Fondato nel 1863, il Museo Civico d’Arte Antica è oggi ospitato in uno dei più antichi e affascinanti palazzi della città, con testimonianze architettoniche e di storia dall’età romana al Barocco di Filippo Juvarra. Le raccolte contano oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo bizantino all’Ottocento.
Il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario spiega: "Non credo esista in Torino un altro monumento le cui pietre racchiudano 2000 anni di storia, al pari di Palazzo Madama. Dall’insediamento romano agli Acaia, i Duchi di Savoia, le Madame Reali, sino al Senato del Regno di Italia, una carrellata ineguagliabile di gestione del potere civico e statale. A trecento anni dalla trasformazione da fortezza a capolavoro dell’arte barocca, si rende necessario un grandioso lavoro di restauro".
Il progetto di restauro e consolidamento strutturale - approvato dal MIBACT e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino e firmato dall’architetto Gianfranco Gritella - è il risultato della prima indagine a 360 gradi delle problematiche della facciata. I lavori inizieranno prima dell’estate e dureranno circa un anno e mezzo, per concludersi a fine 2022, con uno stanziamento di 16,6 milioni di euro.
Complessa e delicata operazione "chirurgica", integra antiche tecniche
artigianali e metodologie all’avanguardia, i marmi originali all’impiego di materiali contemporanei, come fibre di carbonio,
resina e acciaio inox . Il recupero interesserà i 3.730 blocchi di marmo, le 4 monumentali statue allegoriche sulla sommità, gli 11 finestroni barocchi (i più grandi del Piemonte) e parti nascoste dell’edificio. Un "cantiere della conoscenza" rivelerà ai visitatori le inedite Cantine juvarriane sotterranee, mentre un sistema di viedeocamere consentirà di seguire i lavori in tempo reale e un ascensore montacarichi condurrà i gruppi in determinate aree del cantiere, sino alla balaustra sommitale.
La marmorea facciata di Palazzo Madama, con il grandioso scalone monumentale, fu progettata da Filippo Juvarra tra il 1718 e il 1722 per volere di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, che ne fece la propria residenza dopo la salita al trono del figlio Vittorio Amedeo II.
Unico esempio di barocco torinese, oltre alla Cappella della Sacra Sindone, fu edificato pressoché interamente in pietra, rompendo con la tradizione del costruire sabaudo esclusivamente in laterizio. Il marmo impiegato è la pietra di Chianocco o Foresto, estratta fin dal Cinquecento nelle omonime località nella bassa valle di Susa.
Palazzo Madama e la monumentale facciata con il grande scalone rischiarono di essere demoliti nel 1802, quando il governatore di Torino, generale Joubert, avrebbe voluto trasformare piazza Castello in una gigantesca piazza d’armi. Al progetto gli si oppose personalmente Napoleone Bonaparte.
Il primo intervento di consolidamento strutturale documentato fu progettato dall’architetto Ernesto Melano (colui che restaurò l’Abbazia di Altacomba, sepolcreto dei Conti di Savoia) tra il 1846 e il 1848, lavori fatti in previsione dell’insediamento a Palazzo Madama del Senato Subalpino. Altri interventi di restauro sulla facciata furono attuati dall’ingegnere della Real Casa Luigi Tonta tra il 1867 e il 1868. Tra il 1901 e il 1902 fu la volta di Alfredo d’Andrade, primo Soprintendente del Piemonte; a lui si deve l’impegnativo intervento di restauro e recupero filologico di Palazzo Madama, che ha riportato alla luce le strutture nascoste del periodo romano e delle diverse età medioevali.