mercoledì 5 giugno 2019

ANGELO SAGLIETTI

BIMBI CON CAVALLINO DI LEGNO
1972
Foto di Fabio Amerio
Circa cinquanta opere tra sculture (bronzi, terrecotte, gessi), gioielli in argento e una selezione di disegni preparatori in mostra presso la Pinacoteca dell’Accademia Albertina descrivono quattro decenni di intensa attività di ANGELO SAGLIETTI.
Curata da Armando Audoli, l'esposizione ricostruisce la vicenda umana e artistica di un autore che contrappose l'elegante dinamismo e una scrupolosa indagine figurativa al mutevole panorama estetico del proprio tempo.
Così lo ritrae Audoli: "modesto nel senso migliore del termine, incarnava l’antitesi dell’arrivismo e del presenzialismo... refrattario agli abbagli fallaci delle facili apparenze, inseguì per tutta la vita un ideale artistico fatto di concretezza e lirismo".
PALMA
1973 ca.
terracotta dorata
Foto di Fabio Amerio
Nato a Saluzzo il 13 aprile 1913, Angelo studia con il toscano Italo Griselli e con il calabrese Umberto Baglioni all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si diploma nel giugno del 1937. Ai Prelittoriali torinesi dello stesso anno il suo Vogatore ottiene il primo premio e la critica è unanime nel considerare lo scultore esordiente come uno "tra i migliori dell’ultima covata accademica" (sono parole di Enrico Paulucci). Nel 1938 vince il premio del Sindacato Interprovinciale Fascista grazie alla scultura in gesso patinato Vecchio pescatore, conosciuta anche con il titolo alternativo Lavoratore. Dal 1939 al 1941 ricopre la carica di assistente del conte Alberto Cibrario alla cattedra di anatomia dell’Accademia Albertina e del liceo artistico ad essa annesso.
AULETA
1963
bronzo
Foto di Fabio Amerio
Allievo di due artisti d’eccezione, il toscano Italo Griselli (1880-1958) e il calabrese Umberto Baglioni (1893-1965), ossia il pupillo del senatore Edoardo Rubino (1871-1954), decano della plastica accademica sabauda, egli ammirò anche l'"indole vulcanica"di Umberto Mastroianni, erede delle sperimentazioni tridimensionali del secondo futurismo.
Sposa nel 1941 la pittrice Giuseppina Civetta, compagna di vita e sodale di un’intera parabola creativa: i due artisti esporranno assiduamente insieme, a partire dagli anni difficili del secondo dopoguerra. Saglietti prende parte alla Seconda guerra mondiale e, fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943, viene internato in Polonia e in Germania; durante il periodo della prigionia esegue una toccante serie di disegni, pieni di pathos e realizzati con mezzi poveri o di recupero. Il forte stress dell’esperienza bellica gli provoca un’ulcera cronica e ben tre bombardamenti gli devastano lo studio di via Susa.
CADUTA
1975
bronzo
Foto di Fabio Amerio
Nel 1948 si trasferisce in Svizzera con la famiglia e vi rimane per una ventina d’anni, prima a Stetten, poi a Basilea e a Zurigo. Raggiunta la definitiva maturazione stilistica, nella maggiore città elvetica dirige per un triennio i corsi di preparazione artistica del consolato d’Italia. Agli anni Sessanta, risalgono capolavori quali Maternità, o la testa "egizia" di Roberta. Nel 1969 riceve le insegne di Cavaliere Ufficiale per meriti artistici e culturali e, rientrato a Torino, è accolto con entusiasmo da critici e colleghi. Ripresa l’attività didattica, è professore di ruolo di figura e ornato modellato al Secondo Liceo Artistico di Torino dal 1974 fino alla prematura scomparsa, avvenuta il 10 luglio 1979.

ANGELO SAGLIETTI
Uno scultore nella Torino di Rubino e Mastroianni
Dall’11 maggio al 29 settembre 2019
Pinacoteca Albertina
via Accademia Albertina, 8 - Torino
Per informazioni: t. 0110897370; pinacoteca.albertina@coopculture.it
www.pinacotecalbertina.it