lunedì 18 aprile 2011

Offon

Alla sua prima personale in Italia, l'artista inglese Helen Dowling ha debuttato a Verona presso la Galleria Artericambi il 12 marzo scorso.
La mostra intitolata Offon ha presentato in anteprima la video installazione Untitled Jhon e la serie di sculture fotografiche Supporting photographs.
Come vale, in generale, per tutti i tipi di incontro con un lavoro artistico, ci sono molti aspetti che ne influenzano e ne alterano la visione - dallo spazio che occupa, ai pensieri che abbiamo mentre ci avviciniamo ad esso. Richiamando alla memoria questi incontri, colleghiamo alla nostra esperienza quello che sentiamo essere pertinente all'opera, benché forse il pezzo dovrebbe essere valutato indipendentemente dallo spazio e dal tempo in cui è collocato.
Quando guardiamo un video l'opera è su on. E' vissuta.
Quando è su off, per esempio mentre si prepara per una nuova riproduzione, ci stiamo in un certo senso rapportando con lo spazio vuoto dell'attesa. Lo spazio viene percepito comunque, ma attraverso la prospettiva dell'imminente apparizione di un'immagine assume la valenza di ellissi, di cesura tra una sequenza e l'altra.
Off sembra tanto importante per il medium video quanto on.
Entrambi off e on sono presenti, esistenti allo stesso tempo in percentuale diversa. Quando siamo di fronte a uno schermo vuoto siamo consapevoli che il video apparirà e avvertiamo il tempo dell'attesa. Quando il video finalmente appare siamo consci che con il suo progressivo avvicinarsi alla fine, ci riporterà da uno stato di percezione vigile ad un altro di riflessione, propedeutico alla proiezione successiva.

Offon
Mostra personale di Helen Dowling
Dal 12 marzo al 30 aprile 2011
Orario: da martedì a venerdì 10-19; sabato e domenica su appuntamento; lunedì chiuso
Artericambi
Via A.Cesari 10 - 37131 Verona
Tel.: +39 0458403684; http://www.artericambi.org/

Body Nature


Body Nature, accostamento di due sostantivi in lingua inglese, rimanda alla natura intesa come corpo, ma anche al corpo in senso proprio, fatto di natura e in essa immerso, ossia agente vivente e comunicante nel mondo. I lavori in mostra si caratterizzano così per l’impiego, quasi esclusivo, di materiali biologici (DNA, proteine, cellule, batteri) intesi come medium. Interpellando le più recenti ricerche biotech, Neira e De Menezes intendono mostrare come il corpo sia di fatto accomunato al resto del vivente in virtù della comune componente organica. Se uomo e mondo condividono la stessa natura, il corpo non è altro che il filtro attraverso il quale interno ed esterno comunicano.
Mentre la biologia e le biotecnologie, con gli ultimi sviluppi della chirurgia plastica e dell’ingegneria tessutale, fino a poco tempo fa erano utilizzate dagli artisti con intento provocatorio (Stelarc, Orlan), oggi costituiscono semplicemente lo strumento con cui esprimersi, e non il tema centrale affrontato. Filtrati dunque con gli strumenti tipici del laboratorio, propri della scienza, i loro sguardi sono narrazioni che parlano dell’esistenza, ossia dell’essere - attraverso il corpo biologico - in un preciso contesto. Proteic Portrait, installazione principale di Marta De Menezes (1975, Lisbona; alla sua prima presenza italiana) si presenta come vero e proprio atelier d’artista, luogo della creazione e della sperimentazione. Si tratta a tutti gli effetti di un laboratorio in cui si fondono esperienze artistiche e scientifiche, l’una funzionale all’altra nella creazione di mArta, ritratto proteico dell’artista. Lo studio dei meccanismi chimico-organici è anche la base di Functional Portrait, immagini registrate dalla risonanza magnetica del cervello dell’artista impegnata in una precisa attività. Uno scan-selfportrait, sempre realizzato attraverso l’impiego di strumentazioni mediche come l’RMN, è anche Somato Landscape di Dario Neira (1963, Torino) che restituisce un’immagine di sé “all’osso”, essenziale e organica, eppure ancora capace di raccontare le emozioni e l’intimità, anche psichica, del soggetto. In questa direzione, i lavori di Neira parlano di una terza natura, dimensione che costituisce l’unione di arte, scienza e sacro, poiché l’essere umano, conscio dei processi e dei meccanismi corporei, s’interroga da sempre sul mistero dell’esistenza e della morte. Nasce così, nella corte del PAV, Claustrum, installazione sonora sul mondo dello spirito che, conservato nel corpo e nella mente, si sviluppa artisticamente attraverso una narrazione frammentata, un percorso emotivo scandito da parole tratte da Le Ceneri di Gramsci e pronunciate dallo stesso Pasolini.
Nella serra, spazio principale del PAV, le opere di De Menezes e Neira sono accostate in modo da rintracciare una matrice comune, un’affinità che va al di là degli strumenti e dei soggetti che, apparentemente simili, sfumano le categorie di genere maschile e femminile. La relazione dei lavori è infatti riscontrabile nell’attenta, quanto critica, visione della realtà, la stessa che spinge entrambi a indagare i problemi etici sollevati dalle pratiche mediche e scientifiche impiegate e, più in generale, il loro modo di inscriversi nella società. (com.st.)

Body Nature: Marta De Menezes – Dario Neira
a cura di Claudio Cravero e nell’ambito dell’Art Program diretto da Piero Gilardi
Fino al 24 aprile 2011
Orario: da mercoledì a venerdì, ore 15 – 18; sabato e domenica 12 – 19
PAV – Centro Sperimentale d’Arte Contemporanea
Via Giordano Bruno, 31 – 10134 Torino
Tel.: 011.3182235, http://www.parcoartevivente.it/