mercoledì 10 novembre 2021

RIAPRE LA GALLERIA BERMAN

Gian Giorgio Massara

ENZO ISAIA
Rose d' inverno

Carta cotone Hahnem
ühle
Photo Rag Bright White 310
Sino alla settimana del Natale è possibile visitare presso la rinata galleria BERMAN a Torino (V. Arcivescovado 9, orari me, gio, ve, ore 10/12 - 16/19 ) la superba mostra di fotografie scattate da ENZO ISAIA. I testi in catalogo (stampa delle immagini: Fineartlab; grafica di Claudio Ruffino) sono firmati da Barbara Beretta - art director della Galleria - e dal critico Angelo Mistrangelo che sottolinea la presenza di una "ricerca che travalica la quotidianità".
Fotografo ufficiale della Ferrari, attivo nel campo dell'immagine da una sessantina d'anni, Isaia ricerca gli effetti ottici, dal volante delle automobili allo specchietto retrovisore fotografato alla rovescia oppure al tappo della benzina semplicemente; quindi legge i paesaggi di Langhe, Roero e Monferrato e i suggestivi isolotti della sarda Costa Paradiso invasi dalla luce.

In bianco e nero oppure giocati in sequenze cromatiche, i "fogli" di Isaia storicizzano la torinese Mole Antonelliana  che sprofonda fra le nuvole, i fiocchi di neve che avvolgono il monumento del duca d'Aosta, il Monte dei Cappuccini con i colombi disegnati nel cielo grigio e quella Bolla azzurrata targata Fiat dominata da una scia di luce che incide il cielo.
Dal biancore che accoglie il Mandorlo in fiore, il discorso corre verso la torre campanaria di Montechiaro d'Asti ai cui piedi pascola una minuscola mandria oppure alla catena montuosa che abbraccia una chiesa dominante lo smeraldino colle, all'insolito Patchwork. L'artista affida così al futuro un felice susseguirsi d'immagini culminanti nel Fondovalle invaso dalla brina, animato da ombre, silenti segni lasciati dall'uomo - giustamente considerati oggi patrimonio dell'Umanità - e da un fiammeggiante cespuglio celato fra gli alberi.
Una mostra raffinata che certo sarà di buon auspicio per il lavoro di Barbara e per un 2022 sereno per noi tutti.

martedì 9 novembre 2021

OMAGGIO ALLA SIGNORA IN NERO

 Gian Giorgio Massara

Abbandonata la prestigiosa sede di palazzo Graneri, in molti hanno dichiarato la fine del Circolo degli Artisti. Invece l'accogliente sede di C.S. Maurizio 6 (GIARDINIERA REALE), il moltiplicarsi dei Soci, anche giovani, il susseguirsi di eventi, la tenacia del Direttivo, della Segreteria e di un gruppetto di Soci capeggiati da Davide Mabellini, ha fatto sì che il Circolo degli Artisti di Torino funzioni egregiamente e con rinnovato entusiasmo.
Sino al 19 novembre è possibile visitare la bella (sì, bella) mostra dedicata a MAGNA CATLINA appositamente creata dai 26 artisti che hanno dedicato ciascuna opera alla Nera Signora.
Diciamo subito che la Storia dell'arte non ha avuto paura della morte, dalla raffigurazione di danze macabre (Alba e Lucerna) ai siculi e pisani Trionfi della Morte, dalla famosa Isola di Arnold Böcklin, al polittico di Memling che s'ammira a Strasburgo.
Accanto, i maestri delle Vanitas che annullano Gioie e doni, fisiche bellezze e godimenti per non dispiacere alla Morte che inesorabilmente avanza. E in Letteratura, basti citare Foscolo e Cesare Pavese.
Il giardino del Circolo accoglie il visitatore della mostra (lunedì/venerdì 15,30 - 19,30) con un'elegante corona di fiori dalle tinte spente; nelle sale espositive s'alternano radiografie circondate da bottoni, la morte che abbraccia un bimbo-pupazzo, immagini in bianco e nero o coloratissime, su supporto vitreo, una serie di personaggi (in bacheca)"alla fiamminga" in attesa dell'ORA FATALE.
Originale il braccio che fuoriesce dal sudario mentre a terra giace ormai il metro indispensabile per le classiche misure. Per completare la suspence, presso la Lavanderia a Vapore di Collegno è stato presentato uno spettacolo dedicato a "chi ha attraversato il buio" della mente al quale ha partecipato la giornalista Anna Pavone.
Così tutt'insieme abbiamo anche celebrato la "fin d'une vie humaine".
Le manifestazioni sono state organizzate con il Centro Arti Umoristiche e Satiriche, La Civetta e la Rosa delle idee (Salassa).

giovedì 4 novembre 2021

MARISA MICCA E LA COMUNITÀ ARTISTICA TORINESE

MARISA MICCA
Raccolta della frutta, 1960
Smalto a gran fuoco
70 x 50 cm

Laudato si', mi' Signore,
per frate focu,
per lo quale enallumini la nocte,
et ello è bello et iocundo
et robustoso et forte.

(San Francesco, Cantico delle creature)

Incentrata sulla figura carismatica di Idro Colombi e su un cospicuo numero di opere di Marisa Micca, con le presenze di Miranda Bestazzi, Olga Boveri Colombi, Nella Gamba Piacenza, Carla Gentile, Mara Saroglia, la mostra GLI SMALTI A TORINO E LA STAGIONE DI MARISA MICCA, ospite della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, fino al 19 novembre 2021, offre un'interessante panoramica sulla preziosa arte dello smalto praticata con esiti originali per oltre un ventennio dalla Comunità Artistica fondata nel 1952 da Idro Colombi (1900-1974) nella storica sede di via Cavour, 14 a Torino, luogo di fervente sperimentazione "a metà tra il cenobio e la bottega di un antico maestro" (A. Dragone).

IDRO COLOMBI
Ritratto di Olga Boveri Colombi, 1930
Olio su tela
60x41 cm

La preparazione degli smalti "a gran fuoco", spesso collegiale (in tal caso il risultato finale è contraddistinto dalla firma "Siringa di Pan"), prevedeva, come nelle antiche corporazioni, l'uso di cartoni appositamente preparati dalla Comunità in funzione delle proprietà fisiche delle materie prime utilizzate: a cominciare da sabbia di silice (50%), carbonato di sodio, potassa, piombo, cotti a 1400°C e mescolati agli ossidi coloranti per ottenere la "fritta", pasta vitrea macinata poi unita agli ossidi metallici (cobalto per il blu, rame per il rosso, stagno per il bianco, ecc.) portati  alla temperatura di circa 900°C per raggiungere la vetrificazione su oggetti e lastre in rame, argento e oro (1). Diffusa fin dal III millennio a.C. in Persia e in Mesopotamia, tale procedura è innovata dagli artigiani-artisti coniugando le tradizionali tecniche di smaltatura champlevé o cloisonné a zone traslucide (celebre lo stile guilloché, magistralmente impiegato dall'orafo russo Karl Fabergé) per effetti cromatici di rara intensità.

NELLA GAMBA PIACENZA
Stazione di Torino Porta Nuova
Smalto su rame e argento
14 x 25 cm

Il riferimento ad una pratica artigianale tramandata nei secoli da artieri sapienti costituisce altresì il dato fondante nel lavoro di ciascun componente del gruppo torinese. Dai primi ritrovamenti nella tomba di Tutankhamon, alle paste vitree del popolo fenicio, alla fascinazione per la manifattura bizantina subita durante il regno carolingio, fino alle celeberrime uova ideate da Fabergé per la Corte Imperiale Zarista fra XIX e XX secolo, un vasto repertorio di soluzioni si compenetra nella concreta quanto raffinata manualità di Idro Colombi e degli allievi.
Per non citare che un esempio, i tondi champlevé di ambito limosino incastonati nel duecentesco cofano appartenuto al cardinale Guala Bicchieri, conservato nelle collezioni di Palazzo Madama, sono certamente noti a Marisa Micca, quando realizza la pala tonda in rame raffigurante l'Arcangelo Michele, ieratica effigie modulata su toni smeraldo, celesti e turchesi circoscritti entro alveoli in lamina d'argento.

MARISA MICCA
Arcangelo Michele
pala tonda
lamina d'argento su supporto di rame smaltato a gran fuoco
diametro 41 cm

L'immagine del Santo non rappresenta un unicum nella produzione di Marisa Micca (1922-2007), ma affianca altre opere di soggetto religioso: il Volto di Madonna, la salita di Gesù Al Calvario, la Danza degli spiriti beati, Il virgulto di Jesse, l'Ecce Homo. Non mancano altresì soggetti prosaici, ugualmente pervasi da un'aura poetica: l'iterazione di motivi curvilinei calati nell' abisso lunare di Silenzio blu, gli echi chagalliani ad illuminare le Case di ringhiera a Torino o, ancora, il dettato pavesiano fra le geometrie di Neve alla stazione (Torino Porta Susa). Di grande pregio risultano anche i piatti: quadrati nella soluzione proposta da Marisa Micca, con sbalzi in argento per Mara Saroglia, rettangolare quello di Carla Gentile, decorati con figure di pavoni da Olga Boveri Colombi. Accanto agli oggetti d'uso compaiono le nature morte su lastra di rame di Miranda Bestazzi e l'eterea Stazione di Torino Porta Nuova, smalto su rame e argento realizzato da Nella Gamba Piacenza, oltre agli autoritratti giovanili dipinti ad olio dalla stessa Micca e da Idro Colombi.

MIRANDA BESTAZZI
Natura morta con numeri
Smalto su rame

S'impone in tutta la rassegna la forte componente spirituale vissuta da Marisa Micca nel privato e nella ricerca artistica intesa come veicolo di valori morali sublimati in un esercizio etico della professione. I suoi insegnamenti, volti ad "elevare il pensiero e il sentimento dell'uomo" rappresentano il legato fecondo consegnato ad una generazione di pittori, allievi e colleghi che oggi la ricordano con affetto riconoscente.
Afferma Filippo Franchetti: "L'arte concettuale può indurre a pensare che [per dichiararsi artisti] basti avere un'idea geniale, Marisa Micca mi ha fatto capire che per realizzare l'opera servono anche mani robuste" che sappiano dominare la materia. Franchetti, ultimo allievo del 'professore' (così veniva rispettosamente designato Idro Colombi da coloro che ne frequentavano lo studio) dalla seconda metà degli anni Sessanta sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1974, prosegue la collaborazione con Marisa Micca fino al 2007. A lui si deve la collezione prestata per l'occasione alla Biblioteca e, con essa, la trasmissione ai posteri della memoria storica della Comunità Artistica.

1) A. Cremonte Pastorello di Cornour, Smalti tra arte e storia. Preziose testimonianze nei secoli, Daniela Piazza Editore, Torino 2018.

GLI SMALTI A TORINO E LA STAGIONE DI MARISA MICCA
28 ottobre - 30 novembre 2021
Biblioteca Nazionale Universtaria
Piazza Carlo Alberto, 3 - Torino
Orario: lunedì-venerdì 10-16
Per informazioni: t. 011 8101111; info@abnut.it