domenica 23 dicembre 2018

BUONE FESTE

La Redazione del blog
Ad Arte
augura a tutti
un Sereno Natale e un Felice Anno Nuovo 
🎄🎄🎄🎄🎄

sabato 22 dicembre 2018

LA VERITÀ DEL SILENZIO

Fino al 6 gennaio prossimo il comune di Susa ospita nei rinnovati spazi del Castello della Contessa Adelaide la mostra antologica LA VERITÀ DEL SILENZIO con alcune delle più significative opere del maestro Tino Aime.
Raccontata con viva partecipazione dall'allievo Andrea Tabone, guida d'eccezione della rassegna, la poetica dell'autore si riaccende di colori e forme ispirate in prevalenza al paesaggio montano.
Pittore, scultore e incisore, Giovanni Battista Aime (Cuneo, 1931 - Bastia di Gravere, 2017), geometra, poi studente all'Accademia Albertina, partecipa a mostre in Europa, vince premi nazionali e internazionali.
Tutto il suo lavoro esprime il grande amore per una montagna genuina, in particolare della Val di Susa, oggi attraversata da una fitta rete di infrastrutture, tale da averne snaturato l'originaria conformazione. Aime ne rievoca le case disabitate, il tempo passato, i luoghi della memoria "osservati dalla finestra" da volti attoniti, esclusi dal bailamme del mondo.
 
Le finestre, trasformate in cornici, divenute cifra distintiva, nascono casualmente nello studio della Grangia a Bastia, dopo aver posato a terra il ritratto a carboncino di un bambino, vicino ad alcuni infissi dai vetri rotti in riparazione.
Ottobre in Langa, Eclisse, Geometrie invernali, Ragazza alla Bastia, Castello della Volta in Langa, sono solo alcuni degli scenari aperti dietro ai battenti in legno, spalancati sul mondo immaginifico del pittore, colmo di presenze impercettibili e di assenze eclatanti.
La parola si traduce in segni carichi di mistero. Lui, bambino balbuziente dopo essere rimasto sepolto per alcuni giorni sotto le macerie di un rifugio antiaereo e in vecchiaia nuovamente  colpito nella parola dalla malattia, si esprimeva in piemontese. Lingua madre carica di rimandi alla tradizione vernacolare e alla cultura occitana. Il suo insegnamento era fatto di silenzi e piccole frasi lapidarie, ma rivoluzionarie. "Da maestro zen", spiega Tabone.
"Bisogna metterci un po' di poesia" esclamava di fronte, ad esempio, all'incisione di una Vespa nuova di zecca. "Così com'è non dice niente. Una Vespa vecchia, arrugginita, con le ruote sgonfie e una tanica di fianco, dà vita ad un racconto, dà significato all'opera". Così, in poche parole, riassumeva il fondamento del proprio linguaggio.
Tutta la sua opera si fonda sulla sintesi. Poche tonalità di colore steso a spatola - rosso puro per le bacche, nero uniforme per i corvi -, sculture dai soggetti minimali, incisioni ottenute con morsure rapide e acquerelli estemporanei.
L'intera essenza del suo pensiero è racchiusa in una scala di valori che mette al centro l'Arte come intima espressione di un modo semplice, non ingenuo, di intendere la vita, le passioni e gli affetti. Un pensiero libero, simbolicamente effigiato in più di una versione dalla bicicletta impiegata nella staffetta partigiana, acquisita e gelosamente conservata dall'artista.
I ritratti sono dedicati alla moglie Giuse, alla figlia Paola e alla nipote Andrea, dallo aguardo malinconico, esposti accanto ad un Autoritratto giovanile risolto con tinte argillose stese in brevi pennellate.
Fra i lavori elaborati in studio certamente vi sono le numerose nature morte, a costellare l'intero arco della carriera:  Frutta (1962), Fiori e anguria (1963), Natura morta (1966), Girasoli (1989), Fiori e vasi nello studio (1991). Proprio l'atmosfera raccolta dello studio, con la libreria ricolma di volumi, gli oggetti evocativi, sembra fornire la giusta ispirazione all'artista, o almeno questo si desume dal bel video "L'attesa", musicato con canti occitani e dal resoconto del gatto sornione, insolito narratore del filmato "Il colore dei salici".
Di ben altra natura sono gli scorci veneti, in parte realizzati en plein air. Le tappe del viaggio ripercorrono l'itinerario intrapreso dalla figlia in canoa sulle acque del Po, fino alle regioni del delta. "Tino la segue in camper con la moglie", rievoca Tabone. Anche in questo caso la tavolozza è ridotta a pochi essenziali toni di blu, rosso, ocra per definire La casa blu di Burano (1989), una Casa a Venezia (1985), Case a Chioggia (1985).
In Laguna (1999) sono sufficienti due colori: uno per il cielo, l'altro per l'acqua a formare il terzo elemento, l'aria. Un modo di procedere per sottrazione, affine al metodo dello stimato amico Giorgio di Venere, artista veneto che per cinquant'anni ha dipinto ripetutamente la medesima scena di pescatori al tavolo, ogni volta più scarna, sottoponendola al vaglio della memoria.
Il mare appare inoltre in una serie di acquerelli datati fra il 2009 e il 2011, realizzati in villeggiatura ai Balzi Rossi presso Ventimiglia, con gesto agile di inusuale freschezza.
Sconosciuta al grande pubblico, la tecnica dell'incisione è spesso praticata da Aime, utilizzando lastre di zinco, dai tempi di morsura brevi, ma piuttosto refrattarie agli inchiostri colorati. Le incisioni policrome, a partire da una prima bozza ad acquaforte, si devono al longevo sodalizio con la stamperia "Al pozzo" di Dogliani. Le lastre sono state conservate e vanno ad arricchire un vasto patrimonio di matrici calcografiche e di stampe a bistro o acquerellate (Nuvole in Provenza, Inverno alla Novalesa).
L' acquaforte tradizionale, con uso di nerofumo e cera per isolare la lastra, è abbinata in alcuni casi all'acquatinta, con l'impiego di colofonia per le campiture ampie o alla cera molle per riprodurre trame di pizzo e altri pattern grafici. Fondamentale in questo campo il confronto con il grande incisore tedesco Kurt Mair, attivo a Savigliano, del quale condivise l'interesse per una tecnica antica, basata su tempi lenti di morsura, precisione del tratto, metodo rigoroso, paziente attesa ai limiti della 'disciplina mistica'. (S. Nota).
Amante dell'arte, Aime aveva allestito in casa una galleria con opere di Fico, Pistoletto, Nespolo, Laterza e molti fra i più celebri artisti del secolo scorso. Era amico di poeti e scrittori, uno su tutti Mario Rigoni Stern, familiare per l'amore nei confronti della montagna. Guardava agli autori piemontesi che consigliava anche ai suoi allievi: "Se vuoi disegnare le Langhe leggi Pavese e Fenoglio", usava dire.
In omaggio a Frédéric Mistral è la sezione dedicata alla Camargue, con fiori bruciati dal sole, struggenti notturni marini, ralizzati fra gli anni Sessanta e Settanta e tre placide gru scolpite in legno e ferro, datate 2014.
Stesso calore si respira negli scorci spagnoli: Spaventapasseri in Andalusia (1978) , Las S.ta Maria de la Mer (2002), la Costa Blanca. Luoghi lontani geograficamente da quelli abituali, ma pervasi dalla medesima imperturbablie quiete. Le baite di Thures (2002), Turbinio, Inverno a Cels - Ruinas , entrambi del 2012, Nevicata, Neve a Gravere del 2014, tutto è ammantato di un silenzio straniante, anche le forme scolpite sembrano farne parte.
Vi sono sculture scandite dai cicli della terra, da sincera devozione popolare: l'Abbraccio, composizione astratta in legno e vetrofusione, Il diavolo, feticcio ligneo contrapposto a Il Cristo crocifisso, immagine votiva proveniente dalla Cappella di San Michele - Abbazia della Novalesa (2014).
I Pastori con le umili pecore, il Presepe d'arte a Gravere, allestito agni anno nel frantoio della Pita, firmato in edizioni precedenti da Eandi, Albano, Carena, Lobalzo, Soffiantino, Tabusso, Perugia e altri, denotano anch'esse il forte legame con la cultura contadina.
Motivi ricorrenti come la luna, la neve declinata in un'ampia gamma di bianchi, i corvi, i merli, ogni particolare nell'opera di Aime celebra la natura vissuta appieno, con partecipe stupore, nel rispetto delle leggi ineffabili che la governano.

TINO AIME
La verità del silenzio

16 giugno 2018 - 6 gennaio 2019
Castello di Adelaide
Via al Castello, 15 - 10059 Susa
Orario: dal venerdì alla domenica 10 - 13 e 14 - 18. Aperto martedì 1 gennaio, 14 - 18.
Info: t. +39 371 1607141; castellosusa@gmail.com
www.visitasusa.it

lunedì 17 dicembre 2018

FALLO PER ME

ELLAS
È in corso, fino al 24 dicembre, presso l'Associazione Artistica Culturale Il Punto, la mostra di mongolfiere di Antonella Staltari. 19 piccoli capolavori di carta - la ventesima, dedicata alla Principessa sul pisello di Andersen è attualmente in collezione privata - posti a corredo iconografico del libro Fallo per me, pubblicato per i tipi di Golem Edizioni.
Il progetto artistico-editoriale rappresenta uno schiaffo irriverente al comune senso del pudore, un'apologia dell'eros in chiave ludica attraverso un volo pindarico lungo i secoli fra citazioni letterarie, versi poetici e aforismi di grandi autori del passato e contemporanei.
GELSOMINA
Spiega l'artista: "Obiettivo primario del libro e della mostra è quello di superare i luoghi comuni, vedere oltre l'uso consueto delle cose". Occorre épater le bourgeois, risvegliare i sensi dal torpore generato da una trasgressione ostentata e decadente.
Come afferma Gianfranco Schialvino: "l'arte contemporanea passa dal dipinto e dalla scultura all'oggetto in sé. In questo caso il manufatto è il pretesto per riflettere sul ruolo dell'artista artifex...In questa mostra si ritrova qualcosa di morbido, elegante, letterario, sofisticato, di bel manufatto, di accuratezza nel lavoro e, per quanto riguarda il libro, di accuratezza letteraria. C'è ancora qualcosa di positivo che può incuriosire, far pensare e piacere".
VIRGO POTENTISSIMA
Stupire in questo caso, ripercorrendo il pensiero di Schialvino, non significa come avviene oggi nel rutilante mondo dell'arte, far esplodere un "fuoco di artificio" che sbalordisce in un momento e, complici i media, illumina diffusamente tutti nello stesso tempo. "Di questo stupore effimero domani non ci si ricorda più. Domani non esisterà più, allora ci occorrerà un altro fuoco di artificio. Ci occorrerà una dose nuova di energia artistica, perchè è finito l'effetto della dose precedente".
Il lavoro di Antonella Staltari, punta invece a riflettere, a suscitare interrogativi, indurre nostalgia talora, per quel che vi è di più autentico alle sorgenti dell'essere, nel cuore dell'uomo. L'Amore, termine abusato quanto misconosciuto, forza dinamica che permea di sé l'animo umano, ne scruta l'inconscio, con il suo intricato labirinto di pulsioni, sentimenti, emozioni e desideri.
CÉCILE
Nello spazio espositivo di Via San Domenico a Torino, si è svolta la serata inaugurale l'11 dicembre scorso - gran cerimonieri Bruno Quaranta, autore della prefazione, e il critico xilografo Gianfranco Schialvino - presenti Gianni Verna cofondatore con quest'ultimo della rivista Smens, Gianni Chiostri, illustratore del quotidiano La Stampa, Francesco Preverino, titolare della cattedra di Decorazione all'Accademia Albertina di Torino e altri professionisti per molte ragioni legati alle immagini e alla carta stampata. Personalità come Antos, Antonella Staltari, da sempre artefici di un'etica del lavoro basata sul rispetto del materiale, sulla cura artigianale dell'opera d'arte, sullo studio approfondito della propria materia d'indagine.
SCOPPIO DI PIACERE
La mostra e il libro, annota l'autrice nella postfazione, sono il frutto di "un andare lento...in un contesto in cui tutto scorre veloce". Le mongolfiere in carta destrutturata, ricomposta, intrisa di pensieri e suggestioni, scanditi da una gestualità rituale - anacronistica forse, ma non desueta -, si librano nell'etere per proseguire il viaggio iniziato con Sogni di carta. Giunte in quota, nei "paradisiaci campi" (Quaranta), esplorarando le più remote regioni dell'eros, risalendo all'orgine del mondo sulle le rotte tracciate da Anacreonte, Verlaine, Wilde, ammiccano al libertino Casanova, sorridono all'ironico Gozzano, meditano sul lirico Cardarelli. Spiriti liberi, arridono al calamo spregiudicato di Anaïs Nin  per compiere, fra motti, digressioni e manifesti rivoluzionari, un lungo pellegrinaggio alla ricerca di sé.

Per apprendere i segreti della lavorazione della carta, mercoledì 19 dicembre dalle 15 alle 18, presso l'Associazione Il Punto, l'autrice condurrà il workshop "Crea l'addobbo di Natale". Sarà possibile realizzare una decorazione natalizia attraverso il riuso creativo dei materiali, la tecnica del collage, i colori acrilici, i pastelli e molto altro. Costo 20 euro, materiale incluso. Per iscriversi inviare un'email a ilpunto32@gmail.com.

FALLO PER ME 
Dall'11 al 24 dicembre 2018 
Il Punto - Associazione Artistica Culturale
Via San Domenico, 32 - Torino
Orario: dal lunedì al sabato 10 - 12 e 16 - 18,30. Domenica 16 - 18
Info: ilpunto32@gmail.com
https://it-it.facebook.com/IncartAntos/
https://www.youtube.com/watch?v=0D1syq1Db4c

venerdì 7 dicembre 2018

GIAPPONE FIORITO

Dopo il grande successo della Japan Week, Torino ospita nella splendida cornice di Palazzo Cavour la mostra GIAPPONE FIORITO, a cura di Daniel Buso, che racconta la vita e la natura del Giappone antico attraverso le opere dei grandi artisti del XIX secolo.                
Chi erano i Samurai? Che ruolo aveva la Geisha? Come si chiama il magico momento della fioritura dei ciliegi che tinge di bianco e rosa tutto l’arcipelago? A questi e a molti altri interrogativi la mostra dà una risposta, proponendo un viaggio nell’incantevole e misterioso mondo del Giappone antico.
L’esposizione offre, attraverso un percorso didattico, un panorama completo sulla cultura e sull’arte giapponese, un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’elegante e raffinata atmosfera orientale. Attraverso una selezione di 100 opere, provenienti da tre collezioni private trevigiane, fra cui la Collezione Manavello e la Collezione Guarnieri, è possibile ammirare un’eccezionale selezione di kimono ed obi originali, paraventi, armature, ventagli e fotografie. L'itinerario, sviluppato in diverse sezioni, si snoda tra il suadente mondo femminile della geisha e il fascino dei leggendari guerrieri samurai fino a includere animali fantastici, mondi visionari e paesaggi bizzarri rievocati in maniera differente nelle varie espressioni artistiche.
Le opere principali sono i tradizionali Ukiyo-e, produzione artistica giapponese tra le più note, studiata ed esposta in tutto il mondo.
Le immagini realizzate da nomi celebri quali Hokusai e Hiroshige possiedono un fascino che permane immutato ancora oggi. Oltre alle stampe originali della nota Onda e delle Trentasei vedute del Monte Fuji, si scoprono di volta in volta paesaggi lontani, temi alla moda, eleganti bellezze, luoghi e volti del Giappone che hanno conquistato l’Occidente a partire dalla metà del XIX secolo, oltre ad un raffinato repertorio di vedute capaci di restituire ai nostri occhi l’aspetto conturbante del Giappone fiorito.
Le opere d’arte esposte sono state prodotte grazie al minuzioso lavoro di intagliatori di blocchi di legno di ciliegio selvatico, inchiostratori e stampatori che hanno usato esclusivamente carta di gelso, già nota nella Parigi di metà Ottocento come ‘carta giapponese’. La bellezza di queste immagini viene presto compresa dagli Occidentali che, dopo il 1868, iniziano a commercializzare gli Ukiyo-e in Europa e negli Stati Uniti. Si sviluppa dunque una moda irresistibile che ispirò anche i grandi autori dell’Impressionismo tra cui Van Gogh, il quale copiò Il giardino dei pruni e Pioggia serale sul ponte Ohashi di Hiroshige, e Manet che inserisce sullo sfondo del Ritratto di Emile Zola due immagini giapponesi: la figura di un samurai e un dettaglio di paesaggio naturale con ramo fiorito.
Proprio la tematica dei fiori emerge nell’esposizione rievocando l’Hanami, una tra le più antiche tradizioni del Giappone, ovvero la consuetudine dei giapponesi di ammirare e contemplare all’inizio della primavera la fioritura dei ciliegi che conferiscono al paese un aspetto di incantevole bellezza.
In mostra si può dunque ammirare il capolavoro del genere Ukiyo-e fiorito: Il Giardino dei susini a Kameido dalla serie Cento Vedute dei luoghi celebri di Edo (Tokyo). La prima versione è del 1857 ed è frutto del talento di Utagawa Hiroshige (1797 - 1858).
Accanto ai fiori degli Ukiyo-e giapponesi troviamo inoltre le opere di Claudio Massini (Napoli, 1955), esponente della pittura italiana degli ultimi decenni che in mostra espone alcune opere di grande complessità tecnica la cui raffinatezza e silenziosa eleganza ricordano da vicino modi e forme della produzione artistica giapponese.

GIAPPONE FIORITO
Meraviglie in mostra

Dal 24 novembre 2018 al 27 gennaio 2019
Palazzo Cavour
Via Cavour, 8 - Torino
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18; sabato e giorni festivi dalle 10 alle 20; domenica dalle 10 alle 18. Ultimo ingresso un’ora prima dell’orario di chiusura.
Info e Prenotazioni scuole:
Next Exhibition - t. 011 19214730; Ticketone - t. 011 0881178

giovedì 6 dicembre 2018

AD ACQUA

Daniele Gay
Hoek van Holland
2015
La Pinacoteca Albertina presenta la mostra AD ACQUA, curata da Marcella Pralormo, direttrice della Pinacoteca Agnelli e da Daniele Gay, docente di tecniche grafiche dell’Accademia Albertina.
In Piemonte esiste una tradizione dell'acquerello a partire dall'Ottocento, quando la tecnica si diffonde dall'Inghilterra e viene portata a livelli altissimi in Piemonte da artisti quali Bagetti e De Gubernatis. La tradizione prosegue sino ai giorni nostri grazie ad insegnanti e allievi della Accademia Albertina e da molti artisti torinesi che ne hanno determinato lo sviluppo dalla seconda metà del Novecento a oggi.
Anna Regge
Nido di merlo
2018
Grazie a loro l'acquarello riacquista significato ed esprime contenuti e tematiche contemporanee. Calandri rinnova la natura morta, Saroni e Soffiantino si dedicano alla pittura di paesaggio e di natura attraverso segni aggrovigliati e textures nuove; Francesco Franco rivisita il paesaggio in senso introspettivo, in bilico tra astrazione e figurazione.
Francesco Casorati, Ettore Fico, Francesco Tabusso, Mauro Chessa, Nando Eandi si sono concentrati sul cogliere la semplicità della natura, del paesaggio e degli oggetti.
Titti Garelli
Fiammingo
1989
Artisti più maturi espongono i propri acquerelli accanto ad artisti giovani, per far capire che la tradizione e la tecnica si rinnovano continuamente. Particolare spazio è dato agli artisti della generazione "di mezzo", artisti maturi, cinquantenni, che vale la pena di considerare oggi, in quanto hanno rinnovato la tradizione dei maestri raggiungendo livelli qualitativi molto elevati.
Generazioni diffrenti si confrontano sulle variazioni di luce e sui virtuosismi cromatici: ne sono un esempio le superfici vibranti di Anna Lequio, le nature morte e gli interni bui e intensi di Sandro Lobalzo, quelli abitati da bambine di Titti Garelli e i paesaggi immaginari di Daniele Gay. All'illustrazione scientifica e naturalistica appartengono i lavori di Nick Edel, Cristina Girard e Anna Regge. La figura umana è oggetto degli studi di Paolo Galetto, dei volti immaginari di Ugo Giletta e del più giovane Stefano Allisiardi, allievo di Daniele Gay.
Giorgio Griffa
162
2010
Stefano Faravelli, peintre-savant, è presente con un carnet de voyage dai rimandi esotici, fra sogno e mitologia. Di matrice contemporanea sono i monocromi concettuali di Pusole, i condomini di Gosia Turzeniecka, quasi contrapposti alle vedute realistiche di Piera Luisolo.
Giorgio Griffa lavora sul rapporto tra segni, suoni e colori, Andrea Massaioli fonda il suo immaginario sulle tonalità blu oltremare e al monocromo si affida anche la tecnica di Andrea Gammino. Infine, Ada Mascolo crea installazioni e sequenze di immagini sul tema del femminile, tema che ritorna nelle giovani donne di Daniele Galliano, plasticamente delineate sulla superficie bianca del foglio.
Conferenze sulla tecnica dell’acquarello e workshop a pagamento saranno organizzati nel corso della mostra, per contribuire alla diffusione della conoscenza di questa tecnica anche presso il grande pubblico.
Gosia Turzeniecka
Block
2016
Artisti in mostra:
Stefano Allisiardi, Mirko Andreoli, Mario Calandri, Francesco Casorati, Mauro Chessa, Fernando Eandi, Nick Edel, Stefano Faravelli, Ettore Fico, Francesco Franco, Paolo Galetto, Daniele Galliano, Andrea Gammino, Titti Garelli, Daniele Gay, Ugo Giletta, Cristina Girard, Giorgio Griffa, Anna Lequio, Sandro Lobalzo, Piera Luisolo, Ada Mascolo, Andrea Massaioli, Pierluigi Pusole, Anna Regge, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Francesco Tabusso, Gosia Turzeniecka.
 
AD ACQUA
L’acquarello all’Accademia Albertina e in Piemonte dal Novecento a oggi. 
Dal 1 dicembre 2018 al 27 gennaio 2019
Pinacoteca Albertina
Via Accademia Albertina, 8 - Torino
Orario: dal lunedì alla domenica 10 - 18. Mercoledì chiuso.
Per informazioni: 011 0897370; pinacoteca.albertina@coopculture.it
www.pinacotecalbertina.it

lunedì 3 dicembre 2018

IL "LAMENTO" DI CARLO LEVI

di Gian Giorgio Massara
CARLO LEVI
Contadina calabrese
1953
76 x 36,5 cm, olio su tela
La Fondazione Giorgio Amendola sino al 28 febbraio prossimo offre un'importante mostra dedicata a Carlo Levi e intitolata: CARLO LEVI E LA BASILICATA. DAL CONFINO A ITALIA ’61.
La rassegna è accompagnata da un buon catalogo critico a cura di Giovanni Caserta, Giuseppe Lupo, Bruno Quaranta, con un significativo testo di Daniela Fonti, presidente della Fondazione Carlo Levi a Roma.
L'attenzione del pubblico si concentra sul grande telero - egregiamente riprodotto - narrante una storia che ha per sfondo le colline, una sfilata di modeste abitazioni, un borgo, un interno poverissimo ove si registra il lamento: i protagonisti principali assumono l'atteggiamento delle antiche Pietà, sentimento che s'identifica con l'esaltazione della morte di Rocco Scotellaro e di un'immobile, impietrita Madre.
Levi vive a Torino la stagione dorata di casa Gualino, ma al confino scorda il piccolo teatro dai drappeggi in velluto, la galleria di opere d'arte che si rinnova giorno per giorno, le signore eleganti anni trenta. In Lucania lo sguardo dei ragazzi è invece triste. Ragazzi che hanno un nome: Peppino, Tonino, Antonio e che guardano, con irripetibile fissità, il cammino affaticato dei loro padri e il volto severo delle contadine calabresi; in più, partecipano a una "conferenza" che attrae l'attenzione di tutti gli astanti.
Le località si chiamano Aliano, Grassano, La fossa del Bersagliere e significano rupi avare di alberi, candidi profili di cittadine disegnati contro l'azzurro del cielo, brune costruzioni castellane che hanno il medesimo colore delle forre.
Nelle opere di Carlo Levi è racchiusa l'umanità della Lucania intera, con i suoi misteri, la sua assoluta povertà, ma altresì con una fierezza e una dignità che non conoscono compromessi.
Scrive Prospero Cerabona, appassionato e infaticabile presidente: (per Levi) "Matera fu la sua seconda patria per nascita, se non la prima per afflato spirituale ed etico".

CARLO LEVI E LA BASILICATA. DAL CONFINO A ITALIA ’61
Fino al 28 febbraio 2018 
Fondazione Giorgio Amendola
Via Tollegno, 52- Torino
Orario: lunedì - venerdì ore 10 - 12.30, 15.30 - 19, sabato ore 10 - 12.30. Domenica e visite guidate su prenotazione: tel./fax 0112482970 - 3482211208
www.fondazioneamendola.it