mercoledì 24 giugno 2020

RIME E COLORI DI EMANUELA VALENTINI

BETULLE
2006-2007
acquerello e acrilico
Così al vento nelle foglie lievi
Si perdea la sentenza di Sibilla
(Dante, "Paradiso", canto XXXIII, vv. 65, 66)

Emanuela Giulia Valentini con la pubblicazione della poesia Papaveri, per le edizioni Kimerik, rientra nel novero dell'"Unione Mondiale dei Poeti 2018".
La sua pittura, musa ancillare rispetto alla forma metrica, assimila il processo creativo a un componimento in evoluzione costante, ad un percorso artistico disciplinato in alcune tappe fondanti dagli insegnamenti dei maestri Dino Pasquero e Piera Paderni.
Emigiulie, autrice delle opere pittoriche, è l’alter ego che rivendica alla personalità logico - cognitiva il diritto di siglare la propria attitudine artistico - creativa. Nel carattere dalla viva espressività ragione e natura convergono in uno stile immediato, che molto deve al bestiario di Antonio Ligabue, al colorismo di Henri Matisse e all'esotismo di Paul Gauguin.
PAPAVERI
2005
acrilico
Lo ‘stupore essenziale’ celebrato da Pessoa investe le tinte accese, vettori di paure, di gioia, di istanze civili. Suggestioni gareggiano nel catturare la scena dal tratto graffiante ingentilito da motivi floreali e luoghi fiabeschi: Il mio giardino dei fiori si popola di ninfee, è avvolto dal profumo degli iris e fra essi il volto di un elfo fa capolino affacciandosi al mondo con sguardo curioso. Figura dei ricordi giovanili dell'autrice, il racconto autobiografico riecheggia più in là in versi soavi, memori di un viaggiatore lontano rapito dall'arcano cielo di Chagall.
Sintetico come haiku, sferzante come tweet, il dettato lirico sposa fiori di Lavanda ("Per una gita fuori porta"), teneri boccioli di Rose ("Les roses, l'amour, la vie..."), lo skyline di New York, ("Ogni dramma cela forze inaspettate!"), oppure si confonde in un Campo di papaveri, ("Rossi, setosi, onirici. Un tripudio di gioia!"), travalicando le epoche col potere evocativo della parola che, scripta manent, si imprime su biglietti beneaugurali in tiratura multipla.
LA DONNA
2006
acrilico su tela
Altresì trovano spazio sulle tele temi spinosi di denuncia sociale: la simultaneità del tempo presente contrappone rivendicazioni culturali e parità di genere a una civiltà in declino, associando l'iconica figura musulmana con burqa al corpo consunto delle Twin Towers; mentre in qualche altra parte del mondo La donna, uccisa dall'indifferenza, risorge come Araba Fenice da un ramo di orchidea.
Ospite in varie edizioni dell' Esposizione Arti Figurative della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, Emanuela Valentini presenta nel 2013 Liliacee a cielo aperto con foglie futuriste, l'Interpretazione di un vaso di Émile Gallé nel 2016 e in ultimo, nel 2018, la ruggente Tigre del Bengala. Ciascun dipinto, esente da mode effimere, si impone quale espressione soggettiva riuscendo, con lo stesso spirito anti-materialista che condusse Kandinskij all'astrattismo, a "far vibrare la segreta essenza della realtà nell'anima, agendo su di essa con la pura e misteriosa forza del colore liberato dalla figurazione naturalistica".
TWIN TOWERS
2012
tecnica mista
L'autrice attribuisce tuttavia alla figurazione un notevole rilievo, per quanto non sia l'imitazione del vero il suo principale obiettivo. Qui l'immagine in risonanza con la scrittura si piega al significato dell'oggetto, diventa strumento di narrazione fino a travalicare la dimensione apparente e sostanziale delle cose.
Da un lato vi è il dato concreto, d'altro canto i rigorosi principi derivati da studi giuridici arretrano per far posto ad una fervida sensibilità artistica. La storia restituisce notevoli esempi del felice sodalizio tra letteratura e pittura. Carlo Levi, scrittore ed esponente del gruppo dei Sei di Torino; Enrico Baj, avvocato; giuristi validamente impegnati nella pratica pittorica come Piero Calamandrei, in maniera del tutto simile a quanto avviene in Valentini, hanno cercato di estinguere mediante la propria arte la sete di infinito che accomuna per vie ineffabili gli uomini e li rende uguali, non soltanto davanti alla legge.
IL MIO GIARDINO DEI FIORI
2012
collage, raso, garza, colori acrilici
EMANUELA GIULIA VALENTINI (Ivrea, 1 ottobre 1972), si diploma al Liceo Scientifico di Ivrea. Soggiorna per un anno a Kansas City, visitando gli Stati Uniti. Tornata in Italia, si laurea in Giurisprudenza a Pavia; svolge l’Erasmus a Lovanio (Belgio) e uno stage presso il Parlamento del Lussemburgo. Terminata la pratica legale in uno studio associato, frequenta il Master in Criminologia e Politica Internazionale indetto dall’Unicri. Si specializza nello studio delle implicazioni psicologiche dei processi penali pubblicando numerosi articoli su riviste di settore. Nel 2017 edita per i tipi di Kimerik "L’Olocausto, l’aberrazione del crimine, il senso del perdono, l’ebraismo oggi". È mediatrice civile e commerciale ed ex sostituto processuale in udienza. Ama la letteratura sudamericana, scrive poesie.

UGO ZANNONI MECENATE E SCULTORE

Vincenzo Hayez
Ritratto di Ugo Zannoni, 1873
olio su tela, 72 x 59,5 cm
Verona, Musei Civici – Galleria d'Arte Moderna Achille Forti
La mostra LA MANO CHE CREA. La Galleria pubblica di Ugo Zannoni (1836-1919). Scultore, collezionista e mecenate che i Civici Musei di Verona propongono dal 26 giugno 2020 alla Galleria d'Arte Moderna Achille Forti presso il Palazzo della Ragione, curata dal direttore dei Musei Civici Francesca Rossi, è un progetto sviluppato intorno al tema del mecenatismo che ha portato alla nascita di molte, grandi collezioni pubbliche.
Il punto di avvio è la vicenda di uno dei maggiori scultori dell'Ottocento veronese, Ugo Zannoni, artista che visse una lunga carriera animata dall’'impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini tra Verona, Milano e Venezia.
Roberto Fontana
Lezione a memoria, 1880-1895
olio su tela, 63 x 77,5 cm
Verona, Musei Civici – Galleria d'Arte Moderna Achille Forti
© Ennevifoto, Verona
Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi la sua cospicua collezione di opere d'arte, contribuendo così a gettare le basi per la costituzione di una Galleria d'Arte Moderna.
La mostra rappresenta quindi il primo studio approfondito sulle vicende della collezione Zannoni, grazie a una sistematica campagna di ricognizione. Il corpus di circa 200 opere è stato oggetto di ricerche, interventi conservativi, documentazione fotografica e schedatura.
Nella raccolta sono presenti artisti che l'autore veronese ebbe modo di frequentare e altri animatori di ricerche scultoree e pittoriche significative del secondo Ottocento, tra realismo, umori risorgimentali e nuove poetiche della luce.
Ugo Zannoni
La Carità, 1902
gesso, 45 x 21 x 16 cm
Verona, Musei Civici – Galleria d'Arte Moderna Achille Forti
Tra loro, Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono, e il più moderno pittore divisionista Angelo Morbelli. Tra i veronesi, Angelo Dall'Oca Bianca, Francesco Danieli e il cugino dello scultore, Giuseppe Zannoni. Tra i soggetti rappresentati spiccano generi figurativi del paesaggio e del ritratto.
La fama dell'artista è legata soprattutto alla realizzazione di un monumento simbolo, la celebre statua di Dante Alighieri che, nel centro della piazza dei Signori, rivolge lo sguardo ai palazzi Scaligeri dove il Poeta, durante l'esilio da Firenze, fu accolto da Cangrande della Scala. Il bozzetto bronzeo in esposizione anticipa le celebrazioni dei 700 anni della morte di Dante, a partire dal prossimo settembre 2020.

LA MANO CHE CREA
La Galleria pubblica di Ugo Zannoni (1836-1919). Scultore, collezionista e mecenate

27 giugno 2020 - 31 gennaio 2021
Galleria d'Arte Moderna Achille Forti - Palazzo della Ragione
Cortile Mercato Vecchio 6 - Verona
Orario: da martedì a domenica 11 -17. Lunedì chiuso. Ultimo ingresso ore 16.15
Informazioni: Tel. 045 8001903
www.gam.comune.verona.it

lunedì 22 giugno 2020

LA STABILE DIMORA DI CESARE BOTTO

Sarà una mostra d’arte a segnare la ripartenza dell’attività culturale e degli eventi della Città di Bra. Dal 28 giugno nelle sale affrescate di Palazzo Mathis sarà visitabile SITO/SITI - La pittura come dimora, esposizione delle opere dell’artista cuneese Cesare Botto.
Pluripremiato artista del genere astratto-informale con all’attivo numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero, Cesare Botto porta a Bra una serie di opere recenti che sono ulteriore capitolo di una lunga e generosa produzione pittorica "senza età", come si legge nell’introduzione al catalogo a cura di Fulvia Giacosa.
"Sito/Siti è il titolo scelto dall’autore per la presente mostra: si tratta di un itinerario che esplora spazi mentali i quali si fanno tangibili nell’atto pittorico, tant’è che tra i tanti siti possibili, geografici o virtuali, egli sceglie quello che, dice, è la sede dei desideri, dei pensieri, della volontà, della gioia e delle apprensioni, luogo che è all’origine della sua pittura eletta a stabile dimora. Nell’arte di Cesare Botto colori, linee, piani, luci e ombre hanno come obiettivo ultimo quello di comunicare le proprie riflessioni sul mondo e sono testimoni di una sensibilità vigile che guarda oltre, sorretta da convinzioni profonde e da un piacere spontaneo per il colore e la composizione".

Cesare Botto è nato a Cuneo nel 1939, città dove vive e lavora. Inizia a dipingere come autodidatta; negli anni ’50 frequenta un corso di arti decorative a Cuneo, conosce Ego Bianchi e Pinot Gallizio. Risale al 1960 la prima mostra personale nella sua città, presentata da Francesco Franco. Si iscrive nel 1961 ai corsi di nudo dell’Accademia Albertina di Torino e per i tre anni seguenti frequenta la scuola di Filippo Scroppo a fianco di Griffa, Maggia, Nebiolo, Proverbio, Scanu, Tuninetto e Zanibelli. Prende qui l'avvio un'intensa attività espositiva con cadenza annuale, che prosegue fino ai giorni nostri. Botto fa parte del gruppo Pentamer, composto da cinque artisti della provincia di Cuneo di tendenza astratta e informale.


SITO/SITI - La pittura come dimora
Mostra personale di Cesare Botto
28 giugno - 26 luglio 2020
Palazzo Mathis
Piazza Caduti per la Libertà, 20 - Bra (Cuneo)
Orario: giovedì e venerdì 9 - 12.30 e 15 - 18, sabato e domenica 9 - 12.30. Ingresso gratuito.
Prenotazione consigliata: Ufficio Turismo e Cultura, tel. 0172.430185; turismo@comune.bra.cn.it. www.turismoinbra.it

venerdì 5 giugno 2020

LA MODERNITÀ DEL BAROCCO

Jean Simeon Chardin
Gli attributi delle arti, 1731
olio su tela
Parigi, Musée Jacquemart-André
Illustrata in occasione dell'apertura in anteprima dal professor Giuseppe Dardanello dell'Università di Torino - curatore con Michela Di Macco, docente all'Università La Sapienza di Roma - la mostra SFIDA AL BAROCCO, inaugurata il 30 maggio scorso presso la Citroniera della Reggia di Venaria, compendia in un corpus di circa duecento opere provenienti dai maggiori musei nazionali e internazionali settant'anni di cultura barocca, evoluzione e sviluppo del periodo romano di Raffaello, dell''eclettismo bolognese' dei Carracci, fino alla classicità arcadica del XVIII secolo.
Carlo Maratti
Madonna col Bambino tra i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola, 1672-1679 ca
Roma, Chiesa di Santa Maria in Vallicella (FEC)
Un percorso inedito che segna un decisivo cambio di passo sulla scena figurativa: quando la Roma cosmopolita dei papi rinnova il suo ruolo di depositaria della grandezza dei modelli; quando la Parigi del re sole Luigi XIV e di Luigi XV sancisce il primato della scuola moderna francese, cercando nell’Antico il naturale e scegliendo nuovi riferimenti per la rappresentazione del quotidiano nei maestri fiamminghi e olandesi; quando Torino capitale del regno di Vittorio Amedeo II e di Carlo Emanuele III, grazie all’intelligenza creativa dell’architetto regio Filippo Juvarra, si conferma fucina d'avanguardia impiegando i migliori artisti contemporanei delle Scuole d’Italia nel decoro di chiese e residenze di corte.
Jean-Baptiste Pigalle
Mercurio che si allaccia i calzari alati, 1744
marmo
Parigi, Muséè du Louvre – Département des Sculptures
Quindici tappe cronologiche e tematiche, comprese fra il 1680 e il 1750, precedute da un'Ouverture con Allegorie delle Arti, riassumono il vasto panorama iconografico siglato da Trevisani, Conca, Giaquinto, Subleyras, Pannini e Batoni, da pittori della modernità parigina, come Boucher e Chardin, dagli scultori Cametti, Legros, Bouchardon, Ladatte e Collino, chiamati a rinnovare le imprese monumentali, insieme ai maestri dell’ornato e delle arti preziose, agli esponenti di maggior rilievo delle scuole romana, napoletana e veneziana voluti a Torino da Filippo Juvarra.
Francesco Ladatte
Orologio da parete, 1760 ca
Torino, Musei Reali – Palazzo Reale
Una selezione necessaria, come si impose all'abate Giovan Pietro Bellori quando si accinse a redigere nel 1672 Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, ritenendo degni di nota poco più che una decina di autori fra i quali Agostino e Annibale Carracci, fondatori dell'Accademia degli Incamminati e l'amico Nicolò Pussino, ovvero il francese di Les Andelys Nicolas Poussin.
Maestri in alcuni casi "conosciuti, e praticati famigliarmente" come fu Carlo Maratti, custode e restauratore delle stanze di Raffaello e degli affreschi alla Farnesina, presente in mostra con la pala raffigurante una Madonna con il Bambino tra i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola (1672-1679), modello normativo di una pittura di genere che annovera Batoni, Conca, Masucci, raggiungendo vette di vivido cromatismo nelle opere del Solimena.
Francesco Solimena
Eliodoro cacciato dal tempio, 1723
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
Roma caput mundi. Le insegne capitoline si impongono nell'eredità plastica del Bernini, nella solennità delle antiche vestigia romane raffigurate da Giovan Paolo Panini, nei capricci piranesiani e nelle vedute del pensionnaire Jean Barbault, studente dell'Accademia di Francia a Roma. Formazione resa esplicita nella coeva iconografia d'oltralpe: dalle ricerche sul naturale di Bouchardon, scultore e valente disegnatore; all'accurato studio anatomico del Nudo femminile di schiena di Subleyras, ispirato all' Ermafrodito Borghese, destinato alla committenza privata; con propaggini nei soggetti mitologici di matrice arcadica. Mentre sul versante paesaggistico la Francia di Watteau e di Chardin guarda alla minuzia fiamminga e olandese, alla tradizione veneziana e nordica con esiti naturalistici di intensa luminosità.
Giovanni Paolo Pannini
Roma Antica, 1757
olio su tela
New York, The Metropolitan Museum of Art
Completano il repertorio iconografico gli arazzi e i modelli di ornato: disegni, opere di ebanisteria e capolavori di oreficeria, uno su tutti la Placca raffigurante l'Immacolata Concezione cesellata da Francesco Natale Juvarra (Messina 1673-Roma 1759), fratello del più noto Filippo. Prezioso lo Studio di un settore del tamburo e della cupola per la Cappella della Sindone (1675 ca.), elemento geometrico generatore dell'intera copertura esagonale ed unico disegno rimasto del progetto realizzato per il re Carlo Emanuele II dall'architetto, scienziato e umanista Guarino Guarini.
Francesco Natale Juvarra
Placca raffigurante l’Immacolata Concezione, 1735-1745 circa
argento, bronzi dorati, lapislazzuli
Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
Qui come altrove lungo la rassegna l'idea di artificio supera il bello naturale. Per dirla con Bellori: "Questa idea, overo Dea della Pittura, e della Scoltura aperte le sacre cortine degl'alti ingegni dei Dedali, e degli Apelli, si svela a noi, discende sopra i marmi e sopra le tele; originata dalla natura supera l'origine, e fassi originale dell'arte, misurata dal compasso dell'intelletto, diviene misura della mano, e animata dall'immaginativa dà vita all'immagine", protagonista indiscussa della magniloquente stagione del Barocco.

SFIDA AL BAROCCO
Roma Torino Parigi 1680 - 1750

30 maggio - 20 settembre 2020
Reggia di Venaria - Citroniera Juvarriana
Piazza della Repubblica 4 - Venaria Reale (TO)
Orario: martedì - venerdì 14.30 - 17.30; sabato, domenica e festivi 10.30 - 13.30 e 14 - 17.30​​. 
Lunedì chiuso. Un turno d’ingresso ogni mezz'ora: 50 persone. Gli ingressi chiudono 1 ora prima.
Per informazioni e prenotazioni: prenotazioni@lavenariareale.it; tel. + 39 011 4992333
www.lavenaria.it

lunedì 1 giugno 2020

LA NATURA AL CENTRO

Il PAV con il suo parco ricco di installazioni d’arte, riapre martedì 2 giugno, dalle ore 12 alle 19 con ingresso gratuito.
In attesa di riprendere la programmazione di mostre e attività e nel rispetto delle prescrizioni imposte, sarà possibile visitare la collezione permanente delle 19 installazioni ambientali nell'area verde del museo.

L'accesso avverrà direttamente nel parco, dal cancello situato al numero 39/A di Via Giordano Bruno.

La prenotazione per eventuali visite guidate è facoltativa scrivendo a: info@parcoartevivente.it
In via straordinaria, fino a date da definire, il PAV amplia l'orario di apertura:
mercoledì, giovedì e venerdì ore 15-18; sabato e domenica ore 12-19
Dal 3 giugno il costo del biglietto di ingresso è di euro 2,00. L'ingresso è gratuito per i bambini fino a 6 anni e per i possessori di Abbonamento Torino Musei.
Il percorso espositivo è esclusivamente all'aperto; in caso di maltempo è consigliabile rimandare la visita.

Come segno di continuità con le sue prassi partecipative, sabato 6 giugno dalle 14 alle 18 Piero Gilardi propone il workshop Amazzonia Revival, dedicato al fragile ecosistema della foresta pluviale.
Nel 2019 in Amazzonia sono bruciati circa dodici milioni di ettari di foreste. La Terra, nella sua interezza, funziona attraverso alcuni grandi sistemi ecologici fondamentali e l’Amazzonia - ricorda il WWF - è uno di questi: genera pioggia, raffredda la terra, assorbe gas serra e custodisce il dieci per cento della biodiversità animale e umana, fattori essenziali per la sopravvivenza dell'umanità.

Partecipazione con posti limitati dalle norme di distanziamento.
Info: lab@parcoartevivente.it
Modulo di iscrizione online




PAV Parco Arte Vivente
Centro sperimentale d'arte contemporanea
via Giordano Bruno 31, 10134 Torino
+39 011 3182235 - www.parcoartevivente.it