giovedì 30 agosto 2018

LA FRAGILITÀ DELLA BELLEZZA

Anton van Dyck (Anversa, 1559 - Londra, 1641)
Ritratto di Caterina Balbi Durazzo, 1624
olio su tela, 220,2 x 149 cm
Genova, Palazzo Reale, Sala delle Udienze
Nell'ambito della Diciottesima edizione di Restituzioni, il programma di restauri di opere appartenenti al patrimonio artistico nazionale, curato e promosso da Intesa Sanpaolo, la Reggia di Venaria presenta nelle Sale delle Arti LA FRAGILITÀ DELLA BELLEZZA.
Fino al 16 settembre 2018, la Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e altri 200 capolavori restaurati, raccontano delle maestranze messe in campo nel difficile compito di restituire al pubblico un vasto patrimonio pittorico, scultoreo e di alta manifattura artigianale in seguito ad attente indagini scientifiche e accurati interventi di recupero.
Ad eccezione della tela del Bellotto proveniente da Dresda1 le opere appartengono a 17 regioni italiane coinvolte in un itinerario da nord a sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche. Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto.
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, Belluno, 1488/1490 - Venezia, 1576)
San Gerolamo penitente, 1556-1561
Olio su tavola 235 × 125 cm
Milano, Pinacoteca di Brera
Avviato nel 1989 dall’allora Banca Cattolica del Veneto, con obiettivi e finalità legati al territorio di competenza di quell’Istituto, Restituzioni ha gradualmente ampliato il proprio raggio di azione ed è in continua espansione, come testimoniato già dalla diciassettesima edizione che ha visto coinvolte 12 regioni italiane, 46 istituzioni proprietarie e l’inclusione, per la prima volta, di un Paese europeo con i tre rilievi lignei provenienti dal Calvario di Banská Štiavnica in Repubblica Slovacca ammirato, insieme ad altri 140 capolavori, da circa 76.000 visitatori che hanno beneficiato della mostra conclusiva La bellezza ritrovata, allestita nella primavera-estate 2016 presso le Gallerie d’Italia in Piazza Scala a Milano.
Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere recuperate che spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche.
Codice di disegni dall’Ambrosiana (F245 inf.)
disegni del XVI secolo
raccolta di 76 disegni realizzati in tecniche varie su carta   
47 x 34 cm (codice)
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana
(acquisizione Federico Borromeo, inv. F245 inf.)
Ciascuna tipologia di materiale ha richiesto una specifica metodologia d'intervento.
Alle analisi scientifiche svolte attraverso mappature grafiche, radiografie e fotografie ai raggi ultravioletti e agli infrarossi si sono aggiunte soluzioni di ultima generazione, come la scansione in 3D (utilizzata per I tre crocifissi di Vincenzo Foppa) e la riproduzione fotografica ‘in falso colore’, indispensabile per procedere con puliture più approfondite "senza 'svelare o 'spellare' un dipinto" come nel caso della Madonna con il Bambino di Jacopo Bellini.
Fra i reperti più delicati il Reliquiario ostensorio del braccio di sant’Eugenio (1430) opera di Argentiere ligure (?), testimone più integro e cospicuo del mecenatismo artistico del vescovo Vegerio sul fronte savonese e nolese; riconducibile al «braccio di S. Eugenio guarnito d’argento» inventariato nell’ottobre 1585 da monsignor Niccolò Mascardi, in visita apostolica nella chiesa di San Pietro a Noli, è tuttora compreso fra i beni di San Pietro.
Argentiere ligure (?)
Reliquiario ostensorio del braccio di sant’Eugenio, 1430
(proveniente da Noli (Savona), antica cattedrale di San Paragorio)
rame inciso a bulino e a cesello; argento sbalzato inciso a bulino e a cesello,
smalti translucidi champlevé e a basse-taille
51 x 53 x 27 cm
Noli (Savona), concattedrale di San Pietro
Il recupero dello straordinario Paliotto d’altare (1749) di Pietro Piffetti (Torino, 1701-1777), non tanto strutturale quanto integrativo degli intarsi di rivestimento in madreperla e avorio, ha visto la collaborazione interdisciplinare delle professionalità del CCR - Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Apparato composto da cinque elementi assemblati - una contromensa, due ali laterali, un controtabernacolo e un Crocifisso in avorio, di eccezionale eleganza e finezza anatomica, all’interno di un baldacchino - fu concepito per l’altare maggiore della chiesa di San Filippo Neri a Torino dedicata al fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Nel 2010 il paliotto è stato trasferito dalla sacrestia della chiesa nel Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, allestito al primo piano dell’annesso convento degli Oratoriani.
Uccelli e fiori su un cielo del Seicento sono invece riemersi dalla pulitura della decorazione all'interno del coperchio del Clavicembalo sei - settecentesco, esposto al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali a Roma.
Manifattura romana (?)
Clavicembalo, prima metà del XVII secolo - prima metà del XVIII secolo
legno di pioppo, cipresso, abete, noce, faggio, bosso, ebano e legno di frutto sagomato,
modanato, intagliato e assemblato, ottone, penne di uccello (strumento);
legno sagomato, modanato, intagliato, dorato a guazzo, dipinto a olio su tavola (cassa esterna);
20 x 82,5 x 258 cm (strumento); 88,5 (alt. con gambe) x 90 x 266 cm (astuccio)
Roma, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali
La rassegna accosta esemplari molto diversi fra loro per uso e provenienza, include fra gli altri l'Arazzo con scene di Noè conservato in Palazzo Reale a Torino, la portantina nuziale onna morimono (periodo Edo, Giappone), dal Castello di Racconigi (Cuneo) e il Mantello cerimoniale Tupinambà (giunto in Italia alla fine del XVI - inizio del XVII secolo dal Brasile), fragile reperto etnico confezionato con penne di ibis rubra su rete in fibra di cotone, custodito nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana a Milano, sottoposto a pulitura per microaspirazione e con laser infrarosso.
Anche opere recenti, soggette all'erosione del tempo, sono state oggetto di specifici interventi adatti ai materiali utilizzati da artisti precursori o protagonisti del linguaggio artistico contemporaneo, fra esse: Fiori (1918), olio su tela di Giorgio Morandi, il tessuto combusto e i cretti in Nero Bianco Nero (1955) di Alberto Burri, il complesso graffito ad olio, acrilici, pastelli a cera e carboncino su tela di Cy Twombly, Senza titolo. Roma (Il muro), conservato alla GAM di Torino.
Alberto Burri (Città di Castello, Perugia 1915 - Nizza, 1995)
Nero Bianco Nero, 1955
assemblaggio di tessuti, cerniera lampo, plastiche, cartone,
olio, resina vinilica, bianco di zinco e nero d’ossa su tela di iuta; 150 x 250 cm.
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Infine, a siglare un percorso che ha coinvolto 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e 63 enti proprietari, tra musei, chiese, siti archeologici, un video illustra le fasi di intervento conservativo su La trasfigurazione di Cristo (1478 - 1479), tempera su tavola di Giovanni Bellini (Venezia 1430 ca. - 1516), non esposta poiché oggetto di un impegnativo restauro in corso di realizzazione presso il laboratorio del Museo a Real Bosco di Capodimonte (Napoli), ove è presente in collezione.
Quale strumento di supporto all'importante compito divulgativo assolto dalla mostra è da considerarsi la pubblicazione del catalogo Marsilio, a cura di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti, con schede storico-artistiche redatte grazie alla collaborazione di 70 storici dell'arte coinvolti nello studio e nella collocazione contestuale delle opere e con le relazioni di restauro effettuate dagli oltre 200 professionisti attivi in centinaia di laboratori qualificati in Italia. All'edizione a stampa si affianca il catalogo in versione digitale, di quasi 800 pagine e 1500 immagini, scaricabile gratuitamente dal sito web dedicato a Restituzioni.

1) Bernardo Bellotto, detto Canaletto (Venezia 1722 - Varsavia 1780), Il Mercato nuovo di Dresda visto dallo Jüdenhof, 1749 (?), olio su tela, 136 × 236 cm. Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Gemäldegalerie Alte Meister.

LA FRAGILITÀ DELLA BELLEZZA
Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati

Fino al 16 settembre 2018
Reggia di Venaria, Sale delle Arti
Piazza della Repubblica 4, Venaria Reale - Torino
Orario: da martedì a venerdì 9 - 17; sabato, domenica e festivi 9 - 18.30. Lunedì chiuso. Le biglietterie e gli ingressi chiudono un’ora prima rispetto agli orari indicati.
www.lavenaria.it
www.restituzioni.com