mercoledì 10 dicembre 2025

LA. COLLEZIONE CENTANINI

Composizione con calle e frutti
Oscar Ghiglia
Composizione con calle e frutti
Dal 12 dicembre 2025 all’8 marzo 2026 il Museo Eremitani di Padova espone la Collezione Centanini , appartenente al patrimonio artistico della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in una mostra curata da Alessia Vedova, con la collaborazione scientifica di Elisabetta Vanzelli.
Per la prima volta a Padova si potranno ammirare le testimonianze di cinque secoli d'arte, compendiati in 70 opere fra cui non mancano indiscussi capolavori.
Natura morta con uva, melagrana e pesche
Jacob Bogdany
Natura morta con uva, melagrana e pesche
La Collezione è stata donata alla Fondazione dall’avvocato Pietro Centanini nel 2015. Riunisce ciò che era stato collezionato nel tempo dalla storica famiglia di origini veneziane stabilitasi poi a Stanghella (PD) e le acquisizioni che l’avvocato stesso fece sin da quando era ancora studente di giurisprudenza a Padova.
A fronte della collezione familiare, che riuniva quadri eseguiti tra il Seicento e il primo Ottocento, il suo gusto si orientò verso l’arte moderna. Le prime opere acquistate erano di artisti veneti contemporanei rispettosi della tradizione, come Bergamini, Dinon, Farina, Barbisan, o cautamente innovativi, come Breddo.
Donna e banco di frutta
Renato Guttuso
Donna e banco di frutta
Ma il gusto maturato all’interno del patrimonio familiare lo spinse anche ad apprezzare e ricercare quadri antichi del Sei e del Settecento, come la Madonna attribuita al Guercino, il paesaggio alla maniera di Salvator Rosa, e un piccolo dipinto del Maggiotto.
Dagli anni Ottanta gli acquisti si concentrano molto coerentemente sull’Ottocento italiano, con punte di vera eccellenza, come i quadri dei Palizzi, De Nittis, Milesi, Lega, Signorini, Zandomeneghi. Nel contempo, entrano a far parte dell’insieme anche opere di alcuni grandi del Novecento, come Guidi, Guttuso, Utrillo, Soffici, Chagall, Carrà, De Chirico, De Pisis e Sironi. 
Gondole a Venezia
Giovanni Boldini
Gondole a Venezia
Da questi apporti prende corpo una collezione che denota una profonda cultura coniugata con il gusto del momento. Una collezione per molti versi esemplare, in particolare per quanto concerne l’Otto e il Novecento, dove si evidenzia il gusto di Centanini e di sua moglie, entrambi appassionati d’arte, ma anche la loro scelta di avvalersi, nel dare forza e prestigio alla loro raccolta d’arte, dei suggerimenti dei più stimati esperti e mercanti d’arte attivi nell’Italia di quegli anni. Creando così una collezione di altissimo livello non solo per i nomi in essa via via aggiunti ma soprattutto per la qualità, notevolissima, delle opere acquisite.

RACCOGLIERE BELLEZZA 
Opere della Collezione Centanini

12 dicembre 2025 - 8 marzo 2026
Museo Eremitani 
Piazza Eremitani 8 - Padova 
Orario: tutti i giorni 9 - 19
Chiuso il 25 e 26 dicembre e l'1 gennaio
Info: tel. 049 8204551; musei@comune.padova.it
www.padovamusei.it

BEATO ANGELICO

Pala di San Pietro Martire Madonna col Bambino in trono tra i santi Domenico e Giovanni Battista, Pietro da Verona e Tommaso d’Aquino; nei quadrilobi delle cuspidi Angelo annunciante, Dio che invia lo Spirito Santo alla Vergine, Vergine annunciata; nei triangoli superiori Predica di san Pietro Martire, Martirio di san Martire
Beato Angelico
Pala di San Pietro Martire
1422-1423 circa
Tempera e oro su tavola; cm 152 × 172
Firenze, Museo di San Marco; inv. 1890, n. 8769
Ph. Su concessione del Ministero della Cultura
Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco
La Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco a Firenze presentano BEATO ANGELICO, esposizione dedicata all’artista simbolo dell’arte del Quattrocento e uno dei principali maestri dell’arte italiana.
La mostra affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico e i suoi rapporti con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana e Angelo Tartuferi, già Direttore del Museo di San Marco, BEATO ANGELICO rappresenta la prima grande rassegna a Firenze dedicata all’artista, settant’anni dopo la monografica del 1955.
Crocifissione
Beato Angelico
Crocifissione
1418-1420 circa
Tempera e oro su tavola, cm 63,8 × 48,3
New York, The Metropolitan Museum of Art
Maitland F. Griggs Collection
Lascito di Maitland F. Griggs, 1943, inv. 43.98.5
Partendo dall’eredità tardogotica, Beato Angelico (Guido di Piero, poi Fra Giovanni da Fiesole; Vicchio di Mugello, 1395 circa - Roma, 1455) utilizza i principi della nascente arte rinascimentale per dipingere in prospettiva, modulando con sapienza la luce e il rapporto tra figure e spazio, in una visione artistica dal profondo senso religioso in meditata connessione con l’umano.
La rassegna riunisce tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco oltre 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da prestigiosi musei quali il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali.
Cristo come Re dei Re
Beato Angelico
Cristo come Re dei Re
1447-1450
Tempera e oro su tavola
cm 55 × 39
Livorno, cattedrale di San Francesco
inv. n. 00501628
©Bridgeman Images
Frutto di oltre quattro anni di preparazione, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico, grazie anche a un’articolata campagna di restauri e alla possibilità di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni.
A Palazzo Strozzi il percorso si snoda attraverso otto sezioni, cronologiche ma anche tematiche, che ripercorrono la produzione del frate pittore. Al Museo di San Marco il percorso si sviluppa nella grande sala al pianterreno che porta il nome dell’artista, dove sono presentati i suoi esordi, e nella Biblioteca, con due sezioni dedicate ad Angelico miniatore e ai codici umanistici un tempo qui custoditi. Un dialogo diretto si intreccia naturalmente con gli affreschi che improntano gli spazi del convento.
Annunciazione
Beato Angelico
Annunciazione
1443 circa
affresco
Firenze, Museo di San Marco, dormitorio, corridoio nord
Ph. Su concessione del Ministero della Cultura
Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco
Gli affreschi di Angelico a San Marco «per secoli sono stati fondamentalmente al di fuori del dibattito culturale» a causa della loro «reclusione conventuale». Ciò non ha impedito che venissero citati e apprezzati dai biografi, da Giorgio Vasari a Filippo Baldinucci, e ricordati nella letteratura su Firenze, in quella di viaggio e nelle guide. Nonostante la clausura (che sicuramente impediva del tutto l’accesso alle donne), San Marco e gli affreschi, oggetto in Francia, Inghilterra e Germania di una precoce rivisitazione in chiave mistica e religiosa, sono ricordati da Friedrich von Schlegel, John Ruskin, Alexis-François Rio, Alexandre Dumas, Hippolyte Taine, e da Jacob Burckhardt, che grazie ai frati visitò il pianterreno del convento e sette celle del dormitorio. Alla metà dell’Ottocento anche artisti francesi si interessarono ad Angelico: Édouard Manet nel 1857 trasse disegni dalla Crocifissione del capitolo ed Edgar Degas, che visitò San Marco nel 1858, copiò più volte l’Incoronazione della Vergine del Louvre.

BEATO ANGELICO
Fino al 25 gennaio 2026
Palazzo Strozzi
Piazza Strozzi - 50123 Firenze
Orario: tutti i giorni 10-20, giovedì fino alle 23. Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura
Museo di San Marco
Piazza San Marco, 3 - 50121 Firenze
Orario: da martedì a domenica, dalle 8,30 alle 13,50 (ultimo ingresso ore 12,45).

lunedì 8 dicembre 2025

ORAZIO GENTILESCHI. UN PITTORE IN VIAGGIO

Annunciazione
Orazio Gentileschi
Annunciazione, 1623
Olio su tela, 289x198 cm
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
Fino al 3 maggio 2026, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano una mostra dedicata a ORAZIO GENTILESCHI (Pisa, 1563 – Londra, 1639), uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, la cui straordinaria qualità pittorica fu premiata da un successo in vita pari a quello di Caravaggio, Rubens e Van Dyck.
Il tema del viaggio costituisce il fil rouge del percorso espositivo che mette in dialogo il pittore con vari contesti figurativi, con gli artisti di volta in volta incontrati – da Giovanni Baglione a Guido Reni, Simon Vouet, Antoon van Dyck, il fratello Aurelio fino alla figlia Artemisia –, con le figure dei committenti e con le esigenze del mercato. 
Orazio Gentileschi si muove con ambizione nei più rilevanti centri artistici italiani e tra le maggiori corti europee – da Carlo Emanuele I di Savoia alla regina di Francia Maria de’ Medici, da Carlo I d’Inghilterra a Filippo IV di Spagna – alla ricerca di protezione e prestigio. 
David con la testa di Golia,
Simon Vouet
David con la testa di Golia, 1621 circa
Olio su tela, 123x95,5 cm
Genova, Musei di Strada Nuova – Palazzo
Bianco
È per conquistare i favori del duca di Savoia che nel 1623 giunge a Torino, proveniente da Genova, la grande pala con l’Annunciazione, capolavoro oggi conservato alla Galleria Sabauda, che costituisce uno dei vertici assoluti della sua arte e fulcro dell’intera mostra.
L’esposizione si apre con gli esordi di Orazio Gentileschi, avvenuti a Roma, in una città che, dopo le devastazioni del Sacco del 1527, si era imposta progressivamente come capitale della cristianità e centro propulsore della cultura figurativa. 
È qui che Orazio – al secolo Orazio Lomi – si trasferisce dalla natìa Pisa, presso uno zio capitano delle guardie di Castel Sant’Angelo, da cui assume il cognome Gentileschi.
Nella capitale pontificia l’artista toscano viene coinvolto come frescante nei grandi cantieri papali della Controriforma. Qui innesta sulla solida tradizione disegnativa fiorentina il naturalismo caravaggesco dando origine a uno stile originale, raffinato e luminoso di cui la rappresentazione di san Francesco d’Assisi, soggetto trattato più volte dal Merisi, rende vivida testimonianza.
San Francesco d’Assisi sorretto da un angelo
Orazio Gentileschi
San Francesco d’Assisi sorretto da un
angelo
, 1605-1607 circa
Olio su tela, 126x98 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado
Il rapporto personale e professionale fra i due autori trova riscontro nel celebre processo per diffamazione intentato nel 1603 dal pittore romano Giovanni Baglione contro Caravaggio, in cui furono coinvolti quali sostenitori del Merisi anche Orazio e altri pittori. 
Un altro processo fu quello intentato nel 1612  proprio dal maestro pisano nei confronti del collega Agostino Tassi, accusato di aver violentato la giovane figlia Artemisia. Furono mesi trascorsi tra interrogatori e deposizioni, tuttavia di grande intensità creativa per il pittore toscano, impegnato tra il 1611 e il 1612, proprio in collaborazione con Agostino Tassi, al Palazzo del Quirinale, nel Casino Borghese e nella realizzazione di uno dei suoi capolavori più noti, il David con la testa di Golia della Galleria Spada di Roma.
Conversione di santa Maria Maddalena
Artemisia Gentileschi
Conversione di santa Maria Maddalena,
1613-1615
Olio su tela, 146,5x108 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti,
Galleria Palatina
Il percorso espositivo rende omaggio, dunque, ad Artemisia Gentileschi, raffinata artista della quale sono presentate tre opere: la Conversione di santa Maria Maddalena di Palazzo Pitti, il Ritratto di condottiero dalle Collezioni comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio a Bologna e la Santa Maddalena di collezione privata.
La rassegna ripercorre i viaggi di Orazio Gentileschi che, tra il 1613 e il 1625, soggiorna tra Roma, Fabriano e Genova, - quest'ultima raggiunta su invito del giovane patrizio Gio. Antonio Sauli - città in cui lavora per numerose famiglie del patriziato cittadino, ottenendo un successo immediato.
Nella primavera del 1625 Gentileschi si dirige verso la Francia, chiamato dalla regina madre Maria de' Medici.  Del soggiorno parigino  rimane come unica opera certa la tela con La Felicità Pubblica che trionfa sui pericoli, oggi conservata al Louvre.
Mosè salvato dalle acque
Orazio Gentileschi
Mosè salvato dalle acque, 1633
Olio su tela, 242x281 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado
La permanenza a Parigi di Orazio coincide, nel mese di maggio del 1625, con l’arrivo del duca di Buckingham, George Villiers, potente favorito di Carlo I d’Inghilterra che lo invita a raggiungerlo a Londra, dove il pittore arriva nel 1626, quasi sessantatreenne.
Nella capitale inglese Gentileschi incontra Antoon van Dyck, nominato pittore di corte con privilegi eccezionali, del quale viene esposto il magnifico ritratto de I tre figli maggiori di Carlo I d’Inghilterra della Galleria Sabauda. 
Nella corte britannica la pittura di Orazio si fa più chiara e preziosa, attenta ai valori dell’eleganza e alla grazia compositiva. Ne è esempio il Ritrovamento di Mosè del Museo del Prado, per la prima volta esposto in Italia, vertice della tarda maturità, inviato nel 1633 come dono al re cattolico Filippo IV di Spagna, nel tentativo di ottenere il suo favore e di facilitare il ritorno in patria, presso il granduca di Toscana. Il pittore rimase tuttavia a Londra fino alla morte, avvenuta il 7 febbraio 1639.

22 novembre 2025 – 3 maggio 2026
Musei Reali di Torino
Sale Chiablese
Piazzetta Reale, Torino
Orario: dal giovedì al martedì 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Chiuso il mercoledì
Informazioni e prenotazioni: T. + 39 011 1848711; info@arthemisia.it

venerdì 5 dicembre 2025

IL RINASCIMENTO DI BOCCACCIO BOCCACCINO

Sacra Famiglia con un pastore
Boccaccio Boccaccino
Sacra Famiglia con un pastore
1500-1501 circa
Modena, Galleria Estense
Nei 500 anni dalla morte dell’artista il Museo Diocesano di Cremona espone, fino all'11 gennaio 2026, la prima rassegna monografica su Boccaccio Boccaccino (Ferrara?, 1462/ante 22 agosto 1466 – Cremona, 1525), per riscoprire un raffinatissimo maestro che nelle Vite il Vasari definì, “raro” ed “eccellente pittore”.
Attraverso prestiti da collezioni private e importanti istituzioni tra cui le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Estense, il Museo di Capodimonte, il Museo Civico di Padova, il Museo Correr, la mostra ripercorre l'intera vicenda dell'artista figurativo di ascendenza emiliano-ferrarese e di impronta leonardesca.
Fra i capolavori si scorge l’Adorazione dei pastori della Galleria Estense di Modena, dove più evidente è l’eco magistrale di Giorgione.
A seguito del suo rocambolesco trasferimento da Ferrara a Venezia nell’anno 1500, dopo un drammatico fatto di cronaca, Boccaccino ebbe modo di confrontarsi con l'innovativa ‘sacra conversazione a mezze figure’,  introdotta da Giovanni Bellini e assai diffusa in laguna.
Giunto a Cremona nell’estate del 1506 realizzerà per il Duomo un importante ciclo di  affreschi, visitabile a corredo della mostra. Questa si conclude con il Ritratto di gentiluomo, opera matura sinora inedita.

IL RINASCIMENTO DI BOCCACCIO BOCCACCINO
Fino all' 11 gennaio 2026
Piazza S.A.M. Zaccaria 4 - 26100 Cremona
Orario:  dal martedì alla domenica 10 - 13 e 14,30 - 18. La biglietteria chiude alle ore 17
info@museidiocesicremona.it; t. 0372 495082

giovedì 4 dicembre 2025

PAOLO CONTE. ORIGINAL

Supercharleston al piano, da “Razmataz”
Paolo Conte
Supercharleston al piano, da “Razmataz”, 1996
Matite colorate, inchiostro, tempera e tecnica
mista su carta, 21x29,5 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Fino al 1º marzo 2026, Palazzo Mazzetti di Asti presenta la mostra inedita PAOLO 
CONTE. Original, la prima grande rassegna dedicata al poeta, cantautore e compositore italiano e alla sua originaria espressione artistica, la pittura, nata ancora prima della vocazione musicale.
Paolo Conte (Asti, 6 gennaio 1937) è fra gli artisti più amati del nostro tempo, icona indiscussa della storia della canzone d’autore, acclamato dai più prestigiosi palcoscenici internazionali, dal Blue Note di New York alla Philharmonie Berlin, dall’Olympia di Parigi al Teatro alla Scala di Milano.
Fiori in un vento novecentista
Paolo Conte
Fiori in un vento novecentista, 2000
Tempera su carta da spolvero, 29x20,5 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Che si tratti della musica, dei versi delle canzoni o dei disegni, alla base del suo processo creativo c’è un aspetto fondamentale e immediatamente riconoscibile: lo stile unico, inconfondibile, fedele a se stesso.
In questa direzione si muove la più ampia esposizione mai realizzata: 143 lavori su carta, eseguiti con tecniche diverse in un arco di tempo di quasi settant'anni. Paolo Conte ha coltivato per tutta la vita una riservata passione per l’arte visiva, formandosi come pittore e disegnatore. Dopo avere esposto nel 2000 al Barbican Hall di Londra e in diverse città italiane fino al 2007, nel 2023 è invitato a esporre alla Galleria degli Uffizi, confermando il legame profondo con l’immagine. Le opere conducono lo spettatore al centro di una poetica elegante, malinconica, jazzata e ironica.
Squirrel, Uomo-Circo
Paolo Conte
Squirrel, Uomo-Circo, 1974
Inchiostro nero e pennarelli policromi su carta
spessa, 24,5x16,7 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
In mostra, soggetti originali finora mai esposti, tra cui Higginbotham del 1957, a tempera e inchiostro, dedicata a uno dei primi grandi trombonisti jazz. Altro nucleo importante è costituito dalla selezione di tavole tratte dalle oltre 1800 di Razmataz, opera interamente scritta, musicata e disegnata dall'artista astigiano. Ambientata nella Parigi vitale e autunnale degli anni Venti, Razmataz celebra – dietro la misteriosa scomparsa di una ballerina – l’attesa e l’arrivo in Europa della giovane musica americana, il jazz. Razmataz svela la capacità dell'autore di fissare sulla carta atmosfere e personaggi, in una libertà formale che richiama le avanguardie del primo Novecento, “un periodo – egli afferma – carico per me di sensualità, di una immediata danzabilità che lo contraddistingue”.
Danza cinese vestita
Paolo Conte
Danza cinese vestita, 2000
Tempera e tecnica mista su carta, 29,5x21 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Infine, caratterizza la terza sezione un nucleo di disegni su cartoncino nero in cui Paolo Conte si affida alla suggestione delle linee e dei colori in un omaggio garbato, talvolta venato di ironia, alla musica classica, al jazz, alla letteratura, all'arte. 
Specificità della rassegna è il percorso espositivo: le opere si susseguono secondo una scelta scrupolosa per rendere in modo esaustivo un universo poetico assolutamente singolare. E questo non poteva che avvenire sotto la guida stessa del Maestro e del suo sguardo autentico, inimitabile, originale, con una sola avvertenza: “Lasciare al pubblico – riprendendo le sue stesse parole – la possibilità di immaginare con libertà massima”.

PAOLO CONTE. Original
Fino al 1° marzo 2026
Palazzo Mazzetti 
Corso Vittorio Alfieri, 357 – Asti
Orario: lunedì – domenica 10 - 19 
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Info e prenotazioni: T. +39 0141 530 403 , M. +39 388 164 09 15  
info@fondazioneastimusei.it 
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
www.museidiasti.com