Chez Dupont 1987 Olio su tela, cm 70x100 |
Figlio di Antonio Sassu, originario di Thiesi (Sassari), di idee socialiste e di Lina Pedretti, figlia di un ingegnere e farmacista parmense, cattolico, pittore allievo di Fontanesi a Reggio Emilia, Aligi - nome di ascendenza dannunziana - "sapeva appena leggere, e già era un divoratore di carta stampata. Le parole, gli aggettivi, i fatti, gli si raggruppavano in immagini. E tali immagini si stampavano nella memoria con una intensità e una violenza eccezionali."2.
Con l'aiuto economico di uno zio di Bologna e l'interessamento di Filippo Tommaso Marinetti, appena sedicenne partecipa con due opere alla XVI Biennale di Venezia, insieme a Felice Carena, Gigi Chessa, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Lorenzo Viani e altri maestri contemporanei.
Ceramista del cenacolo di Albisola, scenografo in occasione della riapertura del Teatro Regio di Torino, muralista, artista eclettico, realizza tavole per la Divina Commedia, per la Bibbia, illustra i capolavori di Petrarca, Ariosto e Manzoni. Vicino alla poetica di Ungaretti, Montale e Quasimodo, indaga le relazioni umane attraverso l'uso espressivo del colore e lo studio scenografico della composizione. Soprattutto nella serie dei caffè la commedia umana trova spazio in numerose tele realizzate nell'arco dell'intera carriera.
Caffè azzurro1934 Olio su tela, cm 64 x 48 |
Nel 1934 e poi nel 1935 soggiorna a Parigi. Inizia a dipingere i caffè ispirati alla recente inaugurazione della catena Chez Dupont (in mostra la vivace tela del 1987), proseguendo la tradizione degli Impressionisti, ormai intrisa del decadentismo di Lautrec.
Sono però i caffè milanesi a fornirgli la prima e più incisiva ispirazione: il Craja, realizzato dagli architetti Figini e Pollini su progetto di Luciano Baldessari, con fontana disegnata da Fausto Melotti; il Mokador di piazza Beccaria, descritto da Edoardo Persico come il "luogo di convegno di tutti gli artisti giovani che a Milano conducono una battaglia accanita, seppure silenziosa e senza parate".
In un caffè scoperto dallo stesso Persico nella piazzetta dei Filodrammatici, defilato e silenzioso, Sassu prende appunti utilizzando ciò che ha a disposizione, due matite: una nera per le ombre e una verde per gli occhi e i capelli delle donne3.
Figure al tavolo Anni '30 Olio su tela, cm 27 x 40 |
Il Gran Caffè (1936), Il Caffè San Babila (1951), Chez Dupont (1987), sono il riflesso di una società ricca di fermenti, di contraddizioni, alla quale l'artista restituisce il proprio ordine, una sorta di semplicità nella complessità, esito di riflessioni, di frequentazioni assidue e del confronto dialettico con artisti e intellettuali del tempo: Guttuso, capofila di Corrente, Manzù con il quale divide lo studio negli anni giovanili, Lucio Fontana, Filippo De Pisis e Corrado Cagli, per non citarne che alcuni.
Situazioni trasfigurate riassunte nel Caffè del 1952, nel Bar Brisas (1973), e ancora nel Caffè giallo del 1985 o nel ciclo de Gli amanti, dove "l'uomo - scrive Sassu - l'amico, la donna, il tavolino, la lampada, gli oggetti hanno un loro mistero. Il mistero delle cose fatte dall'uomo, vissute dall'uomo, degli incontri furtivi in cui i sessi si mescolano come in una partita a carte"4.
Mujeres en un alarido de color e serenidad 1994-1995 Olio tela, cm 130 x 195 |
È però nelle superfici a olio e ad acrilico che si concretizza la vitalità fiammeggiante dell'autore, declinata in un'ampia gamma di rossi accesi enfatizzati dall'accostamento di colori puri alla maniera fauves, senza attribuirvi con ciò una valenza programmatica.
"Il rosso è collegato al mio modo di sentire e di vedere il mondo, al mio ottimismo, al mio equilibrio di fondo. 'La vie en rouge' - dichiara piuttosto Sassu -... E poi il rosso non è un'immagine di violenza, come si crede, ma di ottimismo. Di grande ottimismo".
Solo negli ultimi anni di vita e di carriera "rimasto giovane e gentile nel profondo dell'animo", immerso nell'Eden di Cala San Vincente, egli abdicherà in parte alla materia purpurea in favore di toni celesti, rosa, per imprigionare nella tela "le tracce sempre avvertibili, nella viva luce del sole isolano, di una storia colma di eventi che risale sino al grembo del mito"5.
1. Aligi Sassu nasce a Milano il 17 luglio 1912 e muore nella casa di Can Marimon a Pollença il 17 luglio 2000, nel giorno del suo ottantottesimo compleanno.
2. R. BARLETTA, Il rosso è il suo barocco. Il mondo di Aligi Sassu, Priuli & Verlucca, Ivrea 1983, p. 7.
3. Ivi., p. 120.
4. Sassu. Opere dal 1927 al 1984, catalogo mostra, Milano - Palazzo Reale, 10 ottobre - 25 novembre 1984, Electa, Milano 1984, p. 65.
5. E. STEINGRÄBER, in BARLETTA, Il rosso è il suo barocco cit., Introduzione al testo.
I CAFFÈ DI ALIGI SASSU
Fino al 31 ottobre 2018
GIAMPIERO BIASUTTI
Studio d’Arte per il ‘900
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