programma di incontri, presentandosi con un nuovo logo realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli allievi dell’indirizzo Grafica e Comunicazione dell’Istituto "Mucci" di Bra.
Venerdì 25 febbraio 2022, alle 20.45 nella Sala Conferenze BPER, in via A. Sarti 8, si discuterà di Agro-ecologia e alimentazione nella transizione ecologica insieme a Silvio Barbero, vice presidente dell’UNISG - Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’ingresso è libero, nel rispetto delle normative anti-COVID 19, con mascherina e green pass obbligatori. 

Le attività della Scuola di Pace proseguiranno con lo spettacolo Assenti senza giustificazione a cura della Corte dei Folli (5 marzo), le celebrazioni in occasione della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (19 marzo) e l’incontro sul tema Come fare una transizione ecologica giusta? La proposta della decrescita con il professor Federico Demaria, docente di economia alla facoltà di economia e impresa di Barcellona (29 aprile).

Per maggiori informazioni è possibile scrivere a: scuoladipacedibra@gmail.com oppure a mosaicobra@gmail.com.

lunedì 14 febbraio 2022

TEMPORARY LANDSCAPE

Eugenio Tibaldi
Temporary Landscape, exhibition view
Courtesy PAV e l’artista
foto Agostino Osio - Alto Piano

Il PAV Parco Arte Vivente ospita, fino al 27 febbraio 2022 la mostra personale di Eugenio Tibaldi dal titolo TEMPORARY LANDSCAPE. Erbari, mappe, diari. Curata da Marco Scotini, l’esposizione si focalizza sull’opera grafica dell’artista, intesa come rappresentazione estetica, fotografia, progettazione architettonica e riflessione teorica, in grado di registrare le trasformazioni ecologiche del nostro tempo tra realtà e rappresentazione, tra uomo e ambiente.
Il diario grafico prodotto dall'artista durante la pandemia, denominato Heidi, pone l'attenzione sulle aree periferiche rilevandone la ricchezza di biodiversità con le loro "risultanze estetiche": un insieme di soluzioni informali, dettate dalle necessità degli abitanti, realizzate in maniera del tutto spontanea ed autonoma.

Eugenio Tibaldi
Temporary Landscape, exhibition view
Courtesy PAV e l’artista
foto Agostino Osio - Alto Piano

Da tali presupposti Tibaldi costruisce elementi in un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica, all'interno di un ecosistema in cui le esistenze e l’ambiente si modificano dinamicamente e si inventano reciprocamente. "Le aree periferiche - afferma l'artista - con i loro ‘non confini’, si prestano ad entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste".
Tibaldi ha realizzato progetti partecipativi legati alle dinamiche sociali del territorio in numerose città in Italia e nel mondo: in primis è l'hinterland partenopeo, dove l'artista ha vissuto a lungo, a fornire la matrice di una metodologia consolidata, ma poi Bolzano, Istanbul, Salonicco, Bucarest, fino ad arrivare al recente Anthropogenic Connection ad Addis Abeba.

Eugenio Tibaldi
Temporary Landscape, exhibition view
Courtesy PAV e l’artista
foto Agostino Osio - Alto Piano

Come recita il titolo della mostra, in quest'ottica, ogni paesaggio non può che risultare temporaneo, con il paradosso rappresentato da "quelle strutture che, destinate a durare per pochi mesi, diventano definitive [...] abusi in cemento mai terminati, testimoni immobili di una situazione anomala".
Per riflettere sulle tematiche affrontate in mostra, nel corso del  Workshop_69 / Simposio Sabato 19 febbraio 2022, ore 10-16, partendo dalla lettura del libro di Farid ad-din Attar Il Verbo degli uccelli, Eugenio Tibaldi coinvolgerà il gruppo di lavoro nella rielaborazione dello stormo di creature effimere e preziose soggetto dell'installazione site-specific, presente sia al PAV all'interno di TEMPORARY LANDSCAPE, che nella monumentale opera Symposium presso la Tenuta dello Scompiglio (LU).

Eugenio Tibaldi
Temporary Landscape, exhibition view

Courtesy PAV e l’artista
foto Agostino Osio - Alto Piano

Se il periodo della pandemia ci ha costretto a prenderci del tempo per noi stessi ed è stato inevitabile compiere un viaggio doloroso e complesso all'interno delle proprie ossessioni, il margine indagato da Tibaldi è quello della sfera personale, quello spazio che non siamo disposti a condividere con altri, un territorio in cui la meraviglia e il disastro del nostro essere coincidono. Il testo di Attar diviene così un'utile guida per capire il complesso rapporto fra le forze contrastanti che caratterizzano la condizione umana, in un processo di autoanalisi, immaginando, con il filtro dell'arte, possibili vie per affrontare le sfide della società contemporanea.
La partecipazione al workshop è gratuita ed inclusa nel costo del biglietto di ingresso.
Info: 011 3182235 - lab@parcoartevivente.it

TEMPORARY LANDSCAPE
Erbari, Mappe, Diari
Eugenio Tibaldi
Fino al 27 febbraio 2022
PAV Parco Arte Vivente
via Giordano Bruno 31, 10134, Torino
www.parcoartevivente.it