lunedì 30 aprile 2018

DA PIFFETTI A LADATTE

Manifattura di Meissen (modello di Christian Gottfried Jüchtzer)
La Venditrice di Amorini, 1790-1800
Biscuit, h. 49 cm, l. cm 53; p. cm 42
La Fondazione Accorsi-Ometto, dopo una serie di esposizioni dedicate alla pittura italiana, torna a proporre una mostra sulle arti decorative, incentrata sulle acquisizioni fatte per incrementare la collezione permanente del museo.
La rassegna, curata da Giulio Ometto (Presidente della Fondazione) e da Luca Mana (conservatore del Museo), consente di ammirare un centinaio di manufatti di arte decorativa tra gli oltre duecentocinquanta acquistati negli ultimi dieci anni: mobili, dipinti, miniature, orologi, argenti e oggetti montati.
Il Museo Accorsi-Ometto nasce con lo scopo di far conoscere al pubblico uno straordinario patrimonio di arredi e di opere. Oltre a salvaguardare l’arte del XVIII e XIX secolo, ha il compito di ampliare le proprie raccolte, mantenendo inalterato lo spirito collezionistico del fondatore, Pietro Accorsi. La lungimiranza di Accorsi e un'oculata amministrazione dei beni della Fondazione hanno permesso di mantenere un'assoluta autonomia finanziaria e di intenti. Grazie anche all'infaticabile operato e al profondo amore per l’antiquariato del Presidente negli ultimi dieci anni è stato possibile riportare a Torino importanti capolavori finiti all’estero.
Ebanista piemontese
Scrivania "mazzarina"
inizio del XVIII secolo (ante 1715?)
Legno e avorio, h. cm 65, l. cm 78,5, p. cm 42
L'interesse per l’arredamento settecentesco e il collezionismo sono due aspetti costitutivi del famoso "gusto Accorsi". Ne sono un esempio l’incantevole Venditrice di Amorini in biscuit di Meissen del 1790-1800; le miniature francesi che ritraggono elegantissimi gentiluomini e nobildonne del XIX secolo; gli oggetti montati dove le porcellane della manifattura di Vincennes, della dinastia Qing, della manifattura di Meissen, si avvicendano in un tripudio di bronzi dorati, scene galanti e delicate statuette.
Fra i mobili piemontesi del Settecento fanno mostra di sé il tavolino da centro di Pietro Piffetti, del 1750, con mensa ottagonale e tarsie in avorio colorato, dai sinuosi montanti e quattro volute unite al centro in un originalissimo piedistallo pensile; la scrivania "mazzarina", impiallacciata in legno e avorio, dell’inizio del XVIII secolo, destinata quasi sicuramente, viste le piccole dimensioni e la presenza del monogramma "VA", al principino Vittorio Amedeo Filippo di Savoia, prematuramente scomparso all’età di sedici anni; la pregevole consolle da muro del 1720-1730; infine il bel gruppo di quattro poltrone, della metà XVIII secolo, in legno intagliato e dorato, decorate da un rivestimento tessile a piccolo punto, raffigurante scenette all’orientale e realizzate certamente su modelli francesi.
Manifattura francese
Candeliere a tre luci
, metà del XVIII secolo
Porcellana cinese (dinastia Qing, era Kangxi, 1662-1722)
montata su bronzo dorato guarnito di fiori in porcellana di Vincennes
h. cm 40, l. cm 52, p. cm 23
Dalle aste internazionali provengono il raro ed elegante cofano-forte del Piffetti (1750-1770), acquistato da Sotheby's nel 2013; i tre gruppi in terracotta del Ladatte, acquisiti a Parigi nel 2014 e nel 2017; il candeliere in bronzo dorato, su modello di Juste-Aurèle Meissonier, ritornato a Torino dopo l'acquisto a Parigi nel 2016. Oggetti che, con i due ritratti di Giovanni Panealbo, raffiguranti Vittorio Amedeo III di Savoia e la figlia Maria Teresa, e con quello della principessina Maria Luisa Gabriella di Savoia di Louis Michel Van Loo, attestano il raffinato collezionismo e la nutrita committenza nel Regno sabaudo.
Pietro Piffetti (Torino, 1701-1777), nominato ebanista di corte nel 1731, lavorò per la corte sabauda per quarantasei anni, fino alla morte, con l’incarico di manutenzione del mobilio esistente e di esecuzione di nuovi arredi, realizzando opere per Palazzo Reale, la Reggia di Venaria, la Villa della Regina e Stupinigi.
Francesco Ladatte (Torino, 1706-1787), formatosi prima a Parigi e poi a Roma, dopo una brillante carriera accademica nella capitale francese, si trasferì definitivamente a Torino, dove fu nominato da Carlo Emanuele III "scultore in bronzo di Sua Maestà". Per casa Savoia realizzò numerose opere in bronzo, marmo, piombo, argento e terracotta, destinate al Palazzo Reale di Torino, alla cappella della Sindone e a Stupinigi, per la quale nel 1766 realizzò il celebre cervo. Collaborò con Pietro Piffetti e con Andrea Boucheron.
Louis-Michel van Loo (Tolone, 1707- Parigi, 1771)
Ritratto di Maria Luisa Gabriella di Savoia da bambina, 1733
Olio su tela, h. cm 89, l. cm 68
Louis-Michel Van Loo (1707, Tolone - 1771, Parigi), membro di un’estesa dinastia di pittori di origine olandese, fu allievo del padre, che seguì ovunque nelle sue peregrinazioni professionali, da Torino, a Roma e Parigi. Divenuto accademico, godette di una carriera privilegiata. Nel 1733 si fermò a Torino per servire la corte sabauda, ritraendo i principi e le principesse reali. Ritrattista alla corte di Spagna, dal 1736 al 1753, tornò a Parigi, dove divenne il pittore di Luigi XV. Nel 1765 subentrò allo zio come direttore dell’École royale des élèves protégés.
Giuseppe Maria Bonzanigo (Asti, 1745-Torino, 1820), proveniente da una famiglia di scultori e di costruttori d’organo, originaria del Canton Ticino, nel 1787 fu nominato da Vittorio Amedeo III "suo scultore in legno". Ottenuta la protezione del governatore del Piemonte, Camillo Borghese, e di tutta la corte napoleonica, durante la Restaurazione l’artista tornò a rivestire, sotto Vittorio Emanuele I, l’incarico di scultore regio.
La mostra affianca passione per l’arredamento, amore per il bello e recupero di opere d’arte dovuti ad un collezionista contemporaneo e offre una panoramica sugli oggetti e sugli artisti del Settecento altrettanto apprezzati e collezionati presso la corte sabauda.

DA PIFFETTI A LADATTE
Dieci anni di acquisizioni alla Fondazione Accorsi-Ometto

Dal 16 febbraio al 3 giugno 2018
Fondazione Accorsi - Ometto
Museo di Arti Decorative

Via Po, 55 - 10124 Torino
t. 011 837 688 int. 3; info@fondazioneaccorsi-ometto.it
www.fondazioneaccorsi-ometto.it