sabato 27 febbraio 2021

A PARMA RINASCE IL MUSEO BODONI

Il progetto della Nuova Pilotta, voluto e ideato dal Direttore Simone Verde, si arricchirà presto di un nuovo gioiello, il NUOVO MUSEO BODONIANO, negli ex locali magazzino dei periodici, al pianoterra della Biblioteca Palatina, che andrà ad aggiungersi al restyling di alcune sezioni espositive della Galleria Nazionale e al nuovo allestimento del Museo Archeologico.
"Il Museo Bodoniano è il più antico museo della stampa al mondo - sottolinea il direttore scientifico del riallestimento, Andrea De Pasquale - essendo stato fondato da Angela Pezzana nel 1842 quando, per rendere visitabilI i capolavori del tipografo saluzzese, come avveniva quando Giovanni Battista Bodoni (1740-1813) era in vita, venne allestita una 'stanza dei punzoni', con uno specifico conservatore, presso la Galleria dell'Incoronata della Palatina".

Quattro le sezioni su cui si svilupperà il nuovo Museo: "Bodoni, Parma e l’Europa", "La fabbrica del libro", "L’illustrazione e la legatura" e "Il mito di Bodoni". Un tavolo multimediale, legature originali, punzoni, matrici, forme di fusione e relativi caratteri, documenteranno l'attualità del messaggio bodoniano.
Gli interventi strutturali e di impiantistica del nuovo Museo - iniziati lo scorso settembre e prossimi a concludersi con l’'allestimento museografico - hanno richiesto un investimento di circa 760.000 euro, interamente coperto dal Mibact - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Il Direttore Verde sottolinea come la struttura precedente risultasse di difficile accesso e come l'allestimento risalente al 1963 fosse scarsamente comunicativo per un pubblico di non addetti, problematiche che il nuovo progetto consentirà finalmente di superare.

giovedì 25 febbraio 2021

IL RESTAURO DI PALAZZO MADAMA A TORINO

Fondato nel 1863, il Museo Civico d’Arte Antica è oggi ospitato in uno dei più antichi e affascinanti palazzi della città, con testimonianze architettoniche e di storia dall’età romana al Barocco di Filippo Juvarra. Le raccolte contano oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo bizantino all’Ottocento.
Il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario spiega: "Non credo esista in Torino un altro monumento le cui pietre racchiudano 2000 anni di storia, al pari di Palazzo Madama. Dall’insediamento romano agli Acaia, i Duchi di Savoia, le Madame Reali, sino al Senato del Regno di Italia, una carrellata ineguagliabile di gestione del potere civico e statale. A trecento anni dalla trasformazione da fortezza a capolavoro dell’arte barocca, si rende necessario un grandioso lavoro di restauro".
Il progetto di restauro e consolidamento strutturale - approvato dal MIBACT e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino e firmato dall’architetto Gianfranco Gritella - è il risultato della prima indagine a 360 gradi delle problematiche della facciata.  I lavori inizieranno prima dell’estate e dureranno circa un anno e mezzo, per concludersi a fine 2022, con uno stanziamento di 16,6 milioni di euro.
Complessa e delicata operazione "chirurgica", integra antiche tecniche artigianali e metodologie all’avanguardia, i marmi originali all’impiego di materiali contemporanei, come fibre di carbonio, resina e acciaio inox . Il recupero interesserà i 3.730 blocchi di marmo, le 4 monumentali statue allegoriche sulla sommità, gli 11 finestroni barocchi (i più grandi del Piemonte) e parti nascoste dell’edificio. Un "cantiere della conoscenza" rivelerà ai visitatori le inedite Cantine juvarriane sotterranee, mentre un sistema di viedeocamere consentirà di seguire i lavori in tempo reale e un ascensore montacarichi condurrà i gruppi in determinate aree del cantiere, sino alla balaustra sommitale.

La marmorea facciata di Palazzo Madama, con il grandioso scalone monumentale, fu progettata da Filippo Juvarra tra il 1718 e il 1722 per volere di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, che ne fece la propria residenza dopo la salita al trono del figlio Vittorio Amedeo II.
Unico esempio di barocco torinese, oltre alla Cappella della Sacra Sindone, fu edificato pressoché interamente in pietra, rompendo con la tradizione del costruire sabaudo esclusivamente in laterizio. Il marmo impiegato è la pietra di Chianocco o Foresto, estratta fin dal Cinquecento nelle omonime località nella bassa valle di Susa.
Palazzo Madama e la monumentale facciata con il grande scalone rischiarono di essere demoliti nel 1802, quando il governatore di Torino, generale Joubert, avrebbe voluto trasformare piazza Castello in una gigantesca piazza d’armi. Al progetto gli si oppose personalmente Napoleone Bonaparte.
Il primo intervento di consolidamento strutturale documentato fu progettato dall’architetto Ernesto Melano (colui che restaurò l’Abbazia di Altacomba, sepolcreto dei Conti di Savoia) tra il 1846 e il 1848, lavori fatti in previsione dell’insediamento a Palazzo Madama del Senato Subalpino. Altri interventi di restauro sulla facciata furono attuati dall’ingegnere della Real Casa Luigi Tonta tra il 1867 e il 1868. Tra il 1901 e il 1902 fu la volta di Alfredo d’Andrade, primo Soprintendente del Piemonte; a lui si deve l’impegnativo intervento di restauro e recupero filologico di Palazzo Madama, che ha riportato alla luce le strutture nascoste del periodo romano e delle diverse età medioevali.

sabato 20 febbraio 2021

I MACCHIAIOLI. UNA RIVOLUZIONE EN PLEIN AIR

Giovanni Fattori
Reclute sul mare

La stagione 2021 delle mostre d’arte al Forte di Bard si apre con l’importante esposizione - curata da Simona Bartolena -  I MACCHIAIOLI. UNA RIVOLUZIONE EN PLEIN AIR, dedicata al movimento artistico attivo soprattutto in Toscana che ha rivoluzionato la storia della pittura italiana del XIX secolo.
Nella seconda metà dell’Ottocento, Firenze era una delle capitali culturali più attive in Europa, punto di riferimento per molti intellettuali. Al Caffè Michelangelo, si riuniva un gruppo di giovani artisti accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere il senso del vero. Nacquero così i Macchiaioli, il cui nome, usato per la prima volta in senso dispregiativo dalla critica, venne successivamente adottato dal gruppo stesso in quanto incarnava alla perfezione la filosofia delle loro opere.

Giovanni Fattori
La lettera al campo

«Questa mostra offre molti spunti per rileggere la storia risorgimentale e quegli anni complessi - spiega il Direttore del polo culturale valdostano, Maria Cristina Ronc -. Anni rivoluzionari, costellati di nomi e personaggi da riscoprire e da rileggere nella prospettiva del tempo che è intercorso. Il Forte di Bard non è solo un luogo espositivo ma prima ancora è un edificio storico e come tale in questa occasione, più che in altre, amplia e dialoga con l’esposizione e con le vite e le opere di questi pittori soldati. Ci piace ricordarne uno. Nino Costa, arruolato nel reggimento dei Cavalleggeri d’Aosta a Pinerolo che dopo varie peregrinazioni si sposta a Firenze e frequenta il Caffè Michelangelo. Lì conosce Giovanni Fattori, certamente il nome più noto tra i Macchiaioli, e che lo stesso Costa rammenterà come colui che "gli aprì la mente e lo incoraggiò"».

Telemaco Signorini
Mercato di via del Fuoco, Firenze

Il percorso espositivo all’interno delle Cannoniere del Forte di Bard, prende avvio dalle opere del precursore Serafino de Tivoli, che si confronteranno con un lavoro giovanile di Silvestro Lega, dallo stile ancora purista, per giungere alle espressioni più mature di Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani e Cristiano Banti, lontani ormai dalla tradizionale pittura di paesaggio italiana, nonché dalla lezione della scuola francese di Barbizon, particolarmente incline a indugiare in tendenze formalmente raffinate e legate al romanticismo.
Non mancano i dipinti a interesse storico, con i soldati di Giovanni Fattori, né quelli firmati dai protagonisti del gruppo dopo gli anni sessanta, quando la ricerca macchiaiola perde l’asprezza delle prime prove e acquisisce uno stile più disteso, affine alla tendenza naturalista che andava diffondendosi in Europa. In chiusura, una riflessione sull’eredità della pittura di Macchia.

I MACCHIAIOLI. UNA RIVOLUZIONE EN PLEIN AIR
24 febbraio - 6 giugno 2021*
Forte di Bard. Valle d’Aosta
Via Vittorio Emanuele II, 85 -  Bard (AO)
Orari feriali: 10 - 18; sabato, domenica, festivi: 10 - 19; lunedì chiuso
Informazioni al pubblico: Associazione Forte di Bard T. + 39 0125 833811 | info@fortedibard.it | www.fortedibard.it

*Date e orari potranno subire variazioni sulla base delle eventuali chiusure disposte nell’ambito della classificazione dell’indice di rischio delle regioni stabilito dalle autorità di governo.

giovedì 18 febbraio 2021

LE LUCI SULL'ACQUA

Gian Giorgio Massara

V. PERUGIA
Sorella Acqua 3
2020

Si è conclusa presso la galleria Fogliato (V. Mazzini, 9) la mostra di Vinicio Perugia dedicata al tema dell'acqua; l'inaugurazione, lo stop Covid, la riapertura a singhiozzo, non hanno permesso a tutti di visitare questa notevole esposizione nella quale le acque, i roccioni, gli alberi, gli ultimi fiori gelati dall'inverno, le canne palustri divengono silenti e poetici protagonisti della tela.
Vinicio è un vecchio amico che avevamo avuto il piacere di presentare a Pianezza, in occasione di un'altrettanto attraente rassegna.
Allievo di Fernando Eandi e di Giorgio Roggino, espone a Freiburg, Basilea, Mondovì, Collegno, Moncalieri e Viù (lose dipinte).
L'incontro appena concluso è presentato in catalogo dal Presidente della Società Meteorologica Italiana Luca Mercalli che sottolinea la realtà di

Ombrosi e umidi anfratti, tenui gorgoglii
di acque chete, talora strette nel ghiaccio o
ammantate di brine.

Il susseguirsi di dipinti - ripetutamente intitolati Sorella Acqua - attrae il visitatore per i rami spogli specchiati nelle acque del fiume, i ruscelli che s'insinuano fra le sponde pietrose, brevi cascatelle che scivolano di roccia in roccia, acque stagnanti e pur lucenti che illuminano il sottobosco, luccichii fra arbusti ancor autunnali. Anche la neve brevemente compare, adagiata sui massi: ma accanto, un esiguo corso d'acqua s'asconde fra il verde. Una tela trae invece ispirazione dalla poesia dei canneti che s'ergono spavaldi nel felice gioco cromatico degli azzurri.
Nella tela Naiade e Driade compare anche un'immagine femminile sensuale e misteriosa che s'offre alla luce fra gli sprazzi delle acque che l'affiancano.
Una mostra intrisa di "sapiente" pittura e di iterati tratti poetici che conferma tutte le qualità che Perugia serba nel proprio cuore.
S'è citato Fernando Eandi († 2018); a questo maestro la medesima Galleria dedica ora una mostra presentata da Francesco Poli, Gianfranco Schialvino e Anna Jarre, rassegna intima nelle successioni cromatiche e di "imaginifiche valenze" dovuta a un pittore che già nel 1960 Marziano Bernardi aveva positivamente considerato: "Atmosfere sospese e magiche".