venerdì 5 giugno 2020

LA MODERNITÀ DEL BAROCCO

Jean Simeon Chardin
Gli attributi delle arti, 1731
olio su tela
Parigi, Musée Jacquemart-André
Illustrata in occasione dell'apertura in anteprima dal professor Giuseppe Dardanello dell'Università di Torino - curatore con Michela Di Macco, docente all'Università La Sapienza di Roma - la mostra SFIDA AL BAROCCO, inaugurata il 30 maggio scorso presso la Citroniera della Reggia di Venaria, compendia in un corpus di circa duecento opere provenienti dai maggiori musei nazionali e internazionali settant'anni di cultura barocca, evoluzione e sviluppo del periodo romano di Raffaello, dell''eclettismo bolognese' dei Carracci, fino alla classicità arcadica del XVIII secolo.
Carlo Maratti
Madonna col Bambino tra i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola, 1672-1679 ca
Roma, Chiesa di Santa Maria in Vallicella (FEC)
Un percorso inedito che segna un decisivo cambio di passo sulla scena figurativa: quando la Roma cosmopolita dei papi rinnova il suo ruolo di depositaria della grandezza dei modelli; quando la Parigi del re sole Luigi XIV e di Luigi XV sancisce il primato della scuola moderna francese, cercando nell’Antico il naturale e scegliendo nuovi riferimenti per la rappresentazione del quotidiano nei maestri fiamminghi e olandesi; quando Torino capitale del regno di Vittorio Amedeo II e di Carlo Emanuele III, grazie all’intelligenza creativa dell’architetto regio Filippo Juvarra, si conferma fucina d'avanguardia impiegando i migliori artisti contemporanei delle Scuole d’Italia nel decoro di chiese e residenze di corte.
Jean-Baptiste Pigalle
Mercurio che si allaccia i calzari alati, 1744
marmo
Parigi, Muséè du Louvre – Département des Sculptures
Quindici tappe cronologiche e tematiche, comprese fra il 1680 e il 1750, precedute da un'Ouverture con Allegorie delle Arti, riassumono il vasto panorama iconografico siglato da Trevisani, Conca, Giaquinto, Subleyras, Pannini e Batoni, da pittori della modernità parigina, come Boucher e Chardin, dagli scultori Cametti, Legros, Bouchardon, Ladatte e Collino, chiamati a rinnovare le imprese monumentali, insieme ai maestri dell’ornato e delle arti preziose, agli esponenti di maggior rilievo delle scuole romana, napoletana e veneziana voluti a Torino da Filippo Juvarra.
Francesco Ladatte
Orologio da parete, 1760 ca
Torino, Musei Reali – Palazzo Reale
Una selezione necessaria, come si impose all'abate Giovan Pietro Bellori quando si accinse a redigere nel 1672 Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, ritenendo degni di nota poco più che una decina di autori fra i quali Agostino e Annibale Carracci, fondatori dell'Accademia degli Incamminati e l'amico Nicolò Pussino, ovvero il francese di Les Andelys Nicolas Poussin.
Maestri in alcuni casi "conosciuti, e praticati famigliarmente" come fu Carlo Maratti, custode e restauratore delle stanze di Raffaello e degli affreschi alla Farnesina, presente in mostra con la pala raffigurante una Madonna con il Bambino tra i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola (1672-1679), modello normativo di una pittura di genere che annovera Batoni, Conca, Masucci, raggiungendo vette di vivido cromatismo nelle opere del Solimena.
Francesco Solimena
Eliodoro cacciato dal tempio, 1723
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
Roma caput mundi. Le insegne capitoline si impongono nell'eredità plastica del Bernini, nella solennità delle antiche vestigia romane raffigurate da Giovan Paolo Panini, nei capricci piranesiani e nelle vedute del pensionnaire Jean Barbault, studente dell'Accademia di Francia a Roma. Formazione resa esplicita nella coeva iconografia d'oltralpe: dalle ricerche sul naturale di Bouchardon, scultore e valente disegnatore; all'accurato studio anatomico del Nudo femminile di schiena di Subleyras, ispirato all' Ermafrodito Borghese, destinato alla committenza privata; con propaggini nei soggetti mitologici di matrice arcadica. Mentre sul versante paesaggistico la Francia di Watteau e di Chardin guarda alla minuzia fiamminga e olandese, alla tradizione veneziana e nordica con esiti naturalistici di intensa luminosità.
Giovanni Paolo Pannini
Roma Antica, 1757
olio su tela
New York, The Metropolitan Museum of Art
Completano il repertorio iconografico gli arazzi e i modelli di ornato: disegni, opere di ebanisteria e capolavori di oreficeria, uno su tutti la Placca raffigurante l'Immacolata Concezione cesellata da Francesco Natale Juvarra (Messina 1673-Roma 1759), fratello del più noto Filippo. Prezioso lo Studio di un settore del tamburo e della cupola per la Cappella della Sindone (1675 ca.), elemento geometrico generatore dell'intera copertura esagonale ed unico disegno rimasto del progetto realizzato per il re Carlo Emanuele II dall'architetto, scienziato e umanista Guarino Guarini.
Francesco Natale Juvarra
Placca raffigurante l’Immacolata Concezione, 1735-1745 circa
argento, bronzi dorati, lapislazzuli
Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
Qui come altrove lungo la rassegna l'idea di artificio supera il bello naturale. Per dirla con Bellori: "Questa idea, overo Dea della Pittura, e della Scoltura aperte le sacre cortine degl'alti ingegni dei Dedali, e degli Apelli, si svela a noi, discende sopra i marmi e sopra le tele; originata dalla natura supera l'origine, e fassi originale dell'arte, misurata dal compasso dell'intelletto, diviene misura della mano, e animata dall'immaginativa dà vita all'immagine", protagonista indiscussa della magniloquente stagione del Barocco.

SFIDA AL BAROCCO
Roma Torino Parigi 1680 - 1750

30 maggio - 20 settembre 2020
Reggia di Venaria - Citroniera Juvarriana
Piazza della Repubblica 4 - Venaria Reale (TO)
Orario: martedì - venerdì 14.30 - 17.30; sabato, domenica e festivi 10.30 - 13.30 e 14 - 17.30​​. 
Lunedì chiuso. Un turno d’ingresso ogni mezz'ora: 50 persone. Gli ingressi chiudono 1 ora prima.
Per informazioni e prenotazioni: prenotazioni@lavenariareale.it; tel. + 39 011 4992333
www.lavenaria.it