giovedì 18 ottobre 2018

I CAFFÈ DI ALIGI SASSU

Chez Dupont
1987
Olio su tela, cm 70x100
Fino al 31 ottobre la Galleria Giampiero Biasutti - Studio d'Arte per il Novecento espone una selezione di lavori, dedicata ad uno dei maestri più prolifici del secolo scorso, nella mostra  I caffè di Aligi Sassu1.
Figlio di Antonio Sassu, originario di Thiesi (Sassari), di idee socialiste e di Lina Pedretti, figlia di un ingegnere e farmacista parmense, cattolico, pittore allievo di Fontanesi a Reggio Emilia, Aligi - nome di ascendenza dannunziana - "sapeva appena leggere, e già era un divoratore di carta stampata. Le parole, gli aggettivi, i fatti, gli si raggruppavano in immagini. E tali immagini si stampavano nella memoria con una intensità e una violenza eccezionali."2.
Con l'aiuto economico di uno zio di Bologna e l'interessamento di Filippo Tommaso Marinetti, appena sedicenne partecipa con due opere alla XVI Biennale di Venezia, insieme a Felice Carena, Gigi Chessa, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Lorenzo Viani e altri maestri contemporanei.
Ceramista del cenacolo di Albisola, scenografo in occasione della riapertura del Teatro Regio di Torino, muralista, artista eclettico, realizza tavole per la Divina Commedia, per la Bibbia, illustra i capolavori di Petrarca, Ariosto e Manzoni. Vicino alla poetica di Ungaretti, Montale e Quasimodo, indaga le relazioni umane attraverso l'uso espressivo del colore e lo studio scenografico della composizione. Soprattutto nella serie dei caffè la commedia umana trova spazio in numerose tele realizzate nell'arco dell'intera carriera.
Caffè azzurro1934
Olio su tela,  cm 64 x 48
Dagli anni parigini al 'periodo spagnolo', coincidente con l'incontro  sulla spiaggia ad Albisola della cantante lirica Maria Elena Olivares, sua seconda moglie, e il conseguente trasferimento nella tenuta di Pollença nell'isola di Maiorca, si susseguono le ambientazioni d'interni carichi di umanità e di "simbolismo trasognato".
Nel 1934 e poi nel 1935 soggiorna a Parigi. Inizia a dipingere i caffè ispirati alla recente inaugurazione della catena Chez Dupont (in mostra la vivace tela del 1987), proseguendo la tradizione degli Impressionisti, ormai intrisa del decadentismo di Lautrec.
Sono però i caffè milanesi a fornirgli la prima e più incisiva ispirazione: il Craja, realizzato dagli architetti Figini e Pollini su progetto di Luciano Baldessari, con fontana disegnata da Fausto Melotti; il Mokador di piazza Beccaria, descritto da Edoardo Persico come il "luogo di convegno di tutti gli artisti giovani che a Milano conducono una battaglia accanita, seppure silenziosa e senza parate".
In un caffè scoperto dallo stesso Persico nella piazzetta dei Filodrammatici, defilato e silenzioso, Sassu prende appunti utilizzando ciò che ha a disposizione, due matite: una nera per le ombre  e una verde per gli occhi e i capelli delle donne3.
Figure al tavolo
Anni '30
Olio su tela, cm 27 x 40
Tratti peculiari che si ritrovano nel viso de La catalana (1986), lo sguardo velato di verde, come il volto dell'uomo e la rapida ombreggiatura della donna, intenti a conversare sullo sfondo, avvolti nella dominante rossa della scena.
Il Gran Caffè (1936), Il Caffè San Babila (1951), Chez Dupont (1987), sono il  riflesso di una società ricca di fermenti, di contraddizioni, alla quale l'artista restituisce il proprio ordine, una sorta di semplicità nella complessità, esito di riflessioni, di frequentazioni assidue e del confronto dialettico con artisti e intellettuali del tempo: Guttuso, capofila di Corrente, Manzù con il quale divide lo studio negli anni giovanili, Lucio Fontana, Filippo De Pisis e Corrado Cagli, per non citarne che alcuni.  
Situazioni trasfigurate riassunte nel Caffè del 1952, nel Bar Brisas (1973), e ancora nel Caffè giallo del 1985 o nel ciclo de Gli amanti, dove "l'uomo - scrive Sassu - l'amico, la donna, il tavolino, la lampada, gli oggetti hanno un loro mistero. Il mistero delle cose fatte dall'uomo, vissute dall'uomo, degli incontri furtivi in cui i sessi si mescolano come in una partita a carte"4.
Mujeres en un alarido de color e serenidad
1994-1995
Olio tela, cm 130 x 195
Opere in mostra quali Mujeres en un alarido de color (1994-1995) e il gineceo di Maison Tellier del 1979 - serie inaugurata nel 1944 ispirata alla novella di Guy de Maupassant - rivelano l'interesse rivolto alla figura femminile, più volte oggetto di bozzetti e studi, talora lievi e delicati, spesso raffigurata in ritratti intensi di matrice classica e rinascimentale (Mia madre, 1946; La Ginetta, 1964; Lidia, 1986).
È però nelle superfici a olio e ad acrilico che si concretizza la vitalità fiammeggiante dell'autore, declinata in un'ampia gamma di rossi accesi enfatizzati dall'accostamento di colori puri alla maniera fauves, senza attribuirvi con ciò una valenza programmatica.
"Il rosso è collegato al mio modo di sentire e di vedere il mondo, al mio ottimismo, al mio equilibrio di fondo. 'La vie en rouge' - dichiara piuttosto Sassu -... E poi il rosso non è un'immagine di violenza, come si crede, ma di ottimismo. Di grande ottimismo".
Solo negli ultimi anni di vita e di carriera "rimasto giovane e gentile nel profondo dell'animo", immerso nell'Eden di Cala San Vincente, egli abdicherà in parte alla materia purpurea in favore di toni celesti, rosa, per imprigionare nella tela "le tracce sempre avvertibili, nella viva luce del sole isolano, di una storia colma di eventi che risale sino al grembo del mito"5.

1.  Aligi Sassu nasce a Milano il 17 luglio 1912 e muore nella casa di Can Marimon a Pollença il 17 luglio 2000, nel giorno del suo ottantottesimo compleanno.
2. R. BARLETTA, Il rosso è il suo barocco. Il mondo di Aligi Sassu, Priuli & Verlucca, Ivrea 1983, p. 7.
3. Ivi., p. 120.
4.  Sassu. Opere dal 1927 al 1984, catalogo mostra, Milano - Palazzo Reale, 10  ottobre - 25 novembre 1984, Electa, Milano 1984, p. 65.
5.  E. STEINGRÄBER, in BARLETTA, Il rosso è il suo barocco cit., Introduzione al testo.


I CAFFÈ DI ALIGI SASSU
Fino al 31 ottobre 2018
GIAMPIERO BIASUTTI
Studio d’Arte per il ‘900

via della Rocca, 10 - 10123 Torino
tel. e fax 011 83.90.690
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