lunedì 24 settembre 2018

APPUNTAMENTI IN VAL DI VIÙ

di Gian Giorgio Massara

Cappella della Confraternita del SS. Nome di Gesù
Complesso della Piccola Casa della Divina Provvidenza - Lemie
Foto: Karen Giacobino e Milo Julini
L'unico paese delle valli di Lanzo che  vanta tre cicli di affreschi è quello di LEMIE; opere pittoriche che spaziano dal secolo XV al XVII nelle località di Forno, Capoluogo e San Bartolomeo ove sorge una chiesetta di fronte ai verdeggianti prati degli alpeggi.
La prima tappa consente al visitatore di ammirare il ciclo di affreschi jaqueriani ai quali la Società Storica delle Valli di Lanzo ha dedicato un'ampia pubblicazione; lo studio delle armature è stato condotto da Claudio Bertolotto che ha ritrovato segni e marchi sinora sfuggiti ad altri studiosi.
Sotto l'immagine dei fratelli Goffi genuflessi, compare la data 1486.
Trascorrono quasi cento anni, ed ecco in un'altra cappella - per fortuna incorporata nel complesso della Divina Provvidenza e quindi salvata in toto - un secondo ciclo di affreschi con donatori, scene sacre, finestrelle dalle quali s'affacciano ora montanari, ora i due animali del presepe, città fortificate e (ultima scoperta) San Bernardo da Mentone che tiene ben stretta la catena che lo lega al diavolo.
A San Bartolomeo, gli affreschi sono più semplici, ma pur sempre interessanti.
Il soffio della scultura
Allestimento mostra
Foto: Karen Giacobino e Milo Julini
Sempre in LEMIE, anche la cappella della Confraternita del SS. Nome di Gesù, dalla lieve decorazione riferibile al secolo ventesimo, è stata restaurata e aperta al pubblico. È qui che s'ammirano le opere di un gruppo di scultori contemporanei scelti da Gabriele Garbolino Ru, autore che ritroviamo a VIÙ nella Rotondarte affacciata sulla grandiosa parrocchiale che conserva un altare proveniente dal torinese Eremo, sul borgo.
Nelle due località citate sono presenti gli scultori Gianni BUSSO, Mario GALLINA, Gabriele GARBOLINO RU, Daniele MIOLA, Firenze POGGI, Vito QUAGLIOTTI, Christian ZACCONI.
RotondArte
Veduta del parco di Villa Franchetti
Foto: Karen Giacobino e Milo Julini
Le sculture di Viù consistono in sette stele marmoree che s'affiancano agli alberi secolari, ciascuno recante l'indicazione botanica, mentre a LEMIE il fil rouge è costituito da Il soffio della scultura.
Queste e altre iniziative in valle sono dovute all'intesa fra i sindaci, al sostegno della Compagnia di san Paolo e all'interessamento di Alberto Tazzetti, presidente dell'Associazione "Amici del Museo di Usseglio".
Un itinerario d'arte insolito che s'affianca alle bellezze naturali, alle catene dei monti che molti pittori hanno dipinto fra otto e novecento, da Cesare Ferro Milone a Giuseppe Sauli d'Igliano, da Federico Collino a Giovanni Piumati, figura questa di intellettuale che ha studiato i fogli leonardeschi; né si scordino le presenze di Guarlotti, Sobrile, Carlo Musso e Alberto Neuchuller.

RotondArte

Sette steli marmoree
VIÙ - Viale di
Villa Franchetti

e Belvedere "La Rotonda"


Il soffio della scultura
30 luglio - 30 settembre 2018

LEMIE - Confraternita del
SS. Nome di Gesù

www.vallediviu.it

venerdì 21 settembre 2018

GIOVANNI CESTARI E IL PAESAGGIO

di Tiziano Rossetto
Autunno
1984
Olio
Presso il settecentesco Palazzo Vittone (dal nome del prestigioso architetto che lo progettò) di Pinerolo si può visitare la retrospettiva di GIOVANNI CESTARI (1921-2003), accompagnata dalla monografia a cura di Gian Giorgio Massara ed Angelo Mistrangelo, con il contributo di Giorgio Cestari (nipote del pittore) e testimonianze di Mario Marchiando Pacchiola, Andrea Priotti, Giuseppe Geuna, Giuseppe Nasillo e Livio Germani.
L’artista, allievo di Benedetto Ghivarello, ama dipingere en plein air in compagnia di Silvio Gatti, Renato Bruera, Ferruccio Tosello e Giovanni Carena; dalle opere emerge "un colore vivace e impreziosito dalla luce atmosferica" (Mistrangelo), lavorato con una "consueta tecnica a spatola" (Massara).
La sensibilità spaziale dell’autore è caratterizzata dall’uso della linea obliqua (Il sentiero, 1976), unita ad elementi naturali permeati dall’impressione del movimento. Gli alberi perseguono una forte verticalità (La Bialera, 1980; Il grande Albero; Il Chisone, 1977), mentre la prospettiva accidentale dinamizza le scene urbane (Buriasco, 1986).
L’ambiente viene rappresentato attraverso quinte ed ampie superfici; gli spazi sembrano altresì costruiti come scenografie, in cui personaggi minuti risultano attorniati da maestosi alberi, muri ed edifici (Passeggiata d’autunno, 1981; Strada in salita, 1984; Il cancello del parco, 1986; Ciliegio in fiore, 1997); talvolta le figure servono a focalizzare lo sguardo dell’osservatore (Nella campagna di Macello, 1975; Fine dell’estate, 1982), mentre, in altri casi, persone ed animali (difficilmente percettibili allo sguardo) suggeriscono semplicemente la presenza della vita (Il ruscello, 1979).
Il cancello del parco
1986
Olio
Gli elementi naturali assumono spesso preponderanza rispetto agli edifici ed alla presenza umana (La torre di Challant a Lanzo, 1981), ma alla verticalità delle strutture si contrappone talora l’orizzontalità determinata da ampie stesure di colore (Campagna piemontese, 1973; Lanzo, 1996).
Nei dipinti si nota una consonanza ed una commistione cromatica delle parti, oltre ad un equilibrio della tavolozza, ricca di toni sia caldi sia freddi, modulati in progressione.
In alcune opere, il paesaggio è composto quale giustapposizione di volumi (Campagna pinerolese, 1973; Il Rio, 1998; Rilievo collinare), in talaltre vengono evidenziati i piani differenti del terreno (Ansa del Chisone, 1970).
In Autunno (1984), le sponde del fiume fungono solamente da pretesto per accendere le vibrazioni cromatiche, che divengono surreali in Scorcio di Venaria (1957).
I caratteri formali tipici della pittura di Giovanni Cestari si evincono pure dagli acquerelli (Passeggiata nella neve, 1981; Borgo sotto la neve; Scorcio di Macello); la figura umana è invece trattata con accenti quasi caricaturali nelle opere grafiche (Magna Imelda, 1970; Barba Battista, 1969), oppure con un impeto pittorico dai risvolti espressionisti (Imelda in un interno, 1965).
L’artista non ignora i soggetti floreali ed eccelle finanche nella scultura: Anuc, ceramica a tutto tondo realizzata dall’artista presso la Manifattura “Le Bertetti”, delizia l’osservatore con orientaleggianti tratti femminili.

GIOVANNI CESTARI
Opere 1957 - 1998
dal 22 settembre al 21 ottobre 2018
Palazzo Vittone
Piazza Vittorio Veneto, 8
10064 Pinerolo (TO)
Orario: sabato 15,30  - 18; domenica e festivi 10,30 - 12 / 15,30 - 18
Per informazioni: t. 0121 76818
www.giovannicestari.it