giovedì 12 aprile 2018

FILIPPO DE PISIS

Natura morta con quadro di El Greco, 1926
Olio su cartone su tela, cm 67 x 52
La mostra in corso al MEF - Museo Ettore Fico di Torino, a cura di Elisa Camesasca, Paolo Campiglio, Maddalena Tibertelli de Pisis, col sostegno dell'Associazione per Filippo de Pisis, intende porre la pittura di Filippo de Pisis (Luigi Filippo Tibertelli. Ferrara, 1896 - Milano 1956) in relazione con le fonti pittoriche del presente e del passato.
Appassionato di storia e collezionismo d’arte, si iscrive alla Facoltà di Lettere all’Università di Bologna, dedica oltre trent'anni allo studio dei pittori della tradizione ferrarese, fra cui Lorenzo Costa e Francesco Francia e recupera il proprio antico lignaggio nel cognome decaduto dell’avo Filippo Tibertelli de Pisis.
Il suo tratto metafisico è debitore dei contemporanei de Chirico, Savinio e Carrà, mentre a Soutine, Toulouse-Lautrec deve l'affrancamento dalla lezione di Manet, a lungo ritenuto un modello.
La mostra, raduna circa 150 opere tra dipinti e disegni, nei quali de Pisis trasferisce i suoi interessi: la lirica, la botanica, le civiltà del passato, puntualmente sviluppati in apposite sezioni espositive.
La passione per la poesia è resa attraverso le raccolte di poesie. lo scambio epistolare e pittorico fra il 'poeta' de Pisis e il 'pittore' Eugnio Montale legati da reciproca stima.
Natura morta marina, 1927
Olio su cartone, cm 46 x 38
In mostra la grande tela Beccaccino (1932), proveniente dalla collezione di Montale, a seguito del dono che ne fece all'amico lo stesso de Pisis.
La natura è raffigurata nei fiori recisi (Dalie e gladioli, 1933; Il Paravento delle tre stagioni, 1941; La foglia nella tempesta, 1940), da una selezione raffinata di olî, acquerelli e da alcuni fogli dell’erbario giovanile che l’artista acquistò o realizzò personalmente e in seguito cedette all’Orto Botanico dell’Università di Padova. 
L’attenzione posta all’antico non esclude le avanguardie del Novecento, che egli ritiene nel 1916 tendenze contemporanee e propositive. È in contatto epistolare col dadaista Tristan Tzara, guarda al Futurismo di Depero e alla Metafisica degli esordi, nel 1917, in rapporto di sincera amicizia con Giorgio de Chirico, come attesta il ritratto giovanile realizzato da de Pisis gelosamente custodito fra le proprie carte dal pittore metafisico.
In molti casi egli celebra la storia passata e recente con solleciti omaggi a Michelangelo (1928), ai maestri del Rinascimento, oppure attraverso gli Studi, rapidamente tratteggiati nei vari musei che ha occasione di visitare in Italia e all'estero.
La sezione dedicata alla musica e all'opera lirica in particolare presenta una raccolta di libretti originali appartenuti al pittore, in dialogo con opere quali La perla. Omaggio alla Duse (1943) e Suonatore di flauto (1940).
Dalie, 1931
Olio su tela, cm 82 x 61
Luogo d'elezione è lo studio itinerante del Maestro, da lui chiamato anche 'camera melodrammatica', spazio multiforme, nel contempo wunderkammer, galleria antiquaria e garçonniere, dove realizza opere come Nudo maschile sdraiato (1931) e Nudo (1934) e dal quale provengono alcune tele del grottesco Pietro Della Vecchia, pittore del Seicento veneziano, di artisti minori del Settecento, oltre a vedute della prima metà dell'Ottocento.
Negli anni del regime fascista risiede a Parigi, ma torna in Italia per trascorrere le vacanze estive a Cortina o nel Tirolo. Nella sezione dedicata si ritrovano opere del gruppo degli Italiens de Paris e la cassetta da viaggio per il pappagallo  Cocò, che l’artista fece dipingere ai colleghi Campigli, Tosi e de Chirico.
Nell'area tematica sui luoghi dell'anima spiccano le vedute de La Torre Eiffel (1939), dei Boulevards e di Londra che, con le numerose vedute di Milano e di Venezia, immortalano i percorsi reali e interiori dell’artista.
Trasferitosi a Milano, distrutto lo studio nei bombardamenti del 1943, si stabilisce a Venezia dove resterà fino al 1948, anno in cui si presentano i primi sintomi della malattia.
Nell’ultimo periodo (1948-1953) l’aggravarsi delle condizioni di salute, i frequenti ricoveri, gli esami clinici, gli spostamenti da un ospedale all’altro limitano fortemente il lavoro di de Pisis: la sua pittura diviene sempre più rarefatta e presagio di una fine incombente (Natura morta con il calamaio, 1952; Rose bianche, 1951).

FILIPPO DE PISIS.
Eclettico connaisseur fra pittura, musica e poesia.

24 gennaio - 22 aprile 2018
MEF - Museo Ettore Fico
via Francesco Cigna 114, Torino
Orario: da mercoledì a venerdì ore 14 - 19; sabato e domenica ore 11 - 19
www.museofico.it