Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, René Paresce, Gino Severini, Mario Tozzi sono i protagonisti della mostra in corso al Museo Accorsi-Ometto di Torino fino al 30 gennaio 2022. Sette artisti che hanno ridisegnato le sorti della pittura italiana del XX secolo, nel quinquennio d’oro che va dal 1928 al 1933, in cui si è compiuta l’avventura francese de Les Italiens de Paris.
La mostra PARIGI ERA VIVA. DE CHIRICO, SAVINIO E LES ITALIENS DE PARIS (1928-1933), curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, attraverso una settantina di opere rievoca quella tensione europeista compresa tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, quando Parigi costituiva lo scenario di una cultura cosmopolita e interattiva, antitradizionale, in cui alimentare il confronto con i movimenti avanguardisti.Il titolo dell’esposizione si ispira a "Parigi era viva", autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro - celebre scrittore, editore e critico d’arte italiano, emigrato a Parigi - in cui vengono raccontate in terza persona la vita e le vicende lavorative di Picasso, di Matisse e de Les Italiens. La vicenda del "Gruppo dei sette" inizia ufficialmente nel 1928, anche se tutti i componenti sono presenti e operativi nella Ville Lumière da tempo. Severini vi si stabilisce nel 1906; de Chirico vi approda una prima volta nel 1911 per tornarvi nel 1924; suo fratello Andrea (che si sarebbe poi firmato "Alberto Savinio") vi soggiorna già nel 1910 e nel 1926; Paresce arriva nel 1912, Tozzi e Campigli nel 1919 e De Pisis nel 1925.
La rassegna è suddivisa in sette sezioni, ognuna delle quali è dedicata a un artista, cui si aggiunge una dozzina di disegni, eseguiti tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, da Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Gino Severini e René Paresce.Il percorso comincia con il "ritorno all’antico" di Giorgio de Chirico (emblematico l' Autoritratto in veste di demiurgo-artista nel mistero del proprio atelier), perseguito a Parigi secondo uno stile personalissimo intriso di reminiscenze dell’antica Grecia e frammenti di reperti archeologici, che sfocia nella tematica dei gladiatori e nei nudi femminili monumentali con chiari riferimenti ai soggetti di Renoir.
Alberto Savinio accosta al mondo borghese la scultura classica ed elabora un universo fantastico in paesaggi immaginari caratterizzati da elementi geometrici fluttuanti nell’aria come giocattoli. Indirizzato a personalità del mondo culturale e artistico è il genere del ritratto, sviluppato dall’artista a cavallo tra gli anni Venti e Trenta. Dal 1930, nelle ibridazioni tra corpi umani e teste di animali, Savinio ripropone la dimensione metamorfica tra realtà e valori cosmici, tra umano e sovrumano.
La figura femminile è sempre al centro delle opere di Massimo Campigli e i riferimenti a modelli etruschi e rupestri si ritrovano nelle spiagge animate da fanciulle in costume private di ogni connotazione fisiognomica per diventare allegorie della speranza, dell’armonia, dell’eternità della vita.
Filippo de Pisis e la sua pittura frammentaria - "a zampa di mosca", come ingegnosamente la definiva Eugenio Montale - si trovano nella quarta sezione. Nelle nature morte, nei paesaggi veloci e scattanti si alternano la luminosità del colore e l’uso sapiente dei neri e dei grigi, degli azzurri polverosi, svolti in narrazioni spesso audaci e neometafisiche.
René Paresce è il protagonista della quinta sezione: l’inquietudine dell'Autoritratto esprime il drammatico transito storico che procede di pari passo con la difficile emersione di Ritorno all’ordine. Giunto a compimento verso il 1935, i dipinti si popolano di figure larvali fluttuanti in uno spazio indistinto e riportato al punto-zero, al primordio della vita.
Nella pittura di Gino Severini, tra il 1928 e il 1929, i personaggi della Commedia dell’arte, Pulcinella, Colombina e Arlecchino, diventano protagonisti di temi amorosi, musicali e poetici. Maschera e resti archeologici sono talora dipinti su vetro, tecnica desunta da antiche iconografie e da tecniche romane "minori". Entro i confini di una scatola architettonicamente perfetta, si articola una maternità, tema caro all’autore, di levigata e austera purezza formale.
Nella pittura di Gino Severini, tra il 1928 e il 1929, i personaggi della Commedia dell’arte, Pulcinella, Colombina e Arlecchino, diventano protagonisti di temi amorosi, musicali e poetici. Maschera e resti archeologici sono talora dipinti su vetro, tecnica desunta da antiche iconografie e da tecniche romane "minori". Entro i confini di una scatola architettonicamente perfetta, si articola una maternità, tema caro all’autore, di levigata e austera purezza formale.
La mostra si conclude con Mario Tozzi. A partire dal 1924 l’artista si propone di divulgare la conoscenza in Francia dell’arte italiana. Egli sostiene l’universalismo dello "spirito italiano" nel più vasto orizzonte di una rigenerata "rinascita classica" dell’arte moderna. Tra il 1929 e il 1930 l’universo di Tozzi si popola di figure archetipiche culminate in anatomie morfologicamente classiche, plasmate in busti cilindrici, in teste ovoidali, costruite con una materia argillosa e orchestrate in scenari silenziosi di conciliazione tra antico e moderno, concreto e astratto.
PARIGI ERA VIVA.
DE CHIRICO, SAVINIO E LES ITALIENS DE PARIS (1928-1933)
21 ottobre 2021 - 30 gennaio 2022
Museo di Arti Decorative Accorsi - Ometto
V. Po, 55 - 10124 Torino
Orario: martedì, mercoledì e venerdì 10 - 18; giovedì 10 - 21; sabato, domenica e festivi 10 - 19. La biglietteria chiude mezz’ora prima. Lunedì chiuso
Per informazioni: t. 011 837 688 int. 3, info@fondazioneaccorsi-ometto.it
fondazioneaccorsi-ometto.it