Vasilij Kandinskij La grande porta (Nella capitale Kiev), 1928 Colonia, Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität |
Il tema dei rapporti tra la musica e le arti visive nell’età contemporanea ha conosciuto negli ultimi decenni una rinnovata fortuna critica, ma non è stato oggetto, in Italia, di mostre importanti che fossero in grado di presentare l’argomento in maniera organica. A colmare questa lacuna è la grande esposizione affidata alla curatela di Paolo Bolpagni, in programma a Palazzo Roverella fino al 4 luglio, VEDERE LA MUSICA. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie, con circa 170 opere provenienti da musei e collezioni private di sette Paesi europei, dedicata alla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento.
Anselmo Bucci Studio per il violoncellista Crepax, 1934 Olio su tavola Collezione privata |
Bolpagni ricorda come alla fine del XIX secolo, si assista all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico che si ispira alle opere e alle teorie estetiche del compositore Richard Wagner: i miti nibelungici, la leggenda di Tristano e Isotta, l’epopea del Graal, il tutto spesso condito di implicazioni esoteriche. A partire dal primo decennio del Novecento, però, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e la purezza dei suoi contrappunti vengono a sostituirsi al modello wagneriano, non solamente in campo musicale. Infatti, il cammino in direzione dell’astrattismo troverà riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nelle opere di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle e molti altri. Nella Vienna d’inizio Novecento sono Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Koloman Moser a trovare nella musica un riferimento importante.
Umberto Boccioni Ritratto del Maestro Busoni, 1916 Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea |
E l’elemento sonoro ha un grande peso nel Futurismo italiano: Luigi Russolo, oltre che artista visivo, fu compositore. Ideò brani suonati da macchine costruite per produrre rombi, ronzii, crepitii, scoppi: gli "intonarumori". Lo stesso Umberto Boccioni, al termine della propria vita, fu in stretto rapporto con il celebre pianista Ferruccio Busoni.
È con Vasilij Kandinskij e con Paul Klee, però, che la musica diventa paradigma di una pittura che vuole liberarsi definitivamente dal concetto di rappresentazione. Negli anni del Bauhaus, peraltro, entrambi, allora colleghi di insegnamento, sperimentarono la traduzione grafica di ritmi e melodie, e Kandinskij lavorò come scenografo per l’allestimento dei "Quadri di un’esposizione" del compositore Modest Musorgskij.
Gino Severini Natura morta con strumenti musicali, inizio anni 40 tempera su carta mm 535 x 430 © Gino Severini, by SIAE 2021 |
L’età simbolista guarda a Beethoven e al melodramma italiano, mentre nel Cubismo e nel successivo Purismo emerge l’orientamento dei pittori - da Pablo Picasso al giovane Le Corbusier - a prediligere come temi di partenza delle loro opere violini e chitarre, forse perché vettori nel quadro di vibrazioni acustiche e dello scorrere del tempo.
Anche nel linguaggio astrattista del Neoplasticismo olandese di Theo van Doesburg troviamo una presenza importante di rimandi al mondo della musica. Che non mancano neppure nelle esperienze artistiche figurative che si affiancano e oppongono alle avanguardie, specialmente in Italia, dove operano Armando Spadini, Piero Marussig, Felice Casorati, Alberto Savinio e altri a delineare un'avvincente partitura costituita di relazioni, intrecci e corrispondenze fra suoni e immagini.
VEDERE LA MUSICA
L’arte dal Simbolismo alle avanguardie
Fino al 4 luglio 2021
Rovigo, Palazzo Roverella
Via Giuseppe Laurenti, 8/10
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19; sabato, domenica e i giorni festivi dalle 9 alle 20.
www.palazzoroverella.com