lunedì 11 giugno 2018

Profili / TOMMASO JUGLARIS

Tommaso Juglaris
Autoritratto
1921
Olio su tela, cm. 60×50
TOMMASO JUGLARIS ((1844-1925) è stato celebrato con una preziosa mostra nel maggio 2017 presso la sede della Famija Moncalereisa1, nella quale una selezione di circa quaranta lavori fra disegni e dipinti hanno reso omaggio all'illustre maestro. La rassegna fa seguito alle esposizioni di Lansing (Michigan - USA, ottobre 2004 - gennaio 2005) e di Moncalieri (febbraio - agosto 2006)2.
Pittore piemontese come Giacomo Grosso (Cambiano 1860 - Torino 1938) e Cesare Ferro (Torino 1880 - 1934) per non citare che i contemporanei più celebri, emigrati con notevole fortuna in paesi stranieri, rivela nella sua biografia i patimenti subiti in patria - di tipo economico, soprattutto - che lo condussero in seno alla cultura artistica d'Oltreoceano, dove ottenne fama e riconoscimento. Un parallelo letterario si riscontra nella biografia dello scrittore statunitense Henry James (New York 1843 - 1916), coevo e pressoché coetaneo di Juglaris, che nella maggior parte dei propri romanzi lascia trapelare, seppur da un punto di vista antitetico (lui statunitense di nascita), una profonda dicotomia fra la tradizione europea e quella del nuovo mondo.
Malgrado ciò "The Portrait of a Lady" (1881), "The Bostonians" (1886) e in particolare "The American" (1877), assumono il volto dei personaggi tratteggiati a pennello da Juglaris o la sensuale opulenza dell'accademico Giacomo Grosso.
Tommaso Juglaris
La zingarellaUltimo quarto XIX sec.
Olio su tela, cm 38 x 32
Con Christopher Newman, tipico esemplare di self made man, protagonista de L'Americano, Juglaris condivide alcuni tratti d'esordio della propria travagliata esistenza in patria - il fallimento dell'attività commerciale paterna, la fame, l'inflazione nel primo dopoguerra - che lo condurrà dapprima a Parigi e poi in America per ben otto volte.
"Povero e squattrinato[...]l'unico capitale di cui disponeva era la sua intrepida risolutezza e la netta percezione dei fini e dei mezzi. [...] Aveva impegnato mani e cervello in tante cose, era stato intraprendente nel vero senso della parola: avventuroso e persino temerario, aveva conosciuto le amare cadute e i più brillanti successi, ma, sperimentatore per natura, aveva sempre trovato alcunché di cui rallegrarsi anche quando il bisogno gli irritava la carne e l'anima come il cilicio di un monaco medioevale"3. Lavoratore instancabile organizza scuole d'arte estive in Massachussets, in New Hampshire e Maine, dirige gli istituti d'arte di Boston e Providence, nonché la Rhode Island School of Design (RISD) a Providence, formando decine di allievi al gusto europeo, esportando metodi e tecniche tradizionali (ad esempio le aule ad "anfiteatro" per lo studio del nudo), in risposta alla koiné artistica del Rinascimento Americano capitanato da John Singer Sargent.
Tommaso Juglaris
Scorcio di Moncalieri1921
Olio su compensato, cm 14 x 23
Si potrebbe parlare di cervelli in fuga: Parigi "capitale del mondo" artistico, Londra, New York, sono fra le mete di Boldini, De Nittis, Grosso e dello stesso Juglaris. Nemo propheta in patria. Tuttavia, numerosi sono i tributi della comunità cittadina al proprio conterraneo: è del 1925 la Commemorazione della morte da parte del Consiglio Comunale di Moncalieri, cui seguono le Mostre ricordo del 1960 a cura del Gruppo Amici dello Spettacolo, del 1975 alla Famija Moncalereisa e nel 2000 lo studio che il critico Gian Giorgio Massara dedica al "professore" in Moncalieri, Territorio e Arte.
Momenti che permettono di far luce su un artista molto apprezzato all'estero al quale nel 1992 lo studioso Geoffrey Drutchas, dopo aver scoperto il monogramma T.J., assegna la paternità del ciclo delle Muse (1886) dipinte ad olio su tela per il Parlamento di Lansing nel Michigan. Segue poco tempo dopo la scoperta casuale dell'Autobiografia, appartenente a collezionisti privati, da cui si apprendono alcuni importanti momenti formativi della sua carriera: gli studi all'Accademia Albertina; l'ambiente parigino; i monumentali cicli pittorici in America fra cui il fregio delle Ore (1904) su fondo oro, nella  Sala lettura della biblioteca Ray Memorial a Franklin nel  Massachusetts.
Tommaso Juglaris
Le Schiave
1888
Olio su tela, cm 76 x 130
Juglaris affronta temi mitologici e temi religiosi, recuperando i principi ispiratori dei Nazareni e uno stile rigoroso assimilabile alle figure del pittore torinese Enrico Reffo (1831 -1917), insegnante della scuola di pittura e scultura presso il Collegio degli Artigianelli - le cui opere, dettate da una sincera devozione religiosa, sono conservate in santuari e luoghi di culto della città. Il pittore moncalierese apporta a tale solennità un vigore plastico e un solido modellato anatomico, tale da essere considerato troppo audace dai detrattori puritani che nel 1888 a Boston si trovarono di fronte i corpi nudi delle Schiave, distesi sul manto villoso di un candido tappeto. Alcuni particolari anatomici rivelano altre volte uno studio approfondito dell'arte rinascimentale. Come il braccio del Cristo morto, conservato nella Chiesa di S. Francesco a Moncalieri, il quale rivela non poche analogie con la Deposizione di Cristo di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, con il Marat assassinato di Jacques-Louis David (a sua volta con precedenti illustri nella Deposizione caravaggesca e nella Pietà michelangiolesca) o, ancora - secondo quanto confermato dagli appunti autobiografici di Juglaris -, con il Corpo di Cristo morto nella tomba (1522) di Holbein il Giovane, presso il Kunstmuseum di Basilea, di cui riprende puntualmente l'impianto compositivo.
Tommaso Juglaris
Cristo morto
1897
Olio su tela, cm 120 x 240
Febbrile l'attività espositiva, in Italia, presso la Società Promotrice delle Belle Arti e il Circolo degli Artisti di Torino e all'estero, dove espone ai Salons parigini, e presso l'Art Club di Boston, a quel tempo capitale dell'industria editoriale e del giornalismo. A Parigi realizza numerosi ritratti di amici "perché era un eccellente esercizio e non avevo a pagare i modelli", annota. Artista eclettico si occupa di editoria, decorazione, realizza scenografie per il Teatro Regio di Torino e per il Teatro Barnsley nello Yorkshire, si interessa di arti applicate all'industria, negli stessi anni in cui William Morris dà corpo alle proprie idee socialiste con l'istituzione del movimento Arts and Crafts e Gustav Klimt (Baumgarten,1862 - Vienna, 1918) di cui quest'anno ricorre il centenario della morte, incarna con le sue eleganti figure Art Nouveau l'estetica secessionista.
Dipinge imitazioni Gobelins su commissione, lavora per le manifatture di litografie e cromolitografie del tedesco Pietro Thurwangher e per Robecchi, in qualità di pittore su ceramica dirige la fabbrica di Aubrée, collabora con la ditta di ceramiche Soupirou et Fourier e con altre realtà allora in auge, analogamente a quanto fecero raffinati artisti prestati all'industria, quali Émile Gallé, all'interno di un più ampio dibattito riguardante le questioni etiche ed estetiche derivate dalla produzione in serie dei manufatti.
Bartolomeo Piovano
Vecchie draghe e barconi sul Po (part.)
1965
In occasione della mostra di cui si è detto in apertura, è stata presentata una selezione di opere di Bartolomeo Piovano (Moncalieri 1903 - 1989), allievo di Tommaso Juglaris, conosciuto all'età di 17 anni. Trait d'union fra il realismo pittorico ottocentesco della Scuola di Rivara di Avondo, Bertea, Pittara e altri e le novità stilistiche del Novecento di Boswell, Chessa, Galante, Menzio, Levi, Paulucci, riuniti nel Gruppo dei Sei di Torino, poco più di venti opere esposte, descrivono i luoghi a lui più cari, a lungo frequentati: la riviera ligure di ponente, il "gozzaniano canavese", Champoluc in Val d'Ayas, oltre allo Studio d'interno dell'abitazione a Moncalieri del mio maestro Juglaris del 1924, ultimo omaggio prima della morte di questi, avvenuta nel 1925. A differenza di Juglaris, Piovano  predilige il paesaggio con alcuni interessanti esempi di natura morta, costellati di particolari umili - il tavolo in legno, un paiolo di rame - complementi d'arredo popolare, di schietto realismo, attiguo al rustico dipingere del valdostano Italo Mus. Trasferitosi per lavoro in Argentina nel secondo dopoguerra, Piovano ritorna a Moncalieri negli anni Settanta, continuando a ritrarre dal vero una realtà quieta, ma saldamente definita dal segno calibrato e dall'intenso cromatismo.
Esporrà numerose vedute alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, alle Quadriennali e alle Esposizioni Nazionali, riservando sempre un occhio di riguardo alla propria cittadina.

1. Juglaris e Piovano. Il maestro e l'allievo, Moncalieri, Famija Moncalereisa, 20-28 maggio 2018.
2. In quell'occasione fu pubblicato il circostanziato catalogo a cura di Maria Luisa Reviglio della Veneria, Tommaso Juglaris, Un artista tra Europa e America, (Ed. bilingue Italiano/Inglese), Famija Moncalereisa, Moncalieri (TO) 2006, con contributi di Gian Giorgio Massara, Geoffrey G. Drutchas, Domenico Giacotto, Ann Arpin, Kerry Chartkoff, Marco albera e Angelo Mistrangelo.
3. H. James , L'Americano, Mondadori, Milano 1982, pp. 20, 21.