giovedì 5 marzo 2020

OLTRE LO SPECCHIO

Giovane donna con album di foto
Torino 1850 circa
stampa all'albumina
Formato carte de visite (63 x 100 mm)
Associazione per la Fotografia Storica Torino
Sulle note del valzer brillante di Verdi, orchestrato da Nino Rota per il Gattopardo di Visconti, la mostra OLTRE LO SPECCHIO illustra la vivace società italiana del XIX secolo, partendo dai ritratti fotografici e dai loro immancabili corredi - abiti, occhiali e oggetti preziosi - negli aulici saloni del seicentesco Palazzo Falletti di Barolo, acquisito nel 1806 e reso celebre salotto torinese del Risorgimento nonché centro di carità cristiana dagli ultimi proprietari Carlo Tancredi e Giulia Colbert di Maulévrier.
Emblemi dell'alta borghesia ottocentesca, come i protagonisti del romanzo di Tomasi di Lampedusa rappresentano la committenza cui si rivolse fin dagli esordi il mercato della fotografia.
Parte del costume e indice di una cultura sociale e politica il ritratto fotografico ebbe una tale diffusione da lambire in seguito tutti i ceti sociali fino alle classi più povere.
Ritratto maschile
Torino 1860-70 circa
stampa all'albumina
Formato carte de visite (63 x 100 mm)
Collezione privata
La "rivoluzione fotografica" poté inizialmente contare su un ben determinato pubblico che aveva specifiche esigenze di acquisto, una committenza medio-alta che raggiunta la sicurezza materiale desiderava affermarsi attraverso segni esteriori. Gli studi fotografici, al pari dei salotti culturali o degli ateliers d'artista divennero "luoghi di consacrazione di status", approntati con fondali trompe l'oeil, ambientazioni teatrali di gusto eclettico per le riprese e un annesso laboratorio per lo sviluppo.
Lo scopo ultimo del ritratto fotografico non era semplicemente quello di fermare il tempo di un ricordo, piuttosto quello di celebrare se stessi, la propria identità, creare un’opera d’arte al pari del ritratto pittorico. Seppure manifestazione di intimità, la fotografia era il riflesso di una socialità talora del tutto apparente, resa evidente da segni e simboli: massicci volumi per soggetti analfabeti e gioielli presi a prestito da signore meno abbienti.
Ventaglio di corte
Motivo traforato a centrino,
manici sporgenti sovrapponibili, cannocchiale allungabile
1815 circa
Tartaruga
Collezione Caposio
Allestita in collaborazione con la Associazione per la Fotografia Storica, la mostra a cura di Edoardo Accattino è strutturata in due grandi parti precedute da una sezione introduttiva al fine di illustrare la nascita e le diverse soluzioni tecniche - dagherrotipo, calotipo, carta salata e albuminata (non di rado colorate a mano), fotocamera a soffietto, stereoscopio ecc. - riflesso di una vivacità tecnico-scientifica estremamente ampia e variegata. Scolpite dalla luce su lastre preparate "le figure, sedute o nell'atto di scrutare in lontananza, suggeriscono maestà e un che di distante; rivolte verso la macchina fotografica, segnalano invece un rapporto più stretto e pratico con l'ambiente"1, ricalcando i clichés di un genere pittorico consolidato.
Abito femminile da giorno con roselline stampate
Manifattura inglese, 1870 circa
Cotone
Collezione privata
Nella prima sezione sfilano in rassegna gli eleganti ritratti dell’alta società (e non solo) in vari formati. Dagli economici biglietti da visita di Disdéri, scambiati in occasioni di feste e ricorrenze, oppure raccolti nell'album di famiglia, iconici con i volti di Garibaldi e Vittorio Emanuele II o didascalici con le filatrici, il lattaio, il personale domestico; alle effigi in formato album di Umberto I e Margherita di Savoia accanto alla balia con bambino immortalata da un fotografo ambulante, fino ai pretenziosi formati famiglia (210 x 275 mm circa) e panel (200 x 300 mm circa), qui le immagini prendono corpo attraverso gli abiti d’epoca, ombrelli e occhiali esposti in sala, espressione della ricchezza e della magnificenza della società europea alla fine del XIX secolo.
Occhiali a forbice
fine del XVIII secolo
Tartaruga e argento
Collezione Caposio
Protagonisti della seconda sezione sono i volti di persone comuni, in special modo nelle pose scattate tra Piemonte, Liguria e Svizzera dalla fotografa ambulante Leonilda Prato nei primi decenni del Novecento: un materiale straordinario poiché documenta non solo un mestiere - per di più svolto da una donna, fatto già di per sé eccezionale - ma un'intera società colta nel passaggio del secolo. Seguono le foto di gruppo realizzate da Lorenzo Foglio, postino di Barolo a cavallo tra XIX e XX secolo, incentrate sulla duplice valenza identitaria e collettiva della figura umana.
Se abiti, occhiali e oggetti d’uso sono una dimostrazione della vita quotidiana dei ceti più abbienti, per le fasce più deboli la fotografia è l’unico ricordo che ne tramanda la memoria, nobilita il lavoro e ne celebra l'umile operosità, tenace espressione di impegno e riscatto sociale.

1. Jan Jeffrey, Fotografia, Skira, Rizzoli, Ginevra-Milano 2003, p. 22.

OLTRE LO SPECCHIO
Società e costume nel ritratto fotografico ottocentesco

1 febbraio - 5 aprile 2020
Palazzo Barolo
Via Corte d’Appello 20, Torino
Orario: dal martedì al venerdì: 10.00-12.30 15.00-17.30; sabato e domenica: 15.00-18.30. La biglietteria chiude un’ora prima
Informazioni e prenotazioni: 338 1691652; palazzobarolo@arestorino.it
www.operabarolo.it