giovedì 27 febbraio 2020

L'ORIENTE DI SAVAGE LANDOR

La Piattaforma delle Nuvole a Juyongguan nei pressi di Pechino, 1891
Olio su tavola, 10,5 x 17 cm
Collezione Fusi
Circa 130 dipinti ad olio, 10 acquarelli e 5 disegni per lo più di piccolo formato provenienti da collezioni private, illustrano i lunghi soggiorni e i viaggi attraverso Cina, Giappone, Corea, Tibet e Nepal compiuti dall'artista, antropologo, esploratore, avventuriero, scrittore, fotografo, giornalista e inventore ARNOLD HENRY SAVAGE LANDOR (1865-1924).
Mostra monografica di arte figurativa, atipica per il MAO, pone in evidenza il tema del viaggio e dell'esplorazione in tempi difficili, come ricerca e superamento del limite astratto e geografico.
Autore poco conosciuto che ha goduto di grande successo in vita e che, per motivi non del tutto chiari, è caduto totalmente nell’oblio dopo la sua morte - eccezion fatta per le mostre fiorentine del 1959 e del 2014 - è stato oggetto di lungimiranti studi da parte del curatore Francesco Morena presso l'archivio privato degli eredi, appassionati sostenitori del proprio eccentrico antenato.
Figure sotto i ciliegi in fiore, 1889-1890
Olio su tavola, 14 x 12 cm
Collezione Fusi
Scorcio con il portale principale
del Palazzo Reale a Seoul
con figure
, 1891
Olio su tavola, 16 x 10 cm
Collezione Fusi
Arnold Henry nacque a Firenze da Charles Savage Landor ed Esmeralda Paselli. Visse la sua adolescenza in un ambiente colto - il nonno, Walter Savage Landor fu valente scrittore, nonché uomo dal carattere difficile - in cui letteratura e arte erano passioni quotidiane. Tra i suoi maestri vi fu Stefano Ussi (1822-1901), che intuì le capacità del giovane e suggerì alla famiglia di lasciare che si dedicasse alla pittura.
Partito sulle orme di Jules Verne alla scoperta del mondo, il giovane Henry visitò dapprima l'Europa, alcuni paesi dell’Africa settentrionale (in mostra alcuni lavori giovanili) e dell’America, per muoversi poi alla volta dell’Asia, dove dipinse centinaia di opere dal vero in uno stile 'impressionistico-macchiaiolo' di rapida esecuzione.

Marina all'alba con barca
alla fonda (Wakkanai)
, 1890
Olio su tavola, 14,8 x 8
Collezione Fusi
In un periodo in cui ci si affidava già all'immediatezza della fotografia, Savage Landor ha persistito a lungo nel dipingere en plein air, prendendo le distanze dalla pittura di genere Orientalista per immergersi nel mondo asiatico reale, restituendone i vari aspetti con i tratti espressivi della modernità. Lo stile dell’artista anglo-fiorentino, rapido e conciso, perfino divulgativo, si rivela estremamente efficace nel 'fotografare' con immediatezza luoghi e persone che di lì a qualche decennio sarebbero completamente cambiati per conseguenza dell'incipiente globalizzazione.
Figura poliedrica e complessa come Leonardo, visse gli ultimi anni a Vinci dando prova di un rinnovato Umanesimo, ad esempio con il brevetto per un dirigibile depositato negli Stati Uniti d’America e tutti i volumi da lui stesso pubblicati, compresa una poderosa autobiografia ricca di aneddoti tanto verosimili quanto iperbolici.

Veduta di Kyōto dalle colline, 1889
Olio su tavola, 10 x 18,5 cm
Collezione Fusi
Il catalogo bilingue italiano/inglese, edito da SAGEP, con saggi di Francesco Morena e Silvestra Bietoletti (fra i massimi esperti di pittura macchiaiola), offre un resoconto ragionato del nucleo più consistente e significativo di dipinti di Savage Landor esistente al mondo e rappresenta il tassello fondamentale per comprendere l'evoluzione artistica dell' autore.
In occasione della mostra, Theatrum Sabaudiae propone visite guidate per gruppi, scolaresche e, tutte le domeniche alle ore 16.30, per singoli visitatori.

DIPINGERE L’ASIA DAL VERO
Vita e opere di Arnold Henry Savage Landor

14 febbraio 2020 - 14 giugno 2020
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
Orario: da martedì a domenica 10-18. Chiuso il lunedì
Prenotazione visite guidate:  t. 011.5211788 - prenotazioniftm@arteintorino.com
Per informazioni: t. 011.4436932; www.maotorino.it

martedì 25 febbraio 2020

ANTONACCI LAPICCIRELLA FINE ART A TEFAF MAASTRICHT 2020

Giulio Aristide SARTORIO
(Roma 1860 –1932)
Mattinata sul mare, 1927
Olio su tela, 91 x 202 cm
Firmato e datato in basso a sinistra: G. A. Sartorio Fregene MCMXXVII
Con la partecipazione ormai decennale a TEFAF Maastricht 2020, la Galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma conferma la sua presenza, nella PAINTINGS SECTION, al più importante evento fieristico mondiale dedicato all’arte e all’antiquariato.
In mostra una selezione di cinquanta opere tra pittura e scultura dall’epoca Neoclassica sino alla prima metà del XX secolo provenienti da Italia, Francia, Svizzera, America, Germania, Belgio.
Il percorso si articola secondo una linea tematica a partire da Mattinata sul mare, di Giulio Aristide SARTORIO, datata 1927, proveniente da una collezione privata newyorkese.
L’opera segna una svolta stilistica decisiva rispetto al grande Fregio per l’Esposizione Internazionale del Sempione del 1906 - di cui tre pannelli sono esposti ad apertura dello stand della Galleria - che lo rese noto al grande pubblico nel primo decennio del ‘900.
Giovanni Battista CAMUCCINI
(Roma, 1819 – 1904)
Ariccia. La Porta Napoletana con Palazzo Chigi, 1840 – 45 ca
olio su tela
34, 5 x 47 cm
Si prosegue attraverso una sorta di "mostra nella mostra" costituita da un’inedita selezione di ventisette opere tra tele e carte e sei disegni realizzata nella prima metà dell’Ottocento dal pittore paesaggista romano Giovanni Battista CAMUCCINI. Figlio di Vincenzo Camuccini, il maggiore protagonista italiano del Neoclassicismo, le sue opere sono oggi esposte nei più noti musei del mondo tra cui la National Gallery di Londra ed il Metropolitan di New York. Muovendo dall’esempio magistrale dei due maggiori protagonisti della pittura en plein air o oil-sketching from nature, Pierre Henri de Valenciennes e Thomas Jones, Giovanni Battista Camuccini è l’unico italiano, insieme al suo maestro Giambattista Bassi, che sappia condividere con loro i temi, le atmosfere, le scelte romantiche e lo studio della natura.
Felix LABISSE
(Marchiennes 1905 – Neuilly sur Seine 1982)
Jean-Louis Barrault ne “Il Processo”, 1947
Olio su tela, 73,2 x 91,8 cm
Firmato in basso a destra: LABISSE
Firmato e datato sul verso “J. L. BARRAULT DANS “LE PROCÈS” DE KAFKA LABISSE. 47
Ampia è la rassegna dedicata al tema paesaggistico attraverso le tele di Willem WELTERS, Karl Wilhelm DIEFENBACH, Johann Jakob FREY e Randall MORGAN, mentre fra le opere della sezione ritratti spicca il magnifico dipinto realizzato dal surrealista Felix LABISSE, Il Processo, datato 1947. Ne è protagonista l’attore e regista francese Jean-Louis Barrault (Parigi 1910 -1994), nei panni di Joseph K, protagonista de "Il Processo" di Franz Kafka. Esposto alla Biennale di Venezia del 1948, un solo anno dopo la sua realizzazione, ha poi intrapreso un lunghissimo tour nei più importanti musei del mondo.
Completa il percorso un nucleo raro e rappresentativo della tematica animalista, diffusasi a livello internazionale tra la fine dell’Ottocento ed il primo trentennio del Novecento. Oltre alla coppia di disegni a carboncino raffiguranti due Leonesse del toscano Romano DAZZI, spicca il bronzo La carezza, databile al primo decennio del novecento, opera dello scultore Sirio TOFANARI.
Sirio TOFANARI
(Firenze 1886 – Milano 1969)
La Carezza, 1909 ca.
Bronzo, fusione a cera persa, H. 25x70x55 cm
Firmato al centro, alla base della coda del leone: “Tofanari Sirio”; lungo il bordo “Fond. G. Vignali Firenze”.
Base in marmo serpentino, recante una targhetta di ottone con il titolo: “La carezza”
Nata dalla fusione di due storiche gallerie antiquarie presenti sul mercato da diverse generazioni, la Galleria di Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella, con sede in via Margutta a Roma, è un punto di riferimento per gli appassionati di dipinti del "Grand Tour", per disegni e sculture di artisti europei tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo, sempre con uno sguardo attento sull’arte del primo Novecento. Ospite delle più prestigiose mostre d’Antiquariato internazionale -TEFAF Maastricht, TEFAF New York; Salon du Dessin e Fine Art Paris (Parigi), Biennale des Antiquaires al Grand Palais (Parigi), Masterpiece a Londra; Highlights (Monaco), Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini (Firenze), Mostra Internazionale di Palazzo Venezia (Roma) -, molte opere della sua collezione sono entrate a far parte di importanti e numerose raccolte in sedi museali e private.

Romano DAZZI
(Roma 1905 – 1976)
Leonesse, 1935
Coppia di disegni a carboncino, 120 x 130 cm
Firmati e datati: Romano Dazzi 1935

TEFAF
The European Fine Art Fair MAASTRICHT 2020
7-15 marzo 2020 11 marzo 2020

Accesso anticipato: 5 marzo 2020 (su invito)
Anteprima: 6 marzo 2020 (su invito)
Orario: 11 - 19, domenica 11 - 18
Galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art | Stand 334
www.alfineart.com
www.tefaf.com

giovedì 20 febbraio 2020

FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE

Torna a Torino dal 20 al 22 febbraio il FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE, giunto ormai alla V edizione.
Nei tre giorni di Festival 35 panel di lavoro vedranno confrontarsi, nel corso di seminari e tavole rotonde, circa 170 esperti fra giornalisti, istituzioni, imprenditori, foodblogger, influencer, professionisti della sicurezza alimentare, chef e rappresentanti del mondo associazionistico per contribuire a migliorare la qualità dell’informazione che ruota attorno al cibo.
Oltre al fenomeno food sui media e alle iniziative antispreco, si tratterà dell'incidenza sul made in Italy delle etichette nutrizionali, delle criticità del Food Delivery e delle pratiche commerciali sleali nella filiera agricola, argomenti fra i più caldi e controversi del momento.
Nel decennale del riconoscimento Unesco della Dieta Mediterranea, non potevano mancare approfondimenti sulla cultura del cibo italiano nel mondo, con un panel dedicato al ritorno in agricoltura dei prodotti IGP e DOP. Particolare attenzione sarà dedicata al terzo settore con il tavolo di lavoro incentrato sul social food per far luce su come cibo e ristorazione possano diventare un veicolo di inclusione e reinserimento sociale.
Verte sulla diffusione dei giusti comportamenti alimentari la presentazione in anteprima del primo opuscolo informativo su nutrizione e salute rivolto ai cittadini di Torino, a cura della Fondazione Veronesi. Altri incontri saranno rivolti al futuro delle guide e delle riviste gastronomiche e di una loro redazione in chiave etica. Un board di giornalisti internazionali, invece, discuterà le condizioni del lavoro giornalistico in Europa, con momenti di riflessione sul precariato, sulle riforme necessarie per un’informazione responsabile e indipendente.
Tornano potenziati i momenti B2B durante i quali aziende e professionisti del settore potranno confrontarsi all'interno di uno spazio dedicato. Ai tavoli di discussione si affiancheranno anche i laboratori pratici per rispondere all’interesse crescente del pubblico del Festival che chiede più formazione per il proprio lavoro. Grazie alla collaborazione con numerose istituzioni, enti e marchi storici, sponsor tecnici dell'evento, i partecipanti avranno modo di sperimentare pratiche e di acquisire conoscenze utili per chi scrive di cibo.
E ancora, le ultime novità in fatto di foodpairing per promuovere una cucina circolare e di finger food. Un vero e proprio contest metterà in competizione i partecipanti nella preparazione del tradizionale pesto ligure: il vincitore parteciperà alla finale del campionato mondiale del "Pesto al Mortaio" in programma a Genova il prossimo 28 marzo.
Come nelle scorse edizioni, al termine delle prime due giornate di lavoro e nel corso della terza, la discussione proseguirà fuori dal Centro Congressi, attraverso una serie di eventi off riservati ai giornalisti e blogger per scoprire curiosità e novità del panorama enogastronomico torinese.

FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE 
20-21-22 febbraio 2020  
Centro Congressi Lingotto
Via Nizza 280, Torino
https://www.festivalgiornalismoalimentare.it/

martedì 18 febbraio 2020

L’ANIMA BUONA DEL SEZUAN


Scritta fra il 1938 e il 1940, L’anima buona del Sezuan è una fiaba di ambientazione cinese in cui Brecht trasforma in epica e poesia i grandi movimenti della storia, della politica, dell’etica. In scena al Teatro Astra vede l’elaborazione drammaturgica e l’interpretazione di Elena Bucci - che cura anche la regia - e di Marco Sgrosso, entrambi eredi della poetica di Leo De Berardinis. Assieme a loro sul palcoscenico Maurizio Cardillo, Andrea De Luca, Nicoletta Fabbri, Federico Manfredi, Francesca Pica, Valerio Pietrovita e Marta Pizzigallo e Christian Ravaglioli che esegue le musiche originali dal vivo; il disegno luci è di Loredana Oddone, la cura e la drammaturgia del suono di Raffaele Bassetti, le scene in legno e le maschere di Stefano Perocco di Meduna.


Tre dèi confusi, ingenui e pasticcioni, vagano sulla terra in cerca di un’anima buona. Giunti nella capitale del Sezuan, chiedono aiuto all’acquaiolo Wang, piccolo imbroglione dal cuore buono. Tuttavia soltanto Shen-Tè, generosa e povera prostituta, accetterà di accoglierli, ricevendo in premio una ricompensa di mille dollari d’argento, con i quali potrà cambiare vita e acquistare una piccola tabaccheria.
Di fronte all’assalto avido e cattivo di una schiera di approfittatori insaziabili, Shen-Tè (Elena Bucci), troppo debole e comprensiva, sarà costretta a farsi sostituire dal cugino Shui-Tà, cinico e inflessibile affarista che trasforma il negozietto in una manifattura. In questo allestimento l’apparire e scomparire di Shen-Tè e Shui-Tà coinvolge gli attori che assumono su di sé le identità di diversi personaggi, a partire da Marco Sgrosso, che interpreta sia l’affettuoso acquaiolo Wang che l’opportunista aviatore Yang Sun di cui Shen-Tè si innamora, sviluppando una caleidoscopica vicenda fino al sorprendente epilogo.

Lo sguardo lucido e profetico di Brecht immette nella drammaturgia questioni politiche e interrogativi etici e - con i toni di una fiaba dolce e amara, in bilico tra tragedia e burla - induce a riflettere sul sentimento del bene e del male, ma anche sul senso e la funzione del teatro e dell’arte. La scrittura scenica è sospesa tra canto, parlato, movimento e si intreccia alla musica dal vivo, mentre - attraverso l’uso di maschere senza tempo e di palchetti da commedia che diventano palafitte, stanze, rifugi, città - la compagnia si impegna in una vertiginosa danza con questa favola attuale che risveglia domande brucianti sul presente, ambientata in una Cina fantastica simile al nostro mondo  dove rapidi mutamenti creano nuove ricchezze e nuove povertà, chiusure ed aperture, coraggio e paura.

L’anima buona del Sezuan
di Bertolt Brecht
19-23 febbraio 2020
Teatro Astra
via Rosolino Pilo 6 - Torino
h 21; merc h 19.30; dom h 17
Durata: 150 minuti (con intervallo)
Info, biglietti e abbonamenti: www.fondazionetpe.it

giovedì 6 febbraio 2020

CAVALLI, COSTUMI E DIMORE

CARLO PITTARA
Torino, 1835 - Rivara (Torino), 1891
Fiera di Saluzzo (secolo XVII)
1880
Olio su tela
La GAM di Torino propone al pubblico una mostra per riscoprire un importante dipinto delle proprie collezioni, mai più esposto da trentotto anni. Si tratta della maestosa Fiera di Saluzzo (sec.XVII), presentata da Carlo Pittara nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, che rievoca una fiera seicentesca con animali, ambientata poco fuori le mura di Saluzzo, dalle dimensioni monumentali: 4,08 metri di altezza per 8,11 metri di larghezza.
Nel giugno del 1880, durante l’Esposizione, il dipinto fu acquistato dal barone Ignazio Weil-Weiss e solo nel 1917 entrò a far parte delle collezioni della GAM di Torino.
CESARE MACCARI
Siena, 1840 - Roma, 1919
Deposizione di Papa Silverio
1880-1881
Olio su tela
L’opera fu esposta per l’ultima volta nell’estate del 1981 a Palazzo Madama, nell’ambito della mostra Alfredo d’Andrade. Tutela e restauro, la tela fu poi avvolta su rullo e riposta nei depositi del Museo dove è stata conservata fino a oggi.
La mostra, a cura di Virginia Bertone, tratteggia la formazione di Carlo Pittara e gli anni della "Scuola di Rivara", per concentrarsi sulla storia e la fortuna critica della Fiera di Saluzzo ricercando le motivazioni della grande raffigurazione. Ai fini del ripristino conservativo è stato realizzato un nuovo telaio in sostituzione di quello non più utilizzabile del 1981.
FRANCESCO GONIN
Torino, 1808 - Giaveno (Torino), 1889
Il primo cavallo domato dall’uomo
1880
Olio su tela
L’originalità dell’invenzione, la resa realistica a scala naturale della rappresentazione suscitarono grande entusiasmo nel pubblico. Il risultato è sorprendente: una grande parata di cavalieri, personaggi in costume e moltissimi animali: dalle capre ai bovini, dai cavalli di razza a quelli da tiro, dagli animali da cortile ai cani, fino alla scimmietta ritratta sulla spalla di un giovane con lo scopo di attrarre l’attenzione sulla merce di un pittoresco venditore di chincaglieria.
Un grafico permette di individuare gli edifici e le dimore saluzzesi, e apprezzare le diverse specie degli animali raffigurati, per il riconoscimento dei quali è stato fondamentale l'apporto di alcuni Docenti ed ex Docenti del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino, nell’ambito delle celebrazioni per i 250 anni dalla fondazione della Scuola Veterinaria di Torino.
GIACOMO GINOTTI
Brugaro di Cravagliana (Vercelli), 1845 - Torino, 1897
La schiava
1877
Marmo
A concludere il percorso è una sezione dedicata all’Esposizione Nazionale del 1880 che propone i diversi acquisti della Città di Torino per il Museo Civico, a partire da una delle tele premiate: La deposizione di Papa Silverio di Cesare Maccari, che riflette un’impressionante ricerca di verità nella rappresentazione delle figure, anche qui grandi al vero, ispirate all’età romana tardoantica. Alla rievocazione dei primi martiri è dedicato il marmo dell’Eulalia Cristiana di Emilio Franceschi, anch’esso premiato, mentre al gusto orientalista rispondeva la rappresentazione sensuale della Schiava di Giacomo Ginotti.
ANTONIO FONTANESI
Reggio Emilia, 1818 - Torino, 1882
Le nubi
1880
Olio su tela
L’indagine compiuta in occasione della mostra ha permesso di mettere in luce, all’interno della collezione della GAM, diverse altre opere che parteciparono a quella manifestazione e che furono donate al Museo in momenti successivi: è il caso di un soggetto non lontano da quello di Pittara, come la Fiera di animali a Moncalieri di Felice Cerruti Bauduc, che fu però completamente oscurato dalla presenza della Fiera di Saluzzo, o ancora il singolare soggetto dell’ormai anziano Francesco Gonin, Il primo cavallo domato dall’uomo. Sono inoltre esposti gli splendidi Studi per le "Tentazioni di Sant’Antonio" di Domenico Morelli, insignito in quell’occasione di un diploma d’onore, mentre Antonio Fontanesi, che si presentava con la sua ultima fatica Le nubi, veniva ignorato ed escluso dalle premiazioni.

CAVALLI, COSTUMI E DIMORE
La riscoperta della Fiera di Saluzzo (sec. XVII) di Carlo Pittara

19 dicembre 2019 - 13 aprile 2020
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Via Magenta, 31 - 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica: 10 - 18, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
Per informazioni: tel. +39 011.4429518; +39 011.4436907; gam@fondazionetorinomusei.it
www.gamtorino.it

martedì 4 febbraio 2020

IL RINASCIMENTO DI ANDREA MANTEGNA

ANDREA MANTEGNA
Ecce homo, 1500-1502 ca.
Tempera a colla su tela di lino montata su legno,
54,7 x 43,5 cm
Paris, Musée Jacquemart-André - Institut de France
© Studio Sébert Photographes
A Torino, nelle sale monumentali di Palazzo Madama, è di scena il Rinascimento di ANDREA MANTEGNA (Isola di Carturo, Padova 1431 - Mantova 1506), sintesi di modelli classici, ardite sperimentazioni prospettiche, realismo, nell'Italia settentrionale delle signorie di Padova e Mantova.
Dai prodigiosi esordi giovanili al riconosciuto ruolo di artista di corte dei Gonzaga, il percorso si articola in sei sezioni che evidenziano la profonda e diretta conoscenza dell'espressionismo di Donatello, la familiarità con i lavori di Jacopo Bellini e dei suoi figli (in particolare il cognato Giovanni), delle novità fiorentine e fiamminghe, nonché dell'architettura e della scultura antiche.
I rapporti di Mantegna con i letterati, inoltre, lo resero interlocutore autorevole, capace di dare forma ai valori morali ed estetici degli umanisti.
ANDREA MANTEGNA
Sant’Antonio e San Bernardino presentano il monogramma di Cristo, 1452
Affresco staccato
163 x 321 cm
Museo Antoniano, Padova
Venti sono i capolavori ospitati al piano nobile posti in relazione con disegni, sculture e dipinti di Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, Giovanni e Jacopo Bellini, Leon Battista Alberti, Cosmé Tura, Ercole de' Roberti, Correggio e altri artisti coevi per un corpus di oltre 130 opere riunito grazie ai prestigiosi prestiti del Victoria and Albert Museum, della National Gallery di Londra, del Louvre, del Metropolitan Museum di New York, della National Gallery di Washington, per non citarne che alcuni.
Ad essi si aggiungono i contributi di numerose collezioni nazionali fra cui le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca di Brera e di importanti istituzioni torinesi quali la Galleria Sabauda e la Biblioteca Nazionale Universitaria.
GIOVANNI BELLINI
Ritratto di giovane in veste senatoria, 1485 ca.
Olio su tavola, 35 x 26,4 cm.
Musei Civici, Museo d’Arte Medioevale e Moderna, Padova
Sono trascorsi circa sessant'anni dalla rassegna mantovana su Mantegna del 1961, curata da Giovanni Paccagnini, primo evento di massa in pieno boom economico e automobilistico agli albori del turismo culturale. Con 200 opere esposte e un totale di oltre 250 mila visitatori, fra cui poeti (Ungaretti e Montale) divi del cinema (Antonioni, Loren, Vitti) e artisti (Capogrossi, Ponti, Dalì), di fatto, consacrò il patrimonio artistico italiano come strumento di progresso.
Seguita dalla mostra del 2006 per il cinquecentenario nelle sedi di Mantova, Padova e Verona - città di formazione dell'autore dove permangono lavori significativi -, non si sono registrati episodi di uguale portata fino alla rilettura organica dell'attuale mostra torinese, resa possibile grazie alle ultime indagini sulle fonti documentarie.
ANDREA MANTEGNA
Madonna con Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa
1453-1454
Tavola, 69,44x44,4 cm
Paris, Musée Jacquemart-André
Il comitato scientifico presieduto dai curatori Sandrina Bandera e Howard Burns con la consulenza di Vincenzo Farinella, si è avvalso ad esempio del saggio di Giovanni Romano del 1981, aggiornato sugli studi dedicati da Carlo Dionisotti alla cultura cortigiana e, riguardo al ruolo nelle arti decorative, degli esiti curatoriali delle mostre al Louvre (1975) sullo studiolo di Isabella d'Este e di Vienna (2001) sui cassoni mantegneschi.
Dalle mostre dedicate a Leon Battista Alberti a Mantova nel 1994 e nel 2006 sono emersi dati significativi sui rapporti diretti o indiretti con il grande architetto e teorico; e ancora nel 2008 - 2009 le esposizioni a Mantova e Trento, rispettivamente su Bonacolsi l'Antico e Andrea Riccio - orafi e cultori dell'arte del bronzetto più giovani di Mantegna - hanno confermato il ruolo nodale di questi nella trasmigrazione in sculture di piccolo formato degli stilemi classici e di Donatello.
ANDREA MANTEGNA
Donna vestita all’antica e vecchio in panni orientali
(Sibilla e profeta?), 1495 ca.
Tempera a colla e oro su tela, 56,2 x 46,6 cm.
Cincinnati Art Museum, Ohio, USA
Bequest of Mary M.Emery/Bridgeman Images
Lettere autografe dell'artista illuminano sulla sua complessa e sfuggente personalità, sull'ambiente dell'epoca e i rapporti con i Gonzaga, restituendo l'originalissima immagine di se stesso messa a punto in sessant'anni di carriera.
Affascinante in tal senso il racconto offerto da Giorgio Vasari che ne attesta la fulminea ascesa "from rags to riches", dalla povertà estrema alla fama precoce, pur negandogli il primato fra i pittori "moderni".
Completano la retrospettiva tre grandi schermi in Corte Medievale con proiezioni di luoghi e opere non presenti nel museo torinese per loro natura o per il delicato stato di conservazione: Cappella Ovetari a Padova, la Camera degli Sposi, la casa a Mantova, il ciclo dei Trionfi di Cesare, fino all'ardito scorcio del Cristo morto, conservato presso la Pinacoteca di Brera.

ANDREA MANTEGNA
Rivivere l’antico, costruire il moderno

12 dicembre 2019 - 4 maggio 2020
Palazzo Madama, Corte Medievale e Piano Nobile
Torino, Piazza Castello
Orari: lunedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 10 alle 18; giovedì e sabato dalle 10 alle 21. Chiusura martedì. La biglietteria chiude un’ora e mezza prima
www.palazzomadamatorino.it