mercoledì 21 ottobre 2020

SELVATICA: ARTE E NATURA A BIELLA

Marco Gaiotti
Un solitario orso polare nell Artico
Forte del riconoscimento di Città Creativa UNESCO, Biella ospiterà, dal 26 settembre 2020 al 10 gennaio 2021, l’ottava edizione di SELVATICA - ARTE E NATURA IN FESTIVAL, evento in cui le arti visive celebrano la bellezza della natura. 
Il cuore del Festival risiede nella splendida cornice storica di Biella Piazzo, nei tre complessi di Palazzo Gromo Losa, Palazzo Ferrero e Palazzo La Marmora che costituiscono il "Polo culturale di Biella Piazzo" e riunisce mostre di pittura, fotografia, scultura, laboratori didattici ed eventi collaterali.
I tre palazzi del Piazzo, accoglieranno in un itinerario diffuso 30 sculture di diversa grandezza, raffiguranti la fauna degli ambienti artici e di quelli temperati, i grandi carnivori e i cavalli realizzati con una originale tecnica di intaglio da Jürgen Lingl-Rebetez, ospite a Biella in virtù di una collaborazione con il MUSE di Trento.
Luciano Mello Witkowski Pinto
Giaguaro (2007)
Ceramica
Palazzo Gromo Losa è lo scenario del suggestivo progetto fotografico Habitat di Marco Gaiotti, che raccoglie immagini provenienti da ogni parte del mondo con un focus sull'ambiente dell’animale ritratto. Nella stessa sede trovano posto il lavoro sulla flora tropicale di Margherita Leoni, pittrice botanica e le sculture di Luciano Mello Witkowski Pinto, artista brasiliano entrato in contatto con etnie autoctone dell’Amazzonia delle quali ha colto e studiato le abitudini, restituendole con sculture di rara bellezza e vivido realismo.
Palazzo Ferrero farà da cornice, invece, agli incredibili scatti di Glanzlichter, il più grande concorso di fotografia naturalistica della Germania e uno dei più importanti d’Europa, a cui ogni anno partecipano migliaia di fotografi.
Approdano a Palazzo La Marmora gli Alberi Monumentali Italiani incisi all’acquaforte dall’artista lombarda Federica Galli e gli acquerelli e i disegni botanici realizzati nell’Ottocento dalle sorelle Emilia e Filippina La Marmora a confronto con le opere dei giorni nostri di Angela Petrini e Maria Lombardi, entrambe membri dell’Associazione Italiana Pittori Botanici "Floraviva".
Heinz Buls
Atterraggio tossico
(Glanzlichter 2019)
A corollario delle mostre, infine, Predatori del microcosmo. La corsa agli armamenti di ragni, insetti, anfibi e rettili, esposizione scientifica a cura dei naturalisti Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, illustrerà le straordinarie strategie di sopravvivenza di insetti, anfibi, rettili, aracnidi ed altri piccoli invertebrati, presentati vivi all’interno di terrari che riproducono il loro habitat naturale.
Come nelle precedenti edizioni la natura diffusa di SELVATICA abbraccerà ulteriori "sedi naturalistiche" del territorio, che ospiteranno esposizioni ed eventi nell’ambito delle iniziative in rassegna.
Federica Galli
Roverella della Ca' del Pep (1995)
Acquaforte
Lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella accoglierà le opere dei finalisti del Concorso Nazionale di Pittura Be Natural/Be Wild, con lo scopo di raccontare la natura attraverso tecniche e stili differenti, valorizzando la propria anima "wild", e Nord Ovest Naturae Photo Contest, organizzato da E20Progetti, WWF Oasi e Aree Protette Piemontesi e Associazione Stilelibero. Il concorso, al quale possono partecipare fotografi dilettanti, amatori e professionisti di ogni nazionalità, premia le migliori immagini scattate nei territori di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Una sezione speciale è programmata per l’Oasi Zegna.
Margherita Leoni
Ipe roxo (2017)
Acquerello su carta

SELVATICA
Arte e Natura in Festival

26 settembre 2020 - 10 gennaio 2021
Biella Piazzo, Biella
Orari: sabato e domenica h 10 - 19.
Aperto 1° novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1° gennaio, 6 gennaio, chiuso a Natale.
Per informazioni: Tel. +39 015 0991868
http://www.selvaticafestival.net
https://www.facebook.com/Selvatica.Arte.e.Natura.in.Festival/
https://www.instagram.com/selvatica_festival/

domenica 11 ottobre 2020

CRONACHE DALL’OTTOCENTO

Carlo Bossoli
Piazza Navona a Roma, 1848
Tempera su carta, cm 88 x 98
Collezione privata

Pensata come un racconto storico, la mostra CRONACHE DALL’OTTOCENTO, dedicata a Carlo Bossoli presso il Museo Accorsi, "risponde al preciso desiderio del cavalier Ometto di raggiungere varie fasce di pubblico" - sottolinea il direttore Luca Mana, ricordando il compianto presidente della Fondazione. L'allestimento, realizzato dallo studio "Officina delle Idee", osserva criteri conservativi ed estetici, adottando per le pareti il colore granito bianco "il numero 44 della 'Cartella colori della città di Torino', basata sulle terre naturali del territorio, in sostituzione del blu precedente. Anche l'adattamento delle luci fra 50 e 70 lux - spiega l'architetto Diego Giachello - è stato studiato nel rispetto di una tecnica estremante delicata qual è la tempera", dati tecnici che pongono al centro la tutela e una fruizione confortevole delle opere, calate in una diffusa quanto suggestiva atmosfera d'altri tempi.

Henri Le Lieure
Traforo del Moncenisio, perforatrice primo tipo, circa 1861
Stampa all’albumina, 196 × 260 mm
Collezione Marco Antonetto

Secolo di grandi cambiamenti, con lo sgretolamento dei privilegi nobiliari, l'insorgere di moti insurrezionali, l'Ottocento sancisce l'affermarsi del ceto borghese a sua volta messo in crisi dal profilarsi di sensibilità romantiche e di teorie capitaliste.
Ben affrescata nel capolavoro di Thomas Mann, dedicato alle vicende della dinastia lubecchese dei Buddenbrook, la società mercantile ottocentesca subisce e produce i grandi progressi della tecnica che porteranno, complici posizioni socialiste, al loro totale ribaltamento agli albori del XX secolo. "Quel crogiolo fra vecchio e nuovo che si addensò nel XIX secolo", secondo la definizione datane dallo storico Andrea Merlotti, è descritto in mostra attraverso cinque sezioni tematiche - vita quotidiana, risorgimento, ferrovie, esotismo, ville e giardini.

Carlo Bossoli
Interno di un bazar a Costantinopoli, 1847
Tempera su carta, cm 41 x 56
Vedano al Lambro, Collezione Litta

Curata da Sergio Rebora in collaborazione con Daniela Giordi (per la sezione fotografica) l'esposizione celebra la tradizione accademica del pittore svizzero, cronista del proprio tempo, vedutista, scenografo, autore di ‘cosmorami’ panoramici, antitesi e complemento della nascente fotografia, di cui tuttavia non si servì, preferendo consegnare ai fogli dei suoi taccuini il resoconto dei viaggi in Russia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Spagna, Marocco.
Con piglio di reporter, documenta la guerra di Crimea, le Cinque giornate di Milano e i luoghi della avveniristica rete ferroviaria del regno sardo, al soldo della corte sabauda, elaborando in studio i disegni realizzati dal vero.
In parallelo fotografi celebri ne tracciano su lastra il ricordo: Henri Le Lieure, fotografo con studio presso il caffè "La Rotonda" nel Giardino dei Ripari a Torino, i Fratelli D'Alessandri a Roma, Giacomo Brogi a Firenze, James Robertson, inviato al fronte in Crimea, e altri.

James Robertson
Guerra di Crimea. Il bastione Malachov, veduta dall’interno della cittadella, 1855
Carta salata (da negativo all’albumina), 223 × 281 mm
Collezione Marco Antonetto

Carlo Bossoli (1815-1884), nato a Lugano, in Canton Ticino, impara ad Odessa, dove la famiglia si trasferisce nel 1820, la tecnica della tempera all'uovo, impiegata nella realizzazione delle tradizionali icone russe, contribuendo a diffonderne la fortuna nei Paesi dell'Europa occidentale. Giunto in Italia nel 1839, grazie ai principi Voroncov, primi sostenitori e mecenati dell’artista, si dedicò anche alla pittura ad olio ed alla litografia. Fu un valente orientalista, celebri le sue vedute di Costantinopoli, nonché attento narratore "della moderna quotidianità urbana nei vari centri della penisola, con un’attenzione particolare per Torino, ritratta nelle sue piazze e nelle sue strade in momenti di svago e di festa, ma anche nelle attività lavorative di tutti i giorni."
Momenti che compongono lo scenario descritto in dettaglio da circa 50 dipinti, 40 fotografie, e da brevi video della durata di un minuto a commento di ciascuna sezione, per una ricostruzione d'epoca dalle marcate finalità didattiche.

Carlo Bossoli
Progetto per Villa Litta a Vedano al Lambro, 1847-1848
Tempera su carta, cm 66 x 88
Vedano al Lambro, Collezione Litta

Autore prolifico "secondo una prassi più simile a quella della riproduzione industriale che non
attraverso modalità proprie dell’artista obbediente allo stereotipo dell’immaginario romantico", - annota Sergio Rebora nel saggio in catalogo - raccolte di disegni e dipinti sono diffuse capillarmente in numerose collezioni private, dalle quali proviene parte del corpus in mostra; fra i prestatori figurano gli eredi Litta Visconti Arese, proprietari della villa di Vedano al Lambro in stile Tudor ideata da Luigi Clerichetti, con motivi esotici ispirati alle architetture moresche e ispaniche, effigiata da Carlo Bossoli nell'ambito di un ciclo dedicato alle residenze di famiglia, sulla quale ricalcherà il progetto per la sua abitazione torinese, situata in lungo Po Diaz, oggi completamente trasformata.

CRONACHE DALL’OTTOCENTO
La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo

Dal 7 ottobre 2020 al 25 aprile 2021
Museo Accorsi - Ometto
V. Po, 55 - 10124 Torino
Orario: da mercoledì a venerdì 10 - 18; sabato, domenica e festivi 10 - 19
La biglietteria chiude mezz’ora prima. Lunedì e martedì chiuso
t. 011 837 688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it
www.fondazioneaccorsi-ometto.it

lunedì 5 ottobre 2020

DALLA MATERIA ALL'OPERA

Il rinnovato spazio della Rotonda di Giuseppe Talucchi, situata nel cortile dell'Accademia Albertina, ospita fino al 26 febbraio 2021 la mostra, a cura di Pino Mantovani, dedicata a Ermanno Barovero (incisore), Raffaele Mondazzi (scultore), Francesco Preverino (pittore).
DALLA MATERIA ALL'OPERA, questo il titolo dell'esposizione, intende "sottolineare i punti di contatto e discussione su comuni nodi problematici" di tre artisti, insegnanti dell'Accademia, "nati a cavallo del 1950".
"Giovanissimi individuano la propria vocazione e scelgono studi mirati - Liceo Artistico e Accademia - dove almeno due incontrano i maestri giusti: Mondazzi il burbero benefico Sandro Cherchi che lo sceglie come assistente, Barovero il solare Francesco Casorati e lo scuro a modo suo generoso Sergio Saroni, quanto a Francesco Preverino egli elabora la sua idea di magistero come condivisione di conoscenze e curiosità proprio a partire dalle sfortunate prove di allievo a Brera e all’Albertina. Quella dei tre, in primo luogo, è vocazione al fare, ad usare l’intelligenza e la sensibilità delle mani, l’energia e il desiderio che in esse s’acumina, per confrontarsi con il corpo vivo della materia[...]; resistono, con qualche simpatia, ai cosiddetti "poveristi", rispondono ai "concettuali", affermando la centralità dell’autografia, si oppongono agli "analitici", esponendosi con generosità di atteggiamento e di metodo; e soprattutto resistono ai ritorni alla pittura e alla scultura ma di tutt’altro segno[...]. Una scelta imperdonabile, in quanto anacronistica quella dei nostri eroi? Non direi, la responsabilità che si assumono è storica e critica, misurata su una natura e una cultura irrinunciabili. Per loro la tecnica, i soggetti, i titoli esprimono una certa idea di arte - pittura o scultura che sia - la sua immediata fisicità, goduta e sofferta nel suo specifico, mai disgiunta da una responsabilità evocativa espressiva comunicativa". (Pino Mantovani)


Dalla materia all’opera
BAROVERO, MONDAZZI, PREVERINO

Fino al 29 novembre 2020
Ipogeo della Rotonda di Talucchi
via Accademia Albertina 6 - Torino
Orario: il sabato e la domenica dalle 10 alle 18, nei giorni feriali su prenotazione.
t. 0110897370; pinacoteca.albertina@coopculture.it

venerdì 2 ottobre 2020

IL PRIMATO DELL’OPERA

La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle sue collezioni permanenti del Novecento con un percorso cronologico, a cura di Riccardo Passoni.
Suddivise in diciannove spazi, le opere - in parte non presenti nel precedente allestimento - sono disposte privilegiando le principali correnti artistiche del secolo appena trascorso, ma anche dando rilievo alla storia delle raccolte civiche nel panorama artistico torinese, nazionale e internazionale.

La prima sala è dedicata a tre delle figure cardine dell'arte italiana e internazionale: Giorgio de Chirico artefice di una rappresentazione che fosse anche disvelamento filosofico; Giorgio Morandi cultore della forma e delle sue illimitate varianti, in una sorta di disciplina concettuale rimasta invariata nel corso della sua ricerca; infine Filippo de Pisis, che ha tramandato una lezione di libertà da condizionamenti di tipo accademico, ma anche da scelte avanguardistiche, creando quasi uno stile-ponte solitario tra Impressionismo e Informale.

Sala dopo sala, l'ordinamento -  dovuto agli acquisti della GAM tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma, fino alle recenti acquisizioni della Fondazione De Fornaris - ripercorre alcune fasi fondamentali della storia dell’arte: dalle Avanguardie storiche con le opere di Boccioni, Severini, Balla, Prampolini, Dix, Ernst, Klee e Picabia, alle proposte artistiche nate a Torino tra le due guerre mondiali, a partire dai Sei di Torino o dalla influenza di Amedeo Modigliani sugli artisti torinesi a seguito degli studi di Lionello Venturi, docente di Storia dell’Arte all’Università di Torino.

L'Astrattismo italiano è rappresentato da Melotti, Licini e Fontana, mentre lo spazio intitolato Per una Galleria Civica internazionale, espone artisti come Chagall, Hartung, Picasso, Arp. Gli anni Cinquanta sono contraddistinti dalla pittura Informale di Accardi, Capogrossi e Sanfilippo, dai paesaggi e dalla natura di Birolli, Morlotti e Bendini.
Un Informale certamente più veemente e radicale fu quello di Emilio Vedova che coinvolse anche l’arte torinese. Dopo il New Dada e la Pop Art il nuovo allestimento culmina nell’Arte Povera, movimento teorizzato nel 1967 da Germano Celant al suo debutto nel 1970 presso la Galleria d’Arte Moderna.

Il percorso è intervallato da sale personali dedicate a Felice Casorati, presenza indelebile nel contesto torinese e nazionale; Arturo Martini che ha cambiato le connotazioni della scultura italiana; Alberto Burri e Lucio Fontana che hanno influenzato l’arte internazionale dopo la seconda guerra mondiale. Grazie all’incremento delle collezioni è ora possibile  un confronto di forte contrasto con realizzazioni quali il ciclo della Gibigianna di Pinot Gallizio.
A Giulio Paolini, infine, è stato dato spazio per aver indicato l’esigenza di mantenere un rapporto necessitante con la storia dell’arte, i suoi segni e richiami, e il loro valore per una vivificazione concettuale della forma.

 

IL PRIMATO DELL’OPERA
Il nuovo allestimento della collezione del Novecento storico della
GAM di Torino
Dal 26 settembre 2020
GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 - 10128 Torino
tel. +39 011 4429518; www.gamtorino.it

giovedì 1 ottobre 2020

178a ESPOSIZIONE ARTI FIGURATIVE

Per comprendere quale sia lo spirito che anima l'Esposizione di Arti Figurative indetta annualmente dalla Società Promotrice delle Belle Arti fin dal 1842, giunta oggi alla sua 178a edizione, è utile ripercorrerne per sommi capi alcuni istanti della storia passata.
Con l'intento di valorizzare i giovani talenti e di rendere merito ai maestri, inizialmente  piemontesi, ma anche lombardi, o più in generale di riconosciuta notorietà, la manifestazione - uno fra i più attesi appuntamenti del palinsesto artistico torinese - si presentava nell'articolo di Alfredo Vinardi, dedicato all'edizione del 1913, come "un insieme di volontà tenaci e capaci, tali cioè da sentire e da esprimere la bellezza viva di un'idea, sia pure senza tentare il gran volo".1

In forma di antologica appare anche l'odierno allestimento a cura di Orietta Lorenzini, nel quale è ravvisabile l'evoluzione dei linguaggi artistici del Novecento, in ottemperanza al medesimo criterio adottato dalla giuria nel 1946 per la 102a edizione, teso ad evidenziare "un passaggio di stile dall'800 al moderno".
Superato il salone centrale, prologo alle 12 sale nelle quali sono esposte oltre 500 opere fra "quadri, statue, gessi, bronzi, disegni", incisioni e sperimentazioni, aprono la rassegna validi epigoni della scuola piemontese: da Nello Cambursano, con Ritratto di modella e Natura morta a Maria Antonietta Prelle, autrice degli scorci naturalistici di Plan Gonet e Casa del Villair e le vedute della Dora campite in lacerti azzurro-verdi dall'abile colorista Pippo Bercetti.
L'itinerario prosegue con le sculture di Claudia Sacerdote, erede di una compagine femminile che, scriveva nel 1913 un anonimo cronista de La Stampa, superava pregiudizi di genere per affacciarsi alla ribalta facendo solenne ingresso "nel gran mondo maschile" ed oggi afferma con autorevolezza il proprio carattere: Lidia dell'Oste e Anna Borgarelli nell'acquerello, Tatiana Veremejenko con le sue figure giunoniche, Mary Morgillo, Luciana Francone e numerose altre nella grafica.

In medias res, incastonata nella mostra, la preziosa raccolta di respiro internazionale ospite della Sala 7 volge lo sguardo al secolo scorso, controverso e cruciale per la definizione dei linguaggi artistici contemporanei. Vi figurano l'antiaccademico Umberto Mastroianni, l'avanguardia di Nini Maccagno nelle forme astratte modulari de La serie. Con Alice, La giacca dimenticata di Giacomo Soffiantino, la pittura informale di Piero Ruggeri e il saggio 'astratto-cinetico' Senza titolo, di Jean Tinguely. Accanto, presenze delicate come gli Iris di Albino Galvano o i gracili Fiori post impressionisti di Teonesto Deabate.
Sandro Cherchi, qui nelle sagome dipinte di Un mattino al mare, fu maestro di Raffaele Mondazzi, cui l'Accademia Albertina rende omaggio in questi giorni nella mostra "Barovero, Mondazzi, Preverino. Dalla materia all'opera -; l'Interno dai colori saturi, dipinto da Nicola Galante, il Bambino che dorme di Francesco Menzio, le vele e i Fiori di Enrico Paulucci, evocano episodi di lungimirante mecenatismo e di audace imprenditorialità, mentre alla Gam il nuovo allestimento della Collezione del'900 dedica una sala al gruppo torinese dei Sei. Tout se tient.

Si susseguono in gran copia lavori forse tecnicamente meno pregevoli, espressione spontanea di sentimenti e di idee, eseguiti con spregiudicata naïveté, fertile humus che alimenta l'intero sistema dell'arte e ne costituisce il tessuto connettivo. Da questo scenario eterogeneo, fra protagonisti e comprimari, capita che sommessamente si elevi la voce di chi, come Fernando Eandi, forte del proprio talento, si accosti alle vicende del mondo conservando un certo pudore. "Uno di quelli che ancora sanno guardarsi intorno, quando camminano, per vedere quelle cose di cui nessuno tiene più conto" (G. Schialvino).


1) A. VINARDI, L'Esposizione della Promotrice di Belle Arti di Torino, in "Emporium. Parole e figure", Vol. XXXVII, n. 221,
pp. 389, 390.



178a ESPOSIZIONE ARTI FIGURATIVE
Dal 9 settembre al 9 ottobre 2020
Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Viale Balsamo Crivelli, 11 - Torino
Orario: 11 - 13 / 16 - 20; festivi 10,30 - 13. Lunedì chiuso.
Ingresso libero