venerdì 29 novembre 2019

MARIA LUISA PERRONCITO

Cavalli
anni '50
bronzo
A un anno dalla scomparsa di MARIA LUISA PERRONCITO, avvenuta l’8 ottobre 2018, la Galleria Zabert di Roberto Grasselli propone un corpus d’eccezione, proveniente pressoché intatto dall’atelier di corso Moncalieri 464, inaccessibile da quasi quarant’anni e ora reso disponibile dagli eredi dell’artista. Una selezione di circa 60 opere (tra plastiline, gessi, terrecotte, bronzi e disegni), realizzate tra il 1947 e la fine degli anni ’70, racconta per la prima volta l’intera parabola creativa di una scultrice ossessivamente schiva e appartata, sconosciuta addirittura agli addetti ai lavori e meritevole di un giusto riconoscimento postumo.
Due figure
1969
bronzo
L'esposizione si avvale della curatela e della consulenza artistica di Armando Audoli, autore del testo critico in catalogo, disponibile in galleria, di cui si riportano i passi salienti.
"Nata a Torino il 15 settembre 1927, Maria Luisa (chiamata familiarmente Nina) apparteneva alla buona borghesia torinese ed era pronipote del noto veterinario, patologo e parassitologo Edoardo Perroncito (1847-1936). Avendo dimostrato una precoce inclinazione per il disegno e per l’arte plastica, iniziò il suo apprendistato negli studi di tre illustri esponenti della statuaria cittadina: Edoardo Rubino (1871-1954), Gaetano Orsolini (1884-1954) e Felice Tosalli (1883-1958).
Quest’ultimo, disegnatore sopraffino, nonché uno dei maggiori scultori animalisti a livello europeo, riteneva Maria Luisa la sua migliore allieva, intravedendo per lei una fulgida carriera di animalier [...].
Piccolo concerto
1960 ca.
bronzo
Tuttavia un’innata passione per la figura umana la portò presto verso altri lidi espressivi, spalancandole nuovi orizzonti culturali. Alle Biennali veneziane, visitate con una certa regolarità in compagnia dei genitori (a lei legati da un affetto eccedente), ebbe modo di osservare direttamente le opere di Henry Moore e Marino Marini, i due scultori che influenzarono in maniera decisiva la sua produzione più matura.
Altro incontro determinante fu quello con il palermitano Giuseppe Tarantino (1916-1999), stabilitosi a Torino nel 1942, di cui divenne stretta e fidata collaboratrice, concludendo così il percorso di formazione. Il sodalizio con Tarantino diede un impulso significativo alla carriera espositiva della Perroncito, presente tra l’altro alla Biennale dell’Antoniano del 1958 (con un San Francesco e il lupo in gesso patinato, presente in mostra), alla Quadriennale Nazionale di Torino del 1964 e nel padiglione italiano dell’XI Fiera internazionale dell’artigianato di Monaco di Baviera, con una raffinatissima serie di gioielli in argento fusi a cera persa.
Nudo disteso
anni '60
bronzo
Dopo la personale del ’61 la scultura della Perroncito cominciò a conquistarsi anche un circoscritto ma prestigioso segmento di mercato, che vantava tra gli acquirenti alcune illustri personalità dell’alta borghesia locale. Sul finire degli anni ’70, però, la produzione della scultrice (dotata fin da ragazza di una ipersensibilità "medianica" e di un temperamento mistico) iniziò gradualmente a diradarsi: era il sentore di un progressivo e definitivo allontanamento dalla scena artistica ufficiale, maturato nel decennio successivo, forse a causa dell’esasperarsi di una congenita tendenza al rifiuto di ogni mondanità". (A. Audoli)

MARIA LUISA PERRONCITO
1927-2018
Un atelier ritrovato

Galleria Zabert
15 novembre - 24 dicembre 2019
piazza Cavour 10, 10123 Torino
Orario: da martedì a venerdì ore 15 -19 o su appuntamento
t. 011 8178627; info@galleriazabert.com