sabato 20 dicembre 2025

GIAN ANTONIO CIBOTTO (1925 - 2017)

Gian Antonio Cibotto 
Nel centenario della nascita, Rovigo celebra Gian Antonio Cibotto (Rovigo, 8 maggio 1925 - Rovigo, 12 agosto 2017), scrittore, giornalista, uomo di cinema e di cultura che interpretò il Polesine come nessun altro.
In ricordo di "Toni" (ironicamente proclamatosi “conte di Lendinara, duca di Vallier e patrono della Vangadizza”) Palazzo Roncale di Rovigo ospita fino al 29 giugno 2026 la mostra GIAN ANTONIO CIBOTTO (1925-2017) – Il gusto del racconto.
L'esposizione, a cura del giornalista Francesco Jori, che con Cibotto ha avuto una lunga e intensa frequentazione, descrive un personaggio poliedrico che, passando dal giornalismo alla scrittura, dal teatro, al cinema agli eventi culturali, ha attraversato la seconda metà del Novecento e il primo scorcio del terzo millennio con una presenza incalzante, tra l’erudito e il popolare.
Contraddistinta da pungente ironia la sua scrittura è stata il riflesso di un costante attaccamento alla propria terra e alla sua gente. Di quest'ultima annotava: “I veneti, questi inglesi trapiantati tra l’arco alpino e la pianura padana, come i loro parenti d’Oltremanica possiedono una virtù magica, un filone consistente di humour”.

Copertina del libro Scano Boa
© Archivio immagine
in movimento - Adria
La rassegna propone un itinerario, a partire dagli esordi, che lo portò da volontario a soccorrere le popolazioni colpite dall'alluvione del Po del 1951: esperienza da cui sarebbe poi nato il resoconto Cronache dell’alluvione. Da lì la carriera lo vide impegnato nel giornalismo, nella critica letteraria e teatrale, nella ricca produzione libraria, nella promozione di eventi di rilievo nazionale come il Premio Campiello. Il tutto sullo sfondo della città di Rovigo (in un contesto familiare di alto profilo), cui era legato da un ambivalente rapporto di amore-odio, e della propria dimora in cui custodiva una biblioteca di 37000 volumi, alcuni con dediche prestigiose.
Un fil rouge di storie minime che ne formano la cifra letteraria, risultato di una meticolosa, appassionata ricognizione sul campo, a bordo di una Mini Minor; “spinto dall’urgenza di testimoniare per rendere giustizia, senza esplicite ambizioni letterarie, ma ricco di un vivo senso morale” (Cesare De Michelis).


ANTONIO CIBOTTO (1925-2017) – Il gusto del racconto
Dal 5 dicembre 2025 al 29 giugno 2026
Piazza Vittorio Emanuele II, 25 - Rovigo
Orario: lunedì-venerdì 9 – 19, sabato, domenica e festivi 9 - 20
Tel. 0425 460093, info@palazzoroncale.com

SOSTA IN GALLERIA

Gian Giorgio Massara

Visita inaspettata
Giuseppe Sauli d’Igliano
(Torino 1853 –1928)
Visita Inaspettata
1888
olio su tela 44 x 65
firmato e datato in basso a sinistra
Nel 2010 il Museo Civico "Arnaldo Tazzetti" ha organizzato una mostra dedicata al borgo di Usseglio e ai monti circostanti. Autore, Giuseppe Sauli d'Igliano.
Qualche anno più tardi G. Luigi Marini inserisce la biografia del pittore nel suo utilissimo volume "Il valore dei dipinti".
Sono trascorsi quindici anni e il mercato antiquariale, le collezioni private hanno consentito di conoscere nuove opere del pittore scomparso nel 1928.
Ora, la torinese Galleria AVERSA espone un dipinto complesso, ambientato in uno studio d'artista, con la modella celata dietro un paravento, un ragazzotto che discute forse con un sacerdote, il gesto dell'aspersione. Alle pareti due pannelli giapponesi, quindi cavalletti con fogli abbozzati, il braciere, tappeti.
L'opera - ben ambientata - suggerisce in modo partecipato un luogo d'arte visitato nei primi decenni del Novecento.
A sinistra, la firma «G. Sauli».

venerdì 19 dicembre 2025

UNA STANZA TUTTA PER ME

Verso il cielo
Franco Goia
Verso il cielo
2019
Olio su tela
cm 35 x 45
Come un flusso di coscienza. Così va intesa la mostra in corso fino al 22 dicembre, al MIIT - Museo Internazionale Italia Arte di Torino.
Dieci mini personali e un omaggio al Maestro Gianni Sesia della Merla si avvicendano nelle stanze di corso Cairoli in un continuum di libere associazioni di idee e variazioni cromatiche.
Dieci artisti, fra presenze 'storiche' e nuove proposte, fanno da ponte tra l'Italia, Torino e l'estero - sottolinea Guido Folco, titolare della galleria-, nella misura in cui tutti hanno esposto oltre i confini nazionali e vantano un cospicuo numero di rassegne personali e collettive in varie parti del mondo.
Anche in questa occasione le opere sono esposte temporaneamente nei pressi della Mole, in attesa della riapertura, entro fine aprile, di Palazzo Lomellini a Carmagnola, chiuso per restauri dal 2023, da quando con la mostra Stanze da un altro secolo si è sancito il termine di quella stagione espositiva.
La vasca azzurra
Luciana Pistone
La vasca azzurra
2024
Fluid art (acrylic pouring)
cm 60 x 90

In questa sede, ogni autore può vantare 'una stanza tutta per sé', un luogo dove esercitare piena autorità creativa, per restituire al pubblico una panoramica il più esaustiva possibile del proprio immaginario.
Questo è uno dei motivi che ha indotto il curatore Elio Rabbione a operare una drastica riduzione della consueta collettiva, peraltro di prossima realizzazione, in favore di dieci piccole esposizioni.
Molto più che un semplice richiamo all'opera di  V. Woolf, il titolo della rassegna: Una stanza tutta per me,  ricalca i valori di autonomia, di emancipazione intellettuale, l'affermazione di ideali nobili propugnati nel saggio dell'autrice londinese, dei quali ugualmente si nutre il processo creativo.
Ombre notturne
Lidia Delloste
Ombre notturne
2008
Acquerello
cm 29 x 77
Qui tratto e colore, forme allotrope del pensiero letterario, sconfinano nell'informale (Luciana Pistone), comprendono l'astratto in versione grafica e spaziale (Marina Monzeglio, Romilda Cuniberto), per sustanziarsi via via in forme sempre più realistiche (Anna Maria Palumbo), fino alla corrispondenza mimetica col dato oggettivo (Lidia Delloste).
Un viaggio affascinante che tange immagini ai confini con l'onirico, simboliste, visionarie, come in un affresco fiammingo dai volti grotteschi (Fabio Cappelli).
Il volto. Costellazione di esperienze vissute, mappa dalle coordinate insondabili. Luogo arcano dove il segno interviene a trasfigurare un sorriso, una ruga, la profondità di uno sguardo, per delineare geografie - ovvero biografie - dai connotati affascinanti, esuberanti, enigmatici. (Andreina Bertolini).
Inverno
Andreina Bertolini
Serie "Le stagioni della vita"
Inverno 
2025
Acquerello
cm 100 x 70
L' esplorazione si fa viaggio fisico, avventuroso, quando il desiderio di mollare gli ormeggi sovverte il quotidiano. Il viaggio, che diventa ricordo, suggestione poetica ed espande i propri confini allorché si trasforma in esperienza condivisa (Franco Goia e Anna Griffa Goia). Poi c'è il viaggio di scoperta, la meraviglia di rintracciare forme nuove di umanità, di cedere al richiamo di civiltà esotiche spese nel lavoro, nella ritualità dei gesti, nella persistenza di profumi ed essenze ancestrali (Angela Panero).
Volti, presenze, profili geografici trovano rispondenza nei contorni di edifici urbani vagamente hopperiani, nella sintesi di ampie campiture di neve, nelle distese di grano dorato, nella vastità del paesaggio che circonda la sublime finitezza umana (Margherita Vaschetti).
pi grecoº5 ori (costellazione di Orione)
Marina Monzeglio
pi grecoº5 ori (costellazione di Orione)
2023
Vetro
Collezione privata 
Infine c'è l'arte intesa come viaggio nella sua totalità, come parte integrante di un'evoluzione insieme esistenziale e lavorativa. Un diorama di luci, contrasti, guizzi di colori primari e valori tonali di estrema brillantezza declinati in atmosfere lunari di un Fiume gelato o, agli antipodi, nell'infuriare di un Mare di sabbia. È il prolifico universo di Gianni Sesia della Merla, Maestro del colore che ha riunito intorno a sé generazioni di allievi ammirati dalla gestualità immediata, dal tratto inconfondibile di una pittura moderna, materica, vivace.
All'orientalismo di Sesia della Merla, - alcune opere si trovano in permanenza al Museo di Luxor e del Cairo, innumerevoli i soggiorni in Maghreb - la mostra dedica una stanza apposita, senza escludere incursioni in Bretagna, vedute di Roma, Venezia, in un'ampia varietà di temi. Eredità che, suffragata da premi e riconoscimenti senza numero, le figlie Rossana e Barbara hanno colto e portato avanti nell'Associazione a lui intitolata, con sede a Moncalieri, auspicando possa avere un seguito fra le nuove generazioni di artisti.
Tramonto sul Nilo
Gianni Sesia della Merla
Tramonto sul Nilo
Tecnica mista
cm 40 x 40
Non è peregrino, ci sembra in conclusione, il paragone fra il percorso intrapreso fin qui entro i mondi unici racchiusi nelle stanze del MIIT - parte integrante e insieme metafora dell'atelier d'artista - e il fluire di ricordi, pensieri, riflessioni articolato dalla scrittrice inglese tra le mura della sua stanza-studio. Non è inopportuno intravedere nel vagabondare tra le parole un'affinità con il vagare dello sguardo intorno a mutevoli forme, tra superficie dipinta e materia scolpita. Là edifici si stagliano lungo i viali custodi di memoria, qui tela e scultura incarnano il lavoro di ricerca, simbolo di un approccio curioso alla natura, di una visione svincolata da stereotipi, fino al cuore pulsante della vita e delle cose, in un placido moto perpetuo, "come un veliero sempre in viaggio che non giunge mai a destinazione".¹

1) V. WOOLF, "A room of one's own", Hogarth Press, London 1929. "[...] like a sailing-ship always voyaging never arriving".

UNA STANZA TUTTA PER ME
Dall'11 al 22 dicembre 2025
MIIT - Museo Internazionale Italia Arte
C.so Cairoli, 4 - Torino
Tel. 011 8129776

sabato 13 dicembre 2025

INAUGURATO IL POP-APP MUSEUM

Nasce a Torino il Pop-App Museum, un percorso unico a livello italiano ed europeo alla scoperta dei libri animati: oggetti capaci di suscitare meraviglia grazie a effetti di movimento e tridimensionalità, precursori delle moderne applicazioni digitali.
Le nuove sale, messe a disposizione dall’Opera Barolo, a integrazione del percorso  preesistente, sono state inaugurate l’11 dicembre scorso con la mostra: SEMPRE ALLEGRI BAMBINI! Lothar Meggendorfer e il libro animato in Italia tra Ottocento e Novecento, visitabile fino al 28 giugno 2026. I materiali del nuovo museo, parte del ricco patrimonio della Fondazione Tancredi di Barolo donato dal presidente Pompeo Vagliani, hanno suscitato grande interesse fra gli ospiti illustri intervenuti al convegno inaugurale per testimoniare le differenti esperienze sul tema dei libri animati sviluppate in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, in Francia e Germania.
Il Pop App Museum rappresenta il punto di arrivo di un progetto avviato nel 2017 dalla Fondazione Tancredi di Barolo allo scopo di valorizzare e mettere a disposizione del pubblico, degli studiosi e specialisti, ma anche degli appassionati e dei collezionisti, il patrimonio di materiali, conoscenze ed esperienze sviluppati negli ultimi dieci anni. Il progetto ha visto contemporaneamente la costituzione all’interno della Fondazione Tancredi Barolo dell’International Centre on Interactive Books, che supporta e garantisce le attività scientifiche, di ricerca e valorizzazione sul tema e pubblica anche la rivista on line “JIB – Journal on Interactive Books”
Il progetto proseguirà nel 2026-2027 con  nuovi contenuti multimediali, con la creazione di un database consultabile online sulla collezione di libri mobili del MUSLI, una serie di attività formative e i laboratori per la realizzazione di artefatti interattivi.
Tra gli obiettivi 2026-2027 è prevista l’istituzione di un premio, rivolto ai giovani, intitolato a Luisella Terzi, fra le prime donne attive in questo campo a inizio Novecento.
La mostra SEMPRE ALLEGRI BAMBINI! è un omaggio a uno dei più importanti e geniali creatori di libri animati per l’infanzia, Lothar Meggendorfer (1847-1925), di cui quest’anno ricorre il centenario della scomparsa. Egli realizzò più di 160 libri, oltre 77 giochi da tavolo e numerose illustrazioni per riviste, pubblicità e cartoline; la sua importanza nella storia dei libri mobili e interattivi include capolavori noti e spettacolari, come quelli dedicati al circo e alla casa delle bambole. 
Particolare spazio è dedicato al raro volume Pierino Porcospino Vivente, che “prende vita” grazie a un tavolo interattivo multimediale. Il percorso include un focus sulla musica, cui Meggendorfer ha dedicato ampio spazio nella propria produzione: in mostra sono presenti alcuni corti animati realizzati dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino a partire dalle sue tavole mobili a tema musicale e una serie di animazioni sonore.
Accanto a un approfondimento sulle case editrici Hoepli e Vallardi, sono esposti gli album animati in unico esemplare realizzati da Luisa Terzi tra il 1913 e il 1917, recentemente restaurati nell’ambito della collaborazione con il Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale”, e le versioni animate di Pinocchio con i disegni di Attilio Mussino. Completano la sezione le card animate e tridimensionali realizzate dal grafico Sergio Martinatto, grande collezionista di Pinocchio, la cui ampia raccolta è conservata al MUSLI.
Nel nuovo allestimento figurano inoltre le opere di Caterina Cappelli e Chiara Meneghetti, artiste qualificate nella categoria “Emerging Paper Engineer" al Meggendorfer Prize 2025 della Movable Book Society di Chicago. 
Ancora, nell’atrio di Palazzo Barolo sarà visibile – con un’installazione realizzata in collaborazione con l’Opera Barolo – il prezioso presepe in carta con struttura tridimensionale a soffietto di fine Settecento proveniente dall’Archivio della Fondazione.
Studi e ricerche pertinenti il Museo e i libri animati sono contenuti nella pubblicazione Lothar Meggendorfer e il contesto editoriale italiano tra Otto e Novecento. Percorsi di ricerca e di valorizzazione di un patrimonio sommerso (FTB, 2025), a cura di Pompeo Vagliani.

SEMPRE ALLEGRI BAMBINI! Lothar Meggendorfer e il libro animato in Italia tra Ottocento e Novecento
Fino al 28 giugno 2026
Via Corte d'Appello, 20/F - Torino 
Orari: fino al 21 dicembre 2025 – sabato e domenica dalle 14.30 alle 19.
Dal 26 al 30 dicembre 2025 e dal 2 al 6 gennaio 2026 tutti i pomeriggi 14.30-19 e visite guidate alle ore 15.30, 16.30 e 17.30. Fino all’11 gennaio 2026 tutti i pomeriggi dalle 14.30 alle 19. (Giorni di chiusura: 24, 25, 31 dicembre 2025, 1° gennaio 2026). 
Per informazioni: Tel.: 388 474 6437 – 011 197 84 944

venerdì 12 dicembre 2025

LA GALLERIA BORGHESE A CUNEO

Ritratto di Uomo
Raffaello Sanzio (attr.)
Ritratto di Uomo
1502/1504
olio su tavola
© Galleria Borghese / foto Mauro Coen
La mostra LA GALLERIA BORGHESE. Da Raffaello a Bernini. Storia di una collezione, visitabile al Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo fino al 29 marzo 2026, a partire dalla figura di Scipione Caffarelli Borghese (1577–1633), racconta la nascita di una nuova idea di collezionismo: sistematico, visionario, capace di anticipare il gusto e le tendenze artistiche del tempo.
Attraverso una selezione di capolavori provenienti dalla Galleria Borghese – raramente esposti al pubblico – il percorso, a cura di Francesca Cappelletti ed Ettore Giovanati, restituisce la straordinaria parabola di un collezionista che fece della sua raccolta un teatro del bello e della conoscenza.
Il sonno di Gesù
Lavinia Fontana 
Il sonno di Gesù
1591
olio su rame
© Galleria Borghese / foto Mauro Coen
Gli spazi del Complesso Monumentale di San Francesco ospitano dipinti rappresentativi delle diverse scuole pittoriche italiane tra Cinquecento e Seicento, offrendo al visitatore una panoramica sulle trasformazioni che segnano il passaggio dal Rinascimento al Barocco.
Discendente di una famiglia senese affermatasi a Roma nel tardo Cinquecento, Scipione Borghese fu nominato cardinale nel 1605, anno dell’elezione al soglio pontificio di suo zio Camillo Borghese, papa Paolo V. La sua raccolta, tra le più ambiziose dell’epoca, riuniva sculture classiche e moderne, dipinti del Rinascimento e opere contemporanee, riflettendo un gusto colto e internazionale.
Autoritratto in età matura
Gian Lorenzo Bernini
Autoritratto in età matura 
1635/1640 circa 
olio su tela 
© Galleria Borghese / foto Mauro Coen
Alle opere della scuola veneta, come il Ritratto di frate domenicano di Tiziano, espressione dello stile più tardo dell’artista, e Autunno e Primavera di Jacopo Bassano, la rassegna accosta eccellenze della scuola dell’Italia centrale, caratterizzata da rigore disegnativo e costruzione prospettica, esemplificata dal Ritratto di uomo (1500 ca.) attribuito a Raffaello. Espressione dei principi pittorici della scuola ferrarese è la Sacra Famiglia con san Giovanni Battista e angeli (1535 - 1542 ca.) di Battista Dossi, che unisce lirismo e invenzione.
La transizione verso il Seicento è documentata da un artista come il Cavalier d’Arpino, autore dell’olio su rame raffigurante la Fuga in Egitto (1595 ca.). Di particolare rilievo è il Sonno di Gesù (1591) di Lavinia Fontana. Artista di incredibile talento, è stata la prima donna a ricevere commissioni pubbliche: in seguito al trasferimento a Roma, dall’aprile del 1604 lavora per i più importanti mecenati romani tra cui proprio papa Paolo V e il nipote Scipione Borghese.
Danza Campestre
Guido Reni
Danza Campestre
ca. 1601/1602
olio su tela
© Galleria Borghese / foto Mauro Coen
Lungo il percorso si incontra Orbetto con una composizione di estrema raffinatezza eseguita su lavagna, esempio di sperimentazione tecnica tanto apprezzata dal cardinale Scipione. La mostra si conclude con alcuni lavori dei più grandi maestri e massimi esponenti del Barocco, come Guido Reni, presente con la tela Danza campestre che immortala in un paesaggio collinare un gruppo di contadini, dame e signori del luogo intenti a seguire il suono del liuto e della viola.
Accanto al maestro bolognese fa il suo ingresso in mostra Gian Lorenzo Bernini con Autoritratto in età matura, una delle più significative rappresentazioni che l’autore produsse di se stesso. Di Bernini è esposta anche la Capra Amaltea (1615), che si pensa possa essere una delle prime sculture in marmo eseguite dall’artista. Insieme testimoniano la sua versatilità e padronanza dell'arte plastica e pittorica.

LA GALLERIA BORGHESE.
Da Raffaello a Bernini. Storia di una collezione
22 novembre 2025 – 29 marzo 2026
Complesso Monumentale di San Francesco
Via Santa Maria, 10, - 12100 Cuneo CN
Orari: martedì – venerdì 15.30 – 19.30 (al mattino aperto su prenotazione per scuole e gruppi); sabato – domenica: 10 – 19.30 con orario continuato.
fondazionecrc.it

mercoledì 10 dicembre 2025

LA. COLLEZIONE CENTANINI

Composizione con calle e frutti
Oscar Ghiglia
Composizione con calle e frutti
Dal 12 dicembre 2025 all’8 marzo 2026 il Museo Eremitani di Padova espone la Collezione Centanini , appartenente al patrimonio artistico della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in una mostra curata da Alessia Vedova, con la collaborazione scientifica di Elisabetta Vanzelli.
Per la prima volta a Padova si potranno ammirare le testimonianze di cinque secoli d'arte, compendiati in 70 opere fra cui non mancano indiscussi capolavori.
Natura morta con uva, melagrana e pesche
Jacob Bogdany
Natura morta con uva, melagrana e pesche
La Collezione è stata donata alla Fondazione dall’avvocato Pietro Centanini nel 2015. Riunisce ciò che era stato collezionato nel tempo dalla storica famiglia di origini veneziane stabilitasi poi a Stanghella (PD) e le acquisizioni che l’avvocato stesso fece sin da quando era ancora studente di giurisprudenza a Padova.
A fronte della collezione familiare, che riuniva quadri eseguiti tra il Seicento e il primo Ottocento, il suo gusto si orientò verso l’arte moderna. Le prime opere acquistate erano di artisti veneti contemporanei rispettosi della tradizione, come Bergamini, Dinon, Farina, Barbisan, o cautamente innovativi, come Breddo.
Donna e banco di frutta
Renato Guttuso
Donna e banco di frutta
Ma il gusto maturato all’interno del patrimonio familiare lo spinse anche ad apprezzare e ricercare quadri antichi del Sei e del Settecento, come la Madonna attribuita al Guercino, il paesaggio alla maniera di Salvator Rosa, e un piccolo dipinto del Maggiotto.
Dagli anni Ottanta gli acquisti si concentrano molto coerentemente sull’Ottocento italiano, con punte di vera eccellenza, come i quadri dei Palizzi, De Nittis, Milesi, Lega, Signorini, Zandomeneghi. Nel contempo, entrano a far parte dell’insieme anche opere di alcuni grandi del Novecento, come Guidi, Guttuso, Utrillo, Soffici, Chagall, Carrà, De Chirico, De Pisis e Sironi. 
Gondole a Venezia
Giovanni Boldini
Gondole a Venezia
Da questi apporti prende corpo una collezione che denota una profonda cultura coniugata con il gusto del momento. Una collezione per molti versi esemplare, in particolare per quanto concerne l’Otto e il Novecento, dove si evidenzia il gusto di Centanini e di sua moglie, entrambi appassionati d’arte, ma anche la loro scelta di avvalersi, nel dare forza e prestigio alla loro raccolta d’arte, dei suggerimenti dei più stimati esperti e mercanti d’arte attivi nell’Italia di quegli anni. Creando così una collezione di altissimo livello non solo per i nomi in essa via via aggiunti ma soprattutto per la qualità, notevolissima, delle opere acquisite.

RACCOGLIERE BELLEZZA 
Opere della Collezione Centanini

12 dicembre 2025 - 8 marzo 2026
Museo Eremitani 
Piazza Eremitani 8 - Padova 
Orario: tutti i giorni 9 - 19
Chiuso il 25 e 26 dicembre e l'1 gennaio
Info: tel. 049 8204551; musei@comune.padova.it
www.padovamusei.it

BEATO ANGELICO

Pala di San Pietro Martire Madonna col Bambino in trono tra i santi Domenico e Giovanni Battista, Pietro da Verona e Tommaso d’Aquino; nei quadrilobi delle cuspidi Angelo annunciante, Dio che invia lo Spirito Santo alla Vergine, Vergine annunciata; nei triangoli superiori Predica di san Pietro Martire, Martirio di san Martire
Beato Angelico
Pala di San Pietro Martire
1422-1423 circa
Tempera e oro su tavola; cm 152 × 172
Firenze, Museo di San Marco; inv. 1890, n. 8769
Ph. Su concessione del Ministero della Cultura
Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco
La Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco a Firenze presentano BEATO ANGELICO, esposizione dedicata all’artista simbolo dell’arte del Quattrocento e uno dei principali maestri dell’arte italiana.
La mostra affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico e i suoi rapporti con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana e Angelo Tartuferi, già Direttore del Museo di San Marco, BEATO ANGELICO rappresenta la prima grande rassegna a Firenze dedicata all’artista, settant’anni dopo la monografica del 1955.
Crocifissione
Beato Angelico
Crocifissione
1418-1420 circa
Tempera e oro su tavola, cm 63,8 × 48,3
New York, The Metropolitan Museum of Art
Maitland F. Griggs Collection
Lascito di Maitland F. Griggs, 1943, inv. 43.98.5
Partendo dall’eredità tardogotica, Beato Angelico (Guido di Piero, poi Fra Giovanni da Fiesole; Vicchio di Mugello, 1395 circa - Roma, 1455) utilizza i principi della nascente arte rinascimentale per dipingere in prospettiva, modulando con sapienza la luce e il rapporto tra figure e spazio, in una visione artistica dal profondo senso religioso in meditata connessione con l’umano.
La rassegna riunisce tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco oltre 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da prestigiosi musei quali il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche e collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali.
Cristo come Re dei Re
Beato Angelico
Cristo come Re dei Re
1447-1450
Tempera e oro su tavola
cm 55 × 39
Livorno, cattedrale di San Francesco
inv. n. 00501628
©Bridgeman Images
Frutto di oltre quattro anni di preparazione, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico, grazie anche a un’articolata campagna di restauri e alla possibilità di riunificare pale d’altare smembrate e disperse da più di duecento anni.
A Palazzo Strozzi il percorso si snoda attraverso otto sezioni, cronologiche ma anche tematiche, che ripercorrono la produzione del frate pittore. Al Museo di San Marco il percorso si sviluppa nella grande sala al pianterreno che porta il nome dell’artista, dove sono presentati i suoi esordi, e nella Biblioteca, con due sezioni dedicate ad Angelico miniatore e ai codici umanistici un tempo qui custoditi. Un dialogo diretto si intreccia naturalmente con gli affreschi che improntano gli spazi del convento.
Annunciazione
Beato Angelico
Annunciazione
1443 circa
affresco
Firenze, Museo di San Marco, dormitorio, corridoio nord
Ph. Su concessione del Ministero della Cultura
Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco
Gli affreschi di Angelico a San Marco «per secoli sono stati fondamentalmente al di fuori del dibattito culturale» a causa della loro «reclusione conventuale». Ciò non ha impedito che venissero citati e apprezzati dai biografi, da Giorgio Vasari a Filippo Baldinucci, e ricordati nella letteratura su Firenze, in quella di viaggio e nelle guide. Nonostante la clausura (che sicuramente impediva del tutto l’accesso alle donne), San Marco e gli affreschi, oggetto in Francia, Inghilterra e Germania di una precoce rivisitazione in chiave mistica e religiosa, sono ricordati da Friedrich von Schlegel, John Ruskin, Alexis-François Rio, Alexandre Dumas, Hippolyte Taine, e da Jacob Burckhardt, che grazie ai frati visitò il pianterreno del convento e sette celle del dormitorio. Alla metà dell’Ottocento anche artisti francesi si interessarono ad Angelico: Édouard Manet nel 1857 trasse disegni dalla Crocifissione del capitolo ed Edgar Degas, che visitò San Marco nel 1858, copiò più volte l’Incoronazione della Vergine del Louvre.

BEATO ANGELICO
Fino al 25 gennaio 2026
Palazzo Strozzi
Piazza Strozzi - 50123 Firenze
Orario: tutti i giorni 10-20, giovedì fino alle 23. Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura
Museo di San Marco
Piazza San Marco, 3 - 50121 Firenze
Orario: da martedì a domenica, dalle 8,30 alle 13,50 (ultimo ingresso ore 12,45).

lunedì 8 dicembre 2025

ORAZIO GENTILESCHI. UN PITTORE IN VIAGGIO

Annunciazione
Orazio Gentileschi
Annunciazione, 1623
Olio su tela, 289x198 cm
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
Fino al 3 maggio 2026, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano una mostra dedicata a ORAZIO GENTILESCHI (Pisa, 1563 – Londra, 1639), uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, la cui straordinaria qualità pittorica fu premiata da un successo in vita pari a quello di Caravaggio, Rubens e Van Dyck.
Il tema del viaggio costituisce il fil rouge del percorso espositivo che mette in dialogo il pittore con vari contesti figurativi, con gli artisti di volta in volta incontrati – da Giovanni Baglione a Guido Reni, Simon Vouet, Antoon van Dyck, il fratello Aurelio fino alla figlia Artemisia –, con le figure dei committenti e con le esigenze del mercato. 
Orazio Gentileschi si muove con ambizione nei più rilevanti centri artistici italiani e tra le maggiori corti europee – da Carlo Emanuele I di Savoia alla regina di Francia Maria de’ Medici, da Carlo I d’Inghilterra a Filippo IV di Spagna – alla ricerca di protezione e prestigio. 
David con la testa di Golia,
Simon Vouet
David con la testa di Golia, 1621 circa
Olio su tela, 123x95,5 cm
Genova, Musei di Strada Nuova – Palazzo
Bianco
È per conquistare i favori del duca di Savoia che nel 1623 giunge a Torino, proveniente da Genova, la grande pala con l’Annunciazione, capolavoro oggi conservato alla Galleria Sabauda, che costituisce uno dei vertici assoluti della sua arte e fulcro dell’intera mostra.
L’esposizione si apre con gli esordi di Orazio Gentileschi, avvenuti a Roma, in una città che, dopo le devastazioni del Sacco del 1527, si era imposta progressivamente come capitale della cristianità e centro propulsore della cultura figurativa. 
È qui che Orazio – al secolo Orazio Lomi – si trasferisce dalla natìa Pisa, presso uno zio capitano delle guardie di Castel Sant’Angelo, da cui assume il cognome Gentileschi.
Nella capitale pontificia l’artista toscano viene coinvolto come frescante nei grandi cantieri papali della Controriforma. Qui innesta sulla solida tradizione disegnativa fiorentina il naturalismo caravaggesco dando origine a uno stile originale, raffinato e luminoso di cui la rappresentazione di san Francesco d’Assisi, soggetto trattato più volte dal Merisi, rende vivida testimonianza.
San Francesco d’Assisi sorretto da un angelo
Orazio Gentileschi
San Francesco d’Assisi sorretto da un
angelo
, 1605-1607 circa
Olio su tela, 126x98 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado
Il rapporto personale e professionale fra i due autori trova riscontro nel celebre processo per diffamazione intentato nel 1603 dal pittore romano Giovanni Baglione contro Caravaggio, in cui furono coinvolti quali sostenitori del Merisi anche Orazio e altri pittori. 
Un altro processo fu quello intentato nel 1612  proprio dal maestro pisano nei confronti del collega Agostino Tassi, accusato di aver violentato la giovane figlia Artemisia. Furono mesi trascorsi tra interrogatori e deposizioni, tuttavia di grande intensità creativa per il pittore toscano, impegnato tra il 1611 e il 1612, proprio in collaborazione con Agostino Tassi, al Palazzo del Quirinale, nel Casino Borghese e nella realizzazione di uno dei suoi capolavori più noti, il David con la testa di Golia della Galleria Spada di Roma.
Conversione di santa Maria Maddalena
Artemisia Gentileschi
Conversione di santa Maria Maddalena,
1613-1615
Olio su tela, 146,5x108 cm
Firenze, Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti,
Galleria Palatina
Il percorso espositivo rende omaggio, dunque, ad Artemisia Gentileschi, raffinata artista della quale sono presentate tre opere: la Conversione di santa Maria Maddalena di Palazzo Pitti, il Ritratto di condottiero dalle Collezioni comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio a Bologna e la Santa Maddalena di collezione privata.
La rassegna ripercorre i viaggi di Orazio Gentileschi che, tra il 1613 e il 1625, soggiorna tra Roma, Fabriano e Genova, - quest'ultima raggiunta su invito del giovane patrizio Gio. Antonio Sauli - città in cui lavora per numerose famiglie del patriziato cittadino, ottenendo un successo immediato.
Nella primavera del 1625 Gentileschi si dirige verso la Francia, chiamato dalla regina madre Maria de' Medici.  Del soggiorno parigino  rimane come unica opera certa la tela con La Felicità Pubblica che trionfa sui pericoli, oggi conservata al Louvre.
Mosè salvato dalle acque
Orazio Gentileschi
Mosè salvato dalle acque, 1633
Olio su tela, 242x281 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado
La permanenza a Parigi di Orazio coincide, nel mese di maggio del 1625, con l’arrivo del duca di Buckingham, George Villiers, potente favorito di Carlo I d’Inghilterra che lo invita a raggiungerlo a Londra, dove il pittore arriva nel 1626, quasi sessantatreenne.
Nella capitale inglese Gentileschi incontra Antoon van Dyck, nominato pittore di corte con privilegi eccezionali, del quale viene esposto il magnifico ritratto de I tre figli maggiori di Carlo I d’Inghilterra della Galleria Sabauda. 
Nella corte britannica la pittura di Orazio si fa più chiara e preziosa, attenta ai valori dell’eleganza e alla grazia compositiva. Ne è esempio il Ritrovamento di Mosè del Museo del Prado, per la prima volta esposto in Italia, vertice della tarda maturità, inviato nel 1633 come dono al re cattolico Filippo IV di Spagna, nel tentativo di ottenere il suo favore e di facilitare il ritorno in patria, presso il granduca di Toscana. Il pittore rimase tuttavia a Londra fino alla morte, avvenuta il 7 febbraio 1639.

22 novembre 2025 – 3 maggio 2026
Musei Reali di Torino
Sale Chiablese
Piazzetta Reale, Torino
Orario: dal giovedì al martedì 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Chiuso il mercoledì
Informazioni e prenotazioni: T. + 39 011 1848711; info@arthemisia.it

venerdì 5 dicembre 2025

IL RINASCIMENTO DI BOCCACCIO BOCCACCINO

Sacra Famiglia con un pastore
Boccaccio Boccaccino
Sacra Famiglia con un pastore
1500-1501 circa
Modena, Galleria Estense
Nei 500 anni dalla morte dell’artista il Museo Diocesano di Cremona espone, fino all'11 gennaio 2026, la prima rassegna monografica su Boccaccio Boccaccino (Ferrara?, 1462/ante 22 agosto 1466 – Cremona, 1525), per riscoprire un raffinatissimo maestro che nelle Vite il Vasari definì, “raro” ed “eccellente pittore”.
Attraverso prestiti da collezioni private e importanti istituzioni tra cui le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Estense, il Museo di Capodimonte, il Museo Civico di Padova, il Museo Correr, la mostra ripercorre l'intera vicenda dell'artista figurativo di ascendenza emiliano-ferrarese e di impronta leonardesca.
Fra i capolavori si scorge l’Adorazione dei pastori della Galleria Estense di Modena, dove più evidente è l’eco magistrale di Giorgione.
A seguito del suo rocambolesco trasferimento da Ferrara a Venezia nell’anno 1500, dopo un drammatico fatto di cronaca, Boccaccino ebbe modo di confrontarsi con l'innovativa ‘sacra conversazione a mezze figure’,  introdotta da Giovanni Bellini e assai diffusa in laguna.
Giunto a Cremona nell’estate del 1506 realizzerà per il Duomo un importante ciclo di  affreschi, visitabile a corredo della mostra. Questa si conclude con il Ritratto di gentiluomo, opera matura sinora inedita.

IL RINASCIMENTO DI BOCCACCIO BOCCACCINO
Fino all' 11 gennaio 2026
Piazza S.A.M. Zaccaria 4 - 26100 Cremona
Orario:  dal martedì alla domenica 10 - 13 e 14,30 - 18. La biglietteria chiude alle ore 17
info@museidiocesicremona.it; t. 0372 495082

giovedì 4 dicembre 2025

PAOLO CONTE. ORIGINAL

Supercharleston al piano, da “Razmataz”
Paolo Conte
Supercharleston al piano, da “Razmataz”, 1996
Matite colorate, inchiostro, tempera e tecnica
mista su carta, 21x29,5 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Fino al 1º marzo 2026, Palazzo Mazzetti di Asti presenta la mostra inedita PAOLO 
CONTE. Original, la prima grande rassegna dedicata al poeta, cantautore e compositore italiano e alla sua originaria espressione artistica, la pittura, nata ancora prima della vocazione musicale.
Paolo Conte (Asti, 6 gennaio 1937) è fra gli artisti più amati del nostro tempo, icona indiscussa della storia della canzone d’autore, acclamato dai più prestigiosi palcoscenici internazionali, dal Blue Note di New York alla Philharmonie Berlin, dall’Olympia di Parigi al Teatro alla Scala di Milano.
Fiori in un vento novecentista
Paolo Conte
Fiori in un vento novecentista, 2000
Tempera su carta da spolvero, 29x20,5 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Che si tratti della musica, dei versi delle canzoni o dei disegni, alla base del suo processo creativo c’è un aspetto fondamentale e immediatamente riconoscibile: lo stile unico, inconfondibile, fedele a se stesso.
In questa direzione si muove la più ampia esposizione mai realizzata: 143 lavori su carta, eseguiti con tecniche diverse in un arco di tempo di quasi settant'anni. Paolo Conte ha coltivato per tutta la vita una riservata passione per l’arte visiva, formandosi come pittore e disegnatore. Dopo avere esposto nel 2000 al Barbican Hall di Londra e in diverse città italiane fino al 2007, nel 2023 è invitato a esporre alla Galleria degli Uffizi, confermando il legame profondo con l’immagine. Le opere conducono lo spettatore al centro di una poetica elegante, malinconica, jazzata e ironica.
Squirrel, Uomo-Circo
Paolo Conte
Squirrel, Uomo-Circo, 1974
Inchiostro nero e pennarelli policromi su carta
spessa, 24,5x16,7 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
In mostra, soggetti originali finora mai esposti, tra cui Higginbotham del 1957, a tempera e inchiostro, dedicata a uno dei primi grandi trombonisti jazz. Altro nucleo importante è costituito dalla selezione di tavole tratte dalle oltre 1800 di Razmataz, opera interamente scritta, musicata e disegnata dall'artista astigiano. Ambientata nella Parigi vitale e autunnale degli anni Venti, Razmataz celebra – dietro la misteriosa scomparsa di una ballerina – l’attesa e l’arrivo in Europa della giovane musica americana, il jazz. Razmataz svela la capacità dell'autore di fissare sulla carta atmosfere e personaggi, in una libertà formale che richiama le avanguardie del primo Novecento, “un periodo – egli afferma – carico per me di sensualità, di una immediata danzabilità che lo contraddistingue”.
Danza cinese vestita
Paolo Conte
Danza cinese vestita, 2000
Tempera e tecnica mista su carta, 29,5x21 cm
Archivio Paolo Conte, Asti
Infine, caratterizza la terza sezione un nucleo di disegni su cartoncino nero in cui Paolo Conte si affida alla suggestione delle linee e dei colori in un omaggio garbato, talvolta venato di ironia, alla musica classica, al jazz, alla letteratura, all'arte. 
Specificità della rassegna è il percorso espositivo: le opere si susseguono secondo una scelta scrupolosa per rendere in modo esaustivo un universo poetico assolutamente singolare. E questo non poteva che avvenire sotto la guida stessa del Maestro e del suo sguardo autentico, inimitabile, originale, con una sola avvertenza: “Lasciare al pubblico – riprendendo le sue stesse parole – la possibilità di immaginare con libertà massima”.

PAOLO CONTE. Original
Fino al 1° marzo 2026
Palazzo Mazzetti 
Corso Vittorio Alfieri, 357 – Asti
Orario: lunedì – domenica 10 - 19 
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Info e prenotazioni: T. +39 0141 530 403 , M. +39 388 164 09 15  
info@fondazioneastimusei.it 
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
www.museidiasti.com