lunedì 31 maggio 2021

OTTONE ROSAI FRA LE DUE GUERRE

Trattoria Lacerba (1921)
Olio su tela applicata su tavola
cm 20,3x39

Prosegue fino al 27 giugno la mostra OTTONE ROSAI. Capolavori tra le due guerre  (1918 - 1939), organizzata dal Comune di Montevarchi (AR), che riunisce nella storica sede di Palazzo del Podestà cinquanta opere di Rosai, per metà disegni e altrettanti olî, riferiti agli anni tra il 1919 e il 1932, caratterizzanti l'opera dell'autore.
Ottone Rosai (Firenze 1895 - Ivrea 1957), uomo dalle travolgenti passioni, fu artista che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano.

Follie estive (1918)
Olio su tela
cm 44x49

Le ricerche in preparazione della mostra dedicata ai capolavori realizzati fra le due guerre, curata da Giovanni Faccenda, hanno offerto risultati inediti e nuovi motivi di interesse. Fra questi il ritrovamento e la corretta identificazione di uno straordinario dipinto del 1932 Baroncelli (anch'esso, come altri in mostra, già presente nella storica rassegna di Palazzo Ferroni del medesimo anno) a lungo e in varie pubblicazioni presentato erroneamente come Paesaggio, ignorando, dunque, la fondamentale indicazione autografa al verso del quadro, a carboncino, dello stesso Rosai.

Fiaccheraio, 1927
Olio su tela
cm 40,7x32,7

La mostra nasce proprio dalla volontà di superare una lettura talvolta superficiale e antiquata dell’opera di uno dei maggiori artisti italiani del Novecento, apprezzato da Francis Bacon che nel 1962, durante un’intervista televisiva, lo indica come l’artista che aveva maggiormente attirato il suo interesse:  «Non esito a fare il nome di Ottone Rosai, uno fra i più grandi pittori di questo secolo: soprattutto gli autoritratti e i nudi che egli ha dipinto, gli uni all’inizio, gli altri alla fine degli anni Quaranta, hanno generato in me profonde riflessioni e non pochi trasalimenti». In epoca più recente Georg Baselitz ne è ammiratore e ha acquistato opere dell’autore toscano a dimostrazione di quanto la pittura di Rosai sia espressione di una voce contemporanea.
Nel prezioso catalogo, Giovanni Faccenda documenta in ogni particolare l’eccezionale ritrovamento del Baroncelli, segnalando un disegno preparatorio che smentisce la tesi del lavoro "en plein air" fino ad oggi conosciuta.

Paesaggio, 1939
Olio su tela
cm 40x50

Nella stessa pubblicazione figurano inoltre alcune bellissime foto a colori di un Rosai in abiti borghesi, così come non si era mai visto: sorridente anziché assorto e cupo, disponibile a lasciarsi catturare (persino mentre passeggia nella "sua" via San Leonardo!) dall'obiettivo di un fotografo evidentemente amico.
Tra le molte sorprese che la rassegna ha finora regalato vi è anche una "chicca": il "miracoloso" ritrovamento di un vinile nel quale Rosai, con la propria voce calda e coinvolgente, legge due brani della sua celebre raccolta di racconti "Via Toscanella".

OTTONE ROSAI
Capolavori tra le due guerre  (1918 - 1939)

Fino al 27 giugno 2021
Palazzo del Podestà
Piazza Varchi 8 - Montevarchi (Arezzo)
Orario: dal martedì al venerdì ore 16 - 19; sabato, domenica e festivi ore 10 - 20.
Info: tel. 055 91081
www.comune.montevarchi.ar.it

sabato 22 maggio 2021

A MILANO L'AFRICA È CONTEMPORANEA

Esther Mahlangu
Untitled, 2010
acrilico su tela cm 100 x 129, unico.
Photo Credits: Alessandro Nassiri
Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting

A cura di Glenda Cinquegrana, la mostra A FRESH LOOK AT AFRICA è dedicata a tre artisti storici dell’arte africana: lo scultore John Goba, il fotografo Seydou Keïta e la pittrice Esther Mahlangu.
La collettiva scaturisce da una ricognizione storica sugli artisti inclusi nella prima esposizione che ha portato alla ribalta internazionale l’arte africana, la celebre "Magiciens de la Terre", curata da Jean-Hubert Martin al Centre Georges Pompidou nel 1989. La scelta di tre artisti storici rispecchia il tentativo di restituire una percezione "contemporanea" dell’Africa, quale realtà autonoma capace di produrre cultura artistica, inclusiva nei confronti del femminile.
Il termine fresh fa riferimento alla prospettiva sull’arte africana suggerita dall’antropologo Jean-Loup Amselle nel saggio "L’Arte Africana Contemporanea" (2007), per il quale l’Africa è un continente friche, un terreno incolto i cui frutti possono avere un effetto rigenerante sulla cultura del Vecchio Continente.

John Goba
Untitled, 2010
acrlico su legno, spine di porcospino, cm 116 x 50 x 30
©The Estate of John Goba
Photo Credits: Alessandro Nassiri/Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting

La ricerca di John Goba, (Mattru Jong, Sierra Leone 1944 - Freetown, Sierra Leone, 2019) è legata alla forte rilevanza delle donne all’interno delle società tribali. Nato all’interno della Bondo Society, una comunità segreta composta di sole donne, nella quale la nonna pare occupasse un ruolo di potere, l’artista è stato educato secondo i dettami della setta, la cui visione dell’universo è triadica, suddivisa fra mondo dei vivi, quello dei morti e quello degli dei. La prassi scultorea dell’artista, basata sull’uso di legni tradizionali - qui gli aculei di porcospino, utilizzati solitamente come armi da guerra, sono inseriti a protezione dello spirito contenuto nel cuore del legno -, riprende una figurazione di divinità, eroi e personificazioni del femminile talvolta benigne, talora magiche e misteriose.
            Resa nota dalla mostra "Magiciens de la Terre", Esther Mahlangu (nata a Middleburg in Sud Africa, nel 1935), vanta esposizioni nei principali musei del mondo e prestigiose collaborazioni con società come Rolls Royce, BMW, British Airways e l’italiana Fiat. Alla veneranda età di ottantasei anni, costituisce una figura di spicco nell’arte sudafricana.

Seydou Keïta
Three Boys, 1952-1956
Gelatin silver print, cm 60 x 50
Photo Credits: Alessandro Nassiri/Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting

Fondamento della ricerca pittorica della Mahlangu è il lessico tramandato all’interno della tribù Ndebele, dove sono le donne a decorare le case con motivi tradizionali legati alla vita quotidiana. La Mahlangu, che ha fatto della sua stessa vita e della ricerca una lucida affermazione dell’orgoglio tribale al femminile, trasforma questo linguaggio murale in pittorico che, alla luce delle categorie di lettura occidentali, appare astratto - geometrico.
            Seydou Keïta (Bamako 1921- Parigi 2001) è stato uno dei massimi fotografi del Mali il quale, grazie ad un ruolo preminente nella società del tempo, è stato capace di raccontare un paese alla ricerca della propria identità post coloniale. Il ritratto fotografico rappresenta per il committente un importante strumento riscatto sociale: in studio uomini e donne posano volontariamente in atteggiamenti e abiti occidentali. Le donne, assumono pose prelevate dalla tradizione pittorica classica; gli uomini ostentano oggetti e accessori occidentali per raccontare una modernità oramai vissuta come emancipazione dalla tradizione.

A FRESH LOOK AT AFRICA
Goba, Keïta, Mahlangu

Dal 19 maggio al 1°ottobre 2021
Glenda Cinquegrana Art Consulting
Via Luigi Settembrini, 17 - 20124 Milano
Orario: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19. Visita su appuntamento
t. 02 49429104; info@glendacinquegrana.com
www.glendacinquegrana.com

giovedì 20 maggio 2021

MATTEO PERICOLI. FINESTRE SULL' ALTROVE


Mercoledì 26 maggio alle 18.30, in diretta streaming sulla pagina Facebook della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sarà presentato il progetto Finestre sull’altrove. 60 vedute per 60 rifugiati, un progetto di Art For Amnesty a sostegno di Amnesty International Italia, in occasione del 60esimo anniversario dalla fondazione di Amnesty International. Intervengono Matteo Pericoli, Bill Shipsey, Fondatore di Art for Amnesty e Emanuele Russo, Presidente di Amnesty International Italia.
Alle ore 19,30 seguirà l'inaugurazione della mostra nella sede della Fondazione in via Modane 16 a Torino, con i 60 disegni originali che l’architetto e disegnatore MATTEO PERICOLI ha realizzato partendo dalla fotografia di una delle finestre delle attuali abitazioni di rifugiati e rifugiate in varie parti del mondo.

Ciascuna finestra è accompagnata da un testo, scritto dal rifugiato: un modo per raccontare quello che lui o lei vede oggi, guardando fuori, e ripensando alle viste e alle finestre che si è lasciato alle spalle.
Le pareti della zona bookshop diventeranno quelle di una stanza ideale, un luogo unico nel quale condividere e immedesimarsi negli sguardi di chi vede il nostro mondo con altri occhi.
La finestra assurge a metafora universale di contatto e condivisione, per mezzo di immagini e parole. A sostegno di questa idea una parte dei disegni sarà reso fruibile grazie a tavole tattili e al Qrcode che ne contiene l’audiodescrizione.
Finestre sull’altrove. 60 vedute per 60 rifugiati è anche un libro, edito dalla casa editrice Il Saggiatore, e un cofanetto a tiratura limitata prodotto dal Gruppo Lavazza, con disegni firmati dall’autore.

MATTEO PERICOLI
Finestre sull’altrove. 60 vedute per 60 rifugiati

26 maggio - 28 luglio
Presentazione
18.30-19.30
Auditorium (in diretta streaming sulla pagina Facebook)

Inaugurazione
19.30-21.30 |
Area Bookshop
Solo su prenotazione: compilando il form https://fsrr.org/prenota-visita/ oppure scrivendo a biglietteria@fsrr.org

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Via Modane 16 - Torino
Orario: dal venerdì alla domenica dalle 12 alle 19
+39 011 3797600
www.fsrr.org

SCIENZE IN CITTÀ

La Sezione Didattica del Museo Regionale di Scienze Naturali organizza, dal 23 maggio al 25 luglio, una serie di incontri gratuiti, rivoltI sia ad un pubblico generico che alle famiglie con bambini, su diverse tematiche: dalla botanica alla zoologia, alla geologia:

UNO SCIENZIATO A SPASSO PER TORINO
domenica 23 maggio e domenica 13 giugno 2021 - ore 15.00,  presso le Porte  Palatine, Torino.
Rivolto a pubblico generico e  famiglie con bambini dai 6 anni in su.
Percorso a tappe in cui i partecipanti dovranno di volta in volta scoprire i misteri che caratterizzano i monumenti significativi di Torino, a partire dalla scoperta dei materiali con cui sono stati realizzati, per riflettere sulla fragilità del nostro patrimonio culturale.


ELOGIO DELLE ERBACCE
sabato 29 maggio 2021 - ore 15.00,  presso i giardini di piazza Cavour, Torino.
Rivolto a pubblico generico.
Passeggiata che, traendo spunto dal titolo del libro di Richard Mabey in cui vengono rivalutate le virtù di specie vegetali che spesso consideriamo invasive e dannose, ci fa conoscere le "erbacce" che crescono in città quasi senza farsi notare.


TUTTI PRONTI A SCATTARE! PASSEGGIATA FOTOGRAFICA
sabato 12 giugno 2021 - ore 9.30, presso il monumento a Amedeo di Savoia (Parco del Valentino), Torino.
Rivolto a famiglie con bambini.
Ogni bambino si trasformerà in un fotografo a caccia delle immagini più artistiche, dopo una breve introduzione su alcune regole di base e qualche segreto per scattare delle belle foto con un semplice smartphone.


LA GEOMETRIA DELLE PIANTE
sabato 26 giugno 2021 - ore 9.30, presso il Parco Carrara (La Pellerina), Cascina Marchesa lato corso Regina Margherita, Torino.
Rivolto a famiglie con bambini.
Attraverso l’osservazione della natura si giocherà a riconoscere diverse forme geometriche in foglie o alberi per poi consentire a ciascun partecipante di dare vita alla propria opera d'arte partendo da quanto osservato.


ALLA RICERCA DELLE ROCCE IN CITTÀ
domenica 27 giugno e domenica 25 luglio 2021 - ore 9.30, presso l'ingresso della stazione di Torino Porta Nuova, lato corso Vittorio Emanuele II.
Rivolto a pubblico generico.
Partendo dalla stazione di Porta Nuova, utilizzando l'app “TOURinSTONE”, si potrà arrivare al Duomo di Torino, passando per via Roma e piazza San Carlo, allo scopo di ritrovare le rocce delle nostre Alpi (e non solo) nella architettura della città.

 

Prenotazione è obbligatoria compilando il modulo al link:  http://bit.ly/scienzeincittà, almeno due giorni prima dell’attività. Posti limitati nel rispetto delle norme anti-covid.

VITTORIO SGARBI CONCEDE LA SUA MIMÌ

Lionello Balestrieri
Mimì...Mimì... (La morte di Mimì)
1898, collezione privata

Il dipinto di Lionello Balestrieri, La morte di Mimì (1898), sfortunata protagonista della "Bohème" di Giacomo Puccini, approda alla mostra VEDERE LA MUSICA. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie, fino al 4 luglio a Rovigo - Palazzo Roverella, grazie al prestito concesso dal critico Vittorio Sgarbi, appassionato collezionista dell'autore.
Paolo Bolpagni, curatore dell'esposizione, racconta di come, del tutto inopinatamente, sia venuto a scoprire che l’opera, che ben conosceva ma della quale non era riuscito a individuare l’attuale collocazione, gli sia apparsa nella trasmissione televisiva "Porta a porta". In una serata nella quale a essere ospite di Bruno Vespo era Vittorio Sgarbi, in collegamento. Il celebre critico aveva alle spalle il dipinto che Bolpagni cercava da tempo. "Per me è stata un’emozione fortissima - racconta Bolpagni - e la conclusione di una lunga caccia al tesoro".

Lionello Balestrieri, senese di origine, si formò nelle Accademie di Roma e poi di Napoli, dove fu l’allievo preferito di Domenico Morelli.
Nel 1897 si trasferì a Parigi ed espose al Salon l’opera In attesa della gloria, in cui ritrasse se stesso e l’amico poeta Giuseppe Vannicola, mentre, l’anno seguente, presentò La morte di Mimì. L’attenzione dell’artista toscano per la musica è confermata anche dall’opera dedicata a Chopin e da dipinti ispirati alle opere di Richard Wagner, che saranno anch’essi in mostra a Rovigo.
"Lionello Balestieri - chiosa Bolpagni - fu amico di Giacomo Puccini, che possedeva alcune sue opere e che nel 1903 gli donò una propria fotografia con una bella dedica: ‘Al grande artista del sentimento Lionello Balestrieri con ammirazione ed amicizia Giacomo Puccini’. Niente male...".

lunedì 17 maggio 2021

SUI SENTIERI DELLE SCIENZE NATURALI 2021

Prosegue il ciclo di incontri online dedicato alle scienze naturali e alla salvaguardia ambientale, a cura del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
Il progetto, nell'ambito delle Giornate Mondiali della Natura, delle Foreste, della Meteorologia, della Terra, delle Api e della Biodiversità, offre al pubblico occasioni di dialogo con esperti del settore, docenti, professionisti.
Giovedì 20 maggio 2021 alle ore 19, Giornata mondiale  delle Api, Paolo Fontana (Presidente di WBA - World Biodiversity Association), terrà una video conferenza dal titolo "Apicoltura e biodiversità", dedicato al ruolo fondamentale dell'ape da miele (Apis mellifera) nel mantenimento della biodiversità vegetale.

L'ape da miele (Apis mellifera), diffusa in gran parte d'Europa, Africa e nel Vicino Oriente, nel corso dell'evoluzione si è suddivisa in circa 30 sottospecie. Allevata dall'uomo da diverse migliaia di anni, non è un animale addomesticato e conserva, anche quando gestito dall'uomo, sia il comportamento che il ruolo ecologico delle colonie della stessa specie in natura. Poiché in genere sono concentrate in grande numero in aree ristrette, potrebbero entrare in competizione con gli altri impollinatori selvatici. Per questo è dovere di tutti proteggerle, sebbene anche gli apicoltori debbano adottare modalità di allevamento sempre più ecosostenibili

Incontri gratuiti online (su Google Meet)
A cura della Sezione Didattica del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
Prenotazione obbligatoria - compilare il modulo al link: http://bit.ly/suisentieridellescienze
Info: Tel. +39 011 4326307 | e-mail didattica.mrsn@regione.piemonte.it
www.mrsntorino.it

mercoledì 12 maggio 2021

RAVENNA CELEBRA DANTE

Giotto di Bondone (1267?-1337)
Polittico di Badia, 1295-1297
tempera e oro su tavola, 137.5x345 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi - Galleria delle Statue e delle Pitture
Il Comune di Ravenna, l’Assessorato alla cultura e il MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna, in occasione del VII centenario della morte di Dante, fino al 4 luglio 2021 presentano la mostra DANTE. GLI OCCHI E LA MENTE. Le Arti al tempo dell’esilio presso la Chiesa di San Romualdo.
Nell’affrontare la figura di Dante molti hanno notato la capacità del poeta di pensare direttamente per immagini, soprattutto nella Commedia. Egli era nato e vissuto a Firenze, città che dalla metà del XIII secolo in avanti aveva vissuto una notevolissima fioritura artistica, culminata con l’esperienza di Cimabue (in mostra la celebre Madonna di Castelfiorentino) e poi da quella sorprendente dell’allievo Giotto, di cui Dante dovette conoscere le opere, come attesta il canto XI, 94 del Purgatorio.

Maestro della Croce n. 434 (Firenze, ca. 1230-1250)
San Francesco riceve le stigmate, tavola, 81x51 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi - Galleria delle Statue e delle Pitture

Nella dimensione universale e italiana del milieu fiorentino si colloca la sua ricerca di una lingua, il "volgare illustre", di portata peninsulare. Anche la traumatica esperienza dell’esilio, iniziato nel 1302,  arricchirà il suo "vasto patrimonio di immagini". Un percorso assai travagliato che l'esposizione, curata da Massimo Medica (Direttore dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna), ripercorre seguendone le principali tappe - Roma, Arezzo, Verona, Padova, Bologna, Lucca, Pisa - fino a giungere all’ultimo approdo a Ravenna, dove il poeta si spense settecento anni fa.
Proprio tra il XIII e il XIV secolo l’arte italiana è connotata da profonde mutazioni e novità, a partire dalla stessa Firenze, con i due protagonisti Cimabue e Giotto, a cui viene dedicata la sezione iniziale. Varie suppellettili e preziosi dipinti introducono poi alla vita della corte pontificia di Roma, città che Dante ebbe occasione di visitare nel 1300 e nel 1301, prima di ricevere la notizia della sua condanna e del definitivo esilio da Firenze.

Vanni di Baldolo
Liber indulgentie ordinis fratrum predicatorum de Perusio, 1343
298x202 mm
Perugia, Biblioteca comunale Augusta di Perugia

Il peregrinare di Dante lo porterà dapprima nella Forlì degli Ordelaffi e poi a Verona, dove si pose sotto la protezione degli Scaligeri. A Padova giunse intorno al 1304, quando Giotto stava ultimando la decorazione della cappella commissionatagli da Enrico Scrovegni, la cui novità iconografica è documentata in mostra dal preziosissimo Offiziolo (1305-1309) appartenuto al poeta amico di Dante, Francesco da Barberino, con immagini di chiara ispirazione dantesca.
Preziosi manoscritti miniati del tardo Duecento e del primo Trecento segnano il passaggio da Bologna (1304-1306), dove probabilmente fra il 1286 e il 1287 il Sommo Poeta frequentò l'antica Università. Seguono i soggiorni nella Marca Trevigiana, nella Lunigiana dei Malaspina, nel Casentino, poi a Lucca, dove ebbe occasione di vedere le opere eseguite da Nicola Pisano per la cattedrale. Un’apposita sezione presenta varie documentazioni legate all’Imperatore Arrigo VII - nel quale l'Alighieri ripose la speranza e il sogno di una restaurazione imperiale -, morto prematuramente il 24 agosto del 1313. Alla solenne cerimonia funebre nel Duomo di Pisa presenziò probabilmente anche l'Alighieri, che ebbe così occasione di ammirare alcuni dei capolavori assoluti realizzati da Nicola e da Giovanni Pisano.

Giuliano di Martino da Rimini (not. 1307-1323)
Trittico con l'incoronazione della Vergine, Angeli, Santi e scene della Passione di Cristo, 1315-1320 ca.
tempera e oro su tavola, 190.5 x 205.5 cm
Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio, in deposito al Museo della Città "Luigi Tonini"

Dante giunse a Ravenna intorno al 1319, dove da poco si era insediato Guido Novello da Polenta, promotore della cultura di corte e di imprese artistiche.
Ai pittori Giovanni e Giuliano da Rimini viene riservato ampio spazio nella sezione finale, intervallata da testimonianze legate alla cultura figurativa veneziana, città lagunare teatro dell’ultima impresa diplomatica svolta dal poeta fiorentino per conto del da Polenta, che gli costò la morte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. Venne sepolto in una piccola cappella addossata al muro del convento di San Francesco, che anticamente era detta della Madonna per via forse di una antica immagine scolpita con la Madonna in trono col Bambino, che sormontava il modesto sarcofago, identificabile con quella oggi conservata al Museo del Louvre, proveniente infatti da Ravenna. Si tratta di un indiscusso capolavoro realizzato in marmo, databile tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, che ritorna per l’occasione nella città di origine, pertinente alla tradizione bizantina, rivisitata tuttavia secondo una sensibilità già tutta occidentale e gotica.

DANTE. GLI OCCHI E LA MENTE
Le Arti al tempo dell’esilio
Fino al 4 luglio 2021
Chiesa di San Romualdo
Via Baccarini 7 -  Ravenna
Orario: 10-19 dal martedì alla domenica, lunedì chiuso (la biglietteria chiude un’ora prima)

martedì 11 maggio 2021

INFORMALE MA NON TROPPO

Gian Giorgio Massara

Si è appena conclusa, presso il museo Carlo Bilotti a Villa Borghese (Roma) la mostra CRUOR organizzata per Renata Rampazzi; curatore Claudio Strinati, autore di un lungo e meditato saggio. Gli altri testi sono firmati da Dacia Maraini che vede il "sangue simbolico stillare dai cieli" e da M. Vittoria Marini Clarelli che considera l'installazione dedicata alla violenza sulle donne destinata a "sfociare nella desolazione".
Ricordiamo Renata adolescente; la sua iniziale formazione s'identifica con il Liceo Artistico di Torino e la scuola di Riccardo Chicco. Solo successivamente frequenta l'Accademia fondata da Kokoschka per quindi avvicinarsi al gruppo CO.BR.A. L'artista vive a Roma, qui trasferitasi con il marito, il regista Giorgio Treves. 1977 è l'anno in cui la Rampazzi espone per la prima volta opere pervase da Ferite (Milano, galleria Vismara), tema che non abbandonerà più legando tale soggetto alle Lacerazioni: un urlo che poco a poco "diventa lamento".
Presente nel 2011 alla 54 Biennale di Venezia, legata con la propria produzione artistica a registi quali Luchino Visconti e Mario Martone, Renata Rampazzi realizza oggi una mostra-denuncia, soffermandosi - nei dipinti quanto nelle installazioni - in modo insistente su situazioni pittoriche collegate per analogia, sì da accompagnare il visitatore della mostra verso sentimenti antichi di "condivisione e compassione".
Su spazi cromaticamente uniformi, spiccano i segni-messaggio di Renata: complesse zone rosse percorse da linee scure come se si trattasse di sangue raggrumato, ferite ancora aperte, - nel fisico ma ancor più nello spirito - gocce impietose che approdano a tragedie senza fine. Talvolta il nero oppure il verde scurissimo si pongono a latere della composizione principale, in foggia di quinta ideale, sì da impedire al ricordo di svanire.
Anche in opere quali Rosso, le ferite sono presenti, denuncia che non si placherà sino a che il "maschio" non comprenderà che la donna non è un possesso e che la violenza non è accettabile. Mai. Neppure quando il desiderio di un corpo prende il sopravvento e i sogni - tutto d'un tratto - svaniscono.
Una mostra che invita alla riflessione, una sequenza di dipinti che trovano tuttavia il modo di essere poetici in alcuni studi preparatori: qui i grigi, che in altri casi significherebbero malinconia, si contrappongono ai rossi rendendo così "la ferita" meno cruenta.

lunedì 10 maggio 2021

VEDERE LA MUSICA

Vasilij Kandinskij
La grande porta (Nella capitale Kiev), 1928
Colonia, Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität

Il tema dei rapporti tra la musica e le arti visive nell’età contemporanea ha conosciuto negli ultimi decenni una rinnovata fortuna critica, ma non è stato oggetto, in Italia, di mostre importanti che fossero in grado di presentare l’argomento in maniera organica. A colmare questa lacuna è la grande esposizione affidata alla curatela di Paolo Bolpagni, in programma a Palazzo Roverella fino al 4 luglio, VEDERE LA MUSICA. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie, con circa 170 opere provenienti da musei e collezioni private di sette Paesi europei, dedicata alla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento.

Anselmo Bucci
Studio per il violoncellista Crepax, 1934
Olio su tavola
Collezione privata

Bolpagni ricorda come alla fine del XIX secolo, si assista all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico che si ispira alle opere e alle teorie estetiche del compositore Richard Wagner: i miti nibelungici, la leggenda di Tristano e Isotta, l’epopea del Graal, il tutto spesso condito di implicazioni esoteriche. A partire dal primo decennio del Novecento, però, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e la purezza dei suoi contrappunti vengono a sostituirsi al modello wagneriano, non solamente in campo musicale. Infatti, il cammino in direzione dell’astrattismo troverà riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nelle opere di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle e molti altri. Nella Vienna d’inizio Novecento sono Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Koloman Moser a trovare nella musica un riferimento importante.

Umberto Boccioni
Ritratto del Maestro Busoni, 1916
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea

E l’elemento sonoro ha un grande peso nel Futurismo italiano: Luigi Russolo, oltre che artista visivo, fu compositore. Ideò brani suonati da macchine costruite per produrre rombi, ronzii, crepitii, scoppi: gli "intonarumori". Lo stesso Umberto Boccioni, al termine della propria vita, fu in stretto rapporto con il celebre pianista Ferruccio Busoni.
È con Vasilij Kandinskij e con Paul Klee, però, che la musica diventa paradigma di una pittura che vuole liberarsi definitivamente dal concetto di rappresentazione. Negli anni del Bauhaus, peraltro, entrambi, allora colleghi di insegnamento, sperimentarono la traduzione grafica di ritmi e melodie, e Kandinskij lavorò come scenografo per l’allestimento dei "Quadri di un’esposizione" del compositore Modest Musorgskij.

Gino Severini
Natura morta con strumenti musicali, inizio anni 40
tempera su carta mm 535 x 430
© Gino Severini, by SIAE 2021

L’età simbolista guarda a Beethoven e al melodramma italiano, mentre nel Cubismo e nel successivo Purismo emerge l’orientamento dei pittori - da Pablo Picasso al giovane Le Corbusier - a prediligere come temi di partenza delle loro opere violini e chitarre, forse perché vettori nel quadro di vibrazioni acustiche e dello scorrere del tempo.
Anche nel linguaggio astrattista del Neoplasticismo olandese di Theo van Doesburg troviamo una presenza importante di rimandi al mondo della musica. Che non mancano neppure nelle esperienze artistiche figurative che si affiancano e oppongono alle avanguardie, specialmente in Italia, dove operano Armando Spadini, Piero Marussig, Felice Casorati, Alberto Savinio e altri a delineare un'avvincente partitura costituita di relazioni, intrecci e corrispondenze fra suoni e immagini.

VEDERE LA MUSICA
L’arte dal Simbolismo alle avanguardie

Fino al 4 luglio 2021
Rovigo, Palazzo Roverella
Via Giuseppe Laurenti, 8/10
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19; sabato, domenica e i giorni festivi dalle 9 alle 20.
www.palazzoroverella.com

venerdì 7 maggio 2021

I RITRATTI DI MODIGLIANI ALLA MAGNANI ROCCA

Amedeo Modigliani
Femme au col blanc
(Portrait de Lunia Czechowska), 1917
olio su tela, 81 x 60,2 cm
Firmato in alto a destra a pennello: «modigliani»
Sono da poco trascorsi cent’anni dalla scomparsa di Amedeo Modigliani che, appena trentacinquenne, si spegneva a Parigi con la mente in preda al delirio, dopo una vita breve ma bruciante e artisticamente compiuta. La mostra AMEDEO MODIGLIANI. Opere dal Musée de Grenoble consente di analizzare il rapporto fra disegno e pittura e di cogliere i principali riferimenti culturali nel suo lavoro di ritrattista.
Fino al 18 luglio 2021 alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma (capitale italiana della cultura 2020-2021), sono esposti il dipinto Femme au col blanc, olio su tela del 1917, raffigurante Lunia Czechowska, la modella preferita, moglie dell'amico d’infanzia di Léopold Zborowski, mercante d'arte e mecenate di Modigliani, e cinque ritratti a matita di personaggi della capitale francese degli anni Dieci, dove egli fu al centro della scena artistica, al tempo all’avanguardia internazionale.
Pietro di Giovanni Ambrosi
Madonna con il Bambino
(1446-1447)
tempera su tavola, fondo oro
Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani-Rocca

Nella poetica pittorica di Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920) il ritratto rappresenta l’unico veicolo d’espressione possibile e vitale strumento di esternazione dell’ansia, profondamente umana, d’intrecciare uno scambio relazionale con altri esseri. Partendo da una profonda fascinazione per l’essenzialità stilistica della tradizione trecentesca e quattrocentesca senese, Modigliani elabora una concezione assolutamente originale del ritratto, tenendo conto dell’insegnamento di Paul Cézanne e delle maschere africane, in parte esemplificati in mostra.

Maschera africana di etnia Gouro,
Costa d’Avorio
legno scolpito
collezione privata Marcello Lattari

I capolavori dell’arte francese del periodo in cui egli visse e operò, appartenenti alle raccolte della Fondazione Magnani-Rocca (oltre a Cézanne, anche Renoir, Monet, Matisse e Braque; ma anche l’italiano Severini, che in quegli anni viveva a Parigi), offrono al pubblico una visione ampia della scena artistica del tempo.
Inquieto, sempre in bilico tra genio e sregolatezza, perfetto stereotipo dell’artista maledetto (maudit), Modì, oltre che grande pittore, fu eccellente disegnatore, riuscendo, con un tratto volumetrico e allo stesso tempo bidimensionale, a catturare la sensibilità e la psicologia degli effigiati; coloro che gli fecero da modello ebbero a dire che farsi ritrarre da lui era come "farsi spogliare l’anima". 

Amedeo Modigliani
Portrait d’homme (Portrait de Derain)
circa 1915
matita su carta Vélin
31,2 x 23,5 cm
Firmato in basso a destra a matita: «modigliani»

Di gran lunga più celebri di quelli maschili, i ritratti femminili sono i maggiori esempi della sensibilità artistica di Modigliani: pur utilizzando un linguaggio prettamente moderno, egli non dimentica mai la tradizione italiana effigiata dai grandi artisti del passato, uno fra tutti, il Parmigianino, con la sua Madonna dal collo lungo dipinta proprio a Parma fra il 1534 e il 1540.
La mostra, a cura di Stefano Roffi con la collaborazione di Alice Ensabella, si avvale dei contributi critici di Sophie Bernard, Alice Ensabella, Marcello Lattari, Stefano Roffi, Aldo Santini, Guy Tosatto, nel catalogo pubblicato da Silvana Editoriale.

AMEDEO MODIGLIANI.
Opere dal Musée de Grenoble

Fino al 18 luglio 2021
Fondazione Magnani-Rocca
via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma)
Orario: mercoledì, giovedì e venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17); sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì e martedì chiuso.
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alla mostra focus ‘Modigliani’ e alle raccolte permanenti della Fondazione con guida specializzata è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it, oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148   info@magnanirocca.it   www.magnanirocca.it