giovedì 13 dicembre 2012

Ritratto di Lionello d’Este

Antonio Pisano, detto Pisanello
(Pisa, circa 1394 - Roma ? 1455)
Ritratto di Lionello d'Este

1441 ca, tempera su tavola, cm 19x28
Bergamo, Accademia Carrara
Anche quest’anno Palazzo Madama offre ai visitatori la possibilità di un confronto ravvicinato con un grande capolavoro del rinascimento italiano. Dopo la Madonna col Bambino di Michelangelo, il disegno esposto durante le festività natalizie del 2011, è ora la volta del Ritratto del marchese Lionello d’Este, signore di Ferrara dal 1441 al 1450, dipinto a tempera su tavola nel 1441 da Antonio di Puccio Pisano, detto Pisanello. 
Con un allestimento che assume i tratti di un'installazione appositamente creata per la corte medievale di Palazzo Madama, l’esposizione si lega al percorso sulla storia del ritratto pittorico allestito nelle sale espositive del Museo Civico d'Arte Antica in occasione della mostra dedicata a Robert Wilson.
       Il dipinto primeggiò per le caratteristiche di rettitudine e forza morale in esso effigiate, nella sfida che mise a confronto Pisanello con un altro artista veneto del momento, Jacopo Bellini.
Il busto di profilo delineato contro lo sfondo blu scuro del cielo, simile ai ritratti delle monete imperiali romane -celebre è l’attività di Pisanello come medaglista-, è un piccolo gioiello tardogotico modellato sui topoi tradizionali della cultura cortese: l'abito in ricco broccato a fili d’oro rifinito da bordure di velluto, i grandi bottoni perlacei, incorniciati dalla siepe di rose che gioca in funzione di quinta ravvicinata, riassumono il gusto colto, elegante e ricercato delle corti aristocratiche europee e italiane, riscontrabile ancora in epoca rinascimentale.
Sebbene una illuminazione più diffusa avrebbe potuto esaltare maggiormente la pennellata vellutata, già riconosciuta come unica dallo storico dell'arte Roberto Longhi, l’impasto prezioso del colore mette in risalto i tratti essenziali, quasi incisi, della fisionomia e l'accuratezza dell'analisi naturalistica, espressa in sommo grado dai numerosi disegni con studi dal vero di personaggi e animali, legati alla tradizione medievale dei libri di modelli.
       La tavola è stata restaurata nel 2008 presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e proviene dalle raccolte dell’Accademia Carrara di Bergamo, ora chiusa per lavori di restauro e la cui riapertura è prevista per il 2014. La mostra è resa possibile grazie al generoso contributo dei visitatori che l’anno scorso hanno donato oltre 16 mila euro. Anche quest’anno in museo verrà posizionata un’urna, per raccogliere i fondi che finanzieranno l'esposizione dell’anno prossimo e contribuiranno a sostenere le attività di Palazzo Madama.
Infine, in concomitanza con le celebrazioni del 150° anniversario della fondazione dei Musei Civici Torinesi, per tutta la durata della mostra sarà allestito un temporary bookshop, dove i visitatori potranno scegliere fra oltre cento titoli editi dalla Fondazione Torino Musei e dalla città di Torino, acquistabili al prezzo simbolico di 5 euro.

Ritratto di Lionello d’Este di Antonio Pisano, detto Pisanello
Dal 12 dicembre 2012 al 13  gennaio 2013
Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica - Corte Medievale
Piazza Castello - 10122 Torino
Orario : 10-19 chiuso lunedì
Ingresso libero

venerdì 9 novembre 2012

Castello Gamba

Castello Gamba
(FotoVenturin)

A 24 chilometri da Aosta, sulla cresta del balzo roccioso di Breil, a strapiombo sulla Dora Baltea, sorge il Castello Gamba di Châtillon, fatto costruire tra i 1901 e il 1903 da Carlo Maurizio Gamba per la moglie Angélique Passerin d'Entrèves, aquistato dalla Regione autonoma Valle d’Aosta nel 1982 e infine, dopo un complesso intervento di recupero architettonico e di adeguamento impiantistico, trasformato in sede espositiva permanente della collezione di arte moderna e contemporanea della Val d’Aosta.
Il Castello Gamba con il suo parco è uno dei tre monumenti architettonici presenti sul territorio del Comune di Châtillon insieme al castello di  Ussel -sede di esposizioni temporanee estive curate dall'Assessorato Istruzione e Cultura- e quello Passerin d'Entrèves, di proprietà privata .

Felice CASORATI
(Novara, 1883 –Torino, 1963)
Paralleli II, 1949
Olio su tavola, 43 x 43 cm
Attraverso un percorso espositivo inaugurato il 27 ottobre scorso, disposta su due piani suddivisi in 13 sale si snoda la selezione -curata da Rosanna Maggio Serra- di circa 150 opere tra dipinti, sculture, installazioni, raccolte grafiche e fotografiche dalla fine dell’800 ad oggi. L'intero patrimonio comprende circa 1500 opere ed è stato costituito nell'arco di sessanta anni, attraverso donazioni, lasciti, premi e acquisizioni a partire dal primo lotto di 140 opere proveniente dalla raccolta Sitav della Società di gestione del Casinò di Saint Vincent, messa all'asta nel 1984. 
Arnaldo POMODORO
(Morciano di Romagna (Forlì), 1926)
Guscio II, studio (Scudi), 1988
Acciaio inox, prova d’artista, esemplare unico

31 x 13 x 12 cm
Insieme ad alcuni capolavori del Novecento tra i quali le sculture di Martini,Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro e i dipinti di Casorati, De Pisis, Carrà, Guttuso, l'intero repertorio documenta i movimenti che hanno animato la scena artistica italiana negli ultimi 25 anni - la Nuova Figurazione di Renzo Vespignani, il Surrealismo di Omar Galliani, il Citazionismo di Ivan Theimer, l'Informale di Parisot- fino ad arrivare alle recenti proposte neo-concettuali di De Giorgis e Priod, il cui linguaggio plastico indaga ed evoca la forza generativa della natura.
Particolare rilievo è stato dato alle opere riguardanti il territorio regionale e all’attività degli artisti valdostani o che hanno operato in Valle, dall'illustratore e grafico Franco Balan, all'alpinista, senatore e illustratore di paesaggi alpini Renato Chabod, con un omaggio speciale ad Italo Mus (Châtillon, 1892- Saint-Vincent 1967), pittore che più di altri ha contribuito a far conoscere la Valle d'Aosta oltre i confini locali.

Italo MUS 
(Châtillon, 1892- Saint-Vincent, 1967)
Natura morta, (prima metà quinto decennio del XX secolo
Olio su tela, 69 x 96 cm
Sandra Barbieri ha curato la rassegna temporanea nel secondo e terzo piano del museo, comprendente circa 40 fra dipinti e monòtipi dei 68 di proprietà regionale, che testimoniano l'adesione dell'autore al tardo Verismo piemontese e il suo superamento negli anni quaranta per aderire ad una visione più moderna ispirata a suggestioni cézanniane e del Primitivismo italiano. Allievo all’Accademia Albertina di Grosso e Delleani, Mus conosce Carrà, Menzio, De Pisis e Sironi e trasforma il suo atelier nel centro di Saint-Vincent in un punto di riferimento per la vita culturale e per i giovani artisti della Valle.
Anche il museo persegue finaltà pedagogiche: un deposito accessibile su richiesta, una sala di consultazione, postazioni multimediali, un'aula per conferenze e laboratori didattici forniscono al pubblico di famiglie, studenti, adulti, bambini, gli strumenti necessari per fare della visita al museo un momento di crescita e di condivisione.


Joe TILSON
(Londra, 1928)
The Muses and Apollo, 1990
Gesso e tempera su carta, 153 x 122,5 cm

Un’altra importante funzione istituzionale è quella di promuovere i giovani artisti, attraverso la produzione di eventi e la committenza di lavori che andranno ad ampliare la raccolta già cospicua della regione. La nuova realtà museale è inoltre dotata di uno spazio esterno costituito dal parco ‘all’inglese’ che, con una superficie totale di 50.400 mq, rappresenta lo scenario ideale per mostre e concorsi di scultura, eventi e performance. Alberi monumentali quali la maestosa Sequoia gigante della California -che con i suoi 37 metri di altezza e un tronco di 217 centimetri domina su tutto il parco- il Cipresso calvo, lo Spino di Giuda e poi abeti, cedri, douglas, ginko biloba, tigli, querce, frassini, ippocastani, aceri, oltre a fiori sgargianti, soprattutto narcisi e tulipani, posti sotto tutela dell'Assessorato dell'Agricoltura e Risorse Naturali, consolidano il sistema di castelli, torri, caseforti, dimore storiche, già da tempo valorizzati e restituiti alla comunità.

 
Joseph Mallord William TURNER
(Londra, 1775-Chelsea, 1851)
A castle in the Alps, 1838
Acquerello, matita, inchiostro e gessetto su carta, 13,8 x 18,8 cm


Castello Gamba
Arte Moderna e Contemporanea Valle d’Aosta
Località Cret de Breil – 11024 Châtillon
Orari: ottobre-marzo 9,30-13/14-17,30; chiuso mercoledì, 25 dicembre e 1 gennaio.
Aprile-settembre 10-18
Ingressi: intero 5 euro, ridotto 3 euro

lunedì 5 novembre 2012

Dante ti amo

Dante Alighieri, La Divina Commedia nuovamente illustrata da artisti italiani
Firenze, Fratelli Alinari, 1902-1903

Galileo Chini
Secentenario della morte
 di Dante 1321-1921
 manifesto, 1921
Palazzo Madama presenta una mostra dedicata a Dante Alighieri e alla Divina Commedia, con manoscritti, incunaboli, volumi a stampa illustrati e dipinti provenienti dalla collezione dell’imprenditore torinese Livio Ambrogio.
Frutto di trent’anni di passione per i libri e i cimeli danteschi, la collezione spazia su sette secoli di tradizione, manoscritta e a stampa, delle opere di Dante Alighieri. Grazie agli oltre mille volumi posseduti, costituisce oggi la raccolta dantesca più vasta e importante di proprietà di un collezionista privato.
La mostra accoglie una selezione di codici manoscritti e di incunaboli, tra cui la rarissima editio princeps della Divina Commedia stampata a Foligno da Johann Neumeister nel 1472 e l’ancor più rara seconda edizione, impressa a Mantova nello stesso anno. All'epoca 'prototipografica' appartengono anche le primissime edizioni illustrate, come quella di Firenze del 1481 con incisioni su rame ispirate ai disegni di Sandro Botticelli, e quella stampata a Brescia nel 1487, la prima a contenere un ciclo di illustrazioni completo per l'Inferno e il Purgatorio, e parziale per il Paradiso.
Dante Alighieri
La Divina Commedia
Mantova 1472
Il percorso comprende, dal Cinquecento all'Ottocento, il celebre volume tascabile della Divina Commedia del 1502 curato da Pietro Bembo e stampato da Aldo Manuzio, il testo edito a Venezia nel 1544 da Francesco Marcolini, corredato da xilografie di impianto moderno. Tra le stampe del Settecento figurano la monumentale edizione illustrata uscita dai torchi veneziani di Antonio Zatta nel 1757-58 ed una copia di lusso impressa su carta turchina, impreziosita da calcografie tirate a più colori.
Per l’Ottocento e il Novecento la selezione  ha privilegiato oltre ai capolavori prodotti dalla stamperia Tallone di Alpignano, anche le visionarie incisioni tratte dai disegni di William Blake (1757-1827), le immagini di neoclassica ed elegiaca nitidezza dell'inglese John Flaxman (1755-1826), quelle del celebre pittore e incisore francese Gustave Doré (1832-1883), le personalissime interpretazioni di Salvador Dalì (1904-1989), fino ai raffinatissimi esemplari della pittrice e illustratrice tedesca Monika Beisner, dipinti tra il 1993 e il 2000 con la tecnica della tempera all'uovo.
Claus Wrage
Dante – Block – Buch
 Freiburg 1925
Tra le testimonianze più recenti, si ricordano ancora il manoscritto autografo del saggio La última sonrisa de Beatriz (1948 circa) dello scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges e l’autografo della Lettera a Dante di Roberto Benigni del 2007.
Completa l’esposizione una sezione dedicata alle prime edizioni delle “opere minori” di Dante, come il De vulgari eloquentia, il Convivio e le Rime, insieme a quadri, sculture, curiosità e manifesti antichi dedicati al grande poeta italiano.
In occasione della mostra Palazzo Madama organizza un ciclo di attività di conferenze e letture in collaborazione con la Società Dante Alighieri e con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.


Dante ti amo. Testo e immagini della Divina Commedia
Fino al 31 gennaio 2013
Orario: martedì-sabato 10-18,  domenica 10-19, chiuso lunedì
Palazzo Madama
Piazza Castello - 10122 Torino
Informazioni: tel. 011 4433501 -  www.palazzomadamatorino.it

lunedì 23 luglio 2012

Angelo Cignaroli. Vedute del Regno di Sardegna


Angelo Cignaroli
Veduta di Villa della Regina e della Real Chiesa dei Cappuccini
Olio su tela, cm 49,5x69,3, Collezione privata
Apre il 13 settembre la mostra che la Fondazione Accorsi – Ometto dedica ad Angelo Cignaroli, figlio del noto paesaggista Vittorio Amedeo.
Riscoperto da Andreina Griseri in occasione della mostra sul Barocco Piemontese del 1963, Angelo è stato in seguito oggetto di alcune esposizioni parziali e collaterali, ma non è mai stato argomento di un approfondito studio monografico.   
Angelo Cignaroli
Veduta di Mondovì da vicino
Olio su tela, cm 37x49, Torino, Museo Accorsi-Ometto
La mostra, curata da Vittorio Natale, permetterà per la prima volta di conoscerne le molteplici vedute piemontesi e alpine, talvolta inedite, affiancate alla serie completa di sei incisioni realizzate nel 1797 su disegni di Vittorio Amedeo Cignaroli.   
Angelo Cignaroli
Veduta del Castello e città di  Moncalieri dalla parte del ponte sul Po
Olio su tela, cm 46x66, Collezione privata
 Cresciuto nella bottega del padre, Angelo ereditò nel 1792 la carica di regio pittore di 'paesaggi e boscarecce', specializzandosi nell’esecuzione di scorci dal vero di residenze reali, città, villaggi e siti appartenenti al Regno di Sardegna. 
Il percorso si apre nella Galleria del Museo  con la Veduta della Villa del conte Bogino in occasione della visita di Carlo Emanuele III, di Vittorio Amedeo Cignaroli, la cui attività di vedutista viene approfondita e riscoperta in questa esposizione.  
Vittorio Amedeo Cignaroli
Veduta della Villa del Conte Bogino in occasione della visita di Carlo Emanuele III
Olio su tela, cm 142x216, Collezione privata
Le due sale successive, completamente dedicate ad Angelo Cignaroli, comprendono una parte riservata alle Delizie Reali cioè alle residenze sabaude ed un’altra alle 'situazioni bellissime', ovvero alle vedute che diffondevano e imponevano una nuova immagine del territorio sottomesso ai Savoia, destinate ad ambienti aulici e di rappresentanza.  
Angelo Cignaroli
Monte Bianco dalla Val Ferret
Olio su tela, cm 39x51, Collezione privata
Un’ulteriore sezione della mostra è dedicata al pittore del sublime alpino: in questa sono presentate alcune precoci vedute alpine, rivolte soprattutto al massiccio del Monte Bianco e ai suoi ghiacciai, oggetto allora di esplorazioni scientifiche da parte dello svizzero Horace-Benedict de Saussure, autore del mirabile Voyages dans le Alps (1779-96).
Infine, un’apposita piccola sezione viene dedicata alle stampe, affiancate alle incisioni precedenti di artisti come Sclopis di Borgostura o Bagetti.  
Ignazio Sclopis di Borgostura
 Castello di Pianezza
 Incisione acquerellata, cm 21x34,4
Archivio Storico della Città di Torino
La produzione di Angelo Cignaroli replicata in numerosi dipinti tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, è in grado oggi di restituirci l’aspetto, spesso perduto, di un territorio piemontese che veniva allora riscoperto attraverso le memorie di viaggiatori ed esploratori stranieri e la pubblicazione delle prime guide.

Angelo Cignaroli. Vedute del Regno di Sardegna
Dal 13 settembre 2012 al 6 gennaio 2013
Orario: da martedì a domenica 10-13; 14-18.Lunedì chiuso. Tutti i giorni visita guidata alle ore 17
Museo Accorsi – Ometto
Via Po 55 - 10124 Torino
Informazioni: tel.011 837 688 int. 3; http://www.fondazioneaccorsi-ometto.it/

sabato 21 luglio 2012

Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay

Si annuncia come un evento eccezionale la mostra "Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay", ospitata a Torino presso la Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti dal 18 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013.
Ritratto di famiglia (La famiglia Bellelli)
1858-1869
olio su tela; 200x250 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski  - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Promossa dal gruppo editoriale Skira in collaborazione con il Museé d'Orsay e la Fondazione Torino Musei, la rassegna ha richiesto un investimento di 1,5 milioni di euro provenienti in parte da partner quali Fiat Industrial, Gl Events-Lingotto Fiere, La Stampa, e Rai Educational, e costituisce una delle più prestigiose monografie allestite in Italia negli ultimi trent’anni dopo l'esposizione del 1984 a Roma presso Villa Medici. 
Il défilé (Cavalli da corsa davanti alle tribune)
1866-1868
olio su carta applicata su tela; 46x61 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski  - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Ottanta fra dipinti ad olio, pastelli, disegni e sculture rappresentativi dell’intera carriera artistica di Edgar Degas (1834-1917) sono stati disposti dal curatore Xavier Rey, Conservatore di pittura del Museo francese, secondo un ordine sostanzialmente cronologico, con alcuni raggruppamenti tematici -l'ambiente familiare; l'esperienza italiana; il mondo parigino della musica degli artisti e dei caffè; il paesaggio; i cavalli e le corse, le ballerine; i nudi femminili-, per evidenziare come il più atipico fra i pittori impressionisti abbia traghettato il classicismo della metà del XIX secolo verso le forme più radicali e moderne del XX secolo. 
Nudo accovacciato visto di spalle
1876 circa
Pastello su monotipo; 18x14 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski- Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari
Il soggetto storico di Semiramide alla costruzione di Babilonia, improntato sul modello botticelliano, il bozzetto per La saggezza vittoriosa sui vizi tratto da un'opera di Mantegna, mostrano la forte influenza che ebbe la cultura rinascimentale nella pittura di Degas, nipote del banchiere di origini italiane Hilaire de Gas (in mostra nel ritratto ad olio del 1857).
37. Fin d’arabesque (Ballerina con bouquet)
1877
olio, pittura all'essenza e pastello su tela; 67x38 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski  - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Il dipinto giovanile La famiglia Bellelli ed i relativi studi preparatori ne attestano le straordinarie capacità di disegnatore, di implacabile indagatore della psicologia borghese; i numerosi scorci prospettici con le ballerine colte dal vero analizzano il movimento del corpo, compiutamente risolto nella plastica in bronzo della Piccola danzatrice di quattordici anni e di altri esemplari in piccolo formato modellati a partire dal 1865, eseguiti a fusione fra il 1921 e il 1931.
Piccola danzatrice di quattordici anni
fusione eseguita tra il 1921 e il 1931
bronzo patinato, tutu in tulle, nastro in satin; base di legno; 98x35,2x24,5 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / René-Gabriel Ojéda - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Una rassegna unica dall’indiscutibile valore documentario pensata dal Presidente della Casa Editrice Skira Massimo Vitta Zelman, e dal direttore del Musée d'Orsay Guy Cogeval, per rispondere al condiviso impegno imprenditoriale ed intellettuale di far conoscere e apprezzare i capolavori d’arte ad un bacino di utenza sempre più ampio, attivamente coinvolto nella crescita culturale del Paese.
18. Ritratto di donna con vaso di porcellana,
1872
olio su tela; 65x54 cm
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski  - Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Resa opportunamente conforme agli standard di accessibilità, la storica Palazzina liberty nel Parco del Valentino, inaugurata nel 1919, che ha ospitato nomi illustri quali Boldini, Hayez, De Nittis, pittori del primo e secondo futurismo, e la spettacolare collettiva "Gli Impressionisti e la neve", si conferma sede ideale per eventi di grande risonanza che riportano Torino al centro del circuito di grandi manifestazioni artistiche internazionali.

Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay
Dal 18 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013
Orario: tutti i giorni 10-19,30; giovedì 10-22,30; chiuso il martedì. La biglietteria chiude un'ora prima
Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Viale Balsamo Crivelli, 11 - 10126 Torino
Informazioni: tel. 011/5790095; http://www.mostradegas.it/

lunedì 18 giugno 2012

Ironpictures

Armati di fotocamera digitale Giovanna Tepasso e Franco Genero, in arte Gente, coppia artistica formatasi nel 2009, presentano presso la Galleria Arte Fiano di Torino sei Ironpictures, sei immagini fotografiche su lastra metallica, cucita, forata, saldata nello stile composito che da tre anni contraddistingue la serie di lavori a tecnica mista, ispirati ai combine paintings assemblati da Robert Rauchenberg con materiali di recupero e interventi a pittura.
Gente, ...e luce fu, cm 43x69
Ironici, poetici flâneur in cerca di angoli dismessi, vagano per cimiteri, piccole botteghe artigiane, edifici diroccati, dove si nascondono graffiti, personaggi curiosi, ciabattini da fiaba, dove la ruggine, le muffe, le polveri hanno la meglio sugli oggetti e sulle architetture. Da queste suggestioni derivano Fiat lux, Jack, Rammendo, Caos, Ars et labor, Rughe, scatti pensati e cercati, altrimenti acquisiti per caso nell’hinterland cittadino o nei piccoli borghi di provincia, che immortalano interruttori, porte, sedie dove ancora aleggia la presenza di chi ne ha fatto uso e dove netta è l’impressione del perpetuo avvicendarsi di personalità e situazioni.
Gente, Caos, cm 45x64
La sigla Gente corrisponde alla precisa scelta iconografica effettuata dai due autori, spiriti nomadi sulle tracce di ciò che è stato, di persone che, prima con il loro vissuto e in seguito con la loro assenza, hanno connotato lo spazio in maniera indelebile, modificandone progressivamente l’identità. Il carattere, l’energia intrinseca è dunque il discrimine che fa di un soggetto qualunque ‘il’ soggetto, il particolare unico da cogliere in mezzo alla moltitudine, la nota dissonante della partitura, il difetto curioso sul volto di un individuo che crea uno scarto nell’ordine prevedibile delle cose.
Seguendo la stessa logica, ma guardando stilisticamente ai reportage di Margaret Bourke-White ed Henry Cartier-Bresson, Genero e Tepasso confezionano libri a tema sul Teatro Civico di Susa (C'era una volta un teatro), sul paese di San Didero (Immagini e parole...per non dimenticare) e sulla sua Acciaieria Beltrame (La fabbrica del ferro).
Con pagine di cruda poesia in omaggio al marchigiano Mario Giacomelli, raccontano il Mattatoio a Balangero, colorano di retaggi pop i laboratori dell’Istituto conciario di Corso Ciriè a Torino (...Al Baldracco) e ridispongono in armonie astratte i telai della storica azienda di passamanerie Remmert a San Maurizio Canavese (La fabbrica dei nastri). 
Gente, Jack, cm 45x64
Ogni raccolta, ogni serie, è il frutto di confronti costruttivi e talora di amichevoli scontri, in maniera del tutto simile a quanto avveniva fra Tina Modotti e Edward Weston o Georgia O’ Keeffe e Alfred Stieglitz, coppie celebri che, insieme ad un vasto immaginario che attinge al classicismo di Jodice, alle prospettive idustriali di Basilico e ai linguaggi più recenti della tecnologia digitale, determinano la poetica dei due artisti torinesi.
Non sono casuali, pertanto, i rimandi in metallo e resina ai bucrani della O’Keeffe o alle mani in bianco e nero, con le dita rugose, intrecciate, rese callose dal lavoro sfiancante di una vita, colte dall’obiettivo di Tina Modotti. Essi consolidano il verismo temperato più intimista e romantico delle pubblicazioni redatte con il poeta Giuseppe Perotto, stilisticamente lontane dalle ruvide Ironpictures, ma coerenti con la libertà di pensiero e di azione che definisce ogni ripresa fotografica.  
Gente, Rughe, cm 43x69
Le immagini e i sentimenti da cui scaturiscono posseggono un carattere effimero, transitorio, sono 'fuochi fatui' (per citare un’altra opera sulla caducità delle cose terrene) tali da far sembrare donchisciottesco e risibile qualsiasi tentativo di conservare l’integrità del momento presente, coltivando la segreta illusione di sottrarre l'istante al suo ineluttabile destino. Nelle fotografie di Gente il ferro si corrode e delimita lo spazio intorno all’immagine, a sua volta riflesso di un angolo dimenticato, esposto alle intemperie e all’erosione del tempo che tutto dissolve.

Gente. Ironpictures
Mostra di Giovanna Tepasso e Franco Genero
Dal 7 al 21 giugno 2012
Orario: dal martedì al sabato 15,30 - 19
Galleria Arte Fiano
Via Fiano 14 – 10143 Torino
https://sites.google.com/site/leironpicturesdigente/home

lunedì 28 maggio 2012

Albisola. Hic et nunc

Ideata come parziale documentazione del panorama artistico nel comprensorio albisolese del ventesimo secolo, la mostra organizzata dalla Galleria Terre d’Arte di Torino con il patrocinio del Comune di Albissola Marina si sofferma su alcuni degli esiti ceramici più significativi firmati da Capogrossi, Cherchi, Fabbri, Rossello, Jorn, Lam, Garelli, Sassu, da Scanavino a Sabatelli, selezionati da Riccardo Zelatore e Norma Dal Zen.
Sotto gli impulsi dell'Art Decò e soprattutto grazie alla vitale operosità del Secondo Futurismo, la produzione albisolese è legata, nei primi decenni del Novecento, principalmente alla realizzazione di oggetti a scopo funzionale secondo le intenzioni della "ricostruzione futurista dell'universo". Se già in precedenza, alcuni autori avevano enunciato un'intenzione scultorea nei confronti della ceramica, è con gli anni successivi al secondo conflitto mondiale che la sua pratica assurge al ruolo di vera e propria opera d'arte. L'esperienza dell'Informale segna l'affermarsi di nuove possibilità espressive della materia, il clima vivace dell'arte spaziale e nucleare favorisce la cittadina ligure come luogo di incontro fra ricerche plastiche e pittoriche.
Nel 1954 Fontana è artista primario negli Incontri Internazionali voluti da Tullio d'Albisola e Dangelo con il concorso di Jorn e la presenza di Corneille, Appel, Matta, Baj, Garelli, Crippa e altri a determinare una esplosione di produttività artistica ed espositiva, che attrae l'attenzione verso il tramite ceramico di galleristi come Carlo Cardazzo. Si instaura un rapporto osmotico artista-paese che favorisce l'instaurarsi di un clima di effettivo interscambio sociale tra colonia artistica e collettività. Con la scomparsa di Fontana e soprattutto di Tullio Mazzotti, le sperimentazioni linguistiche successive faticano a radicare in Albisola al pari dell'interesse e alla risposta del mercato.
La diffusione dei procedimenti di produzione seriale, la problematica del design, l'affermarsi del multiplo, il fascino verso i materiali industriali sono alcune delle componenti che incidono sul dibattito culturale dell'epoca e influenzano le nuove generazioni. Albisola rimane comunque un attivo affollato laboratorio dove alla tradizione si contrappogono la ricerca e la sperimentazione d'avanguardia, grazie anche all'impulso dato dall'attività di alcune storiche manifatture come le Ceramiche San Giorgio, Studio Ernan Design, Casa dell'Arte, Ceramiche Pierluca, Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903.

Albisola. Hic et nunc
Mostra collettiva a cura di Riccardo Zelatore
Dal 24 maggio al 30 giugno 2012
Orario: 10,30-13,15 e 16,15-19,30
Galleria Terre d’Arte
Via Maria Vittoria 20/A - 10123 Torino
Tel./fax: +3901119503453; http://www.terredarte.net/; info@terredarte.net

venerdì 25 maggio 2012

Faroe Islands

Giovane studente presso la Facoltà di Fisica di Torino, Max Rota si spinge fino alle remote Isole Faroe per fotografare gli elementi, le variazioni di luce osservate da differenti angolazioni, con la curiosità di carpire il principio universale che regge la struttura intima della materia. Il dato antropologico è secondario o, meglio, si manifesta nell’energia sprigionata da un cielo gravido di pioggia, da nubi cariche di particelle elettrostatiche, di rado squarciate da fugaci raggi di sole. Affacciato sul mare si scorge in lontananza un villaggio tipico, con le abitazioni in legno, per una popolazione che varia da poche migliaia di individui, fino ad arrivare a qualche decina nei villaggi più isolati.
Tristemente note alle cronache per la mattanza dei delfini, le isole Faroe sono in primo luogo un paradiso naturalistico considerato dall’Unesco fra i migliori al mondo, con un’economia basata sull’allevamento di pecore (il doppio rispetto agli abitanti), sulla piscicoltura e su una modesta attività estrattiva.
Max Rota documenta queste ed altre peculiarità del paesaggio con una macchina analogica utilizzando, per soffermarsi su dettagli più tecnici, pellicole di grandi dimensioni (6x4,5 mm) da cui ricava immagini ad ampio spettro e ad alta definizione. Grazie a stampanti a getto d’inchiostro di ultima generazione i colori si imprimono sulla carta opaca con una consistenza vellutata, per conferire alla bruma talvolta grigia, talatra perlacea, al verde muschio delle distese erbose l’adeguata eleganza.
Sebbene molto giovane, poco più che ventenne, fin da piccolo Max Rota si avvicina alla fotografia, indagando e studiando le tecniche tradizionali, con particolare interesse al recupero dei procedimenti di stampa all’albumina. Un approccio scientifico felicemente supportato dall’attenzione al dettaglio, pur sempre ancillare rispetto al sentimento e alle emozioni che muovono chiunque si ponga alla ricerca avventurosa di ambiti e luoghi sconosciuti.

Faroe Islands
Mostra fotografica di Max Rota
Dal 19 al 31 maggio 2012
Orario: dal martedì al sabato dalle 15,30 alle 19
Galleria Arte Fiano
Via Fiano 14 – 10143 Torino

sabato 19 maggio 2012

Torino, la storia e l'arte

L’Associazione San Filippo costituita nel 2007, si colloca nella tradizione di promozione sociale dell’Oratorio, invenzione di san Filippo Neri (1515-1595). Essa intende valorizzazione il patrimonio artistico e il complesso monumentale juvarriano della chiesa di san Filippo Neri, sito nel centro di Torino.
La visita guidata al complesso filippino, eretto nel 1675, comprende: la chiesa, la screstia, l'Oratorio, il sepolcreto, il museo, luoghi magici dove si intrecciano storia della città, arte e religione. Sono visibili i dipinti più prestigiosi del tempo, fra cui la pala del Maratta sopra l'altare maggiore, e lo splendido paliotto realizzato da Pietro Piffetti nel 1749, capolavoro di ebanisteria unico al mondo.

Domenica 27 maggio 2011 - ore 15
Chiesa di san Filippo Neri
Via Maria Vittoria 5 - 10123 Torino
Per informazioni: Associazione San Filippo
tel.: 340 1636494 - 347 4164845
Costo della visita guidata: euro 4

martedì 8 maggio 2012

Humus


Luigi Di Tullio, Humus 19, 2011, cm 35x38x17
La terra, questo è il punto di partenza della produzione ceramica di Luigi di Tullio e certamente il luogo di approdo della mostra personale allestita nei locali della Galleria PoliArt di Milano.
Il terreno fertile dal quale trarre materie prime e ispirazione per panneggi minimalisti, è modello e manifestazione concreta di una puntuale indagine formale, per opere che sfuggono alla costrizione della superficie bidimensionale e vanno ad integrarsi alle pareti e al pavimento dello spazio espositivo.

Luigi Di Tullio, Humus 30, cm 50x38x10
I riferimenti culturali, l'humus che apporta linfa vitale al pensiero dell’autore, sono le ricerche del pittore William Congdon e dello scultore Giacomo Sparasci, quest'ultimo vicino al linguaggio di Henry Moore e Hans Arp, autori rispettivamente di composizioni scarne e travagliate e di volumi curvilinei epurati fino al limite estremo dell’astrazione.
Ma non solo, la mostra Humus “parte dalla terra, dalle nostre origini, dal senso di quello che viviamo" si legge nella presentazione in catalogo, per diventare teatro di una spiritualità pregnante, che altrove sfocia in soggetti a tema religioso tra i quali la Passione e qui si rivela in sculture fortemente simboliche, smaltate di rosso, bianco, blu e nero.

Luigi Di Tullio, Humus 27, cm 50x40x12
Tutto si gioca nell'equilibrio tra corpo e anima, significante e significato, apparenza e sostanza,  fonte di energia che aggrega in un tutto unitario la natura caotica della materia, che aspira a raggiungere il nucleo della forma, sublimato nella perfezione monadica della linea, principio e fine ultimo dell’idea potenziale.
Linea che si manifesta in precedenti lavori risalenti agli anni novanta, caratterizzati dalla figurazione sfuggente a rilievi di colore nella serie Sospensioni, a cui fanno seguito i Ritratti e il ciclo Appartenenze; opere materiche, rarefatte ma non informali, in bilico tra presenza e assenza, con un esplicito omaggio a Scanavino, autore altrettanto introspettivo ed esistenzialista.

Luigi Di Tullio, Humus 29, cm 40x30x15
Facendo riferimento ad alcuni aspetti concettuali della visione di Fontana e Castellani, la serie fittile dà luogo ad un 'neo spazialismo', che integra la definizione di 'neo minimalismo dinamico', data dal critico e curatore dell'esposizione Leonardo Conti.
L'arte in generale e specificamente il lavoro di Luigi Di Tullio, si pone come esperienza visiva e sensoriale e come momento di crescita personale per sé e per gli altri, partendo dall’assunto che l'artista non ha solo il compito di dar voce alle proprie aspirazioni, ma deve far conoscere al pubblico una realtà utopica non immediatamente percepibile. Ad una molteplicità di fruitori corrisponde una pluralità interdisciplinare di stimoli, anche musicali, come le note appositamente composte da Paola Samoggia per l'inaugurazione, al fine di ottenere un complesso armonico ed una sorta di situazione ambientale che coinvolge ogni partecipante.
Luigi di Tullio avverte nell'adempiere a questo impegno morale, l'importanza di calibrare ogni gesto, la necessità di non mistificare il suo pensiero approntando quaderni di appunti, annotazioni, bozzetti preliminari che conferiscono quella particolare assolutezza al modellato.

Luigi Di Tullio, Scultura 6, cm 30x30x5
Il tutto senza trascurare il dato tecnico, la letterale ‘prova del fuoco’ a cui è sottoposto ogni esemplare per raggiungere la perfezione estetica. Solo allora, quando il calore ha temprato l’argilla, quando gli smalti si cristallizzano in velature uniformi, sfolgoranti nella loro brillantezza, il ciclo produttivo termina.
L'opera acquista così un peso specifico, identificabile probabilmente nell'aura non più soggetta al grado di riproducibilità, ma rispondente a precise dinamiche operative e cognitive.
Una forza ancestrale, o l’entelechia in termini aristotelici, che tramite il gesto prende corpo e, giustificata dalla sensibilità ricettiva dell’osservatore, assume un significato universale, portando a definitivo compimento l'atto creativo.

Humus
Mostra personale di Luigi Di Tullio
Dal 3 maggio al 2 giugno 2012
Orario: mercoledì e giovedì dalle 16,45 alle 19.30 venerdì e sabato dalle 10.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19, gli altri giorni su appuntamento
A cura di Leonardo Conti
Galleria PoliArt Contemporary
Viale Gran Sasso 35 - 20131 Milano
tel. +39 02 70636109; cell. +39 388 6016501; info@galleriapoliart.com; http://www.galleriapoliart.com

lunedì 7 maggio 2012

Manuela Mortara

Manuela Mortara, Alive, cm 100x50, alio su tavola
Se è vero, e non c'è ragione per dubitarne, che gli occhi sono lo specchio dell'anima, gli sguardi di Manuela Mortara sono il riflesso di un'indole passionale, istintivamente propensa a far emergere la pulsione vitale racchiusa nei soggetti che rappresenta.
Raffigura in molti casi volti femminili, emblemi di perfezione incarnati dalle dive dell'olimpo mediadico, svincolate dalla dimensione patinata delle riviste di moda e costume e investite di ieratica regalità (Il cerchio perfetto) o di purezza diafana, quali ninfe bucoliche di una rinnovata allegoria botticelliana (Innocenza). Muse ispiratrici enigmatiche come la Monna Lisa, rese attuali nei tratti somatici, così da identificare una nuova tipologia di bellezza propria del tempo presente.
Manuela Mortara, Innocenza, cm 105x50, olio su tavola
Libera da deferenza verso i modelli aulici del passato, l’autrice sviluppa una sorta di neoclassismo originale attento alle proporzioni, ma non manierato, adatto a raffigurare temi di attualità, come i disastri della bomba atomica, o tematiche più intimiste quali il dono della maternità e la tutela dell’infanzia.
Le figure di Manuela Mortara hanno nell’iride una scintilla che accende gli sguardi e spalanca altrettante finestre su mondi esotici, microclimi edenici, luoghi dell’anima talvolta idilliaci altri drammatici ai quali abbandonarsi oppure da decodificare e interpretare, come al risveglio da un sogno vividamente impresso nella mente (Colpo d’occhio).
Manuela Mortara, La finestra sul confine dell'anima, cm 75x75, olio su tavola
Arte e vita si rincorrono su un piano paritetico compendiato nello stile iperrealista ottenuto, occorre ribadirlo, senza l'ausilio di supporti fotografici, ma anzi, appena suggerito da lievi tratti a matita dissimulati dalla superficie pellicolare dei colori ad olio. Fin dall'infanzia, quando dipinge il primo albero, sono il dettaglio chiaroscurale e la resa didascalica dei particolari naturalistici il centro della sua attenzione, mentre il disegno è il linguaggio privilegiato per esprimere e maturare il proprio universo interiore. Al talento precoce fanno seguito studi scientifici, culminati nella laurea in Scienze Naturali e l'attività di restauro su tele e statue.

Manuela Mortara, Fiori d'arancio, cm 55x95, olio su tavola
Ma è davvero l'intelligenza visiva, capace di sondare la psicologia e gli strati emotivi più profondi dell’animo umano, a sostenere l'intero lavoro di Manuela Mortara. Una sensibilità al dato naturale e antropologico supportato dall’esercizio costante della pratica artistica, tesa a perfezionare una tecnica già eccellente e a migliorare se stessa nel superamento dei propri limiti. Artefice di una visione partecipe al contesto storico e contingente, non si ferma agli aspetti puramente estetici della pittura, ma ne fa un mezzo per prendere posizione su questioni sociali, emergenze umanitarie e sui disastri ambientali che con i sentimenti più nobili costituiscono il principio controverso dal quale muove ogni più autentica avventura creativa.

Manuela Mortara
Mostra personale
Dal 5 al 17 maggio 2012
Orario: dal martedì al sabato 15,30-19
Galleria Arte Fiano
Via Fiano 14 - 10143
Per informazioni: tel.3405526730

venerdì 4 maggio 2012

Torino, la storia e la santità

Un periodo di storia della città attraverso i luoghi del beato Sebastiano Valfré e della beata Maria degli Angeli.
Il percorso illustra le vicende storiche vissute dalla città attraverso episodi che hanno coinvolto figure assai note e importanti dell'epoca: i beati Sebastiano Valfré e Maria degli Angeli. Qui la storia si intreccia con l'arte e si ha l'occasione di entrare e ammirare luoghi di inestimabile valore artistico.
La visita gratuita comprende: chiesa di San Filippo Neri, chiesa di Santa Teresa, chiesa dell'Immacolata, chiesa della Visitazione, chiesa di Santa Cristina.

Sabato 12 maggio 2012
Partenza ore 9 davanti alla chiesa di San Filippo Neri
via Maria Vittoria 5 - 10123 Torino
Associazione San Filippo
tel.: 340 1636494
www.facebook.com/associazionesanfilippo
Associazione Volarte
tel.: 011 0702110
http://www.volarte.it/
In collaborazione con http://www.studibeatovalfre.org/

Ël profum ëd la campagna


Michele Morello, La vigna ‘d  Barbera, 
olio su tavola, cm 40 x 30
Michele Morello nasce a Nichelino (Torino) il 29 aprile 1939.
Pittore figurativo di vena tradizionale impressionistica dal 1975 frequenta l’amico e maestro pittore Francesco Cerioli dal quale apprende i suggerimenti e consigli del dipingere en plen air e con le scampagnate di gruppo il piacere del confronto con  gli altri amici pittori  tra i quali Beppe Chiaudano, Gilberto Francisetti.
Le sue opere sono presenti in pinacoteche di Comuni e Fondazioni italiane e in collezioni permanenti di vari paesi europei tra cui Spagna, Belgio, Svizzera, Francia, Germania, Olanda ed Irlanda.

Michele Morello, Poirin vist  dai capussin, 
olio su tavola, cm 30x40
La mostra personale presso la Ca' del Bosco a Poirino rappresenta un omaggio alla terra e ai luoghi d'infanzia, sui quali sedimenta il proprio racconto della memoria. Quel Piemonte in parte scomparso e oggi, in un clima di condiviso recupero della storia e della cultura locali, riscoperto e portato alla ribalta. Ogni scorcio è ritratto dal vero secondo i metodi pittorici della più consolidata tradizione figurativa di genere. Ciascun dipinto è un'istantanea preziosa che documenta profumi, sfumature e cromie di un territorio fortemente caratterizzato, con le pendici montuose sullo sfondo del Pian della Mussa, le Valli di Lanzo e i filari di vite sulle Colline di Langa, "le prime care ai pittori Sobrile e Sauli d’Igliano, le seconde a Lalla Romano o Francesco Menzio" (G.G.Massara).

Ël profum ëd la campagna nelle opere di Michele Morello
Mostra personale
Ca' del Bosco
Via dell'Ospedale, 1 - Poirino
Sabato 12 e domenica 13 maggio 2012
Orario: sabato 12 maggio  10-12,30 e 14,30-19
domenica 13 maggio dalle 10-19
Per informazioni: Michele Morello tel.3349807002

giovedì 3 maggio 2012

Interviste/GUGLIELMO CASTELLI

Guglielmo Castelli
Guglielmo Castelli (Torino, 1987) è presente con la mostra personale Chiama quando arrivi presso la Galleria l'église, in via Lagrange 13 a Torino, dal 3 maggio al 7 giugno 2012.

Ti definisci illustratore o pittore?
Sono partito da una matrice illustrativa, ma l'illustrazione era troppo limitante. Il minimalismo, basato sull'equilibrio tra detto e non detto non può esserci e quindi avevo la necessità di dedicarmi alla pittura.
Tra l'altro non sei alla tua prima mostra personale...
No, la prima è stata alla Galleria DAC di Genova nel 2010, l'anno scorso ho iniziato una meravigliosa collaborazione con la Galleria Il Segno di Roma, con la quale ho partecipato alla rassegna Bologna Arte Fiera e, dopo questa personale con venti lavori realizzati appositamente, inaugurerò un'esposizione ad ottobre ad Amsterdam.
Sei un artista molto giovane, hai qualche maestro di riferimento?
Come tipologia stilistica, sicuramente Bacon e Bruegel, guardo a certi aspetti antropomorfi di Louise Bourgeois e, nell'ultimo periodo, ai colori liquidi di Peter Doig. Mi affascinano i suoi paesaggi con figure umane perse nella natura, il modo in cui indaga il rapporto uomo-natura.
Ne deduco che non ti interessano i linguaggi multimediali e i nuovi media.
No. Il messaggio fondamentale nel mio caso parte dal titolo. Gran parte delle didascalie sono tratte da romanzi, come ad esempio Cent'anni di solitudine. Partendo da una matrice illustrativa e figurativa molto marcata ho anche un legame forte con la parola, per cui la maggior parte delle volte è da lì che parto.
Non sempre esiste un'identità fra titolo e immagine. Lo scarto di significato è voluto per aumentare il senso di spaesamento?
Sì, uno scarto c'è, anche se poi alcuni elementi del titolo sono riconducibili alle figure. Ad esempio nell'opera Quando il tutto poi è la stessa cosa il titolo allude alla ricomposizione della forma, pur conservando una propria autonomia. L'idea è quella di dare allo spettatore una possibile chiave di interpretazione offrendogli un possibile punto di vista. L'artista non è un eletto che fa un lavoro migliore di un altro e non esiste un'arte unilaterale.
E' difficile focalizzare un punto di vista nel coas di immagini che ci pervade?
Il mio lavoro è molto estetico e sto cercando un equilibrio, se giusto o sbagliato lo capirò, ma è molto complicato. E'molto difficile togliere. Capire fino a che punto sia possibile sintetizzare è il mio lavoro e l'essere artista mi dà la facoltà di capire qual è il limite. Quello che resta da definire è poi il modo in cui rappresentare l'equilibrio, se tramite la forma, i contenuti, i toni, i colori, ecc.
Il tuo stile sofisticato, scelto per illustrare le pagine di Vogue, da dove parte e come si è evoluto nel tempo?
Tutto parte dalla necessità quasi patologica di disegnare ogni giorno. Per me l'arte è una forma di sopravvivenza, il suo carattere mondano è secondario, l' aspetto fondamentale è che potrei non esserci, dal momento che sono le opere a parlare al posto mio. Disegno di tutto, non per esporre, il mio è un work in progress basato su parole e immagini. Non credo che riuscirei a fare lo stesso con il video o la fotografia.