giovedì 12 maggio 2022

FRAMMENTI DI STORIA DI COLLEGNO

L'opera postuma di Giuseppe Gramaglia FRAMMENTI DI STORIA DI COLLEGNO, pubblicata nel 2006 nel ventennale della sua prematura scomparsa (avvenuta a soli 36 anni, il 7 giugno 1986) merita, seppur a distanza di oltre un decennio, di essere esaminata e portata alla ribalta.
Grazie all'interessamento di Marisa e Manuel Torello, artefici della  raccolta e del riordino dei suoi scritti (in massima parte comparsi sulla rivista "Il Rocciamelone" dal 1971 al 1986), nel 2006 si è concretizzato "il sogno di Beppe", così affettuosamente descritto nel testo introduttivo dalla sorella Anna Gramaglia. Il sogno, ovvero, di restituire agli abitanti di Collegno e ai piemontesi la più ampia e dettagliata descrizione possibile delle vicissitudini di una terra dalle tradizioni millenarie e, talora, dal passato glorioso.

Carta del Piemonte e della Liguria avanti il dominio dei romani
"Atlante Illustrativo"
A . Zuccagnini, Firenze 1845
La rigorosa veste grafica, affidata alle Edizioni del Graffio, si fregia di numerose testimonianze fotografiche, frutto delle assidue ricerche condotte dall'autore negli archivi storici del Comune, della Città di Torino, della Curia Arcivescovile, in un arco temporale che spazia dagli originari insediamenti preromani nei pressi delle colline moreniche rivolesi, fino ai primi anni del Novecento con il costituirsi della borgata di Savonera.
Al corredo di immagini documentarie composto di mappe, frontespizi, manoscritti e lettere patenti si alternano gli scorci pittorici di Gabriella Malfatti, elementi di un apparato fotografico interamente in bianco e nero, quasi a sottolineare il carattere memoriale della pubblicazione.
Collegno
Reperti longobardi: fibule a staffa in argento dorato
e guarnizioni di cintura in ferro ageminato con almandini
Scorrendo le 296 pagine di testo, sono molti gli aneddoti che delineano i contorni della storia antica e recente di Collegno, comune descritto da Giuseppe Gramaglia secondo due nature distinte, quella "degli usi comunitari, del Borgo murato, dell'antica viabilità da una parte, e dall'altra la Collegno barocca del castello nuovo dei Provana, della Certosa, della parrocchiale sorta sui resti dell'antica San Pietro, della nuova Santa Croce, sino alla Collegno delle Cascine e delle ville, e alla Collegno che già dai primi del Settecento comincia a sentire nelle 'affayterie' [fabbriche di conciatura delle pelli] del Mulino e del Baraccone, nei 'Filatoj' presso il mulino, i primi fermenti dell'industrializzazione".

G. Vallier, 1891
tav. XXXIV, pp. 311-314
Sigilli della Certosa Reale
Osservando la genealogia della famiglia Provana, si apprende che il capostipite Giovanni Francesco Provana dei signori di Bussolino e La Gorra, insignito del feudo con solenne investitura il 14 maggio 1600 nel castello di Fossano, subentrerà  alla dinastia dei Savoia - Collegno nel dominio di quei
territori, intessendo le vicende del casato con le influenti famiglie locali, gli ordini religiosi, gli epici accadimenti in età napoleonica, fra mire imperialiste e moti repubblicani. 
Una trama che si intreccia al persistere di tradizioni, ricorrenze religiose, vissute con devozione dalla comunità dei credenti, monitorate con scrupolo apostolico dai vicari dell'Arcivescovo di Torino, inviati per effettuare le periodiche visite pastorali.
Testimonianze tangibili di questi avvenimenti risiedono nella toponomastica (la zona residenziale Terracorta, già "Terra Colta", cioè coltivabile), nei poderi nobiliari (tra le più antiche Cascina Dorera, nota come "La Magnina" e Cascina Bergera, "una grangia con i suoi edifici, orto, giardino, cortile, aia e pertinenze"), negli edifici monastici (la Real Certosa di Collegno) o nei monumenti di interesse paesaggistico compresi nel perimetro comunale.

Cascina Marocchina
Fotografia di Renzo Miglio
Gabriella Malfatti
Collegno - Villa Richelmy
facciata interna e cancello
L'acribia dell'autore, cattolico non bigotto, attivo propugnatore di battaglie in favore della cittadinanza in veste di consigliere comunale, ha permesso una circostanziata indagine sulla storia di Collegno, inaugurata nel 1977 e confluita in tre corposi saggi altrettanto particolareggiati.
Gli "Echi di storia", inseriti in questa edizione dai curatori al fine di contestualizzare maggiormente gli eventi narrati, si pongono quale supporto didattico per le nuove generazioni. Marisa e Manuel Torello, cogliendo il testimone del compianto Gramaglia, conducono in un viaggio senza soluzione di continuità attraverso i secoli "in questo lembo di terra dove la più piccola pietra può all'improvviso trasformarsi in un incantesimo", consapevoli che "riscoprire la nostra storia è soprattutto un ricongiungersi con la fonte stessa da cui nasce la nostra cultura e la nostra mentalità" e che affondare le radici nel proprio passato significa, in altri termini, "ricercare il senso della vita", valore primario di un comune destino.

sabato 7 maggio 2022

FERRO E FUOCO

Fabbri ferrai al lavoro

Ferro che rugginoso
si mette entro a fucina
se martel poderoso
lo batte ben si affina.

                  (Jacopone da Todi)

Fabbri di ieri e di oggi. Artisti o artigiani?  Con il testo di Anna Cremonte Pastorello e le suggestive fotografie in bianco e nero di Maurizio Baiotti la pubblicazione FERRO E FUOCO dà ampio spazio a Torino e al Piemonte senza dimenticare esempi importanti di architettura in ferro in Italia e in Europa, tra excursus cronologico e rassegna iconografica suddivisa in tematiche: cancellate e cancelli, portoni, roste, finestre, poggioli, lampioni, ponti sospesi, arredi esterni e interni, insegne, armi e infine applicazioni in agricoltura, industria e trasporti. Come si legge nella prefazione di Gian Giorgio Massara, l'accurata veste editoriale "si rivela ricchissima di notizie con esempi poco conosciuti nel campo dell'arte fabbrile", considerata così importante da Luigi XIV di Francia da collocarla immediatamente dopo la pittura, la scienza e la musica.

Valle d'Aosta. Castello di Issogne
Picchiotto del portone principale
Fine XV sec.
Materiale "strutturale", funzionale agli usi più svariati eppure estremamente deperibile, così soggetto alla corrosione e all'effetto degli agenti atmosferici, il ferro battuto si diffonde nel territorio piemontese e in particolare fra le residenze nobiliari e le vie di Torino con le sue linee barocche e Liberty in cancellate, inferriate, elementi di ornato architettonico, nelle armature di raffinata fattura medievale conservate nelle armerie dei musei o dei castelli, splendido connubio fra ricerca estetica e destinazione d'uso quotidiano.
Vecchie vedute piemontesi e valdostane restaurate dallo studio Alberto Armano illustrano alcuni momenti della produzione siderurgica con gli artefici al lavoro, fino ad arrivare alla fabbricazione industriale di locomotive e mezzi militari. Tutti "manufatti di alto valore artistico sia che nascessero nella tradizionale fucina, sia che uscissero dai calchi in cui il metallo si colava".
Nancy. Place Stanislas
Cancellata di Jean Lamour
1752
Dalla mitologia greca ai fasti dell'Impero Romano, arrivando attraverso i secoli agli anni della rivoluzione industriale, il fabbro assume progressivamente i connotati del demiurgo, di homo faber, è assimilato ad un mago dai poteri misteriosi, è riconosciuto quale abile artigiano, fino a perdere prestigio allorché il milanese Alessandro Mazzucotelli, artefice dei decori di Casa Maffei a Torino (1904) definisce i fabbri ferrai "vassalli dell'Architettura", considerati da architetti e ingegneri meri esecutori al servizio della loro "poca o molta genialità". Di fatto l'apporto nei secoli di maestri qualificati risulta indispensabile, sul piano militare e civile, al progresso delle civiltà egemoni. Nell'XI sec. i conventi diventano fra i maggiori propulsori di questa arte; nelle fucine delle abbazie monaci e artigiani itineranti provenienti da tutta Europa, destinati a prestare la loro opera nelle dimore feudali, attivano una proficua collaborazione perfezionando la tecnica e diffondendola nelle sedi nobiliari del vecchio continente.
Torino, Santuario della Consolata
Scala d'accesso al pulpito
La scoperta del ferro ha origini antichissime e una costante fioritura: dai Pugnali del cielo egizi (3000 a.C.) ricavati da frammenti di meteorite, alla battitura del metallo incandescente al fine di liberarlo dalle impurità, a partire dal 1700 - 1500 a.C., la sua forgiatura acquista via via un intento decorativo procedendo attraverso il gotico fiammeggiante, il rigore rinascimentale, il genere pittoresco dello stile Rococò, l'opulenza dei dettagli dorati in Russia e Spagna, fino a trovare applicazione nelle grandi opere di ingegneria quali, ad esempio, la Tour Eiffel progettata da Gustave Eiffel per l'Esposizione Universale di Parigi del 1889 o la straordinaria stazione della metropolitana Karlsplatz di Otto Wagner a Vienna, realizzata tra il 1894 e il 1899 con lo scheletro in ferro rivestito di lastre di marmo.
Torino
Locomotiva Enza

1906
Nel XX secolo in architettura dominano le soluzioni razionaliste degli architetti Walter Gropius (1883-1969), Adolph Meyer (1881-1929), Le Corbusier (1887-1965) o le linee spezzate o curve dell'espressionista Eric Mendelsohn (1887-1953), caratterizzate da elementi armati in ferro, abbinati al vetro e all'acciaio. Anche oggi, sebbene il metallo (sideros, com'era chiamato dagli antichi greci per la sua affinità con i meteoriti, ovvero "stelle" cadute dal cielo) trovi un minor impiego in campo urbanistico viene utilizzato nell'architettura d'interni, dove testiere, tavoli e sedie da giardino, dehors, fioriere ed altri complementi, esaltano le proprietà di una materia versatile, forte e fragile al tempo stesso, che ha saputo piegarsi alle esigenze della storia, senza tuttavia scalfire in alcun modo la propria innata, inossidabile fierezza.

FERRO E FUOCO
Excursus tra ferri e fabbri
Anna Cremonte Pastorello di Cornour e Maurizio Baiotti
2014 - f.to 24x31 - 352 pagine
€ 40,00
ISBN 978-88-7889-317-7
Daniela Piazza Editore