giovedì 17 dicembre 2020

ARTE: TESTIMONIANZE

Gian Giorgio Massara

Pasquale Filannino
Forno Alpi Graie

Nei mesi - lunghi e solitari - nel corso dei quali quasi tutto tace nel mondo dell'arte e ci si affida a immagini comparse su di uno schermo, è stata tuttavia edita una rivista bimestrale dal titolo "Esperienze d'arte" (ed. Contatto & Idea, Torino).
La prefazione è firmata da Sergio Lampo; fra gli artisti anche un poeta, Vincenzo FILANNINO, che scrive:

La costa illuminata
che divide il mare dalla terra
e la terra dal cielo.

Ne commenta i versi Guido Chiara.
Le opere pittoriche del fratello del poeta, Pasquale FILANNINO, sono invece presentate da Enzo Papa che le definisce "Figurazione poetica guarnita con l'iridescenza dell'arcobaleno".
Ci siamo ripetutamente occupati di questo pittore i cui lavori, definiti cloisonné, piacciono per le ampie stesure, il nitido alternarsi cromatico, il popolarsi d'immagini jazz quali Chet & Louis.
Lontani sono invece i mondi di Laura LEPORE e Enrica RANIERI, la prima orientata verso figure femminili desunte dall'Oriente oppure da un mondo vagamente déco (Arabesque, Essere donna), la seconda attenta al tema del ritratto talvolta trasfigurato (Calipso).
Il ritorno alla realtà del paesaggio si registra con le tavole di Agnese ORIGLIA che in Nevicata positivamente gioca nell'utilizzo dei bianchi cristallizzati sulla superficie delle ultime foglie.
Astratto oppure materico è il modo di lavorare scelto da Roberto PINO che unisce all'immagine - ora percorsa da onde, ora allusiva - cordami in foggia di scala proiettati quindi verso l'infinito.
Al mondo della fotografia ci conduce Franco GENERO, autore di scatti, per lo più in bianco e nero, con modelle in posa, ingenui volti di bimbi, l'interrogativa immagine di Silvia oppure il sorridente volto di Samantha.
Cosa significa vivere oggi nel mondo dell'arte? Dipingere, modellare, fotografare non è mai sinonimo di processo casuale; per gli artisti seri, almeno. Occorre guardare al mondo circostante, meditare, leggere nel pensiero altrui; infine seriamente lavorare senza badare a mode passeggere, invenzioni fasulle, frutti appesi a una parete, oppure rifarsi a soluzioni ormai scontate.
Attorno a noi pulsa il mondo, vive un'umanità ricca di sentimenti ed esperienze, gli astri s'alternano senza posa, le acque scorrono mentre le voci animano città e villaggi.
Temi tutti dai quali possono trarre ispirazione tanto gli appassionati della figurazione quanto i sognatori.

mercoledì 21 ottobre 2020

SELVATICA: ARTE E NATURA A BIELLA

Marco Gaiotti
Un solitario orso polare nell Artico
Forte del riconoscimento di Città Creativa UNESCO, Biella ospiterà, dal 26 settembre 2020 al 10 gennaio 2021, l’ottava edizione di SELVATICA - ARTE E NATURA IN FESTIVAL, evento in cui le arti visive celebrano la bellezza della natura. 
Il cuore del Festival risiede nella splendida cornice storica di Biella Piazzo, nei tre complessi di Palazzo Gromo Losa, Palazzo Ferrero e Palazzo La Marmora che costituiscono il "Polo culturale di Biella Piazzo" e riunisce mostre di pittura, fotografia, scultura, laboratori didattici ed eventi collaterali.
I tre palazzi del Piazzo, accoglieranno in un itinerario diffuso 30 sculture di diversa grandezza, raffiguranti la fauna degli ambienti artici e di quelli temperati, i grandi carnivori e i cavalli realizzati con una originale tecnica di intaglio da Jürgen Lingl-Rebetez, ospite a Biella in virtù di una collaborazione con il MUSE di Trento.
Luciano Mello Witkowski Pinto
Giaguaro (2007)
Ceramica
Palazzo Gromo Losa è lo scenario del suggestivo progetto fotografico Habitat di Marco Gaiotti, che raccoglie immagini provenienti da ogni parte del mondo con un focus sull'ambiente dell’animale ritratto. Nella stessa sede trovano posto il lavoro sulla flora tropicale di Margherita Leoni, pittrice botanica e le sculture di Luciano Mello Witkowski Pinto, artista brasiliano entrato in contatto con etnie autoctone dell’Amazzonia delle quali ha colto e studiato le abitudini, restituendole con sculture di rara bellezza e vivido realismo.
Palazzo Ferrero farà da cornice, invece, agli incredibili scatti di Glanzlichter, il più grande concorso di fotografia naturalistica della Germania e uno dei più importanti d’Europa, a cui ogni anno partecipano migliaia di fotografi.
Approdano a Palazzo La Marmora gli Alberi Monumentali Italiani incisi all’acquaforte dall’artista lombarda Federica Galli e gli acquerelli e i disegni botanici realizzati nell’Ottocento dalle sorelle Emilia e Filippina La Marmora a confronto con le opere dei giorni nostri di Angela Petrini e Maria Lombardi, entrambe membri dell’Associazione Italiana Pittori Botanici "Floraviva".
Heinz Buls
Atterraggio tossico
(Glanzlichter 2019)
A corollario delle mostre, infine, Predatori del microcosmo. La corsa agli armamenti di ragni, insetti, anfibi e rettili, esposizione scientifica a cura dei naturalisti Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, illustrerà le straordinarie strategie di sopravvivenza di insetti, anfibi, rettili, aracnidi ed altri piccoli invertebrati, presentati vivi all’interno di terrari che riproducono il loro habitat naturale.
Come nelle precedenti edizioni la natura diffusa di SELVATICA abbraccerà ulteriori "sedi naturalistiche" del territorio, che ospiteranno esposizioni ed eventi nell’ambito delle iniziative in rassegna.
Federica Galli
Roverella della Ca' del Pep (1995)
Acquaforte
Lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella accoglierà le opere dei finalisti del Concorso Nazionale di Pittura Be Natural/Be Wild, con lo scopo di raccontare la natura attraverso tecniche e stili differenti, valorizzando la propria anima "wild", e Nord Ovest Naturae Photo Contest, organizzato da E20Progetti, WWF Oasi e Aree Protette Piemontesi e Associazione Stilelibero. Il concorso, al quale possono partecipare fotografi dilettanti, amatori e professionisti di ogni nazionalità, premia le migliori immagini scattate nei territori di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Una sezione speciale è programmata per l’Oasi Zegna.
Margherita Leoni
Ipe roxo (2017)
Acquerello su carta

SELVATICA
Arte e Natura in Festival

26 settembre 2020 - 10 gennaio 2021
Biella Piazzo, Biella
Orari: sabato e domenica h 10 - 19.
Aperto 1° novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1° gennaio, 6 gennaio, chiuso a Natale.
Per informazioni: Tel. +39 015 0991868
http://www.selvaticafestival.net
https://www.facebook.com/Selvatica.Arte.e.Natura.in.Festival/
https://www.instagram.com/selvatica_festival/

domenica 11 ottobre 2020

CRONACHE DALL’OTTOCENTO

Carlo Bossoli
Piazza Navona a Roma, 1848
Tempera su carta, cm 88 x 98
Collezione privata

Pensata come un racconto storico, la mostra CRONACHE DALL’OTTOCENTO, dedicata a Carlo Bossoli presso il Museo Accorsi, "risponde al preciso desiderio del cavalier Ometto di raggiungere varie fasce di pubblico" - sottolinea il direttore Luca Mana, ricordando il compianto presidente della Fondazione. L'allestimento, realizzato dallo studio "Officina delle Idee", osserva criteri conservativi ed estetici, adottando per le pareti il colore granito bianco "il numero 44 della 'Cartella colori della città di Torino', basata sulle terre naturali del territorio, in sostituzione del blu precedente. Anche l'adattamento delle luci fra 50 e 70 lux - spiega l'architetto Diego Giachello - è stato studiato nel rispetto di una tecnica estremante delicata qual è la tempera", dati tecnici che pongono al centro la tutela e una fruizione confortevole delle opere, calate in una diffusa quanto suggestiva atmosfera d'altri tempi.

Henri Le Lieure
Traforo del Moncenisio, perforatrice primo tipo, circa 1861
Stampa all’albumina, 196 × 260 mm
Collezione Marco Antonetto

Secolo di grandi cambiamenti, con lo sgretolamento dei privilegi nobiliari, l'insorgere di moti insurrezionali, l'Ottocento sancisce l'affermarsi del ceto borghese a sua volta messo in crisi dal profilarsi di sensibilità romantiche e di teorie capitaliste.
Ben affrescata nel capolavoro di Thomas Mann, dedicato alle vicende della dinastia lubecchese dei Buddenbrook, la società mercantile ottocentesca subisce e produce i grandi progressi della tecnica che porteranno, complici posizioni socialiste, al loro totale ribaltamento agli albori del XX secolo. "Quel crogiolo fra vecchio e nuovo che si addensò nel XIX secolo", secondo la definizione datane dallo storico Andrea Merlotti, è descritto in mostra attraverso cinque sezioni tematiche - vita quotidiana, risorgimento, ferrovie, esotismo, ville e giardini.

Carlo Bossoli
Interno di un bazar a Costantinopoli, 1847
Tempera su carta, cm 41 x 56
Vedano al Lambro, Collezione Litta

Curata da Sergio Rebora in collaborazione con Daniela Giordi (per la sezione fotografica) l'esposizione celebra la tradizione accademica del pittore svizzero, cronista del proprio tempo, vedutista, scenografo, autore di ‘cosmorami’ panoramici, antitesi e complemento della nascente fotografia, di cui tuttavia non si servì, preferendo consegnare ai fogli dei suoi taccuini il resoconto dei viaggi in Russia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Spagna, Marocco.
Con piglio di reporter, documenta la guerra di Crimea, le Cinque giornate di Milano e i luoghi della avveniristica rete ferroviaria del regno sardo, al soldo della corte sabauda, elaborando in studio i disegni realizzati dal vero.
In parallelo fotografi celebri ne tracciano su lastra il ricordo: Henri Le Lieure, fotografo con studio presso il caffè "La Rotonda" nel Giardino dei Ripari a Torino, i Fratelli D'Alessandri a Roma, Giacomo Brogi a Firenze, James Robertson, inviato al fronte in Crimea, e altri.

James Robertson
Guerra di Crimea. Il bastione Malachov, veduta dall’interno della cittadella, 1855
Carta salata (da negativo all’albumina), 223 × 281 mm
Collezione Marco Antonetto

Carlo Bossoli (1815-1884), nato a Lugano, in Canton Ticino, impara ad Odessa, dove la famiglia si trasferisce nel 1820, la tecnica della tempera all'uovo, impiegata nella realizzazione delle tradizionali icone russe, contribuendo a diffonderne la fortuna nei Paesi dell'Europa occidentale. Giunto in Italia nel 1839, grazie ai principi Voroncov, primi sostenitori e mecenati dell’artista, si dedicò anche alla pittura ad olio ed alla litografia. Fu un valente orientalista, celebri le sue vedute di Costantinopoli, nonché attento narratore "della moderna quotidianità urbana nei vari centri della penisola, con un’attenzione particolare per Torino, ritratta nelle sue piazze e nelle sue strade in momenti di svago e di festa, ma anche nelle attività lavorative di tutti i giorni."
Momenti che compongono lo scenario descritto in dettaglio da circa 50 dipinti, 40 fotografie, e da brevi video della durata di un minuto a commento di ciascuna sezione, per una ricostruzione d'epoca dalle marcate finalità didattiche.

Carlo Bossoli
Progetto per Villa Litta a Vedano al Lambro, 1847-1848
Tempera su carta, cm 66 x 88
Vedano al Lambro, Collezione Litta

Autore prolifico "secondo una prassi più simile a quella della riproduzione industriale che non
attraverso modalità proprie dell’artista obbediente allo stereotipo dell’immaginario romantico", - annota Sergio Rebora nel saggio in catalogo - raccolte di disegni e dipinti sono diffuse capillarmente in numerose collezioni private, dalle quali proviene parte del corpus in mostra; fra i prestatori figurano gli eredi Litta Visconti Arese, proprietari della villa di Vedano al Lambro in stile Tudor ideata da Luigi Clerichetti, con motivi esotici ispirati alle architetture moresche e ispaniche, effigiata da Carlo Bossoli nell'ambito di un ciclo dedicato alle residenze di famiglia, sulla quale ricalcherà il progetto per la sua abitazione torinese, situata in lungo Po Diaz, oggi completamente trasformata.

CRONACHE DALL’OTTOCENTO
La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo

Dal 7 ottobre 2020 al 25 aprile 2021
Museo Accorsi - Ometto
V. Po, 55 - 10124 Torino
Orario: da mercoledì a venerdì 10 - 18; sabato, domenica e festivi 10 - 19
La biglietteria chiude mezz’ora prima. Lunedì e martedì chiuso
t. 011 837 688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it
www.fondazioneaccorsi-ometto.it

lunedì 5 ottobre 2020

DALLA MATERIA ALL'OPERA

Il rinnovato spazio della Rotonda di Giuseppe Talucchi, situata nel cortile dell'Accademia Albertina, ospita fino al 26 febbraio 2021 la mostra, a cura di Pino Mantovani, dedicata a Ermanno Barovero (incisore), Raffaele Mondazzi (scultore), Francesco Preverino (pittore).
DALLA MATERIA ALL'OPERA, questo il titolo dell'esposizione, intende "sottolineare i punti di contatto e discussione su comuni nodi problematici" di tre artisti, insegnanti dell'Accademia, "nati a cavallo del 1950".
"Giovanissimi individuano la propria vocazione e scelgono studi mirati - Liceo Artistico e Accademia - dove almeno due incontrano i maestri giusti: Mondazzi il burbero benefico Sandro Cherchi che lo sceglie come assistente, Barovero il solare Francesco Casorati e lo scuro a modo suo generoso Sergio Saroni, quanto a Francesco Preverino egli elabora la sua idea di magistero come condivisione di conoscenze e curiosità proprio a partire dalle sfortunate prove di allievo a Brera e all’Albertina. Quella dei tre, in primo luogo, è vocazione al fare, ad usare l’intelligenza e la sensibilità delle mani, l’energia e il desiderio che in esse s’acumina, per confrontarsi con il corpo vivo della materia[...]; resistono, con qualche simpatia, ai cosiddetti "poveristi", rispondono ai "concettuali", affermando la centralità dell’autografia, si oppongono agli "analitici", esponendosi con generosità di atteggiamento e di metodo; e soprattutto resistono ai ritorni alla pittura e alla scultura ma di tutt’altro segno[...]. Una scelta imperdonabile, in quanto anacronistica quella dei nostri eroi? Non direi, la responsabilità che si assumono è storica e critica, misurata su una natura e una cultura irrinunciabili. Per loro la tecnica, i soggetti, i titoli esprimono una certa idea di arte - pittura o scultura che sia - la sua immediata fisicità, goduta e sofferta nel suo specifico, mai disgiunta da una responsabilità evocativa espressiva comunicativa". (Pino Mantovani)


Dalla materia all’opera
BAROVERO, MONDAZZI, PREVERINO

Fino al 29 novembre 2020
Ipogeo della Rotonda di Talucchi
via Accademia Albertina 6 - Torino
Orario: il sabato e la domenica dalle 10 alle 18, nei giorni feriali su prenotazione.
t. 0110897370; pinacoteca.albertina@coopculture.it

venerdì 2 ottobre 2020

IL PRIMATO DELL’OPERA

La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle sue collezioni permanenti del Novecento con un percorso cronologico, a cura di Riccardo Passoni.
Suddivise in diciannove spazi, le opere - in parte non presenti nel precedente allestimento - sono disposte privilegiando le principali correnti artistiche del secolo appena trascorso, ma anche dando rilievo alla storia delle raccolte civiche nel panorama artistico torinese, nazionale e internazionale.

La prima sala è dedicata a tre delle figure cardine dell'arte italiana e internazionale: Giorgio de Chirico artefice di una rappresentazione che fosse anche disvelamento filosofico; Giorgio Morandi cultore della forma e delle sue illimitate varianti, in una sorta di disciplina concettuale rimasta invariata nel corso della sua ricerca; infine Filippo de Pisis, che ha tramandato una lezione di libertà da condizionamenti di tipo accademico, ma anche da scelte avanguardistiche, creando quasi uno stile-ponte solitario tra Impressionismo e Informale.

Sala dopo sala, l'ordinamento -  dovuto agli acquisti della GAM tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma, fino alle recenti acquisizioni della Fondazione De Fornaris - ripercorre alcune fasi fondamentali della storia dell’arte: dalle Avanguardie storiche con le opere di Boccioni, Severini, Balla, Prampolini, Dix, Ernst, Klee e Picabia, alle proposte artistiche nate a Torino tra le due guerre mondiali, a partire dai Sei di Torino o dalla influenza di Amedeo Modigliani sugli artisti torinesi a seguito degli studi di Lionello Venturi, docente di Storia dell’Arte all’Università di Torino.

L'Astrattismo italiano è rappresentato da Melotti, Licini e Fontana, mentre lo spazio intitolato Per una Galleria Civica internazionale, espone artisti come Chagall, Hartung, Picasso, Arp. Gli anni Cinquanta sono contraddistinti dalla pittura Informale di Accardi, Capogrossi e Sanfilippo, dai paesaggi e dalla natura di Birolli, Morlotti e Bendini.
Un Informale certamente più veemente e radicale fu quello di Emilio Vedova che coinvolse anche l’arte torinese. Dopo il New Dada e la Pop Art il nuovo allestimento culmina nell’Arte Povera, movimento teorizzato nel 1967 da Germano Celant al suo debutto nel 1970 presso la Galleria d’Arte Moderna.

Il percorso è intervallato da sale personali dedicate a Felice Casorati, presenza indelebile nel contesto torinese e nazionale; Arturo Martini che ha cambiato le connotazioni della scultura italiana; Alberto Burri e Lucio Fontana che hanno influenzato l’arte internazionale dopo la seconda guerra mondiale. Grazie all’incremento delle collezioni è ora possibile  un confronto di forte contrasto con realizzazioni quali il ciclo della Gibigianna di Pinot Gallizio.
A Giulio Paolini, infine, è stato dato spazio per aver indicato l’esigenza di mantenere un rapporto necessitante con la storia dell’arte, i suoi segni e richiami, e il loro valore per una vivificazione concettuale della forma.

 

IL PRIMATO DELL’OPERA
Il nuovo allestimento della collezione del Novecento storico della
GAM di Torino
Dal 26 settembre 2020
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 - 10128 Torino
tel. +39 011 4429518; www.gamtorino.it

giovedì 1 ottobre 2020

178a ESPOSIZIONE ARTI FIGURATIVE

Per comprendere quale sia lo spirito che anima l'Esposizione di Arti Figurative indetta annualmente dalla Società Promotrice delle Belle Arti fin dal 1842, giunta oggi alla sua 178a edizione, è utile ripercorrerne per sommi capi alcuni istanti della storia passata.
Con l'intento di valorizzare i giovani talenti e di rendere merito ai maestri, inizialmente  piemontesi, ma anche lombardi, o più in generale di riconosciuta notorietà, la manifestazione - uno fra i più attesi appuntamenti del palinsesto artistico torinese - si presentava nell'articolo di Alfredo Vinardi, dedicato all'edizione del 1913, come "un insieme di volontà tenaci e capaci, tali cioè da sentire e da esprimere la bellezza viva di un'idea, sia pure senza tentare il gran volo".1

In forma di antologica appare anche l'odierno allestimento a cura di Orietta Lorenzini, nel quale è ravvisabile l'evoluzione dei linguaggi artistici del Novecento, in ottemperanza al medesimo criterio adottato dalla giuria nel 1946 per la 102a edizione, teso ad evidenziare "un passaggio di stile dall'800 al moderno".
Superato il salone centrale, prologo alle 12 sale nelle quali sono esposte oltre 500 opere fra "quadri, statue, gessi, bronzi, disegni", incisioni e sperimentazioni, aprono la rassegna validi epigoni della scuola piemontese: da Nello Cambursano, con Ritratto di modella e Natura morta a Maria Antonietta Prelle, autrice degli scorci naturalistici di Plan Gonet e Casa del Villair e le vedute della Dora campite in lacerti azzurro-verdi dall'abile colorista Pippo Bercetti.
L'itinerario prosegue con le sculture di Claudia Sacerdote, erede di una compagine femminile che, scriveva nel 1913 un anonimo cronista de La Stampa, superava pregiudizi di genere per affacciarsi alla ribalta facendo solenne ingresso "nel gran mondo maschile" ed oggi afferma con autorevolezza il proprio carattere: Lidia dell'Oste e Anna Borgarelli nell'acquerello, Tatiana Veremejenko con le sue figure giunoniche, Mary Morgillo, Luciana Francone e numerose altre nella grafica.

In medias res, incastonata nella mostra, la preziosa raccolta di respiro internazionale ospite della Sala 7 volge lo sguardo al secolo scorso, controverso e cruciale per la definizione dei linguaggi artistici contemporanei. Vi figurano l'antiaccademico Umberto Mastroianni, l'avanguardia di Nini Maccagno nelle forme astratte modulari de La serie. Con Alice, La giacca dimenticata di Giacomo Soffiantino, la pittura informale di Piero Ruggeri e il saggio 'astratto-cinetico' Senza titolo, di Jean Tinguely. Accanto, presenze delicate come gli Iris di Albino Galvano o i gracili Fiori post impressionisti di Teonesto Deabate.
Sandro Cherchi, qui nelle sagome dipinte di Un mattino al mare, fu maestro di Raffaele Mondazzi, cui l'Accademia Albertina rende omaggio in questi giorni nella mostra "Barovero, Mondazzi, Preverino. Dalla materia all'opera -; l'Interno dai colori saturi, dipinto da Nicola Galante, il Bambino che dorme di Francesco Menzio, le vele e i Fiori di Enrico Paulucci, evocano episodi di lungimirante mecenatismo e di audace imprenditorialità, mentre alla Gam il nuovo allestimento della Collezione del'900 dedica una sala al gruppo torinese dei Sei. Tout se tient.

Si susseguono in gran copia lavori forse tecnicamente meno pregevoli, espressione spontanea di sentimenti e di idee, eseguiti con spregiudicata naïveté, fertile humus che alimenta l'intero sistema dell'arte e ne costituisce il tessuto connettivo. Da questo scenario eterogeneo, fra protagonisti e comprimari, capita che sommessamente si elevi la voce di chi, come Fernando Eandi, forte del proprio talento, si accosti alle vicende del mondo conservando un certo pudore. "Uno di quelli che ancora sanno guardarsi intorno, quando camminano, per vedere quelle cose di cui nessuno tiene più conto" (G. Schialvino).


1) A. VINARDI, L'Esposizione della Promotrice di Belle Arti di Torino, in "Emporium. Parole e figure", Vol. XXXVII, n. 221,
pp. 389, 390.



178a ESPOSIZIONE ARTI FIGURATIVE
Dal 9 settembre al 9 ottobre 2020
Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Viale Balsamo Crivelli, 11 - Torino
Orario: 11 - 13 / 16 - 20; festivi 10,30 - 13. Lunedì chiuso.
Ingresso libero

mercoledì 23 settembre 2020

#CIBOPERLAMENTE

In occasione del lancio dell’edizione 2021 del vocabolario Zingarelli, la casa editrice Zanichelli sceglie di raccontare la bellezza della lingua italiana attraverso la storia e l’origine delle parole: le etimologie.
Nella lingua italiana le etimologie sono prevalentemente di origine latina e greca. Ma non mancano quelle da altre lingue.
Per esempio yoga, voce sanscrita, che nell'induismo significa propriamente ‘unione (tra l'individuo e l'Essere Supremo), dalla voce verbale yunákti ‘congiunge’, corrispondente al latino iŭngere ‘porre al giogo’.
Oppure slogan 'breve frase usata nella propaganda o in pubblicità',  voce inglese proveniente dallo scozzese sluagh-ghairm ‘grido (ghairm) di guerra (sluagh) di una tribù o di un clan'.
Oppure tulipano, dal francese tulipan, a sua volta dal turco tülbent ‘turbante’, per la forma del fiore.
#ciboperlamente è un delivery di curiosità lessicali che Zanichelli offrirà, da settembre a novembre 2020, distribuendo un milione di cartoline in sette  città italiane - Milano (14 - 21 settembre), Torino (23 - 28 settembre), Genova (30  settembre - 5 ottobre), Bologna (7 - 12 ottobre), Firenze (15 - 20 ottobre), Roma (22 - 31 ottobre) e Cagliari (4 - 10 novembre).
Speciali "postini" Zanichelli in bicicletta consegneranno in alcuni quartieri un milione di cartoline illustrate delle immagini di Fernando Cobelo, con la spiegazione di 21 etimologie (dalla A alla Z) e la possibilità di scoprire tante altre parole grazie all’offerta di 3 mesi di dizionari digitali gratis, anche per la scuola (Inglese, Francese, Spagnolo, Italiano).
Il pubblico interessato potrà ordinare le cartoline Zanichelli tramite la piattaforma ciboperlamente.zanichelli.it, scegliendo tra diverse tipologie di "menu-parole": menu tradizionale, menu bambini, menu del giorno, menu d'autore, menu esotic. Le cartoline saranno gratuitamente consegnate a casa con un packaging realizzato da Comieco in materiale riciclato.

lunedì 14 settembre 2020

QUARTETTO IN ROSA

"Il paesaggio è la poesia intima, la poesia della verità, l'eliminazione di quanto è chiassoso, il paesaggio è la semplicità elegante, l'osservazione, il fantasticare della mente in un'ora di quiete". (G. Giacosa)

Sono i paesaggi interiori, lo spazio urbano e la natura, negli elementi costitutivi di flora e fauna, a caratterizzare la mostra
AL FEMMINILE, collettiva di pittura in corso fino al 17 settembre presso il Chiostro della SS. Annunziata a Torino.
Quattro stili differenti per quattro autrici - Franca Bisio,
Luigina Buffoni, Carmen Pedullà, Ambretta Rossi - artefici di un racconto corale declinato secondo le tecniche tradizionali dell'acquerello, della pittura ad olio su tela e attraverso le variazioni timbriche della matita grafite.

Quasi un reportage fotografico è quello di Franca Bisio, il cui tratto delinea in bianco e nero - ad eccezione di due pregevoli opere ad acrilico - una serie di istanti di vita quotidiana, cristallizzata in oggetti familiari (Ultime notizie), in memorie infantili (Mattino) e momenti contemplativi (Un soldino per i tuoi pensieri). Mentre fra le vie di Torino il tempo si dissolve in un placido diporto (Non ricordare i passi che hai fatto, ma le impronte che hai lasciato e Camminando si apprende la vita).

La natura è protagonista dei dipinti ad acquerello di Luigina Buffoni: l'etereo realismo impresso nei fiori di alchechengi, garofani, narcisi  raggiunge vette di accentuata verosimiglianza nella trama spinosa delle infiorescenze di cardo. Se la flora è contraddistinta da dominanti cromatiche fredde, la tavolozza dedicata alla fauna si tinge di toni caldi: un volo di anatre, il puimaggio di un gufo si ammantano di pigmenti argillosi, così come la testa di un gallo si accende di un'ampia gamma di rossi, di screziature ocra, verdi, azzurre disposte con moto centrifugo sulla superficie del foglio.

Anche Carmen Pedullà trae ispirazione dalla natura. Titoli evocativi identificano scorci marini (Tra mare e natura, Pescatori, Bagnanti a Bianco), il generoso sbocciare di un prato in Primavera, il programmatico Vivere Madre Natura: tutti rendono omaggio al grande libro della creazione, dispensatore di preziosi insegnamenti e modello ineguagliabile di perfezione estetica.
Di stringente attualità è l'opera interattiva #iorestoacasa, sintesi dei momenti cruciali della pandemia ed esperienza condivisa in cui affiorano emozioni contrastanti, tese verso un epilogo luminoso, fra speranza, professione di fede e desiderio di rinascita.

Ambretta Rossi presenta accanto ad acquerelli esposti nella recente mostra personale torinese  (Estate in città, Mercato), numerosi lavori inediti datati luglio e agosto 2020, indizi delle mutate abitudini conseguenti all'emergenza sanitaria, pervasi da atmosfere rarefatte (Distanziamento sociale), voci sommesse (Cortile al mattino), esempi di cure parentali (Sulle orme di papà) e fedele amicizia (Due buone ragioni per uscire). Ovunque il tempo appare sospeso, l'incedere calmo. Lo sguardo è intimista, lieve volteggia sul mondo e infine osserva con mesto stupore un autentico istante di quiete sottratto alla vita che scorre (L'ora del tè, 2019).

 


AL FEMMINILE
Mostra collettiva
Dall'11 al 17 settembre 2020
Galleria del Chiostro della SS. Annunziata
Via Po, 45 - Torino
Orario: lunedì - venerdì 9,30 - 19,30; sabato e domenica 9,30 - 21
Ingresso libero

giovedì 10 settembre 2020

LE DONNE NELL'ARTE

Domenica 13 settembre alle ore 11.30, 15 e 16.30 le porte dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino si apriranno per un tour tutto al femminile, tra sale storiche, documenti, opere e libri antichi mai esposti al pubblico, per scoprire insieme che l'ateneo è stato fondato e frequentato da valenti personalità muliebri ed è oggi presieduta da una donna.
I libri conservati nella biblioteca racconteranno episodi riguardanti personaggi celebri come la pittrice Evangelina Alciati, allieva di Giacomo Grosso, o meno noti come la raffinata illustratrice Carla Ruffinelli, passando per le suggestive vicende della suora pittrice Orsola Maddalena Caccia e incontrando una lunga galleria di figure emblematiche come modelle e Muse ispiratrici per l'Arte di tutti i tempi.

Prenotazione obbligatoria:
pinacoteca.albertina@coopculture.it
tel.: 0110897370

martedì 8 settembre 2020

I SOGNI DI FRANCESCO

Gian Giorgio Massara

IL BACIO
2004
puntasecca, mm 496 x 643






La prima mostra dopo la "chiusura" determinata da Coronavirus è stata inaugurata presso il Circolo degli Artisti di Torino (Corso S. Maurizio, 6). Il pubblico ha potuto - pur a piccoli gruppi - ammirare le opere dell'incisore genovese FRANCESCO SCIACCALUGA, laureato all'Accademia di Genova e attualmente docente sia a Milano, sia nella città natale.
I fogli realizzati sono fitti di immagini con modelle in posa, abbracci che significano il desiderio culminante nel letto sfatto, il frutto del melograno, ritratti e giochi di specchi. In mostra, presentata da Angelo Mistrangelo, qua e là compare l'autoritratto sempre in ombra e defilato quasi tenebroso con l'artista in atto di disegnare oppure di scrutare il mondo con sguardo profondo.
Talvolta fra le incisioni compaiono paesaggi e vedute, dalla Donna in riva al mare di verghiana memoria all'immagine tipica di Venezia con gondole e monumenti, cupole e colonne, il tutto attentamente osservato da Francesco.
Fra i ritratti, interessante è la puntasecca Mio padre nello studio, 1992, con la figura accolta in un groviglio di segni accentrati sul paralume, oggetto d'arredo che ritroviamo altrimenti su di un tavolo ingombro di libri e giornali (puntasecca). E ritratti iterati affollano la serie Omaggio a Montale: interessante l'opera Forse un mattino la cui esecuzione rasenta la maniera nera; quindi Dora Markus (litografia) oppure la Ragazza seduta sul basamento della grande fontana che orna la piazza De Ferrari. Alla rievocazione del Cinema Paradiso fanno riscontro i cavalli amati da Aligi Sassu, un susseguirsi di soavi Maternità e un'amorevole scena accanto al treno che fuoriesce dalla galleria di Brignole.
Vincitore del Premio Biella dal 1993 in poi, del primo premio "Villa Croce", invitato a numerose esposizioni dedicate sempre alla grafica, l'attuale presenza di Sciaccaluga costituisce in certo qual modo, una novità nell'ambito artistico torinese abituato a candidi supporti segnati da brevi interventi grafici e al silenzio di opere giocate sull'essenzialità dell'immagine.
Una mostra intensamente voluta dall'autore le cui incisioni sono determinate da
sottili e insinuanti emozioni quotidiane.
Catalogo bilingue.

giovedì 20 agosto 2020

LA PINACOTECA LEVIS DI CHIOMONTE SI VESTE DI NUOVO

Giuseppe Augusto Levis
Luci e colori alpini, 1925
olio su tavola
inv. 878 ©ARTECO Pinacoteca Levis Chiomonte

Storico museo della Val di Susa, la Pinacoteca Levis riapre con accesso gratuito dal 3 luglio al 30 agosto 2020, proponendosi con una nuova veste digitale per far conoscere ad un vasto pubblico il suo prezioso patrimonio pittorico. Conservata nel palazzo cinquecentesco Paleologo di Chiomonte, la collezione della Pinacoteca raccoglie gli affascinanti paesaggi alpini dipinti da Giuseppe Augusto Levis nei primi anni del Novecento. Oggi il Comune di Chiomonte, con la collaborazione delle associazioni ARTECO e L’Eigo y Cuento, intende dare una visibilità nuova a questo patrimonio di grande valore, inserendo la tappa chiomontina in un circuito montano di interesse culturale, paesaggistico, sportivo e enogastronomico a scala regionale e potenzialmente di interesse nazionale e internazionale.

Giuseppe Augusto Levis
Processione a Chiomonte, s.d.
olio su tavola
inv. 798 ©ARTECO Pinacoteca Levis Chiomonte

Attraverso i canali social dedicati, verranno proposte iniziative volte a promuovere l’attività del pittore chiomontino, attivando azioni partecipate e coinvolgendo attivamente le comunità locali di riferimento.
Tra l'Alta e la Bassa Valle di Susa, il centro abitato di Chiomonte si inserisce in un territorio denso di storia tra memoria, tradizione, enogastronomia e attività in montagna. Storicamente considerato territorio di transito obbligato per i pellegrini che dall'Europa occidentale percorrevano la Via Francigena, la Val di Susa è stata attraversata nei secoli da mercanti, soldati ed artisti che si spingevano verso la Terra Santa. Ed è proprio la presenza dei numerosi valichi alpini, facilmente percorribili in ogni condizione climatica, ad aver caratterizzato, nel corso dei secoli, lo sviluppo dei molti centri abitati che costellano la valle, divenuti nella seconda metà del Novecento località vocate al turismo montano, sciistico ed escursionistico.

Giuseppe Augusto Levis
La veste rossa, 1906
olio su tavola
inv. 319 ©ARTECO Pinacoteca Levis Chiomonte

La Pinacoteca ha sede nel palazzo cinquecentesco afferente alla famiglia Paleologo di Chiomonte, entrato in possesso del pittore Giuseppe Augusto Levis nel 1911. In essa si conservano un cospicuo gruppo di opere pittoriche a testimonianza del percorso dell’artista lungo i primi trent’anni del Novecento (1900 - 1926). Tra l’ampia selezione di opere, si segnala un nucleo dedicato alla pittura di paesaggio montano, che mette la Pinacoteca in relazione con diverse collezioni presenti in altre istituzioni museali piemontesi. L’operato dell’artista, specie nella prima fase della sua produzione, è da collegarsi con le opere di Lorenzo Delleani e i suoi insegnamenti, impartiti al pittore chiomontino presumibilmente a partire dalla fine del XIX secolo. I paesaggi alpini di Giuseppe Augusto Levis, assieme a quelli di pochi altri autori piemontesi ottocenteschi, consentono di approfondire la memoria della vita dell’Alta Val Susa, messa a confronto con le altre valli piemontesi, creando un forte collegamento con la storia delle comunità circostanti.

Giuseppe Augusto Levis
La grangia nella nebbia, 1904
olio su tavola
inv. 394 ©ARTECO Pinacoteca Levis Chiomonte

Il museo nasce a seguito del lascito testamentario del pittore Giuseppe Augusto Levis al Comune di Chiomonte, destinato a scopi educativi e sociali. Dal 1974 quattro sale dello storico Palazzo di famiglia Levis, sono adibite a sede espositiva e, con aperture variabili, gli spazi della Pinacoteca vengono riqualificati intorno all’inizio degli anni Novanta e aperti al pubblico regolarmente dal 2008 sotto la direzione di Paolo Nesta. Dal 2020 la curatela della Pinacoteca è affidata a Ersilia Rossini e Beatrice Zanelli di ARTECO, associazione che dal 2010 opera nel campo della formazione, della ricerca e della valorizzazione artistica, rivolgendosi soprattutto alle nuove generazioni. Il suo obiettivo è la valorizzazione del patrimonio storico-artistico inteso come un insieme organico di opere, espressione dell'identità del territorio che le ha prodotte.

Pinacoteca Giuseppe Augusto Levis
Via Vittorio Emanuele II, 75
Chiomonte (TO)
Orari di apertura dal 3 luglio al 30 agosto 2020
venerdì e sabato, ore 17 - 19; domenica e festivi ore 16.30 - 19.30
Visita guidata gratuita Domenica 23 agosto, ore 17
Su prenotazione per gruppi o per visitare il museo in altri giorni della settimana: t. 349 1950949 o scrivere a info.pinacotecalevis@gmail.com

mercoledì 19 agosto 2020

ALBERTO NEUSCHULER (1867-1944)

Alberto Neuschuler
Fondovalle
prima metà XX secolo, olio su tavola
(Foto: Tiziano Rossetto)

La mostra allestita al Museo di arte sacra di Viù presso la Chiesa Parrocchiale di S. Martino Vescovo oltre a rendere note alcune opere del pittore ALBERTO NEUSCHULER (1867-1944) appare come un omaggio ai Tornetti, località della Valle di Viù "amata da pittori e personaggi di illustri famiglie torinesi attratti tutti dai prati smeraldini di gozzaniana memoria, dalle vette, dall’ampia conca che si conclude nella piana di Usseglio" (G.G. Massara).
A cura di Emanuela Lavezzo, Gian Giorgio Massara e Marino Periotto la rassegna presenta quattro dipinti dell'artista viennese Alberto Neuschuler - Fondovalle, Baite ai Tornetti, Inverno, Ultime foglie - già presenti nella Collezione Marisa Vietti, oltre a Barche in riva al lago, rappresentativi della sua meritevole arte pittorica.
Egli espose alla Promotrice di Belle Arti, partecipò all’Esposizione Internazionale per l’inaugurazione del Traforo del Sempione a Milano nella primavera-estate 1906 e all’esposizione a Barcellona del 1911, dove vinse la medaglia d’oro con il dipinto Mattino sulle Alpi, riprodotto sulla cartolina autografa esposta in mostra.

Alberto Neuschuler
Barche in riva al lago
, 1913
olio su tavola

Due sono le opere veramente significative riguardanti la frazione di Viù, Tornetti, allora raggiungibile solamente tramite la mulattiera: il dipinto Su ai Tornetti, firmato da Giovanni Battista Carpanetto (1863-1928) e la Rocca di Sapay presso Viù, capolavoro pervaso da "romanticismo nordico", di Francesco Gonin (1808-1889).
Numerosi sono i pittori che s’ispirano al paesaggio dei Tornetti, da Camillo Merlo a Carlo Thermignon che esalta la luce filtrata fra gli alberi per quindi raggiungere i Prati, a Giovanni Grande che coglie il Mattino ai Tornetti allorché i raggi del sole rivelano i tetti delle baite. Ma il pittore che più di tutti raffigura il paesaggio dei Tornetti e i suoi abitanti è Giovanni Guarlotti (1869-1954), artista ripetutamente presente alla Promotrice delle Belle Arti di Torino che sarà, in qualche misura, il maestro di Neuschuler sia nell’utilizzo di pennellate veloci e materiche sia nel sommario soffermarsi sui particolari, specie dei primi piani.

Alberto Neuschuler
Baite ai Tornetti
(Foto: Tiziano Rossetto)

Secondogenito di Ignazio Neuschuler, medico oculista di fama, e di Filippina Goldner, Alberto Neuschuler nasce a Vienna il 7 luglio 1867.
Della vita privata e della sua attività artistica si hanno poche notizie. Quest'ultima deriva forse  dalle conoscenze importanti del padre nel campo dell’arte non solo piemontese, fra le quali compaiono il pittore futurista Giacomo Balla, autore dei ritratti di famiglia quale tributo al professor Neuschuler per aver operato di cataratta la madre Lucia e Clelia Garibaldi, figlia di Giuseppe Garibaldi, che nel suo libro ricorda: "ad Alassio venne un giorno a trovarci lo scultore Trabuco, mandato dal celebre oculista di Torino Neoschuller (sic!) per fare un ritratto di Papà." Il professor Neuschuler, come molti della borghesia torinese di fine Ottocento realizzò per la villeggiatura, presso la frazione Tornetti di Viù, un’imponente villa in stile alpino che fu la dimora prediletta di Alberto, descritto con un carattere schivo e riservato, dedito negli ultimi anni alla caccia più che ai pennelli, tanto da essere soprannominato nella frazione "Albert dj’osej" per l’abitudine di andare nei boschi con il fucile in spalla.

Giovanni Guarlotti
Tornetti

prima metà XX secolo
olio su cartone

Ai Tornetti conobbe la moglie Margherita Riva, nata a Viù il 27 agosto del 1888, ed ebbero una figlia, durante il periodo di residenza a Lanzo Torinese, che morì a 13 anni di età. La famiglia non risiedette mai ai Tornetti, ma dopo Lanzo, dal 22 giugno del 1928 si ritrovano numerosi indirizzi torinesi tra cui l’ultimo in Strada dei Ronchi 22.
Probabilmente, con gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale la famiglia si stabilì nella villa ai Tornetti in modo continuativo e lì il 7 settembre 1944 Alberto morì alle ore 16. La villa fu acquistata dall'albergatore Melchiorre Chiantor per trasferirvi il suo albergo-ristorante già presente nella frazione. Le spoglie di Alberto Neuschuler dimorano nel cimitero di Viù accanto alla salma della moglie, deceduta a Torino il 1° ottobre 1961.

ALBERTO NEUSCHULER (1867-1944)
Un pittore da Vienna alla Valle di Viù

Dal 18 luglio al 30 agosto 2020
Museo d’arte sacra - Viù
Chiesa Parrocchiale di S. Martino Vescovo
Orari: sabato e domenica 15 - 18
Per informazioni: tel. 0123 756421; museocivicousseglio@vallediviu.it
www.vallediviu.it

BRUCIO ANCH’IO

 Incendio di Foresto

Il progetto dal titolo volutamente provocatorio, con la frase che lo accompagna - "per dare voce alla vita del bosco che arde in silenzio" - intende porre l'attenzione sui danni conseguenti agli incendi boschivi provocati dall’uomo, che vanno ad infliggere un’ulteriore piaga a un pianeta ormai in ginocchio per i troppi "crimini contro natura".
 
L’iniziativa nasce nel novembre del 2017 in seguito agli spaventosi roghi divampati in molte località della regione Piemonte durante il mese di ottobre. In poco più di due settimane, oltre diecimila ettari di territorio furono percorsi dalle fiamme, portando morte e devastazione per milioni di creature inermi. Le condizioni climatiche di quella stagione, caratterizzate da anomalie riguardanti le alte temperature, la prolungata mancanza di precipitazioni e l’imperversare dei venti caldi di Föhn, resero i boschi assai più vulnerabili e attaccabili dal fuoco.
 Lingua di fuoco nella pineta del pampalù, Mompantero

"Brucio anch’io dal dolore di fronte a tanta sofferenza" è il messaggio che la rassegna intende condividere con un pubblico di tutte le età. Il fuoco comporta dolore fisico per tutti gli esseri viventi dotati di sistema nervoso, a cui si aggiunge il terrore provato dagli animali provvisti di neocorteccia e sistema limbico, causando danni all'ecosistema e perdita di biodiversità a tutti i livelli. Basti pensare che la sola Valle di Susa bruciando ininterrottamente tra il 22 e il 29 ottobre 2017 perse più di tremila ettari di foreste.
Il dolore provato in quei terribili giorni, spinse gli ideatori Federica Caprioglio e Marco Demaria a far nascere un’iniziativa che desse risalto, dal punto di vista naturalistico, a quanto stava succedendo.
Incendio paese di Mompantero, dietro alle case

Tutti gli eventi di BRUCIO ANCH’IO originano dall’amore per la natura che dev’essere protetta da azioni criminali: la mostra artistica, ricca di pitture, sculture e fotografie, è l’idea di partenza attorno alla quale si è sviluppato il calendario di conferenze e spettacoli, per generare momenti di aggregazione e forte suggestione.
Fondamentale, fin dall’inizio, l’apporto degli AIB (Corpo Antincendi Boschivi del Piemonte). Nessuno di noi si è mai trovato nell’Inferno Rosso. Solo i Vigili del Fuoco e gli AIB, che operano per contrastare le fiamme, hanno un’idea precisa dei suoni e dei colori di un bosco in combustione.
Disastro nella pineta del pampalù di Mompantero

Gli artisti di BRUCIO ANCH’IO hanno dipinto e scolpito le loro emozioni allo scopo di far riflettere su questo dramma.
L’ esposizione si compone di tre parti: "prima", "durante", e "dopo". La prima parte illustra la meravigliosa, quanto ignorata, biodiversità che popola i boschi. I colori presenti nelle opere appartengono all’intera tavolozza pittorica.
La seconda sezione, contraddistinta da un’ampia gamma di tonalità calde, analizza l’emergenza, il terrore scatenati dal rogo sugli organismi del bosco.
L’ultimo settore, dominato dai grigi, dal nero e dal bianco, evidenzia l’impoverimento della vita dopo il percorso delle fiamme, mostrandone le profonde ferite.
Fotografie, schede, cartine e filmati contestualizzano il tema e ricordano il terribile ottobre 2017. Dal dicembre del 2017 BRUCIO ANCH’IO è ospite di molti luoghi piemontesi allo scopo di educare alla prevenzione e mantenere alta la soglia d'attenzione su una "stagione di fuoco" che, lungi dall'arrestarsi, nel periodo gennaio-aprile 2019 ha già registrato oltre 341 incendi.

Artisti in mostra: Valerio Avidano; Rosanna Bonavia; Marco Bonifacino; Federica Caprioglio; Luisa Carducci; Rita Conti; Enrica Coppo; Rosanna De Falco; Marco Demaria; Irene Drago; Liliana Durando; Roberto Faraci; Alessandra Fenoglio; Ezio Ferrero; Stefania Fioretto; Elena Fonti; Gabriella Galli; Cristina Girard; Enrica Gonella; Allegra Guidotti; Elena Iozzo; Ivan Lunardi; Maria Chiara Magnano; Claudia Manini; Massimo Martelli; Costanza Marzo; Antonella Molinaro; Federico Morgando; Nicoletta Nava; Silvana Occhiena; Adriana Polimeni; Elena Poma; Claudia Rossato; Maria Cristina Sidoni; Gaia Testore.

BRUCIO ANCH’IO
Per dare voce alla vita del bosco che arde in silenzio

Dal 2 al 30 agosto 2020
Ex Confraternita - Lemie
Orario: sabato e domenica 15 - 18
Per informazioni: t. 0123 756421; museocivicousseglio@vallediviu.it
www.vallediviu.it

domenica 5 luglio 2020

USSEGLIO: UNA GRANDE MOSTRA

Gian Giorgio Massara
 
G. SAULI D'IGLIANO
Processione a Usseglio
È stata inaugurata al Museo Civico Alpino "Arnaldo Tazzetti" di Usseglio un'importante mostra voluta da Alberto Tazzetti e curata da Emanuela Lavezzo, Luca Mana, Antonio Musiari. Ma altrettanto interessanti sono i saggi firmati da Paola Gribaudo, Edoardo Di Mauro, Enrico Zanellati, Eugenio Gariglio.
Il rinnovato e riuscito allestimento è dovuto a Loredana Jacopino.
Quattro sono le sezioni dedicate all'Alba dell'Alpinismo, ai temi romantici, veristi o del divisionismo, sino alla considerazione delle montagne nel secolo ventesimo. Si snoda quindi un attraente percorso per immagini che sinora - nella valle di Viù - era stato realizzato a tappe con monografie e mostre dedicate a singoli autori.
L'attuale esposizione inizia con una visione montana al tempo dell'Ancien Règime, con le immagini del Monte Bianco (A. Töpffer) oppure della Sacra di San Michele "vista" da Massimo d'Azeglio.
Quindi, la pittoresca vedutina del ponte di Lemie nella litografia in origine disegnata da Luigi Francesetti e il complesso urbano accolto nel Theatrum Sabaudiae che reca "sullo sfondo le alte montagne delle Valli di Lanzo".
È il saggio firmato da Alessia M. Giorda a restituirci il gusto per la villeggiatura fra 800 e 900 in valle con presenze significative quali il barone Franchetti e la consorte Sara L. de Rothschild (loro ospiti: Puccini, il re Umberto, H. Goering); successivamente i marchesi di Barolo, Casimiro Teja, i pittori Calandra e Pittara, il filosofo Nietzsche (che in 50 minuti arriva in treno da Torino alle "montagne") e Guido Gozzano che scrive ad Amalia Guglielminetti che tutto è splendido e smeraldino ma lui rimane triste. Habituée delle valli è la Regina Margherita al pari dei duchi degli Abruzzi e di Genova oppure al regista di Cabiria Giovanni Pastrone.
Il primo dipinto esposto riguarda Angelo Cignaroli con la Veduta del Ghiacciaio Des Bois; l'ultimo l'olio, firmato da Angelo Abrate (+ 1985), raffigura il Dente del Gigante.
Quindi, una seconda veduta della Sacra firmata da Domenico Ferri, le casupole di Margone dipinte da G. B. Carpanetto (sua l'immagine, caratterizzata dalla sinfonia di azzurri, presente in copertina), i Tornetti visti da Filiberto Petiti e un suggestivo Ritratto della madre di Matteo Olivero.
Due sono le processioni dipinte nelle Valli; Angelo Garino raffigura gli abitanti tutti di Balme in cammino fra croci, stendardi e flambeaux, mentre Giuseppe Sauli d'Igliano è autore della Processione a Usseglio (purtroppo sinora a noi sconosciuta) che s'avvia proprio verso l'antica parrocchiale, sede dell'attuale museo.
Alba in montagna è un intimo dipinto di Cesare Maggi, pittore ripetutamente presente nelle valli di Lanzo, mentre di Alessandro Poma un pastello su carta ci restituisce la visione di un Pendio innevato con larici e Renato Chabod (+ 1990) dipinge Il Charforon in foggia ormai novecentista.
I saggi sono assai interessanti, dal corposo e completo testo di Antonio Musiari (curatore nel 2019 della grandiosa mostra su Matteo Olivero), al turismo nobile e borghese dal secolo XVIII in poi, allo "stupore della montagna" sino al mondo dell'Accademia Albertina, Istituzione presieduta oggi da Paola Gribaudo, presente all'inaugurazione.
Una mostra intensamente ideata che concorre all'invito di trascorrere l'estate 2020 in montagna: virus permettendo!

MONTAGNE
Mito e fortuna delle Alpi Occidentali tra Ottocento e Novecento
Dal 27 giugno al 26 luglio 2020
Museo Civico Alpino "Arnaldo Tazzetti"
Piazza Cibrario, 1 - Usseglio (To)
Orario: Tutti i giorni 10 - 12,30 e 14,30 - 18
Telefono 0123 83702 - 340 7292527

mercoledì 24 giugno 2020

RIME E COLORI DI EMANUELA VALENTINI

BETULLE
2006-2007
acquerello e acrilico
Così al vento nelle foglie lievi
Si perdea la sentenza di Sibilla
(Dante, "Paradiso", canto XXXIII, vv. 65, 66)

Emanuela Giulia Valentini con la pubblicazione della poesia Papaveri, per le edizioni Kimerik, rientra nel novero dell'"Unione Mondiale dei Poeti 2018".
La sua pittura, musa ancillare rispetto alla forma metrica, assimila il processo creativo a un componimento in evoluzione costante, ad un percorso artistico disciplinato in alcune tappe fondanti dagli insegnamenti dei maestri Dino Pasquero e Piera Paderni.
Emigiulie, autrice delle opere pittoriche, è l’alter ego che rivendica alla personalità logico - cognitiva il diritto di siglare la propria attitudine artistico - creativa. Nel carattere dalla viva espressività ragione e natura convergono in uno stile immediato, che molto deve al bestiario di Antonio Ligabue, al colorismo di Henri Matisse e all'esotismo di Paul Gauguin.
PAPAVERI
2005
acrilico
Lo ‘stupore essenziale’ celebrato da Pessoa investe le tinte accese, vettori di paure, di gioia, di istanze civili. Suggestioni gareggiano nel catturare la scena dal tratto graffiante ingentilito da motivi floreali e luoghi fiabeschi: Il mio giardino dei fiori si popola di ninfee, è avvolto dal profumo degli iris e fra essi il volto di un elfo fa capolino affacciandosi al mondo con sguardo curioso. Figura dei ricordi giovanili dell'autrice, il racconto autobiografico riecheggia più in là in versi soavi, memori di un viaggiatore lontano rapito dall'arcano cielo di Chagall.
Sintetico come haiku, sferzante come tweet, il dettato lirico sposa fiori di Lavanda ("Per una gita fuori porta"), teneri boccioli di Rose ("Les roses, l'amour, la vie..."), lo skyline di New York, ("Ogni dramma cela forze inaspettate!"), oppure si confonde in un Campo di papaveri, ("Rossi, setosi, onirici. Un tripudio di gioia!"), travalicando le epoche col potere evocativo della parola che, scripta manent, si imprime su biglietti beneaugurali in tiratura multipla.
LA DONNA
2006
acrilico su tela
Altresì trovano spazio sulle tele temi spinosi di denuncia sociale: la simultaneità del tempo presente contrappone rivendicazioni culturali e parità di genere a una civiltà in declino, associando l'iconica figura musulmana con burqa al corpo consunto delle Twin Towers; mentre in qualche altra parte del mondo La donna, uccisa dall'indifferenza, risorge come Araba Fenice da un ramo di orchidea.
Ospite in varie edizioni dell' Esposizione Arti Figurative della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino, Emanuela Valentini presenta nel 2013 Liliacee a cielo aperto con foglie futuriste, l'Interpretazione di un vaso di Émile Gallé nel 2016 e in ultimo, nel 2018, la ruggente Tigre del Bengala. Ciascun dipinto, esente da mode effimere, si impone quale espressione soggettiva riuscendo, con lo stesso spirito anti-materialista che condusse Kandinskij all'astrattismo, a "far vibrare la segreta essenza della realtà nell'anima, agendo su di essa con la pura e misteriosa forza del colore liberato dalla figurazione naturalistica".
TWIN TOWERS
2012
tecnica mista
L'autrice attribuisce tuttavia alla figurazione un notevole rilievo, per quanto non sia l'imitazione del vero il suo principale obiettivo. Qui l'immagine in risonanza con la scrittura si piega al significato dell'oggetto, diventa strumento di narrazione fino a travalicare la dimensione apparente e sostanziale delle cose.
Da un lato vi è il dato concreto, d'altro canto i rigorosi principi derivati da studi giuridici arretrano per far posto ad una fervida sensibilità artistica. La storia restituisce notevoli esempi del felice sodalizio tra letteratura e pittura. Carlo Levi, scrittore ed esponente del gruppo dei Sei di Torino; Enrico Baj, avvocato; giuristi validamente impegnati nella pratica pittorica come Piero Calamandrei, in maniera del tutto simile a quanto avviene in Valentini, hanno cercato di estinguere mediante la propria arte la sete di infinito che accomuna per vie ineffabili gli uomini e li rende uguali, non soltanto davanti alla legge.
IL MIO GIARDINO DEI FIORI
2012
collage, raso, garza, colori acrilici
EMANUELA GIULIA VALENTINI (Ivrea, 1 ottobre 1972), si diploma al Liceo Scientifico di Ivrea. Soggiorna per un anno a Kansas City, visitando gli Stati Uniti. Tornata in Italia, si laurea in Giurisprudenza a Pavia; svolge l’Erasmus a Lovanio (Belgio) e uno stage presso il Parlamento del Lussemburgo. Terminata la pratica legale in uno studio associato, frequenta il Master in Criminologia e Politica Internazionale indetto dall’Unicri. Si specializza nello studio delle implicazioni psicologiche dei processi penali pubblicando numerosi articoli su riviste di settore. Nel 2017 edita per i tipi di Kimerik "L’Olocausto, l’aberrazione del crimine, il senso del perdono, l’ebraismo oggi". È mediatrice civile e commerciale ed ex sostituto processuale in udienza. Ama la letteratura sudamericana, scrive poesie.