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Giacomo Grosso Sorpresa, 1926 Olio su tela 85,5 x 146 cm Courtesy Galleria d'Arte Moderna di Palermo |
Ha visto la luce lo scorso aprile 2025 Giacomo Grosso. D’incarnato e di pittura. Il corpo dipinto, pubblicazione fortemente voluta dall'Amministrazione Comunale di Cambiano, città che ha dato i natali a Giacomo Grosso (1860-1938) e che, oggi, ne celebra il talento con una serie di eventi multimediali da attuarsi nel capoluogo piemontese, nelle sedi di Piacenza, Brescia e Barletta, luoghi in cui dimorano alcuni capolavori realizzati dall'artista nel corso di una feconda carriera, costellata di premi, onorificenze, frequenti esposizioni - nelle rassegne internazionali, alla Promotrice delle Belle Arti, al Circolo degli Artisti -, coronata dall'insegnamento presso l'Accademia Albertina di Torino e dalla nomina a Senatore del Regno il 16 maggio 1929.
Il catalogo trae l'abbrivio dal restauro del dipinto Sorpresa, nelle collezioni GAM di Palermo, per compiere un'incursione nel nudo, così come lo intese Grosso nei dipinti Toilette, Nudo di donna, Ragazza nuda coricata.
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Giacomo Grosso Autoritratto, 1938 Olio su tela 80 x 62 cm Collezione Civica Comune di Cambiano (foto Circolo Fotografico Autofocus - Cambiano) |
Attraverso i contributi critici di Gian Giorgio Massara, Angelo Mistrangelo, Silvana Nota, Maria Francesca Martinez Tagliavia (GAM di Palermo), Paola Gribaudo e Salvo Bitonti (Accademia Albertina di Belle Arti), Giulia Paletti (Musei Civici di Brescia), Francesco Picca (Museo Civico di Barletta), Lucia Pini (Galleria Ricci Oddi di Piacenza) e il saggio sull’intervento conservativo diretto da Ambra Giordano e Cristina Costanzo dell'Università degli Studi di Palermo, si delinea la fortuna di un genere che insieme ai ritratti e ad un'intensa produzione di nature morte, paesaggi, soggetti sacri ascrivibili al realismo borghese, costituiscono una pietra miliare nella transizione fra l’adesione mimetica al vero di stampo naturalista e il superamento dei valori accademici avvenuto tra le fila delle avanguardie storiche.
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Giacomo Grosso Ritratto all'aria aperta, 1902 Olio su tela 230 x 100 cm Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza |
Daniela Miron, coordinatrice del progetto editoriale, ha ricordato i numerosi tributi rivolti all'illustre concittadino, in particolare la rassegna "Giacomo Grosso. Una storia tra pittura e accademia" (1 ottobre 2017- 7 gennaio 2018) che offrì l'occasione per ammirare le opere in permanenza nella Sala Consiliare del Comune e per coinvolgere la comunità in una serie di iniziative a tema.
La definizione di Giuseppe Luigi Marini “il pittore soltanto pittore”, poiché ”sa vedere e rendere [...] ma non sa inventare”, ne dichiara il punto di forza anziché il limite. Pochi come lui seppero restituire il temperamento borghese, il retaggio elegante di certa aristocrazia d’antan, rimanendo tuttavia “il pittore facile, comprensibile, popolare” (M. Bernardi) che i suoi epigoni continuano a ricordare, nonostante l'evoluzione nello stile e nella tecnica.
Allievo di Andrea Gastaldi, subentrato a Pier Celestino Gilardi alla cattedra di Pittura nel 1906, la sua eredità viene rielaborata da allievi illustri come Giacomo Balla, Evangelina Alciati, prima donna ad essere ammessa dal Maestro in Accademia, da Augusto Cesare Ferrari e, fra i contemporanei, dai cambianesi Giovanni Borgarello e Ferruccio D'Angelo.
Il genio creativo di Grosso permane nelle sontuose ambientazioni d’interni, scaturite dallo studio al terzo piano dell'Accademia torinese, luogo magico e fonte di ispirazione per molti artisti, di cui resta memoria tangibile nella barocca cornice d’alcova, opportunamente custodita in Corte Medievale fra le possenti mura di Palazzo Madama.