mercoledì 30 gennaio 2013

Antonella Staltari

 
flying wine

Mille Bolle
Mostra di Antonella Staltari

Inaugurazione
 lunedì 4 febbraio
ore 18

Dal 4 febbraio al 31 marzo 2013

Ronchiverdi
Corso Moncalieri 466/16 - 10133 Torino
tel. 011.6612146

Orari: dal lunedì alla domenica 8-20
 
pesci rossi



lunedì 21 gennaio 2013

Omaggio a Fontanesi

Antonio Fontanesi
Donna al fonte,1865 ca
Olio su tela
cm 51x70 senza cornice; cm 75 x 95 con cornice
GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
Dal 15 febbraio 2013 la Fondazione Accorsi-Ometto presenta Omaggio a Fontanesi, mostra curata da Giuseppe Luigi Marini, dedicata ad Antonio Fontanesi, presenza imprescindibile alle sorti e agli sviluppi del paesaggismo piemontese del secondo Ottocento.
Nato a Reggio Emilia il 23 febbraio 1818, durante il prolungato soggiorno ginevrino (1850-1865), Fontanesi adotta e affina la tecnica del carboncino e inizia a dedicarsi all’arte incisoria, in particolare alla litografia e alla tecnica del cliché-verre. Nel 1852 espone per la prima volta alla Promotrice torinese, mentre nel 1855, insieme a Vittorio Avondo, visita l’Esposizione Universale parigina. Successivamente frequenta Ravier e gli altri pittori della cosiddetta “Scuola lionese” e, grazie al soggiorno londinese del 1865, pone la sua attenzione su Turner. 
Antonio Fontanesi
Confidenze, 1871-1872
Olio su cartone rintelato
cm 28,7x37,5 senza cornice; cm 47,2x57,5 con cornice
Collezione privata
Ha frequenti contatti con i macchiaioli toscani, in special modo con Cristiano Banti uno dei suoi più affiatati collezionisti e, dopo una breve esperienza didattica all’Accademia di Lucca nel 1868, viene nominato l'anno successivo titolare dell’appena istituita cattedra di Paesaggio all’Accademia Albertina di Torino. La sua più che decennale attività di maestro si internazionalizza con l’esperienza in Giappone, tra l’estate del 1876 e l’autunno del 1878, dove ricopre la carica di insegnante presso la Scuola di Belle Arti di Tokyo. Ritornato definitivamente a Torino, lavora fino al 17 aprile 1882, anno della sua morte, che avviene proprio in quell’edificio di via Po 55 nel quale abitava e nelle cui sale è oggi ordinata l’esposizione.
Antonio Fontanesi
Case nella campagna (Morestel)
Firmata in basso al centro “A. Fontanesi”
Olio su tavola
cm 30,5x38,5 senza cornice; cm 48,5x57,2 con cornice
Collezione privata
Attraverso una trentina di opere accuratamente selezionate, si documenta sia l’intera parabola creativa dell’artista, sia la sua evoluzione linguistica che, al di là di regole di figliazione precise, denota la necessità di esprimere con maggiore aderenza l’idea luce-spazio-atmosfera, secondo le caratteristiche implicite nel mezzo usato. 
Antonio Fontanesi
Piazza Carlo Felice con lo scalo della Ferrovia per Genova, 1870 ca
Acquerello su carta
cm 40x27
Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino
Accanto all'inedito, grande disegno ginevrino del 1852, testimonianza degli esordi paesistici del maestro, figureranno i quattro famosi ovali commissionati all’autore da Cristiano Banti, di proprietà del FAI; vedute della città di Torino; litografie dalle due serie di venti vedute svizzere del 1854; diverse acqueforti e oli, di cui tre della GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, che ben rappresentano il periodo maturo torinese; il delizioso acquerello In alta Savoia, a suo tempo appartenuto alle collezioni del famoso Arturo Toscanini, e l’unico autoritratto noto, datato nel penultimo anno di vita, con i versi autografi:  “Io Fontanesi da Reggio co’ penei Dipinsi me medesmo a chiaro e bruno Sessantadue contando gli anni miei Del mille ottocento ottant’uno”.
Antonio Fontanesi
Autoritratto, 1881
Matita, penna e acquerello su carta

cm 8,5x12,5 senza cornice; 28,5x22,4 con cornice
Collezione privata
In occasione dell’esposizione sarà pubblicato un catalogo di 64 pagine edito da Umberto Allemandi & C.

Omaggio a Fontanesi
Dal 15 febbraio al 16 giugno 2013
Orario: da martedì a domenica 10-13; 14-18. Lunedì chiuso. Tutti i giorni visita guidata alla mostra: ore 17. Sabato e domenica visita guidata anche alle ore 11
Museo di Arti Decorative Accorsi–Ometto
Via Po 55 - 10124 Torino
Informazioni per il pubblico: 011 837 688 int. 3

giovedì 17 gennaio 2013

Riflessi d’Oriente

Specchio con decorazione di nuvole e animali
Ferro dorato e ageminato in oro, d. 16,5 cm
Cina, dinastia Jin Occidentali, III-IV sec. d.C.
Collezione Jingzitang
Lo specchio è un oggetto da toeletta comunemente adoperato dalle più diverse culture del pianeta, ognuna delle quali lo ha caricato di significati e implicazioni simboliche che esulano dall’uso pratico e sconfinano spesso nel campo delle superstizioni, della magia, della psicologia, della spiritualità. La mostra Riflessi d’Oriente organizzata dal Museo d’Arte Orientale, intende far conoscere l’importanza di questi capolavori di tecnica metallurgica in Cina, istituendo dei parallelismi tra Oriente e Occidente.
Specchio con figure stilizzate di uccelli
Bronzo e turchesi, d. 13 cm
Cina, periodo Stati Combattenti, V sec. a.C.
Collezione Jingzitang
Nella cultura occidentale, la superficie specchiante evoca associazioni mentali in campo mitologico, letterario, artistico, religioso quali pochi altri oggetti della nostra vita quotidiana possono vantare. In Asia orientale è stata rivervata notevole importanza anche al retro dello specchio, che diventa il supporto privilegiato per raffigurazioni che dialogano con la simbologia inespressa della parte riflettente.
La superficie metallica – solitamente bronzea – del manufatto, accoglie visioni cosmologiche, simbologie più o meno arcane, concezioni estetiche che incarnano aspirazioni e auspici della società in un determinato periodo storico.
Specchio “leoni e grappoli” con animali fantastici e uccelli
Bronzo, d. 38,3 cm
Cina, dinastia Tang, prima metà VIII sec. d.C.
Collezione Jingzitang, Torino
Nucleo centrale della mostra e oggetto principale di attenzione sono gli specchi prodotti in Cina tra l'epoca degli “Stati Combattenti” e la fine della dinastia Tang, ovvero dal V secolo a.C. al X secolo d.C. ca.: 1500 anni corrispondenti al periodo di maggiore sperimentazione e di maggiore interesse artistico-culturale nei
confronti dello specchio in Asia orientale.  
Specchio con scene di caccia e di corte
Bronzo con decorazione dipinta, d. 27,7 cm
Cina, dinastia Han Occidentali, circa 180-140 a.C.
Collezione Jingzitang, Torino
Non mancano esemplificazioni di produzioni più antiche e più recenti, per sfiorare da un lato la questione dell’origine e della ‘protostoria’ dello specchio in Cina e per mostrare dall’altro i mutamenti artistici e culturali, gli elementi di continuità e di discontinuità nella società cinese tarda in questo specifico settore manifatturiero. 
Specchio con gru, pini e altri elementi vegetali
Ottone, d. 11 cm
Giappone, periodo Edo, prima metà XIX sec. d.C.
Museo d’Arte Orientale, Torino
Un arco esteso anche per ciò che riguarda il contesto geografico della mostra: alcuni esemplari provengono dall’area iranica, per riflettere sull'interazione tra Cina e Asia occidentale attraverso la mediazione del vasto mondo delle steppe. Ben più approfondito il rapporto con la Corea, il Giappone e il Sud-est asiatico, che hanno adottato forme e simboli dello specchio cinese modificandoli e adattandoli alle proprie culture.
I circa 125 specchi in mostra, in gran parte presentati al pubblico per la prima volta in assoluto, provengono da una importante collezione privata torinese, dal MAO, dal Museo Nazionale di Arte Orientale (Roma), dai musei Guimet e Cernuschi di Parigi, dai Musei Vaticani e dal Musée d’Art et d'Histoire di Saint-Denis.

Specchio con motivi fitomorfi
Bronzo
Cina, Dinastia Tang, IX sec.
Musei Vaticani, Città del Vaticano © Foto Musei Vaticani
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, raccoglie i contributi critici di Marco Guglielminotti Trivel, curatore della mostra e conservatore per l’Asia Orientale del MAO; di Ma Jinhong, conservatore per i manufatti in bronzo del museo di Shanghai; di Marcello Pacini, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Torino Musei; di Gilles Béguin, già Direttore del museo Cernuschi di Parigi e di Aurora Testa, docente di Arte Orientale alla Western Washington University e si presenta come la pubblicazione più completa e aggiornata sugli specchi della Cina disponibile in lingua italiana.

Riflessi d’Oriente. 2500 anni di specchi in Cina e dintorni
Dal 23 novembre al 24 febbraio 2013
Orario: martedì-domenica ore 10-18, chiuso il lunedì
MAO – Museo d’Arte Orientale
Via S.Domenico 11 – 10122 Torino
Info: tel. 0114436927, mao@fondazionetorinomusei.it, www.maotorino.it

giovedì 10 gennaio 2013

Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay

Autoritratto, 1855
olio su carta applicata su tela
81,3x64,5 cm (RF 2649)
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski -
Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Degas fu eccellente disegnatore e artista eclettico, inventore di nuove tecniche grafiche e curioso sperimentatore di strumenti innovativi.
Circa ottanta dipinti, sculture, incisioni, pastelli, monotipi provenienti dal Museo d’Orsay, in esposizione fino al 27 gennaio presso la Palazzina della Promotrice delle Belle Arti di Torino, documentano le fasi salienti del vasto percorso artistico che fece di Edgar Degas un uomo del suo tempo, come ebbe a definirlo Edouard Manet.
Realizzò copie da originali antichi, specie durante il primo viaggio in Italia tra il 1956 e il 1959, a partire dal periodo classicista, compreso nel decennio fra il 1850 e il 1860, con ritorni alla tradizione anche in epoca tarda, ad esempio in La saggezza vittoriosa sui vizi, bozzetto del 1897 a pastello su tela, tratto da Mantegna.
Semiramide alla costruzione di Babilonia, 1861 circa
olio su tela; 151x258 cm (RF 2207)
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski -

Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Confesserà a Vollard, mecenate degli impressionisti: “Bisogna copiare e ricopiare i maestri; solo dopo aver dato prova di essere un buon copista ci si può permettere di ritrarre un ravanello dal vero”.
Sono parole che anticipano le opere del periodo naturalista risalenti al decennio 1870 - 1880, quando Degas abbandonerà i canoni classici per ricorrere alle fisionomie stereotipate, con  naso all’insù e fronte sfuggente, delle ballerine e delle 'donne di bordello'; quando, interessato agli studi criminologici ed etnologici delle scienze sociali, identificherà nel dato fisico i vizi e la decadente dissolutezza del ceto borghese.
L’orchestra dell’Opéra, 1870 circa
olio su tela; 56,5x46 cm (RF 2417)
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski -
Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
Se Il defilé (Cavalli da corsa davanti alle tribune) del 1866-1868 e L'orchestra dell'Opéra (1870 circa) offrono uno spaccato della vita mondana e degli svaghi di fine secolo, il volto dell’étoile investito dalla luce radente del palco e le Donne fuori da un caffé la sera (1877), rivelano la natura corruttibile della società parigina.
All' origine vi è il primo naturalismo francese, impietoso e rivoluzionario, con le Teste di suppliziati e la Zattera della Medusa di Théodore Gericault, o della Libertà che guida il popolo (1830) di Delacroix, con il corpo livido in primo piano, ripreso da Degas nella figura esanime del dipinto Scene di guerra nel Medioevo (1865 circa).
Donna alla toilette che si asciuga il piede, 1886
pastello su cartone; 54,3x52,4 cm (RF 4045)
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski -
Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
In seguito l’indagine antropologica interessa un preciso substrato sociale, si fa più ‘chirurgica’ grazie al supporto tecnico dell’obiettivo fotografico, fino a rasentare il voyerismo nelle inquadrature d’interni. Non mancano precedenti formali ne Il bagno turco (1862) di Ingres, inscritto nel tondo (o buco della serratura?) che restituisce una visione ancora stereotipata dei costumi e delle tradizioni mediorientali, nelle Donne d’Algeri (1834) di Delacroix antesignani di una sensualità esotica, assente in Degas, che invece mette a nudo nella dimensione privata l'intima vulnerabilità e la modesta estrazione sociale delle sue danzatrici. Le stesse anatomie contorte, il corpo avvolto su se stesso del pastello su cartone Donna alla toilette che si asciuga il piede (1886), non fanno che enfatizzare lo spazio angusto in cui si muovono le giovani modelle.
Prove di balletto in scena, 1874
olio su tela; 65x81 cm (RF 1978)
© RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski -
Réunion des Musée Nationaux/ distr. Alinari
La complessità dei volumi, lo studio assiduo dei corpi in  movimento si risolve sul finire della carriera di Degas in forme semplificate, velocemente abbozzate a pastello con ‘linee nervose e colori chiassosi’ o modellate in cera in numerosi tocchi di materia, più vicine al dinamismo analitico futurista che alla scomposizione cromatica impressionista. La plastica dei cavalli e delle ballerine in bronzo patinato, fusi postumi dagli eredi tra il 1921 e il 1931, sono ormai rivolti alle avanguardie del primo Novecento.
In mostra compaiono anche alcuni paesaggi, appartenenti alla produzione minore di Degas -Falesia in riva al mare (1869), Alberi su una pianura (1870-1875), Casa sul mare (1870-75)-, dove il tratto rarefatto e le atmosfere impalpabili convalidano l’estraneità dell’autore alle istanze del gruppo impressionista e ne affermano, in toni lirici, la totale indipendenza di pensiero.

Degas. Capolavori dal Musée d'Orsay
Dal 18 ottobre al 27 gennaio 2013
Orario: tutti giorni 10 - 14,30; giovedì 10-22,30. Chiuso al martedì
Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Viale Balsamo Crivelli, 11 - 10126 Torino
www.mostradegas.it