PIPPO LEOCATA Attesa Olio su tela 30 x 40 cm |
Mare perduto / ogni refolo /
un brivido.
un brivido.
Mario d'Amato giunge a Torino negli anni settanta del '900; il mare rimpianto è quello del Sud, però l'artista presto s'inserisce nella cultura torinese sicché molti critici commentano le sue opere, da Paolo Levi a Lucio Cabutti, da Mistrangelo che sottolinea "la visione concettuale dell'esistenza" ad Albino Galvano che ne sottolinea la maestria tecnica. Poi Bruna Bertolo, Massimo Centini sino a Francesco De Bartolomeis che scrive un lungo testo riferito anche al ritorno della figurazione di Malevič .
Ora, per i 40 anni di carriera, è stata organizzata per D'Amato una mostra a Collegno (Sala delle Arti). Accompagnata da un catalogo critico, la rassegna s'avvia da un surreale levitarsi di sfere per evidenziare quindi il materico assemblaggio di materiali in Sipario e approdare all'informale in quei "segni di sensazioni" legati al susseguirsi degli stati d'animo che affollano la personalità dell'uomo. Cade nel 2016 la scultura Architettura urbana, interessante comporsi di elementi l'un l'altro distinto da valori cromatici. Nell'Autopresentazione l'artista ricorda la scomparsa del fratello Nello, sottolineando i vari momenti del suo percorso artistico.
Pippo Leocata espone invece a Condove (San Rocco) in una mostra intitolata "Tra fede e ribellione". Emblematica, l'opera che figura sulla copertina del catalogo Processo, e di grande sapienza L'attesa, tela nella quale le croci del Golgota si stagliano contro il cielo sulfureo, i cavalieri si contrappongono e l'architettura s'intuisce nell'interessante gioco di luci, ombre, apparizioni.
Anche Leocata si trasferisce a Torino da Adrano e ben presto si fa notare da critici quali Marziano Bernardi e Luigi Carluccio che annota: "Interessante, tumultuoso e felice soprattutto nei disegni". Presente e premiato negli anni 2012 e 2013 al concorso intitolato a Cesare Pavese, Leocata nel 1981 s'aggiudica il 2° Premio al Concorso nazionale per il salone della Provincia di Asti.
Alla Galleria Malinpensa (corso Inghilterra, 51) Monia - Art Director - ha scelto quattro signore, l'un l'altra contrapposte per scelta di temi e modi di fare pittura. Il Bosco di Fulvia Gamenara vibra per emozionalità mentre il Canale a Chioggia di Maddalena Patrese (stampa su pannello) è caratterizzato dall'istante che coglie il tremolìo delle acque.
È Maria Virseda a proporci opere scultoree in argilla e argento nelle quali s'avvertono "la forte passione e l'intimità meditativa". Lavinia Salvadori infine ama il segno dal quale derivano tutte le opere d'arte; un segno che si fa protagonista accanto a lievi cromatismi.
Con il titolo "Aboliamo la guerra" s'è inaugurata in corsoValdocco, 3 (EMERGENCY) la mostra (presentata da Carla Parsani Motti) dei soci de "Il senso del segno". Ogni foglio testimonia un'auspicata speranza di pace. Rimanendo immobili di fronte a molte delle opere esposte pare di ascoltare la voce di Gino Strada : "Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare".