«Lo so che nessuno mi crede, ma andrò nei più grandi musei del mondo».
(Antonio Ligabue)
Il corpus di 71 dipinti, 8 sculture e 13 disegni esposto in 8 sale della Promotrice delle Belle Arti di Torino, fino al 26 maggio 2024, offre un saggio dell’immaginario traboccante del pittore LIGABUE (Zurigo, 1899 - Gualtieri, 1965), grazie al patrocinio della Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue, a quasi un anno dalla scomparsa di Augusto Agosta Tota, che dell’artista fu amico, promotore e studioso.
VOLPE CON RAPACE 1959 cm 120x150 olio su tela |
Antonio LIGABUE nasce il 18 dicembre 1899 a Zurigo da Elisabetta Costa, originaria di Cencenighe Agordino (BL). Registrato all’anagrafe come Antonio Costa, nel 1900 viene affidato ai coniugi svizzero-tedeschi Elise Hanselmann e Johannes Valentin Göbel, con i quali rimarrà sino al 1919 facendo il contadino, svolgendo lavori saltuari e conducendo una vita girovaga. Sposata ad Amrisweil Elisabetta Costa il 18 gennaio 1901, Bonfiglio Laccabue, emigrato in Svizzera dal Comune di Gualtieri (RE), legittima il piccolo Antonio dandogli il proprio cognome.
PAESAGGIO AGRESTE 1955 cm 45,8x68,3 olio su faesite |
Questi trascorre l’infanzia in collegi e ospedali psichiatrici, lacerato da sentimenti contrastanti nei confronti della matrigna. A lei si deve l’espulsione di Antonio dalla Svizzera e il conseguente trasferimento nel 1919 a Gualtieri, comune d’origine del padre, dove rimarrà sino alla morte, avvenuta il 27 maggio 1965 nel locale ricovero "F. Carri".
Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta si consolida una prolifica vocazione artistica che lo porterà al riconoscimento pubblico e di critica alla fine degli anni Quaranta.
PANTERA 1938 cm 39x19,5x15,8 bronzo |
Il pieno raggiungimento della maturità tecnica negli anni Cinquanta rivela una personalità al tempo stesso fauve e naïf.
Da un lato vi è il robusto bestiario con tigri, leoni, antilopi, cervi, uccelli rapaci e altri animali selvatici nei dipinti materici o modellati in bronzo con accentuato vigore plastico e una spiccata tensione dinamica.
Dall’altro la nostalgia per la Svizzera e la mancanza della famiglia trovano spazio negli ambienti contadini, nel Paesaggio agreste, nelle scene di vita ordinaria in Fattoria, nel Trasporto della birra, e in simili contesti rurali desunti dal repertorio iconografico dei pittori alpestri dell’Appenzell.
Di matrice barocca, la presenza di mosche, scarafaggi, corvi, tanto nei ritratti quanto nelle tipiche lotte ferine, allude al maligno, alla morte e alla caducità della vita. Sì scorge nello scheletro adagiato accanto al Leopardo, il memento mori ammonitore, la beffarda allegoria di un animo in conflitto, alfine sconfitto dai propri demoni interiori.
Rileva Giovanni Faccenda, curatore della mostra: “L’arte [...] rappresentò per Ligabue non già un itinerario terapeutico o un’evasione salvifica dai propri, insanabili, tormenti esistenziali, ma il racconto, crudo, dei medesimi, attraverso argute allegorie caratterizzate dalla presenza degli amati animali: tigri, vipere, cani, mosche, api. [...] Era, tutto questo, per Ligabue, l’unico modo per sottrarsi, almeno temporaneamente, alla propria, fatale, odissea terrena”.
LIGABUE
26 gennaio – 26 maggio 2024
Società Promotrice delle Belle Arti
Viale Diego Balsamo Crivelli, 11 - Torino
Orario: da martedì a domenica, dalle 10 alle 20 (ultimo ingresso ore 19). Chiusa il lunedì, eccetto i giorni festivi. Apertura straordinaria: Pasqua (31 marzo) e Pasquetta (1 aprile), 25 aprile, 1 maggio.
www.mostraligabuetorino.com
https://www.instagram.com/wearebeside_real/
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26 gennaio – 26 maggio 2024
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