mercoledì 12 maggio 2021

RAVENNA CELEBRA DANTE

Giotto di Bondone (1267?-1337)
Polittico di Badia, 1295-1297
tempera e oro su tavola, 137.5x345 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi - Galleria delle Statue e delle Pitture
Il Comune di Ravenna, l’Assessorato alla cultura e il MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna, in occasione del VII centenario della morte di Dante, fino al 4 luglio 2021 presentano la mostra DANTE. GLI OCCHI E LA MENTE. Le Arti al tempo dell’esilio presso la Chiesa di San Romualdo.
Nell’affrontare la figura di Dante molti hanno notato la capacità del poeta di pensare direttamente per immagini, soprattutto nella Commedia. Egli era nato e vissuto a Firenze, città che dalla metà del XIII secolo in avanti aveva vissuto una notevolissima fioritura artistica, culminata con l’esperienza di Cimabue (in mostra la celebre Madonna di Castelfiorentino) e poi da quella sorprendente dell’allievo Giotto, di cui Dante dovette conoscere le opere, come attesta il canto XI, 94 del Purgatorio.

Maestro della Croce n. 434 (Firenze, ca. 1230-1250)
San Francesco riceve le stigmate, tavola, 81x51 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi - Galleria delle Statue e delle Pitture

Nella dimensione universale e italiana del milieu fiorentino si colloca la sua ricerca di una lingua, il "volgare illustre", di portata peninsulare. Anche la traumatica esperienza dell’esilio, iniziato nel 1302,  arricchirà il suo "vasto patrimonio di immagini". Un percorso assai travagliato che l'esposizione, curata da Massimo Medica (Direttore dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna), ripercorre seguendone le principali tappe - Roma, Arezzo, Verona, Padova, Bologna, Lucca, Pisa - fino a giungere all’ultimo approdo a Ravenna, dove il poeta si spense settecento anni fa.
Proprio tra il XIII e il XIV secolo l’arte italiana è connotata da profonde mutazioni e novità, a partire dalla stessa Firenze, con i due protagonisti Cimabue e Giotto, a cui viene dedicata la sezione iniziale. Varie suppellettili e preziosi dipinti introducono poi alla vita della corte pontificia di Roma, città che Dante ebbe occasione di visitare nel 1300 e nel 1301, prima di ricevere la notizia della sua condanna e del definitivo esilio da Firenze.

Vanni di Baldolo
Liber indulgentie ordinis fratrum predicatorum de Perusio, 1343
298x202 mm
Perugia, Biblioteca comunale Augusta di Perugia

Il peregrinare di Dante lo porterà dapprima nella Forlì degli Ordelaffi e poi a Verona, dove si pose sotto la protezione degli Scaligeri. A Padova giunse intorno al 1304, quando Giotto stava ultimando la decorazione della cappella commissionatagli da Enrico Scrovegni, la cui novità iconografica è documentata in mostra dal preziosissimo Offiziolo (1305-1309) appartenuto al poeta amico di Dante, Francesco da Barberino, con immagini di chiara ispirazione dantesca.
Preziosi manoscritti miniati del tardo Duecento e del primo Trecento segnano il passaggio da Bologna (1304-1306), dove probabilmente fra il 1286 e il 1287 il Sommo Poeta frequentò l'antica Università. Seguono i soggiorni nella Marca Trevigiana, nella Lunigiana dei Malaspina, nel Casentino, poi a Lucca, dove ebbe occasione di vedere le opere eseguite da Nicola Pisano per la cattedrale. Un’apposita sezione presenta varie documentazioni legate all’Imperatore Arrigo VII - nel quale l'Alighieri ripose la speranza e il sogno di una restaurazione imperiale -, morto prematuramente il 24 agosto del 1313. Alla solenne cerimonia funebre nel Duomo di Pisa presenziò probabilmente anche l'Alighieri, che ebbe così occasione di ammirare alcuni dei capolavori assoluti realizzati da Nicola e da Giovanni Pisano.

Giuliano di Martino da Rimini (not. 1307-1323)
Trittico con l'incoronazione della Vergine, Angeli, Santi e scene della Passione di Cristo, 1315-1320 ca.
tempera e oro su tavola, 190.5 x 205.5 cm
Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio, in deposito al Museo della Città "Luigi Tonini"

Dante giunse a Ravenna intorno al 1319, dove da poco si era insediato Guido Novello da Polenta, promotore della cultura di corte e di imprese artistiche.
Ai pittori Giovanni e Giuliano da Rimini viene riservato ampio spazio nella sezione finale, intervallata da testimonianze legate alla cultura figurativa veneziana, città lagunare teatro dell’ultima impresa diplomatica svolta dal poeta fiorentino per conto del da Polenta, che gli costò la morte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. Venne sepolto in una piccola cappella addossata al muro del convento di San Francesco, che anticamente era detta della Madonna per via forse di una antica immagine scolpita con la Madonna in trono col Bambino, che sormontava il modesto sarcofago, identificabile con quella oggi conservata al Museo del Louvre, proveniente infatti da Ravenna. Si tratta di un indiscusso capolavoro realizzato in marmo, databile tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, che ritorna per l’occasione nella città di origine, pertinente alla tradizione bizantina, rivisitata tuttavia secondo una sensibilità già tutta occidentale e gotica.

DANTE. GLI OCCHI E LA MENTE
Le Arti al tempo dell’esilio
Fino al 4 luglio 2021
Chiesa di San Romualdo
Via Baccarini 7 -  Ravenna
Orario: 10-19 dal martedì alla domenica, lunedì chiuso (la biglietteria chiude un’ora prima)