sabato 28 dicembre 2019

LUISA VALENTINI. UN DIALOGO FRA ANTICO E CONTEMPORANEO

Gian Giorgio Massara

LUISA VALENTINI
Whemut-Melancholia
/ Ninfa del Cedro
Lo scenografico cortile d'onore di palazzo Accorsi-Ometto (Torino, V. Po 55) accoglie nelle nicchie statue e busti, testimonianze di tempi lontani da noi; accanto, un piccolo spazio verde.
Da qualche giorno le luci nella notte illuminano l'opera WHEMUT - MELANCHOLIA realizzata da Luisa Valentini, notissimo scultore torinese; laureata in Germanistica e all'Accademia di BB.AA. è docente presso l'Accademia stessa nel corso di "Plastica ornamentale".
La carriera della Valentini è di tutto rispetto poiché nel 1996 Marisa Vescovo propone le sue opere a palazzo Bricherasio in occasione della mostra Giovani Artisti e in questo 2019 che sta per concludersi le sue sculture sono esposte alla Fondazione Nautilus Lanzarote (Canarie).
Tutti i critici torinesi si sono occupati della produzione artistica della Valentini, da Marco Rosci a Riccardo Passoni, da Guido Curto ed Enrica Pagella ad Armando Audoli; recentemente, la collega Paola Malato ha accolto fra le proprie Impronte d'Artista un'opera di Luisa.
Importante è sottolineare la sua presenza in ben tre "delizie" sabaude: Venaria Reale, Racconigi e Govone, mentre da dieci anni ormai le lussuose navi da crociera della linea Costa accolgono sculture e installazioni.
I fiori, talvolta fiammeggianti, e gli elementi della natura, i gioielli, sono temi prediletti dall'artista torinese. A Palazzo Accorsi è stata collocata l'opera ispirata alla Ninfa del Cedro: si tratta di strutture metalliche che paiono lievi e che accolgono forme simboliche disegnate nello spazio; un intelligente modo di accostare il contemporaneo al passato sottolineando così quel fil rouge che prende avvio dall'archeologia per non interrompersi più.

giovedì 26 dicembre 2019

A ROVIGO IL GIAPPONE INCONTRA L'EUROPA

Emil Orlik
Paesaggio con il monte Fuji
1908
Courtesy Daxer & Marschall Gallery, Monaco
Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera arte europea. Un potente vento di rinnovamento, se non proprio un uragano, dall’Oriente investì modelli, consuetudini stratificate nei secoli, conducendo l’arte del Vecchio Continente verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.
La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe, arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che pochi anni addietro, nel 1853, si era aperto al resto del modo.
Paul Gauguin
Fête Gloanec
1888
Orléans, Musée des Beaux-Arts
Le prime xilografie si diffusero dapprincipio grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi venivano avvolti e impacchettati. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai o altre brillantissime stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grande Guerra, trasformandosi in un più generico culto dell’oriente nel corso degli anni '20 e '30 del Novecento.
La moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e destinata a durare almeno un altro cinquantennio coinvolse dapprima la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via sempre più forza con l’innesto delle culture Liberty e modernista sempre più attente ai valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.
Louise Abbema
Japonaise et céramique
1885 circa
Amsterdam, collezione privata
Il taglio che il curatore Francesco Parisi ha scelto per descrivere questa effervescente pagina della storia dell’arte europea e mondiale nella grande mostra Giapponismo, Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 - 1915 è decisamente originale mappando, per la prima volta, le tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento: dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.
Nelle quattro ampie sezioni in cui è dipanato il racconto, egli affianca originali e derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi evidenziano la profonda influenza.
Anselmo Bucci
La giapponese (il Kimono)
1919
olio su tela
Courtesy Matteo Mapelli/ Galleria Antologia Monza
Pittura e grafica, certo. Ma anche tutto il resto - dall’architettura, alle arti applicate, all’illustrazione, ai manifesti, agli arredi - a dar conto in modo organico di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa.
Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da una terra misteriosa e magica: dal debutto londinese del 1862, alle rassegne parigine del ’67 e’78, fino all’esposizione per il cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 ciascuna ispirò profondamente molti artisti delle nuove generazioni.
Carl Moser
Pavone con quattro ciliegie
1929
Olio su tela
Accanto ai capolavori di Paul Gauguin, Henri de Toulouse-Lautrec, Vincent van Gogh, Gustav Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si ammirano le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro La raccolta delle zucche; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.

GIAPPONISMO
Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 - 1915

Palazzo Roverella
Via Laurenti 8/10, Rovigo
28 settembre 2019 - 26 gennaio 2020
Orario: da lunedì a venerdì dalle 9 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20
www.palazzoroverella.com

venerdì 29 novembre 2019

MARIA LUISA PERRONCITO

Cavalli
anni '50
bronzo
A un anno dalla scomparsa di MARIA LUISA PERRONCITO, avvenuta l’8 ottobre 2018, la Galleria Zabert di Roberto Grasselli propone un corpus d’eccezione, proveniente pressoché intatto dall’atelier di corso Moncalieri 464, inaccessibile da quasi quarant’anni e ora reso disponibile dagli eredi dell’artista. Una selezione di circa 60 opere (tra plastiline, gessi, terrecotte, bronzi e disegni), realizzate tra il 1947 e la fine degli anni ’70, racconta per la prima volta l’intera parabola creativa di una scultrice ossessivamente schiva e appartata, sconosciuta addirittura agli addetti ai lavori e meritevole di un giusto riconoscimento postumo.
Due figure
1969
bronzo
L'esposizione si avvale della curatela e della consulenza artistica di Armando Audoli, autore del testo critico in catalogo, disponibile in galleria, di cui si riportano i passi salienti.
"Nata a Torino il 15 settembre 1927, Maria Luisa (chiamata familiarmente Nina) apparteneva alla buona borghesia torinese ed era pronipote del noto veterinario, patologo e parassitologo Edoardo Perroncito (1847-1936). Avendo dimostrato una precoce inclinazione per il disegno e per l’arte plastica, iniziò il suo apprendistato negli studi di tre illustri esponenti della statuaria cittadina: Edoardo Rubino (1871-1954), Gaetano Orsolini (1884-1954) e Felice Tosalli (1883-1958).
Quest’ultimo, disegnatore sopraffino, nonché uno dei maggiori scultori animalisti a livello europeo, riteneva Maria Luisa la sua migliore allieva, intravedendo per lei una fulgida carriera di animalier [...].
Piccolo concerto
1960 ca.
bronzo
Tuttavia un’innata passione per la figura umana la portò presto verso altri lidi espressivi, spalancandole nuovi orizzonti culturali. Alle Biennali veneziane, visitate con una certa regolarità in compagnia dei genitori (a lei legati da un affetto eccedente), ebbe modo di osservare direttamente le opere di Henry Moore e Marino Marini, i due scultori che influenzarono in maniera decisiva la sua produzione più matura.
Altro incontro determinante fu quello con il palermitano Giuseppe Tarantino (1916-1999), stabilitosi a Torino nel 1942, di cui divenne stretta e fidata collaboratrice, concludendo così il percorso di formazione. Il sodalizio con Tarantino diede un impulso significativo alla carriera espositiva della Perroncito, presente tra l’altro alla Biennale dell’Antoniano del 1958 (con un San Francesco e il lupo in gesso patinato, presente in mostra), alla Quadriennale Nazionale di Torino del 1964 e nel padiglione italiano dell’XI Fiera internazionale dell’artigianato di Monaco di Baviera, con una raffinatissima serie di gioielli in argento fusi a cera persa.
Nudo disteso
anni '60
bronzo
Dopo la personale del ’61 la scultura della Perroncito cominciò a conquistarsi anche un circoscritto ma prestigioso segmento di mercato, che vantava tra gli acquirenti alcune illustri personalità dell’alta borghesia locale. Sul finire degli anni ’70, però, la produzione della scultrice (dotata fin da ragazza di una ipersensibilità "medianica" e di un temperamento mistico) iniziò gradualmente a diradarsi: era il sentore di un progressivo e definitivo allontanamento dalla scena artistica ufficiale, maturato nel decennio successivo, forse a causa dell’esasperarsi di una congenita tendenza al rifiuto di ogni mondanità". (A. Audoli)

MARIA LUISA PERRONCITO
1927-2018
Un atelier ritrovato

Galleria Zabert
15 novembre - 24 dicembre 2019
piazza Cavour 10, 10123 Torino
Orario: da martedì a venerdì ore 15 -19 o su appuntamento
t. 011 8178627; info@galleriazabert.com

giovedì 21 novembre 2019

UN ESODO SENZA FINE

Gian Giorgio Massara

SAFET ZEC
Corpo appeso

2016-2017
tempera su carta e tela
320 × 220 cm
La mostra EXODUS legata al nome del pittore Safet Zec (1943), che dimora tanto a Sarajevo, quanto a Venezia, è di forte impatto emozionale; le grandi opere, dipinte su fragile carta da giornale sono ospitate nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino in sintonia con lo spirito di San Giovanni Bosco che raccoglieva attorno a sé giovani emarginati e quindi vulnerabili.
La rassegna – a cura di Giandomenico Romanelli – è incentrata sui temi della pietà e degli abbracci: una bimba dal pallore della morte fra le braccia di uno sfinito padre, corpi abbandonati simili a quelli raffigurati dai pittori della peste veneziana secoli or sono, braccia alzate al cielo, una novella Crocifissione, sono fra i temi che più turbano il visitatore.
Poi colpisce il biancore delle povere vesti contrastante con i corpi che sembrano aver perduto la propria “umanità”.
Una mostra che scaturisce dal personale dramma vissuto dall’autore e che unisce “nella disperazione del futuro” uomini e brandelli di esistenze.

EXODUS
Ciclo pittorico di Safet Zec
25 ottobre - 20 dicembre 2019
Basilica di Maria Ausiliatrice
Via Maria Ausiliatrice 32 - Torino
Orario: 10,30 - 16,30
www.safetzecexodus.com

giovedì 14 novembre 2019

LA POESIA DEL TERRITORIO

Cascina Smiraglia - Cavour

Circa trenta opere di Michele Morello, esposte presso l'atelier di Cavour, rendono omaggio ai "paesaggi e profumi campestri" del territorio piemontese nel corso della fiera Tuttomele, dal 9 al 17 novembre.
Il tema ripercorre alcuni momenti salienti della carriera artistica dell'autore, insignito di numerosi riconoscimenti, stimato da numerosi collezionisti che in cinquant'anni di attività hanno selezionato alcune fra le migliori vedute en plein air per arricchire la loro personale pinacoteca.
Centinaia i dipinti catalogati recentemente dal pittore stesso. Una produzione che racconta la quotidianità, il lento trascorrere delle giornate attraverso la luce, le modulazioni cromatiche ispirate ai colori caldi della terra, alle messi dorate, al tramonto tra i filari in autunno.
Fontana a Rivet - Pragelato, Aurora presso Airasca -vivace sinfonia di note arancioni, verdi e viola-, affondano le radici nella solida tradizione pittorica piemontese, per imprimere sulla tela un gruppo di case, scorci rupestri e scene di genere di cui la visione diretta sottolinea i tratti salienti.
Scorcio del Gerbido, Borgata tonda - olio del 1987 che riproduce una precedente versione degli anni Sessanta, esposta alla galleria Camaleonti a Piossasco nel 1982 - raccontano del legame del pittore con la città di Cavour, sede di atelier, insieme allo studio torinese memoria storica di una rinnovata stagione del paesaggismo locale.

MICHELE MORELLO
La poesia del territorio

Dal 9 al 17 novembre 2019
Atelier Cavour
Via Giolitti, 5 - Cavour (To)
Orario: 9,30 - 12,30 e 15 - 19
Ingresso libero

giovedì 31 ottobre 2019

FLASHBACK

Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860 - 1932)
Avvenimento d'arte e di cultura
1906 - 1923
Galleria Antonacci Lapiccirella, Roma
L'arte è tutta contemporanea è l'espressione coniata da Gino De Dominicis nel 1997 che accompagna fin dal suo esordio la rassegna FLASHBACK, giunta ormai al settimo anno.
Tema dell'edizione 2019, Gli Erranti/The Wanderers, tratto dal romanzo fantascientifico The Time Wanderers (1986) degli autori sovietici Arkadij e Boris Strugackij.
Tutti sono vagabondi, anime alla ricerca di una via generatrice di senso, soggetti inclini all'errore, naufraghi di una società liquida incapace di offrire appigli di sorta.
Jiří Kolář
(Protivin 1914 - Praga 2002)
Vlajka Kravlosvi Kucharu

1970
Collage e chiasmage su oggetto su tavola
100 x 71 cm
Galleria Openart, Prato
Ecco che allora l'allestimento realizzato da Fast Events da un progetto dello Studio Startarch, propone una realtà possibile, resa tale da espositori, artisti, storici, critici, filosofi, curatori, musicisti, giornalisti, studenti, collezionisti, a vario titolo coinvolti nel sistema dell'arte.
Vasilij Kandinskij
Untitled, 1930
Disegno a inchiostro
Studio Gariboldi, Milano
Comparto produttivo e dimensione culturale insieme, che include spazio e tempo attraversando epoche (Flashback exhibition con The Wanderers opera site specific di Cascavilla, Surround di Eva Marisaldi, Yugao-yole di Hidetoshi Nagasawa, Gli anni 80 di Marco Gastini), luoghi (Flashback Exhibition e l'esposizione su William Kentridge, a cura Untitled Association, partner della rassegna), culture differenti (Flashback Special Project - Opera Viva Barriera di Milano di Alessandro Bulgini) per generare nuovi scenari collettivi (Flashback lab, Interminati spazi. Storie di universi urbani  e pianeti diversi, installazione a cura di Mariachiara Guerra).
Evan Penny
L. Faux: CMYK
2005
152 x 122 x 25 cm
Silicone, pigmento, capelli
Gian Enzo Sperone
Sent (CH) - New York (USA)
L'arte è un'esperienza dinamica, multisensoriale (Flashback sound, performance tra improvvisazione e partitura musicale), multimediale (Flashback video, a cura del collettivo Ramingo), didattica, dove la comunicazione avviene con Parole nomadi (Flashback talk) e il gesto si drammatizza intorno all'opera, scultorea o dipinta, in chiave Sinoptica (Flashback storytelling, con gli allievi della Scuola Holden).
È un'immersione totale nella creatività, una condivisione di talenti senza soluzione di continuità, riscoprendo il gusto, talvolta in senso letterale (Flashback food & drink, da un'idea di Davide Pinto, a cura di Elisa Avataneo) di inventare e realizzare ciò che finora si è soltanto immaginato.
Galileo Chini
(Firenze 1873-1956)
Vaso con volo di uccelli e piume, c. 1900
Maiolica, 47x23 cm
Galleria Piacenti, Londra
Una realtà utopica ancorata alla tradizione, alla tecnica tramandata dagli antichi maestri attraverso capolavori di pregnante modernità.

Il percorso, pensato come un labirinto, si schiude sull'esempio di una Wunderkammer portatrice di stupore, fra opere del repertorio sacro (Pozzallo, Oulx), ritratti, nature morte, pittura di genere (Caretto & Occhinegro, Torino), figurativismo ottocentesco (Società di Belle Arti, Viareggio), correnti artistiche del Novecento italiano (Galleria dello Scudo, Verona), composizioni astratte, sperimentazioni (i Vasi in maiolica di Galileo Chini, 1873-1956, Piacenti, Londra; i chiasmage e rollage di Jiří Kolář, Galleria Open Art, Prato) e illusioni ottiche (il volto in quadricromia di Evan Penny presso Gian Enzo Sperone, New York, Sent-CH), compendiate in un allestimento che ospita oltre 40 espositori e centinaia di manufatti di pregio.
Angelo Garino (Torino 1860 - Nizza 1945)
Interno con modella nuda
Nizza, 1920
olio su tela
72,5 × 140 cm
Cornice coeva francese in legno e cartapesta
Galleria Arcuti, Roma
Jan van Kessel il Vecchio
Studio di insetti con fiore di borragine
1660 ca
Olio su rame,
cm 10,4 x 16,2
Tutto è vanità. L'arte, anche a questo serve. Il memento mori, un frutto avvizzito, il petalo caduto di una composizione floreale, fino alla sfacciata avvenenza della modella transgender di Angelo Garino, adorna di penne di pavone e voluttà (Arcuti Fine Art, Roma), ricordano che nulla è più effimero della bellezza. Tuttavia niente è più necessario di essa, per farci comprendere che il tempo da vivere è quello presente, con le sue contraddizioni e le sue difficoltà, segnato da corsi e ricorsi storici. Per infine ribadire, col fregio realizzato da Giulio Aristide Sartorio per l’Esposizione Internazionale del Sempione nel 1906 (Antonacci Lapiccirella Fine Art, Roma), che niente è più contemporaneo della ricerca dell'essenziale, della strenua tensione verso un ideale di perfezione, "di riscoperta di valori umani e civili" universali.


FLASHBACK
L'Arte è Tutta Contemporanea

31 ottobre - 3 novembre 2019
h 11-20
Pala Alpitour
Corso Sebastopoli 123 - Torino

mercoledì 16 ottobre 2019

CENTO PAESAGGI ALLA FOGLIATO

Gian Giorgio Massara
Cesare Maggi
Inverno
1919
La torinese galleria FOGLIATO ha inaugurato la mostra PITTORI DELL' 800 con un folto gruppo di opere valide e accattivanti, storiche e di autori poco conosciuti. Di FONTANESI sono splendidi i due fogli Atrio di palazzo e Santuario campestre, rispettivamente realizzati a matita e acquerello: un ingresso in ombra animato da personaggi e le arcate di un edificio sacro profilato contro un chiarissimo cielo.
Fra gli autori rari, figura Guido TIROZZO (1876 - 1951) che esordisce nel 1911 in occasione della Biennale d'Arte di Varallo; suo, il bel Laghetto alpino adagiato in una conca: sullo sfondo si disegna il profilo d'un borgo di montagna. Rimanendo fra i monti, due sono le opere di Cesare MAGGI, un inverno luminosissimo caratterizzato da bianchi solari e azzurri e una vetta isolata nel cielo ai cui piedi figurano un albero in primo piano e lontano un campanile aguzzo e bianco.
E un ghiacciaio accolto in un naturale avvallamento fra le rocce caratterizza l'olio di Andrea TAVERNIER che in particolare pone attenzione su di una tipica baita dal ligneo loggiato, sul sentiero e sulla siepe fiorita.
Anche Lorenzo DELLEANI raffigura la neve che copre una stradina percorsa da figurine; opera datata 1898, convincente e sovrastata da un cielo minaccioso.
Abbandonato l'arco alpino, il visitatore della rassegna si trova di fronte a un canale veneziano sul quale scivola una gondola; ne è autore Rubens SANTORO (+ 1942) che soggiorna a lungo nella città lagunare lasciando valide testimonianze architettoniche ma altresì di costume.
Fra le altre presenze scelte da Carlo Fogliato, spiccano le opere di Enrico REYCEND, Carlo POLLONERA (curioso il Lavoro a maglia) e Carlo PITTARA che accoglie attorno a sé – a Rivara –  importanti nomi di artisti anche non piemontesi, da Avondo a D'Andrade, a Issel.
Un appuntamento, quello di via Mazzini 9, atteso da collezionisti e intenditori, ovviamente da non perdere.

venerdì 4 ottobre 2019

FACCIAMO ARTE INTORNO A TE

Una giornata di workshop artistici sul tema del ritratto, con adulti e bambini, al Museo Storico Reale Mutua, in via Garibaldi 22 a Torino, in collaborazione con la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Dopo la visita guidata al Museo, alla scoperta dei volti e degli avvenimenti che hanno fatto la storia di Torino e d’Italia, avranno inizio i lavori con gli operatori didattici della Pinacoteca. Il laboratorio consentirà di scoprire come rappresentare un volto, impostandone la struttura, le luci e le ombre con la tecnica del disegno a grafite e a sanguigna.

PROGRAMMA
Mattino – 1° gruppo adulti (max 12 persone) / Pomeriggio – 2° gruppo adulti (max 12 persone)
Ore 10.00 / Ore 14.00 accoglienza e visita guidata al Museo Storico Reale Mutua, con il coinvolgimento dei docenti Giulia Gallo ed Enrico Partengo.
Ore 11.00-13.00 / Ore 15.00-17.00 laboratorio sul tema ritratto/autoritratto sotto il porticato del secentesco Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, sede storica della Compagnia.
Dalle 15.30, il Museo accoglierà i bambini dai 5 agli 11 anni (max 12 bambini), con le loro famiglie, per vivere una divertente esperienza artistica, insieme agli operatori didattici della Pinacoteca. I giovani partecipanti avranno la possibilità di posare di fronte agli allievi dell’Accademia, ricevendo in dono il proprio ritratto, inoltre potranno abbozzare un autoritratto, seguendo le linee guida dei maestri professionisti.

Info e prenotazioni: 0110897370 (h 10-18) – pinacoteca.albertina@coopculture.it

I workshop e le attività per famiglie sono gratuiti.
Durante lo svolgimento dei workshop il Museo Storico Reale Mutua sarà regolarmente aperto al pubblico, dalle ore 10 alle ore 18, con visite guidate gratuite.

mercoledì 11 settembre 2019

VIAGGIO NEI GIARDINI D'EUROPA

Manifattura di Bruxelles (fine XVI - inizio XVII sec)
Raccolta di fiori e frutti votivi per la dea Pomona
arazzo
Genova, Musei di Strada Nuova
"Non so se potremo salvare i giardini, se i sentieri pittoreschi potranno sopravvivere in un mondo che cresce freneticamente; ma penso che se l'uomo perde i giardini e i sentieri perderà se stesso".
Julius Robert Oppenheimer

Nell'ambito della rassegna Vivi i Giardini! che ha ospitato un nutrito calendario di eventi lungo tutta l'estate per concludersi nel mese di ottobre, alla Reggia di Venaria, nelle Sale delle Arti, è in corso la mostra VIAGGIO NEI GIARDINI D'EUROPA, una carrellata in cui circa 200 opere tra dipinti, disegni, arazzi, volumi, modelli e altri manufatti suddivisi in 12 sezioni illustrano i giardini celebri in Europa, prendendo spunto dalle osservazioni dei viaggiatori tra Cinquecento ed Ottocento.

Molte le opere restaurate per l'esposizione. Fra esse Il giardino fiorentino del Cinquecento, modello di Enrico Lusini (architetto) e Donatello Bianchini (scenografo), uno dei dieci esposti in occasione della "Mostra del giardino italiano" (1931) per descriverne le principali tipologie: pompeiano e fiorentino fra Trecento e Cinquecento; genovese e romano fra Cinque e Seicento; piemontese e veneziano nel Settecento, fino ai modelli neoclassico lombardo e romantico fra Sette e Ottocento.
Enrico Lusini, architetto; Donatello Bianchini, scenografo
Il giardino fiorentino del Cinquecento
(esposto in occasione della "Mostra del giardino italiano", 1931)
modello polimaterico
Firenze, Villa Medicea della Petraia - Polo Museale della Toscana
Sul versante orientale il paravento Coromandel in lacca intagliata del XVIII sec. costituisce con le porcellane e i testi di Athanasius Kircher sui Monumenti sacri e profani cinesi, una testimonianza degli scambi fra celeste impero e occidente, dove trova posto la tradizione italiana, spesso in realizzazioni strabilianti, quali ad esempio il Giardino della luminosità perfetta, magnifico congegno di giochi d'acqua e meccanismi scenografici ideato fra il 1747 e il 1756 dal pittore gesuita Giuseppe Castiglione per il palazzo dell'imperatore Qianlong.

L'inglese William Chambers, entrato nella Compagnia svedese, raggiunge pressoché negli stessi anni i territori del Bengala e la città di Guangzhou (Canton). Artefice del giardino anglo-cinese di Kew contribuirà a diffondere in Svezia, in collaborazione con l'architetto e paesaggista Fredrik Magnus Piper, il naturalismo orientale anticipatore della moda orientalista fra XIX e XX secolo.
Si tratta di un esotismo di matrice coloniale o diplomatica, che troverà a Roma in Francesco Bettini, giardiniere al servizio di ambasciatori, notabili e del nunzio apostolico Giuseppe Doria Pamphilj, uno dei massimi teorici.
Vienna, manifattura Du Paquier
Orologio con draghi, figure di cinesi, pagode e uccelli, 1725
porcellana
Torino, Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica
Gli studi effettuati da Piper durante il suo soggiorno a Roma dal 1776 al 1778, dimostrano altresì l'interesse ancora vivo per gli apparati rinascimentali e barocchi: grotte, fontane, automi - descritti nei disegni di Heinrich Schickhardt e nel Journal du Voyage di Michel de Montaigne -, risultano ormai integrati nel gusto francese dei progetti monumentali di Le Nôtre, a Versailles come nella vanvitelliana Reggia di Caserta.

Teatralità e illusionismo costituiscono la cifra degli spazi verdi che il poliedrico ingegnere Louis Carrogis (Carmontelle) a metà del XVIII sec. declinerà in chiave ludica con i proverbes, (lievi commedie per il duca Louis-Philippe d’Orléans), il pays d’illusion, (17 scene per il Parc Monceau, 1779) e i tableaux (proiezioni a nastro 'trasparenti', tra camera ottica e proto-cinematografo), ad intrattenimento del ceto aristocratico francese.
In questi anni la natura è una componente centrale della vita di corte, scenario ideale di motti scherzosi, relazioni, momenti di svago, enumerati in dettaglio da Charles de Brosses nelle Lettres familières.
È il milieu di principi e aristocratici che Paolo e Maria Fiodorovna, eredi al trono di Russia, ritroveranno tra l'inverno 1871 e il 1782 viaggiando in incognito tra Polonia, Austria, Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania alla ricerca dei giardini "più affascinanti del mondo".
Bernardo Bellotto
Veduta dei giardini di Wilanów, 1777
olio su tela
Varsavia, The Royal Castle - Museum
Il viaggio fornisce il pretesto per ritrovare se stessi, aumentare il proprio sapere, alimentare la curiosità, nutrendo l'immaginario di forme e stili inusuali. Privilegio di pochi, ha come meta principale l'Italia, culla delle civiltà neolatine.
Il Grand Tour è il viaggio per definizione. Goethe, paragonata l'Italia ad un luogo edenico, attraversa lo Stivale per disegnare la campagna romana e raggiungere la Sicilia in compagnia dell'amico pittore Heinrich Kiep.
Stendhal, milanese d'adozione, vi approda più volte per "godere delle bellezze della natura".
Edith Wharton ed Henry James ne descriveranno il paesaggio nei rispettivi saggi Italian Villas and their Gardens (1904) e Italian Hours (1909) decretando oltreoceano la fortuna del giardino italiano.
Oswald Achenbach
Veduta di villa d’Este a Tivoli, 1892
olio su tela
Budapest, Museum of Fine Arts (Szépmüvészeti Múzeum)
Ratificata la fine dell'ancien régime dall'imperialismo napoleonico, il giardino assume valenze intimiste nelle vedute romantico-simboliste di Marco Calderini, nei dipinti aristocratici di John Singer Sargent, negli scenari di Oswald Achenbach e, giunti ai giorni nostri, reca in sé istanze ambientaliste nel manifesto green economy Venaria Foodscape (2014) dell'inglese Carl Warner.
L'evoluzione del giardino italiano termina con la sezione compendiaria dedicata alla Corona di Delizie, sistema di Residenze Reali Sabaude di cui la Reggia di Venaria è parte essenziale.
Grazie all'imponente restauro promosso dall’Unione Europea (1999-2006) oggi la Peschiera, il Potager, il Roseto, il Gran Parterre e l’allea d’Ercole, possono dialogare con le Sculture fluide di Giuseppe Penone e, quale mise en abîme, ospitare i 120 scatti del Viaggio fotografico nei Giardini delle Residenze Reali d’Europa diffusi dall’Associazione delle Residenze Reali Europee (ARRE), alla scoperta dei giardini più belli d’Europa.

VIAGGIO NEI GIARDINI D'EUROPA

Viaggio da Le Notre a Henry James
Dal 5 luglio al 10 novembre 2019
Reggia di Venaria - Sale delle Arti
Piazza della Repubblica 4 - Venaria Reale (Torino)
Orario: fino al 15 settembre da martedì a venerdì dalle ore 10 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 19,30. Lunedì chiuso (tranne eventuali giorni festivi)​.
Dal 16 settembre al 31 dicembre: da martedì a venerdì dalle ore 9 alle 17. Sabato, domenica e festivi  dalle ore 9 alle 18.30.​​
Per informazioni e prenotazioni: tel. + 39 011 4992333
www.lavenaria.it

giovedì 13 giugno 2019

VIVI I GIARDINI!


Da giugno a ottobre 2019 la Venaria Reale ospita la rassegna VIVI I GIARDINI! con mostre, spettacoli, attività, visite speciali, laboratori, incontri sul tema del verde, dei fiori e delle piante.
A 12 anni dalla loro inaugurazione i 60 ettari recuperati dei Giardini, il grandioso complesso della Reggia di Venaria, proclamato Patrimonio dell’Umanità, insieme al suggestivo Borgo antico cittadino e agli immensi spazi naturali del vicino Parco della Mandria, costituiscono lo scenario unico per un palinsesto di eventi che pone al centro la mostra di dipinti e disegni Viaggio nei Giardini d’Europa. Da Le Nôtre a Henry James, l'esposizione fotografica Viaggio fotografico nei Giardini delle Residenze Reali d’Europa, a confronto con le installazioni di Velasco Vitali, Giuseppe Penone, e l’imponente Testa di Cavallo realizzata dal maestro Dante Ferretti nel 2011, ispirata ai disegni di Leonardo per la statua equestre di Francesco Sforza.
Fra rievocazione storica e narrazione si collocano il VI Concorso Internazionale di Attacchi di Tradizione, che vede sfilare oltre 100 cavalli e carrozze d’epoca, il convegno I giardini nello specchio dei viaggiatori. Testimonianze del passato ed esperienze del presente presso la Sala di Diana e il suggestivo Viaggio fotografico nei Giardini delle Residenze Reali d’Europa.
Fanno seguito Ad alta voce. Passeggiate letterarie nelle Residenze Sabaude condotte da Massimo Giletti, Vladimir Luxuria, Piergiorgio Odifreddi, il workshop dedicato alle scuole Viaggio nel Giardino del Re, con la partecipazione dello scrittore Enrico Brizzi e, ogni domenica di settembre, le Giornate da Re.
Gli sportivi potranno cimentarsi nella Maratona Reale e nelle corse e camminate serali al Parco della Mandria per terminare cenando alla Locanda della Mandria presso la Cascina Prato Pascolo, oppure al suggestivo Patio dei Giardini. Inoltre, al raffinato Caffè degli Argenti il pubblico potrà gustare un aperitivo al chiaro di luna nelle Sere d’estate alla Reggia.
Un trenino poi collegherà la Reggia al Castello della Mandria con i suoi affascinanti appartamenti voluti e abitati da re Vittorio Emanuele II di Savoia (1820-1878) e Rosa Vercellana (1833-1885) contessa di Mirafiori e Fontanafredda, cui la rivista Bell'Italia dedica nel numero di giugno l'articolo firmato da Rosalba Graglia illustrato dalle splendide immagini di Gabriele Croppi.
Proseguono infine le attività (con prenotazione obbligatoria) nei Parchi Reali de La Mandria e Stupinigi, insieme al Ponte del Diavolo di Lanzo e della Vauda, punti di eccellenza della Corona Verde situata alle porte Torino.

Per informazioni su orari, costi e prenotazioni delle attività:
www.lavenaria.it

mercoledì 12 giugno 2019

UNA MOSTRA FRA LANGHE E ROERO

Gian Giorgio Massara

Angela GUIFFREY
La danza 6
Il castello di GOVONE appartiene alla corona di delizie sabaude e s'affaccia sul paesaggio di Langhe e Monferrato; la decorazione di alcune sale con dei papiers peints e le importanti sculture, rendono preziosa la visita di questo luogo che oggi ospita la mostra di Angela GUIFFREY e di Livio STROPPIANA curata da Tiziano Rossetto (raffinato il catalogo Publialba). Il progetto grafico è dovuto a Maria Paola Rapellino.
Angela Guiffrey ama la forma geometrica - il quadrato in particolare - sulla quale distende il colore, arricchendo l'opera mediante l'utilizzo di antichi brandelli di tela, lievi profili aurei, grovigli di filamenti.
L'opera Tra cielo e mare (2017) risulta giocata sapientemente sui toni degli azzurri, colore prediletto da Angela che alcuni anni or sono s'è aggiudicata il I premio in occasione del Concorso di Pittura "Cesare Pavese" a Santo Stefano Belbo.
Livio STROPPIANA
Nel cielo, quadro 21
La produzione attuale di Livio Stroppiana s'incentra invece sul gesto e sul colore; attratto inizialmente "da vecchi muri scrostati e frammenti di manifesti stratificati", oggi espone un gruppo di tavolette impreziosite dal colore sì da accostarsi all'effetto smalto. Accanto, s'ammirano grandi opere dominate dalla cromia - densi i rossi - dal vento, dagli accadimenti casuali, dalle pareti dell'abbandono. Tavole sulle quali l'autore interviene a più riprese ottenendo sprazzi di luce e un rincorrersi cromatico di sicura suggestione.
Un'esposizione di fascino, organizzata per festeggiare due artisti di buona formazione che conducono con serietà il proprio lavoro e che credono nel momento creativo dell'arte.

mercoledì 5 giugno 2019

ANGELO SAGLIETTI

BIMBI CON CAVALLINO DI LEGNO
1972
Foto di Fabio Amerio
Circa cinquanta opere tra sculture (bronzi, terrecotte, gessi), gioielli in argento e una selezione di disegni preparatori in mostra presso la Pinacoteca dell’Accademia Albertina descrivono quattro decenni di intensa attività di ANGELO SAGLIETTI.
Curata da Armando Audoli, l'esposizione ricostruisce la vicenda umana e artistica di un autore che contrappose l'elegante dinamismo e una scrupolosa indagine figurativa al mutevole panorama estetico del proprio tempo.
Così lo ritrae Audoli: "modesto nel senso migliore del termine, incarnava l’antitesi dell’arrivismo e del presenzialismo... refrattario agli abbagli fallaci delle facili apparenze, inseguì per tutta la vita un ideale artistico fatto di concretezza e lirismo".
PALMA
1973 ca.
terracotta dorata
Foto di Fabio Amerio
Nato a Saluzzo il 13 aprile 1913, Angelo studia con il toscano Italo Griselli e con il calabrese Umberto Baglioni all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si diploma nel giugno del 1937. Ai Prelittoriali torinesi dello stesso anno il suo Vogatore ottiene il primo premio e la critica è unanime nel considerare lo scultore esordiente come uno "tra i migliori dell’ultima covata accademica" (sono parole di Enrico Paulucci). Nel 1938 vince il premio del Sindacato Interprovinciale Fascista grazie alla scultura in gesso patinato Vecchio pescatore, conosciuta anche con il titolo alternativo Lavoratore. Dal 1939 al 1941 ricopre la carica di assistente del conte Alberto Cibrario alla cattedra di anatomia dell’Accademia Albertina e del liceo artistico ad essa annesso.
AULETA
1963
bronzo
Foto di Fabio Amerio
Allievo di due artisti d’eccezione, il toscano Italo Griselli (1880-1958) e il calabrese Umberto Baglioni (1893-1965), ossia il pupillo del senatore Edoardo Rubino (1871-1954), decano della plastica accademica sabauda, egli ammirò anche l'"indole vulcanica"di Umberto Mastroianni, erede delle sperimentazioni tridimensionali del secondo futurismo.
Sposa nel 1941 la pittrice Giuseppina Civetta, compagna di vita e sodale di un’intera parabola creativa: i due artisti esporranno assiduamente insieme, a partire dagli anni difficili del secondo dopoguerra. Saglietti prende parte alla Seconda guerra mondiale e, fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943, viene internato in Polonia e in Germania; durante il periodo della prigionia esegue una toccante serie di disegni, pieni di pathos e realizzati con mezzi poveri o di recupero. Il forte stress dell’esperienza bellica gli provoca un’ulcera cronica e ben tre bombardamenti gli devastano lo studio di via Susa.
CADUTA
1975
bronzo
Foto di Fabio Amerio
Nel 1948 si trasferisce in Svizzera con la famiglia e vi rimane per una ventina d’anni, prima a Stetten, poi a Basilea e a Zurigo. Raggiunta la definitiva maturazione stilistica, nella maggiore città elvetica dirige per un triennio i corsi di preparazione artistica del consolato d’Italia. Agli anni Sessanta, risalgono capolavori quali Maternità, o la testa "egizia" di Roberta. Nel 1969 riceve le insegne di Cavaliere Ufficiale per meriti artistici e culturali e, rientrato a Torino, è accolto con entusiasmo da critici e colleghi. Ripresa l’attività didattica, è professore di ruolo di figura e ornato modellato al Secondo Liceo Artistico di Torino dal 1974 fino alla prematura scomparsa, avvenuta il 10 luglio 1979.

ANGELO SAGLIETTI
Uno scultore nella Torino di Rubino e Mastroianni
Dall’11 maggio al 29 settembre 2019
Pinacoteca Albertina
via Accademia Albertina, 8 - Torino
Per informazioni: t. 0110897370; pinacoteca.albertina@coopculture.it
www.pinacotecalbertina.it

IL TRIONFO DELLA BELLEZZA

Alphonse Mucha
Job, 1896
Litografia a colori e doratura, 59x44,5 cm
Gretha Arwas Collection, Londra (UK)
© Arwas Archives
Nelle Sale dei Paggi della Reggia di Venaria, fino al 26 gennaio 2020 sfilano in rassegna manifesti, dipinti, sculture, mobili e ceramiche nella mostra ART NOUVEAU Il trionfo della bellezza, curata da Katy Spurrell, per raccontare la straordinaria fioritura artistica di un movimento di rottura con l'eclettismo e lo storicismo ottocenteschi in risposta ad una società sempre più improntata all'efficientismo della moderna organizzazione industriale.
Il Modern Style - Tiffany negli Stati Uniti, Jugendstil in Germania, Sezession in Austria, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi, Liberty in Italia, Modernismo in Spagna -  s’impone rapidamente in Inghilterra, patria dei maggiori teorici del movimento, e passa sotto il nome di Art Nouveau in Francia.
Emile Gallé, Daum Frères, Alphonse Mucha, Louis Majorelle, René Lalique, Eugène Grasset, Henri de Toulouse-Lautrec, Eugène Gaillard sono solo alcuni degli artefici di visionarie creazioni, basate sulla sinuosità della linea curva e dell’arabesco.
Daum Frères
Vase camée, 1900 ca.
Vetro con montatura d'argento
22,5x12 (diametro) cm
Private collection, London
Attraverso 200 opere provenienti dagli Arwas Archives, dalla Fondazione Arte Nova e dalla Collezione Rodolfo Caglia e da altri prestiti di privati, suddivise in cinque sezioni - Più Natura, più artificio; La donna moderna; Simbolismo; Uno stile per tutti; Dall’Art Nouveau al Liberty italiano - l'esposizione illustra le principali fonti di ispirazione per una nuova e radicale visione della Natura: non più rifugio sicuro per artisti rapiti dalla dolcezza del mondo, ma luogo mistico, complesso, all’interno di un contesto urbano in evoluzione, stilizzata in soluzioni più conformi alla vita moderna e alle nuove scoperte dovute al diffondersi del microscopio, della microfotografia e dei raggi X.
Hector Lemaire
Le Roche qui pleure, 1900 ca.
Porcellana bisquit di Sèvres, 42x 33x24 cm
Gretha Arwas Collection, Londra (UK)
© Arwas Archives
Donne sempre più emancipate, rappresentate su dipinti e stampe soprattutto per la pubblicità, cantanti d'opera o stelle del teatro come Sarah Bernhardt, giocano un ruolo determinante nella propaganda di beni voluttuari e stili di vita da imporre alla nuova classe di consumatori.
L’arte e la letteratura simbolista penetrano profondamente nella sensibilità Art Nouveau che, per molti aspetti, diventa un punto d'incontro tra produzione letteraria e design. È un intenso periodo di disordini e di esplorazione di religioni alternative che si riflettono in immagini del pensiero contemporaneo, psicologicamente inquietanti e dagli aspetti mistici. Sigmund Freud pubblica nel 1899 il saggio  Die Traumdeutung (L'interpretazione dei sogni), pilastro della ricerca psicoanalitica. Molti artisti - come Alphonse Mucha - abbracciano dottrine occultiste che, attraverso le scienze esoteriche e le sedute spiritiche, tentano di svelare i più reconditi misteri dell'esistenza.
Sono i designer i più impegnati nel fare emergere questo aspetto investigativo della vita e a rivelarlo è lo stile tipico delle opere di Maurice Bouval, Paul Francois Berthoud, Aman Jean, Leonard Agathon, Henri Heran, Georges Rochegrosse, Louis Auguste Theodore Riviere, Georges Flamand e Alexandre Vibert.
Théophile Alexandre Steinlen
Le Chat noir, 1898
Litografia a colori, 93,2x64,4 cm
Private collection, London
Un allestimento innovativo, oltre a riprodurre gli ambienti domestici e a descrive la vita quotidiana della Parigi di inizio Novecento, concerne l'esperienza di una ristretta élite di architetti, artisti e intellettuali che avviarono la stagione del Liberty in Italia e a Torino con l’Esposizione internazionale di Arte Decorativa Moderna del 1902. Con l’Art Nouveau nasce la figura dell’artista designer che sfrutta tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia, incluse le varie forme di comunicazione. Le arti decorative, dall’essere semplicemente puro prodotto d’uso e di fattura artigianale, accedono alla produzione seriale, se non addirittura industriale, divenendo modello e strumento dell’abitare moderno, parametro del gusto e veicolo fondamentale per l’affermazione del nuovo stile, con poster e altre applicazioni commerciali, nel tentativo di conciliare valori estetici tradizionali con i bisogni nascenti della società dei consumi.
Alfredo Muller
Les Paons, 1903
Litografia a colori, 68,5x158 cm
Private collection, London
ART NOUVEAU
Il trionfo della bellezza

17 aprile 2019 - 26 gennaio 2020
Reggia di Venaria
Piazza della Repubblica, 4
10078 Venaria Reale, Torino
Orario:
Fino al 28 giugno 2019
da martedì a venerdì ore 9-17; sabato, domenica e festivi: ore 9-19.30. Lunedì chiuso
Dal 29 giugno al 24 agosto 2019
martedì, mercoledì e giovedì ore 10-17; venerdì e sabato ore 10 - 19; domenica e festivi ore 10-19.30. Lunedì chiuso
Aperture serali Sere d’estate
venerdì e sabato ore 19 - 23.30
Dal 25 agosto al 13 ottobre 2019
da martedì a venerdì ore 10 - 18; sabato, domenica e festivi ore 10-19.30. Lunedì chiuso
Dal 14 ottobre 2019
da martedì a venerdì ore 9 - 17; sabato, domenica e festivi ore 9-19.30. Lunedì chiuso
Le biglietterie chiudono 1 ora prima rispetto agli orari indicati.
Informazioni:
tel. +39 011 4992333
www.lavenaria.it

martedì 4 giugno 2019

OSSERVO, CREO, RACCONTO


Saranno presentati al pubblico lunedì 10 giugno alle ore 18 gli esiti del workshop OSSERVO, CREO, RACCONTO. Dialoghi tra Arte/Artistico e Architettura: dal disegno alla fotografia al video.
La mostra, allestita nella Sala delle Colonne del Castello del Valentino, espone i lavori degli studenti del Corso di Laurea triennale in Architettura, del DAD - Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico e del Liceo Artistico di Torino.
I disegni prodotti nei cinque giorni di laboratorio esprimono i diversi modi di raccontare quanto hanno conosciuto e percepito del Borgo Medievale, fra simboli più noti del capoluogo piemontese, attaverso una ricerca grafica completata da fotografie e da video che narrano suggestioni ambientali e architettoniche con vari linguaggi espressivi.
Il percorso d'indagine si completa con il progetto "Oltre la visione", teso ad avvicinare gli studenti alla "visione" di un architetto non vedente, affinandone le capacità percettive nella realizzazione collettiva di otto tele dipinte.

OSSERVO, CREO, RACCONTO
Dialoghi tra Arte/Artistico e Architettura: dal disegno alla fotografia al video
Dal 10 al 14 giugno 2019
Castello del Valentino - Sala delle Colonne
Viale Pier Andrea Mattioli, 39 - 10125 Torino
Orario: 10 - 12,30 e 15 - 18. Venerdì 14 giugno 10 - 12,30.
Info e contatti: ornella.bucolo@polito.it

lunedì 3 giugno 2019

DISEGNIAMO LA MODELLA

Disegni degli artisti presenti
Foto: Enrico Arata
Si è svolta mercoledì 29 maggio 2019, presso il Centro Culturale "Il Malinteso" in via Pio La Torre 3 a Beinasco, DISEGNIAMO LA MODELLA, performance dell'artista taiwanese Royi Wang promossa dall'Associazione Artecult.
All'evento hanno partecipato gli allievi dei corsi di pittura e disegno dell'Associazione, impegnati nella copia estemporanea della modella in movimento, interrotto soltanto da brevi istanti di pausa.
Con acquerelli, matite e idonei mezzi grafici, gli autori hanno fermato in rapidi schizzi dai colori vivaci le danze orientali scandite dai ritmi del tambura, strumento a corde indiano, magistralmente eseguiti dall'artista.
Royi Wang
Foto: Enrico Arata
Avvolte nei volatili sentori d'incenso, al chiarore delle lucerne, le coreografie rituali ispirate alla danza Sufi e alla mistica espressività dei dervisci rotanti, ritmate dalle note del corno australiano, il didgeridoo, hanno riunito tradizioni e sonorità provenienti dalle più remote latitudini in un viaggio intorno al mondo di rara suggestione.
Destinato a ripetersi, il successo della serata conferma la consolidata esperienza dell'Associazione Artecult, con sede in  via San Giacomo 30 a Beinasco (To), nell'organizzare eventi a tema, incontri di approfondimento culturale, a corollario della ricca programmazione che spazia dai corsi di disegno (ritratto, nudo, modella dal vero), pittura ad olio e acquerello, ai corsi di lingua inglese di livello base e intermedio.

Per informazioni:
segreteria@artecult.eu
T. 339 1273435; 333 4822363 (dalle 10 alle 20)

giovedì 30 maggio 2019

MICHELANGELO. DISEGNI DA CASA BUONARROTI

Foto: Sandro Michahelles Fotografo - Luca Selvi Photodepartments
Allestimento mostra
Interni del palazzo di via Ghibellina, sede del Museo e della Fondazione
Foto: Sandro Michahelles Fotografo - Luca Selvi Photodepartments
La mostra MICHELANGELO. DISEGNI DA CASA BUONARROTI, a cura di Alessandro Cecchi, presenta disegni autografi con studi per gli affreschi della volta della Cappella Sistina, studi di anatomia e di elementi architettonici, solitamente esposti a rotazione per brevi periodi all’interno della Casa Buonarroti, oppure in prestito presso musei e istituzioni internazionali.
Con questa rassegna, la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, che offre in esposizione permanente negli spazi progettati da Renzo Piano venticinque capolavori appartenuti all’avvocato Giovanni e a sua moglie Marella, prosegue la propria ultradecennale ricerca sul panorama collezionistico nazionale e internazionale, incontrando in Casa Buonarroti un’altra esperienza di raccolta familiare resa disponibile alla fruizione pubblica.
Michelangelo Buonarroti
(1475 - 1564)
Studi di gambe
Penna e inchiostro marrone
mm 262 x 266, inv. 10 F
L'evento - che integra il programma Leonardo a Torino con il quale il Piemonte e la città di Torino celebrano i 500 anni dalla scomparsa di Leonardo - propone accostamenti che restituiscono ai visitatori il senso del dialogo tra anatomia e architettura, essenziale nell’opera di Michelangelo.
Il percorso espositivo mette in primo piano gli studi dedicati all’anatomia, potente espressione di un’analisi meticolosa e appassionata del corpo umano. Accanto ad essi due fogli preparatori degli affreschi della volta della Cappella Sistina, testimonianze eccezionali dell’ideazione dell’Adamo della Cacciata dal Paradiso Terrestre e di un particolare degli Ignudi. A confronto con questo nucleo, quattro splendidi disegni di studi per la facciata di San Lorenzo a Firenze e per il vestibolo della Biblioteca Medicea Laurenziana.
Michelangelo Buonarroti
(1475 - 1564)
Studio per la Porta d’ingresso al vestibolo della Biblioteca Laurenziana
Matita nera, penna e acquerellature marroni
mm 285 x 201, inv. 95 A
Insieme ai disegni conservati nella fondazione fiorentina, sede dell’archivio della famiglia e della più grande collezione al mondo di opere grafiche di Michelangelo, troneggia un piccolo torso virile in terracotta bianca, probabile copia cinquecentesca di un modello michelangiolesco perduto.
Se da un lato si conferma il ruolo primario del disegno nella creazione artistica del Maestro, dall’altro la selezione di opere illustra la nascita e lo sviluppo di una prestigiosa collezione, quella di Casa Buonarroti, fondata proprio dagli eredi e da sempre ubicata nel palazzo di via Ghibellina a Firenze.
La mostra è corredata dal catalogo Corraini Edizioni ed è accompagnata come di consueto da un intenso programma di iniziative didattiche.

MICHELANGELO
Disegni da Casa Buonarroti
4 aprile - 21 luglio 2019
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Lingotto
Via Nizza, 230/103 - 10126 Torino
Orario: da martedì a domenica 10 - 19. Ultimo ingresso alle ore 18,15.
T. 011 0062713; segreteria@pinacoteca-agnelli.it

lunedì 20 maggio 2019

ALBRECHT DÜRER NELLA COLLEZIONE REMONDINI

Sacra famiglia
incisione a bulino
155 x 122 mm
La Città di Bassano del Grappa celebra la riapertura di Palazzo Sturm, a conclusione dell’ultima campagna di restauro che ha integralmente restituito alle visite il magnifico gioiello di architettura e arte, sede del Museo dell’Incisione Remondini nel quale sono conservate e presentate in modo estesamente suggestivo le creazioni della mitica dinastia di stampatori bassanesi.
ALBRECHT DÜRER. La collezione Remondini, a cura di Chiara Casarin in collaborazione con Roberto Dalle Nogare, propone per la prima volta in modo integrale e attraverso un raffinato video esplicativo, il tesoro grafico del Maestro tedesco, un corpus di 123 xilografie e 91 calcografie che, per ampiezza e qualità, è classificato con quello conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna il più importante e completo al mondo.
San Gerolamo nella cella
incisione a bulino
248 x 188 mm
Giovanni Antonio Remondini (Padova 1634-1711) fondatore intorno al 1660 della tipografia specializzata in raffinate edizioni e in stampe popolari, diffuse la sua produzione letteraria e iconografica in Europa, Russia e America, servendosi di una rete di agenti che, partendo dalle vallate del bassanese e soprattutto del Tesino, percorrevano centinaia e migliaia di chilometri. In viaggi che duravano anni, proponevano di città in città, di casa in casa, immagini sacre, cavalleresche, le cosiddette vedute ottiche (anticipatrici del cinema), carte da gioco, animali, soldatini da ritagliare, ritratti, calendari, con didascalie in latino e italiano, francese, spagnolo, tedesco, slavo, greco, russo e altri idiomi.
Ma i Remondini furono anche attenti collezionisti d’arte. Nelle loro raccolte, oggi patrimonio dei Civici Musei, si trovano ben 8500 opere di grafica tra le quali spiccano i nomi dei grandi maestri europei del Rinascimento e dell’epoca moderna. Dürer, innanzitutto, ma anche il meglio di Schongauer, Carpioni, Rembrandt, Tiepolo, Ricci, Canaletto e Piranesi, fra gli altri.
La donna, il Tempo e lo scudo della Morte
incisione a bulino
216 x 158
Albrecht Dürer (1471- 1528) inizia la sua carriera come incisore di legni nel 1496. I temi trattati sono mitologici, religiosi, popolari, naturalistici, ritratti, paesaggi e nelle collezioni bassanesi sono incluse le serie complete dell’Apocalisse, della Grande Passione, della Piccola Passione e della Vita di Maria.
Dal 1512 al 1519 lavora per l’imperatore Massimiliano I per il quale realizza L’Arco di trionfo e La processione trionfale, quest’ultimo nella collezione di Bassano del Grappa. Molto probabilmente passò per la città sul Brenta. Lo si vede nei paesaggi e nei fondali di opere come La Grande Fortuna.
Rinoceronte
xilografia
215 x 300 mm
Realizzò in tutto 260 incisioni. Per l’Imperatore Massimiliano esegue anche una delle sue opere più note, il "Rinoceronte" - dedotto dalla descrizione pervenuta in una lettera - a ricordo dell’esotico animale che l’Imperatore aveva destinato al Papa ma che non giunse mai a Roma: vittima di un naufragio di fronte alle coste liguri, trattenuto a bordo della nave da forti catene, non riuscì a salvarsi.
Il tema del Rinoceronte ha affascinato molti artisti, da Raffaello a Stubbs, a Salvador Dalì sino a Li-Jen Shih, artista contemporaneo cinese che da quarant'anni lavora su questo tema, il cui King Kong Rhino sarà esposto per l’intera durata della mostra nel belvedere di Palazzo Sturm.

ALBRECHT DÜRER. La collezione Remondini
20 aprile 2019 - 30 settembre 2019
Palazzo Sturm
Via Schiavonetti 40 - Bassano del Grappa (VI)
Orario: lunedì - domenica  10 - 19. Chiuso il martedì.
Tel. +39 0424 519940; info@museibassano.it
www.museibassano.it