venerdì 29 gennaio 2016

Profili/CARLA BOVI

IL PIANETA E L’OLIVO, 2015 – Serie Bassorilievi
Linografia mm 400x250
Incisione a secco, tecnica mista su carta realizzata a mano dall'Autore
Un’aspirazione giovanile mai sopita, la volontà di dedicarsi all'arte figurativa, l'iscrizione al Liceo Artistico poco prima di terminare un impegnativo percorso lavorativo in altro settore, sanciscono l'esordio dell'artista torinese Carla Bovi.
Frequenta il corso di nudo all’Accademia Albertina con l’intento di approfondire lo studio della figura dal vero. Per cinque anni, sotto la guida del maestro Ermanno Barovero, realizza incisioni su lastre di zinco, contando ad oggi un repertorio di circa 200 matrici.
In quest'ambito matura l’idea di utilizzare carta riciclata prodotta in proprio, confezionata con i ritagli della pregiata carta Hahnemühle, adoperata per imprimere numerose prove ad acquaforte e acquatinta. Nel contempo impara il tedesco per tradurre l’opera di Dürer, Die Brücke, di personalità del movimento espressionista, e padroneggiare in tal modo una materia quasi alchemica, composta di inchiostro e cellulosa.
SCARPETTE, 2014 – Serie Bassorilievi
Linografia, mm 250x250
Incisione, tecnica mista su cartone colorato realizzato a mano dall’Autore
Per dieci anni Carla Bovi si cimenta nell’acquerello; verso la fine degli anni Novanta dipinge volti, figure intere di soggetto femminile, ma anche ritratti virili di notevole espressività. Sono esemplari unici e irripetibili, immediati. Quasi complementari rispetto all’incisione calcografica, che permette di realizzare multipli, ma richiede mesi di studi preparatori, un progetto di partenza, la definizione di ogni dettaglio esecutivo: dalla scelta dei colori ad inchiostro, ai registri, canoni esatti di copie pressoché identiche fra loro.
Attività che si comprende appieno se si tiene presente la grande passione che da sempre l'artista coltiva per l’archeologia e la storia delle grandi civiltà, soprattutto ellenica ed egizia; della prima carpisce le proporzioni eleganti e la volumetria dei fregi marmorei, alla seconda guarda per le soluzioni adottate nella fabbricazione della carta di papiro. Cruciale al riguardo la visita al Museo del Papiro di Siracusa, dove esiste un rivo, il Ciane, che alimenta piantagioni rigogliose e dove, attraverso dimostrazioni pratiche, si rievocano i procedimenti di lavorazione della fibra, rimasti invariati da millenni.
L'ARPA CONGOLESE, 2012
  Acquaforte, acquatinta su carta realizzata a mano dall'Autore
Lastra di zinco mm 300x250 , foglio cm 50x35
L’interesse per la produzione cartacea, debitrice della secolare tradizione cinese, la conduce inevitabilmente a Fabriano e in Provenza, al Moulin à Papier Vallis Clausa di Fontaine-de-Vaucluse, luogo caro a Petrarca e museo vivo nel quale si mostrano fra l'altro le metodiche di preparazione dei fogli con setacci di tipo medievale.
La carta per incisione prodotta in studio, di formato 25x35 cm, pressata nel torchio a stella, più soffice di quella industriale, rappresenta ormai una cifra peculiare del processo esecutivo dell'artista, rivelatosi un mezzo versatile adatto ad accogliere carta japon, petali di rosa, foglie, frammenti di corteccia e segni calligrafici.
Un mese è il tempo necessario per preparare un numero limitato di fogli: macerazione, lavaggio, incollatura con colla vinilica o di pesce, setacciatura, disposizione su telaio con filigrana, asciugatura su feltri sovrapposti, pulitura, sono le fasi essenziali. Ne risulta un prodotto ideale per ottenere i “Bassorilievi”, serie di cui fanno parte, ad esempio, Concertino medievale, modulato sulle variazioni chiaroscurali del supporto, e Scarpette, avvolte nei toni beige del cartone riciclato.
IL TAMBURO A CALICE, 2010
Acquaforte, vernice molle su carta realizzata a mano dall'Autore
Lastra di zinco mm 300x250, foglio cm 50x35
La carta deriva dal legno e ad esso ritorna quando, è il 2013, dà alle stampe il primo Libro d’Artista: Alberincisi. Rinnovacarta. Testicomposti. Qui come altrove le linografie presentano inserti di corteccia e altri elementi accuratamente incastonati nella pasta di cellulosa, senza lasciare nulla al caso.
L’estetica è prima di tutto il risultato di una ricerca tecnica minuziosa, basata sui grandi esempi del passato. In primo luogo la produzione linografica di Picasso, portata alla ribalta nella retrospettiva Pablo Picasso. Il colore inciso, con oltre 140 opere esposte al Forte di Bard, dall’autrice esaminate dal vero, più volte analizzate attraverso le riproduzioni in catalogo e in seguito assimilate nelle recenti sperimentazioni su linoleum.
Carla Bovi ha festeggiato nel 2015 vent’anni di carriera con la mostra Cordami e Memorie d’Africa presso la Sala Molinari della Biblioteca Ginzburg a Torino, ma l’attività espositiva si fregia di altri eventi prestigiosi. Sempre nel 2015 espone al Circolo degli Artisti le opere inedite della Serie "Bassorilievi", Un volo e Un tocco di farfalla, dedicate rispettivamente all’étoile Roberto Bolle e alla campionessa di pattinaggio su ghiaccio Carolina Kostner, silhouette ispirate alle figure danzanti dipinte sui vasi fittili di Attica e Magna Grecia.
UN TOCCO DI FARFALLA, 2015 – Serie Bassorilievi
Linografia, mm 250x250
Incisione a secco, Tecnica mista su carta realizzata a mano dall’Autore
In occasione della mostra Sapori e colori dal mondo curata da Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo, presentata l’autunno scorso nello spazio espositivo del Mirafiori Motor Village, realizza Il pianeta e l’olivo, con inserti di carta japon, colore, segno calligrafico e volumi in perfetta consonanza tra loro, per illustrare il motivo conduttore di Expo Milano 2015, “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
Di recente Carla Bovi è tornata ad operare sul ritratto e sulle serie a tema. Negli ultimi cinque anni lavora alla serie “Donna Natura”, con attenzione al ruolo della donna in Africa, divenuta negli ultimi anni, grazie ad azioni di microcredito e di mediazione culturale, perno e motore della ripresa economico-sociale del continente nero. Un messaggio propositivo ripreso nei linoleum Tamburo a calice e L’ arpa congolese della Serie “Finestre sull’Africa”, simbolo di pace in risposta ai titoli di guerra diffusi dai media.
UN VOLO, 2014 – Serie Bassorilievi
Linografia, mm 250x250
Incisione a secco, tecnica mista su carta realizzata a mano dall’Autore
Esaminare a fondo un soggetto per poi esprimerlo in diverse modalità e tecniche è il metodo adottato per le figurazioni: l’intreccio di fogliami, talvolta con esiti molto elaborati e la tessitura di cime marinare, storiche presenze nei suoi lavori, sono oggetto dell’attuale ricerca. La fascinazione per i nodi, le cime nautiche, per le corde da arrampicata, derivata da un vivido ricordo d’infanzia, un imprinting quasi, seguendo una prassi consolidata diventa ben presto indagine approfondita. Intorno ad esse ha elaborato varianti tecniche con conseguenti, importanti, cambiamenti: l'inserimento di altri soggetti, di minerali, di vegetali, l’impiego del collage in omaggio ai celeberrimi lavori di Picasso e Braque, di Matisse, e di quanti, maestri del passato, hanno utilizzato la carta con esiti originali e dirompenti. Il risultato è un'incisione che da multiplo si trasforma in monotipo, ma sempre “con un ampio respiro di variabili”.

lunedì 4 gennaio 2016

JUSEPE DE RIBERA E LA PITTURA A NAPOLI

Giovanni Ricca (attivo a Napoli, doc. 1629 - 1642)
Santa Caterina d’Alessandria, 1635 circa
Olio su tela, 102 x 76 cm
Torino, Palazzo Madama
Palazzo Madama presenta una mostra dossier dedicata alla pittura napoletana del primo Seicento, partendo dal prestito di tre dipinti della Collezione di Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli. Si tratta dell’Adorazione dei Magi del Maestro degli Annunci ai pastori (1635 circa), di Tobia che ridona la vista al padre di Hendrick de Somer (1635 circa) e del San Giorgio di Francesco Guarino (1645 – 1650 circa).
Hendrick de Somer (Lokeren, Gand 1607/1608 circa – Napoli 1656)
Tobia che ridona la vista al padre, 1632 circa
Olio su tela, 200 x 145 cm
Collezione Intesa Sanpaolo
Gallerie d’Italia - Napoli, Palazzo Zevallos Stigliano
I tre dipinti pongono le basi sia per costruire un itinerario tra gli artisti che seguirono gli insegnamenti di Ribera, sia per presentare i risultati degli studi che hanno fatto luce sull’autore della Santa Caterina di Alessandria, acquistata nel 2006 dalla collezione di Giulio Einaudi.
Il dipinto già attribuito a vari autori, tra cui Bartolomeo Passante, grazie alle ricerche di Giuseppe Porzio dell' Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è stato di recente ritenuto opera datata intorno al 1635 di Giovanni Ricca, allievo di Jusepe de Ribera.
Hendrick de Somer (Lokeren, Gand 1607/1608 circa – Napoli 1656)
Mosè, 1638 circa
Olio su tela, 94 x 73 cm
Napoli, collezione privata
Ribera giunse a Napoli su invito del viceré spagnolo duca di Osuna nel 1616 e vi restò fino alla morte, nel 1652, esercitando una notevole influenza sugli artisti della regione, con una produzione inizialmente legata al caravaggismo, ma via via più personale per la forte intensità emotiva e il cromatismo accentuato dai chiaroscuri. In mostra il Cristo flagellato della Galleria Sabauda di Torino, dipinto dal maestro tra il secondo e il terzo decennio del Seicento.
Maestro degli Annunci ai pastori
Adorazione dei Magi, 1635 – 1640 circa
Olio su tela, 127 x 180 cm
Collezione Intesa Sanpaolo
Gallerie d’Italia - Napoli, Palazzo Zevallos Stigliano
Il percorso espositivo si apre con l’Adorazione dei Magi del Maestro degli Annunci ai pastori,  che è stato spesso identificato con Bartolomeo Passante, ma che - pur essendo una delle principali personalità del panorama napoletano - ancora oggi rimane anonimo.  Prosegue con due tele del belga Hendrick de Somer, a Napoli nel 1622 e divenuto uno degli interpreti più fedeli del potente realismo di Ribera: il citato Tobia che ridona la vista al padre e il Mosè di collezione privata (1638 circa), derivato dall’analogo dipinto sulla controfacciata della certosa di San Martino a Napoli.
Matthias Stomer (Amersfoort 1600 circa – Italia settentrionale dopo il 1649)
Adorazione dei pastori, 1635 – 1640 circa
Olio su tela, 127 x 163 cm
Torino, Palazzo Madama, inv. 574/D
La figura di Hendrick de Somer è stata spesso sovrapposta con quella di Giovanni Ricca, punto nodale della mostra: il corpus delle sue opere è stato ricostruito consentendo di aggregarvi la Santa Caterina torinese, che verrà messa a confronto con una delle poche opere documentate dell’artista, la pala con Sant’Elisabetta di Ungheria e santa Francesca Romana del 1634, con la Maddalena penitente di collezione privata e la Giuditta con la testa di Oloferne del Museo Diocesano di Salerno, dipinti che coniugano naturalismo e classicismo con risultati di eccezionale eleganza.
Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto (Játiva 1591 – Napoli 1652)
Cristo flagellato, 1620 circa
Olio su tela, 99 x 81 cm
Torino, Galleria Sabauda, inv. 95
Infine, il San Giorgio di Francesco Guarino esprime tra gli artisti della cerchia di Ribera la componente più legata al colorismo, con l'immagine raffinata ed espressiva di un santo che si mette la mano sul cuore dopo aver ucciso il drago, riverso al suo fianco.
La mostra si inserisce in un più ampio rapporto di scambio e collaborazione tra la Fondazione Torino Musei e Intesa Sanpaolo, che fino al 10 gennaio ospiterà presso Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina presente nelle collezioni di Palazzo Madama.

JUSEPE DE RIBERA E LA PITTURA A NAPOLI
Intorno alla Santa Caterina di Giovanni Ricca
11 dicembre 2015 – 14 gennaio 2016
Palazzo Madama
Piazza Castello - Torino
Orario: lunedì 10-18; mercoledì-sabato 10-18; domenica 10-19. martedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima